DEBITO PUBBLICO

RAPPORTO DEBITO/PIL

martedì 2 maggio 2017

Il bomba

“Se perdo al referendum non mi vedrete più” Tutte le promesse non mantenute di Renzi e Pd

Una spiacevole sinergia tra la memoria corta degli italiani e l'ambizione di colui che a buon diritto sembra essere uno dei tromboni più convincenti degli ultimi anni, in un clima in cui la concorrenza lo fa apparire come un maestro della realpolitik, causando l'attuale situazione di uomo forte inevitabilmente visto come ultima spiaggia, da chi forse forte non è. 
La credibilità di Renzi e della sua compagine governativa è stata minata da tutte le promesse mancate e da una serie di indagini giudiziarie che coinvolgono a vario titolo personalità pubbliche e private assai vicine a lui.Nulla di male per l'uomo forte, ma la coerenza è ancora un valore. Segue un breve e non esaustivo sommario.


Il governo Letta

17 gennaio 2014 – Intervista alle Invasioni Barbariche, La7

“In questi 9 mesi il governo sulle riforme non ha fatto passi avanti, e se chiudo gli occhi e penso a cosa ha fatto il governo mi viene in mente l’Imu… Ma facciamo un hashtag enrico stai sereno, vai avanti”

22 febbraio 2014 – Nota del Quirinale

Il governo ha prestato giuramento questa mattina al Palazzo del Quirinale. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, dott. Matteo Renzi, e i Ministri hanno giurato nelle mani del Capo dello Stato, pronunciando la formula di rito.



L’Italicum
27 aprile 2015 – Lettera ai coordinatori di circolo del Partito democratico
“E’ una legge seria, in linea con le precedenti proposte del nostro partito”
11 giugno 2016 – Intervista a Eugenio Scalfari, RepIdee
“Non sono innamorato di questa legge elettorale, avrei preferito Mattarellum con strumenti per garantire la vittoria”

Le preferenze e i nominati
10 aprile 2012 – Enews
“Via questa legge elettorale e restituiamo ai cittadini il diritto di scelta dei propri rappresentanti”
L’Italicum prevede che i capilista, nei 100 collegi, siano bloccati: sono, cioè, eletti automaticamente se scatta la soglia per eleggere un parlamentare. Le preferenze valgono solo per gli altri candidati.

Larghe intese
20 ottobre 2013 – Intervista a l’Unità
“Se vinco io mai più le larghe intese”, “voglio un partito trasparente aperto e partecipato, che poggi su tre gambe: parlamentari, amministratori e circoli”, “io non voglio correnti”
19 febbraio 2014 – Dichiarazione da presidente incaricato al termine delle consultazioni
“La maggioranza di riferimento è quella che ha sostenuto il governo uscente”

Amnistia
20 dicembre 2012 – Ansa
Ci sono anche il sindaco di Firenze Matteo Renzi e il governatore della Toscana Enrico Rossi tra i politici e le personalità toscane che hanno aderito a una lettera-appello a Marco Pannella nella quale si condividono i motivi della sua protesta, lo si invita a interrompere il digiuno e si promette al leader radicale che i firmatari intraprenderanno, per un giorno, a staffetta, uno sciopero della fame. (…) I firmatari spiegano che ”armati di nonviolenza, con i nostri corpi, con il ruolo che ricopriamo, intraprenderemo, a staffetta, uno sciopero della fame, sperando, con forza e caparbieta’, che il Parlamento italiano conceda un provvedimento di amnistia e si attivi con atti urgenti per porre rimedio all’emergenza carceraria”.
16 ottobre 2013 – Dichiarazioni alla stampa, Firenze
“Oggi sarebbe un’assurdità”. ”Un provvedimento di amnistia-indulto sette anni dopo quello del 2006, è diseducativo: questo non significa che non dobbiamo investire nelle carceri, o fare una riforma sulle misure alternative”. “Io non ho cambiato idea: poi se c’è qualcuno che le idee non le ha, questo è un problema suo”

Segretario
27 aprile 2013, intervista a Che tempo che fa, Rai3
Vuole fare il segretario del Pd? “No, perché non sono adatto. Lei mi ci vede a tenere l’equilibrio o meglio l’equilibrista, tenere insieme le correnti?”
9 luglio 2013, intervista a Claudio TitoRepubblica
“Tanti amministratori, tanti sindaci, tanti militanti ripongono nel Pd le loro speranze. E chiedono a me di mettermi in gioco. A loro dico: dobbiamo costruire un Pd moderno, aperto, pensante non pesante. Perché solo il Pd può fare uscire l’Italia da questa crisi». Matteo Renzi è pronto a scendere in campo.

Berlusconi
11 settembre 2013 – Intervista a Porta a Porta, Rai1
“Ora è arrivata una sentenza definitiva che ha detto che è colpevole. Berlusconi la ritiene una sentenza ingiusta, altri pensano che sia sacrosanta. Ma in un qualsiasi Paese dove un leader politico viene condannato, la partita è finita. Game over”
18 gennaio 2014 – Ansa
Silvio Berlusconi è appena giunto nella sede del Pd per incontrare Matto Renzi. Al centro del colloquio la possibilità di chiudere una intesa sulla legge elettorale.
Berlusconi è entrato in macchina nella sede del Pd.

Via la politica dalle aziende pubbliche
10 aprile 2012 – Enews
“Via i partiti da Rai, Finmeccanica e dalle aziende pubbliche dove ancora inzuppano in tanti. Troppi”
La presidente di Poste è Luisa Todini, ex europarlamentare di Forza Italia e ex consigliera della Rai in quota centrodestra. Il vicepresidente di Eni è Lapo Pistelli, più volte parlamentare con Margherita e Pd, ex viceministro e già rivale di Renzi alle primarie a Firenze. Il consigliere di Enel, Alberto Bianchi, è ritenuto l’avvocato di Renzi ed è stato presidente della fondazione Open che fa capo a Renzi (la ex Big Bang). Il consigliere di Eni Fabrizio Pagani è stato capo della segreteria tecnica del ministro Piercarlo Padoan. La consigliera di Finmeccanica Marta Dassù, è stata viceministro degli Esteri con Monti e Letta e consigliera di D’Alema premier. Il consigliere di Finmeccanica Fabrizio Landi è amico di Marco Carrai, finanziatore della prima campagna per le primarie di Renzi (2012), partecipante della Leopolda. Il consigliere di Poste Roberto Rao è stato un deputato dell’Udc e anche il portavoce di Pierferdinando Casini quando era presidente della Camera.
Via i partiti dalla Rai
27 marzo 2015 – Conferenza stampa a Palazzo Chigi
“Riduzione dei membri del Cda e semplificazione. Individuazione di un responsabile, come avviene in tutte le nostre riforme. Il cda fa il cda e la commissione vigila: chi gestisce l’azienda non deve più rendere conto ai bilancini delle singole correnti dei partiti”. “Questo significa fuori i partiti dalla gestione della Rai”
Il Consiglio di amministrazione è nominato dal Ministero dell’economia e delle finanze che esercita i diritti dell’azionista su Rai SpA, sulla base di differenti designazioni. Il nuovo cda si è insediato il 5 agosto. I nuovi consiglieri sono Rita Borioni, Guelfo Guelfi e Franco Siddi (indicati dal Pd), Paolo Messa (area popolare), Carlo Freccero (M5s e Sel) e Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca (centrodestra). Il presidente Monica Maggioni (ex direttore di RaiNews) e un altro consigliere (Marco Fortis) sono stati indicati dal governo. L’amministratore delegato è Antonio Campo Dall’Orto, altro partecipante alle edizioni della Leopolda.
Ponte sullo Stretto
1 ottobre 2012 – Dichiarazione ai giornalisti, a Sulmona, prima tappa del tour per le primarie 2012
“Continuano a parlare dello Stretto di Messina, ma io dico che gli otto miliardi li dessero alle scuole per la realizzazione di nuovi edifici e per rendere più moderne e sicure”
6 novembre 2015 – Dichiarazione durante la presentazione del libro di Bruno Vespa
“Certo che si farà, il problema è quando. Ora, prima di discutere del ponte, sistemiamo l’acqua di Messina, i depuratori e le bonifiche. Investiamo 2 miliardi nei prossimi cinque anni in Sicilia per le strade e le ferrovie. E poi faremo anche il ponte”

Articolo 18
18 dicembre 2013 – Presentazione del libro di Bruno Vespa
“Questa è l’ennesima dimostrazione di un gruppo dirigente che guarda al dito e non alla luna. No al derby sull’articolo 18, non riparta il dibattito ideologico, se no è melma. Non ho mai trovato nessun imprenditore che mi dice che vuole assumere senza articolo 18, né ho mai trovato un lavoratore che rifiuta un lavoro perché non c’è l’articolo 18”
1 settembre 2014 – Conferenza stampa a Palazzo Chigi
“Il problema non è l’articolo 18, non lo è mai stato e non lo sarà”, “riguarda tremila persone in Italia ma è caratterizzato da anni e anni come l’unico problema delletematiche giuslavoristiche”. “L’articolo 18 è una cosa importantissima, ma riguarda circa 3000 persone l’anno in un Paese che ha 60 milioni di abitanti”
28 settembre 2014 – Intervista a Che tempo che fa, Rai3
“Quando hai un disoccupato non devi fare una battaglia ideologica sull’articolo 18 ma devi fare in modo che trovi un lavoro”
23 marzo 2015 – Intervento alla Luis School of government
“Non accetto che ci sia chi si definisce di sinistra perché difende l’articolo 18, come se chi ha voluto cambiarlo non sia di sinistra”

Febbraio 2014:
Fresco dell’incarico di premier conferitogli da Giorgio Napolitano, Matteo Renzi aveva annunciato trionfalmente di essere pronto a varare “una riforma al mese”, a partire dalla legge elettorale e dalla rivoluzione del mercato del lavoro.


Debiti della Pubblica amministrazione. 

Appena arrivato al governo Renzi prometteva di sanarli, ma dopo quasi un anno e mezzo il debito della macchina amministrativa pubblica pesava ancora per 6,1 miliardi.

La legge elettorale

All’epoca definita “la più bella del mondo” – è stata fatta a pezzi dalla Corte Costituzionale, mentre la riforma costituzionale che portava la firma di Maria Elena Boschi è stata semplicemente cestinata dai cittadini nel referendum del 4 dicembre scorso


E ancora, per ripetersi e ribadire....

MATTEO RENZI, DA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

La fine dell'esperienza politica (Consiglio dei Ministri, 12 marzo 2014):
"Lo dico qui, prendendomene la responsabilità, che se non riesco a superare il bicameralismo perfetto non considero chiusa l'esperienza del governo, considero chiusa la mia esperienza politica".

Fine (Tg2, 30 marzo 2014):
"O facciamo le riforme, o non ha senso che io stia al governo. Se non passa la riforma del Senato, finisce la mia storia politica".

Del tutto evidente (Conferenza stampa di fine anno, 29 dicembre 2015):
"È del tutto evidente che se perdo il referendum costituzionale, considero fallita la mia esperienza in politica".

Precise responsabilità (Repubblica.tv, 12 gennaio 2016):
"Intendo assumermi precise responsabilità. È un gesto di coraggio e dignità. Se perdo il referendum io non solo vado a casa, ma smetto di far politica".

La dignità (Aula del Senato, 20 gennaio 2016):
"Lo ripeto anche qui: se perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza politica. Credo profondamente nel valore della dignità della cosa pubblica".

La borsettina (Quinta Colonna, 25 gennaio 2016):
"Io non sono come gli altri, se gli italiani diranno No, prendo la borsettina e torno a casa".

E le vostre idee? (Scuola di formazione del Pd, 7 febbraio 2016):
"Se vince il No prendo atto del fatto che ho perso. Dite che sto attaccato alla poltrona? Tirate fuori le vostre idee, ecco la mia poltrona".

The end (Scuola di formazione del Pd, 12 marzo 2016):
"Se perdiamo il referendum è doveroso trarne conseguenze, è sacrosanto non solo che il governo vada a casa, ma che io consideri terminata la mia esperienza politica".

Non mi vedrete più (Congresso dei Giovani Democratici, 20 marzo 2016):
"Io ho già la mia clessidra girata. Se mi va male, se perdo la sfida della credibilità o il referendum del 2016, vado via subito e non mi vedete più".

Se perdi una sfida epocale (Durante il #matteorisponde, Facebook, 28 aprile 2016):
"Sto personalizzando? No, se perdi una sfida epocale che fai? Racconti che i cittadini hanno sbagliato? No, hai sbagliato tu".

A casa (Ansa, 2 maggio 2016):
"La rottamazione non vale solo quando si voleva noi. Se non riesco vado a casa".

Vinavil (Rtl 102.5, 4 maggio 2016):
"Non sono come i vecchi politici che si mettono il vinavil e che invece di lavorare restano attaccati alla poltrone".

Smetto proprio, con che faccia rimango? (Che tempo che fa, 8 maggio 2016):
"Non è personalizzazione, ma serietà. Se io perdo, con che faccia rimango? Ma non è che vado a casa, smetto proprio di fare politica".

Fine carriera (Radio Capital, 11 maggio 2016):
"Se non passa il referendum la mia carriera politica finisce qui. Vado a fare altro".

Destinazione paradiso (Ansa, 11 maggio 2016):
"Non sto in paradiso a dispetto dei santi. Se perdo, non finisce solo il governo: finisce la mia carriera come politico e vado a fare altro".

Libero cittadino (Porta a Porta, Rai 1, 12 maggio 2016):
"Se vince il No, mi dimetto il giorno dopo e torno a fare il libero cittadino".

Personalizzazione? (L’Eco di Bergamo, 21 maggio 2016):
"Se perdiamo il referendum, vado a casa. Questa è personalizzazione? No. Questa è serietà".

Quel galantuomo di Napolitano (Comizio a Bergamo, 21 maggio 2016):
"Non sono andato a palazzo Chigi dopo aver vinto un concorso, mi ci ha messo quel galantuomo di Napolitano con l'impegno di fare le riforme. Se non ottengo questo risultato, l'Italia continuerà a essere il Paese degli inciuci e del Parlamento più costoso del mondo. Se l'Italia vuole questo sistema, è giusto che lo faccia senza di me".

Tutti via in caso di sconfitta (In mezz'ora, Rai 3, 22 maggio 2016):
"Se il referendum dovesse andare male non continueremmo il nostro progetto politico. Il nostro piano B è che verranno altri e noi andremo via". (Nel governo Gentiloni tutti confermati, tranne il ministro Giannini)

Via pure dalla segreteria Pd (Virus, Rai 2, 1 giugno 2016):
"Se perdo il referendum troveranno un altro premier e un altro segretario".

Cambierò mestiere (Il Foglio, 2 giugno 2016):
"Io sono fiducioso che vinceremo bene. Ma se il referendum andrà male continuerò a seguire la politica come cittadino libero e informato, ma cambierò mestiere. Vuole uno slogan semplice? O cambio l'Italia o cambio mestiere".

Pollo da batteria (eNews, 29 giugno 2016):
"Secondo voi io posso diventare un pollo da batteria che perde e fa finta di nulla?".

È stato gli altri (La Repubblica, 31 luglio 2016):
"Personalizzare questo referendum contro di me è il desiderio delle opposizioni, non il mio".

Governicchi mai (Ansa, 17 novembre 2016):
"Io non posso essere quello che si mette d’accordo con gli altri partiti per fare un governo di scopo o un governicchio".

Curriculum (#matteorisponde, Facebook, 21 novembre 2016):
"Non sto qui aggrappato al mantenimento di una carriera. Non ho niente da aggiungere al curriculum vitae".

Il boy scout (Matrix, Canale 5, 30 novembre 2016):
"Io sono un boy scout, non voglio diventare come gli altri, il mio lavoro deve servire a cambiare il paese. Se vogliono un bell'inciucione, se lo facciano da soli...".

No agli accordicchi (Comizio ad Ancona, 30 novembre 2016):
"Non sono quello che fa accordicchi alle spalle dei cittadini. Per questo possono chiamare qualcun altro".

I pop-corn (Repubblica.tv, 30 novembre 2016):
"Se gli italiani dicono No, preparo i pop-corn per vedere in tv i dibattiti sulla casta".

LE CONFERME DEL PD

L'allora ministro Maria Elena Boschi a Otto e Mezzo, La7, 27 aprile 2016:
"Se un governo ha avuto il mandato da Napolitano a fare le riforme e queste poi non passano, è normale che ne prenda atto".

Il ministro Dario Franceschini a Repubblica, 29 maggio:
"Il ritiro in caso di vittoria del No non è una minaccia, a me sembra una con-sta-ta-zio-ne. Questo governo nasce per fare le riforme. Se le riforme non si fanno chiude bottega il governo e chiude anche la legislatura, mi pare ovvio". (Franceschini è stato confermato al ministero dei Beni Culturali dal nuovo premier Gentiloni, e la legislatura prosegue)

Valeria Fedeli, da vicepresidente del Senato, a L'aria che tira, La7, 4 dicembre 2016:
"Se vince il No il giorno dopo bisogna prenderne atto, non possiamo andare avanti perché non avremmo più l'autorevolezza. Sarebbe giusto rimettere il mandato da parte del premier ma anche da parte dei parlamentari: tolgo l'alibi a chi pensa 'tanto stiamo lì fino al 2018', perché pensano alla propria sedia. Io non penso alla mia sedia". (Valeria Fedeli è appena stata nominata Ministro dell'Istruzione del Governo Gentiloni)

Maria Elena Boschi a In mezz'ora, Rai 3, 22 maggio 2016:
"Noi vinceremo, quindi questo problema non si porrà. Ma comunque sì, noi siamo molto serie e se Renzi perde anch'io lascio la politica, perché è un lavoro che abbiamo fatto insieme. Come potremmo restare e far finta di niente?". (Maria Elena Boschi è appena stata nominata sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, entrando così di fatto nel nuovo Governo Gentiloni)


(fonte: IlFattoQuotidiano.it, Espresso)

lunedì 25 luglio 2016

5 motivi per cui Donald Trump vincerà


Amici,
Mi dispiace dover essere ambasciatore di cattive notizie, ma sono stato chiaro l'estate scorsa quando vi ho detto che Donald Trump sarebbe stato il candidato repubblicano alla presidenza. Ed ora vi porto notizie ancora più terribili e sconfortanti: Donald J. Trump vincerà a Novembre. Questo miserabile, ignorante, pericoloso pagliaccio part-time, e sociopatico a tempo pieno, sarà il nostro prossimo presidente. Presidente Trump. Forza, pronuciate queste parole perché le ripeterete per i prossimi quattro anni: "PRESIDENTE TRUMP".
In vita mia non ho mai desiderato così tanto essere smentito.
Posso vedervi adesso. State scuotendo la testa convinti: "No, Mike, non succederà". Purtroppo, state vivendo in una campana di vetro dotata di camera dell'eco, dove voi ed i vostri amici siete convinti che gli Americani non eleggeranno un idiota come presidente. Passate dall'essere scioccati al ridere di lui per il suo ultimo commento folle o per la sua presa di posizione narcisistica su qualsivoglia questione, come se tutto girasse intorno a lui. Poi ascoltate Hillary e osservate il nostro primo presidente donna, qualcuno che il mondo rispetta, una persona estremamente intelligente che si preoccupa dei nostri ragazzi, che porterà avanti il lascito di Obama perché è questo che vogliono gli Americani! Per altri quattro anni!
Dovete uscire da quella campana, adesso. Dovete smetterla di vivere nella negazione e guardare in faccia una verità che sapete essere profondamente attuale. Cercate di consolarvi con i numeri "il 77% dell'elettorato è composto da donne, persone di colore, giovani adulti sotto i 35 e Trump non otterrà la loro maggioranza", o con la logica "le persone non voteranno per un buffone o contro i loro interessi": è il modo in cui il cervello cerca di proteggervi dal trauma. Come quando sentite un rumore molto forte in strada e pensate "Oh, è appena scoppiata una ruota" oppure "Chi sta giocando con i petardi?" perché non volete pensare che c'è appena stata una sparatoria. È lo stesso motivo per cui tutte le notizie iniziali e i testimoni oculari dell'undici settembre dicevano "un piccolo areo si è accidentalmente schiantato contro le Torri Gemelle". Vogliamo (ne abbiamo bisogno) sperare per il meglio perché, sinceramente, la vita è già uno schifo ed è piuttosto dura tirare avanti stipendio dopo stipendio. Non possiamo sopportare altre cattive notizie. Quindi la nostra mente attiva "un'impostazione predefinita" quando qualcosa di spaventoso accade davvero.
Le prime persone falciate da quel camion, a Nizza, hanno passato i loro ultimi momenti sulla terra a fare cenni al conducente, perché pensavano avesse semplicemente perso il controllo del veicolo. Cercavano di dirgli che aveva oltrepassato le recinzione: "Attento", gridavano. "C'è gente sul marciapiede".
Beh, amici, questo non è un incidente. Sta succedendo. E se pensate che Hillary Clinton batterà Trump con i fatti, l'intelligenza e la logica, be' vi siete persi l'ultimo anno: con 56 primarie e caucus, 16 candidati Repubblicani le hanno provate tutte per fermare Trump ma niente è servito ad arrestare la sua furia devastante. Ad oggi, allo stato attuale, credo che succederà davvero e, per poter affrontare la cosa, ho bisogno che prima ne prendiate coscienza e poi, forse, potremo trovare un modo per uscire dal caos in cui siamo finiti.
Non fraintendetemi. Nutro grandi speranze per il mio paese. Le cose sono migliorate. La sinistra ha vinto la guerra culturale. I gay e le lesbiche possono sposarsi. La maggioranza degli americani ora adotta posizioni liberali in quasi tutti i quesiti elettorali. Paga uguale per le donne. Legalizzazione dell'aborto. Leggi più severe in materia ambientale. Più controllo sulle armi. Legalizzazione della marijuana. Un enorme cambiamento ha avuto luogo: chiedete ai socialisti, che hanno conquistato 22 paesi quest'anno. E per me non c'è alcun dubbio: se le persone potessero votare dal loro divano, con le loro X-box o Playstation, la vittoria di Hillary sarebbe schiacciante.
Ma non funziona così in America. Le persone devono uscire di casa e fare la fila per votare. E se vivono nei quartieri poveri, neri o ispanici, troveranno una fila più lunga e, perdipiù, si sta facendo di tutto per impedire loro di votare. Nella maggior parte delle elezioni è difficile raggiungere il 50% dell'affluenza ai seggi. E qui sta il problema in vista del prossimo novembre: chi avrà gli elettori più motivati, più convinti, alle urne? Conoscete già la risposta a questa domanda. Chi è il candidato con i sostenitori più rabbiosi? Quali fan impazziti si sveglieranno alle cinque del mattino il giorno delle elezioni, incitando le persone per tutto il giorno finché l'ultimo seggio elettorale non sarà chiuso ed assicurandosi che tutti i Tom, i Dick e gli Harry avranno espresso il loro voto? Già, proprio così. È questo l'estremo pericolo che stiamo correndo. E non ingannatevi: non serviranno i convincenti spot di Hillary, o le sconfitte subite da Trump nei dibattiti, né gli ultraliberali che sottragono voti a Trump a fermare la sua corsa.
Ecco i cinque motivi per cui Trump vincerà:
1. La "matematica" del Midwest. Ovvero, benvenuti nella Brexit della Rust Belt. Credo che Trump concentrerà buona parte della sua attenzione sui quattro stati blu della cosiddetta "Rust Belt" a nord dei Grandi Laghi: Michigan, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin. Quattro stati tradizionalmente democratici che hanno eletto governatori repubblicani dal 2010 (solo la Pessylvania, adesso, ha finalmente eletto un democratico). In Michigan, alle primarie di Marzo, sono stati di più i voti per i Repubblicani (1,32 milioni), rispetto a quelli riservati ai Democratici (1,19 milioni). Trump è avanti ad Hillary negli ultimi sondaggi in Pennsylvania mentre ha pareggiato in Ohio. Pareggiato? Come può la corsa essere così ravvicinata dopo tutto quello che Trump ha detto e fatto? Be' forse perché ha detto (correttamente) che il sostegno dei Clinton al NAFTA ha contribuito a distruggere gli stati industriali dell'Upper Midwest.
Trump colpirà Clinton su questo punto e sul supporto che Hillary ha accordato al TPP e ad altre politiche commerciali che hanno sontuosamente fottuto gli abitanti di questi 4 stati. Durante le primarie in Michigan Trump, all'ombra di una fabbrica Ford, ha minacciato l'azienda che se, avesse portato avanti il piano di chiudere la fabbrica e trasferirla in Messico, lui avrebbe applicato una tariffa del 35% su ogni vettura fabbricata in Messico e rispedita agli Stati Uniti. È stata musica per le orecchie degli operai del Michigan. Inoltre, quando Trump ha minacciato i vertici della Apple che li avrebbe costretti a fermare la produzione di iPhone in China, per trasferirla esclusivamente in America, be' i cuori sono andati in estasi e Donald ne è uscito trionfante, una vittoria che sarebbe dovuta andare al governatore vicino, John Kasich.
Da Green Bay a Pittsburgh, questa America, amici miei , è come il centro dell'Inghilterra: al verde, depresso, in difficoltà, le ciminiere che punteggiano la campagna con la carcassa di quella che chiamiamo Middle Class. Lavoratori arrabbiati, amareggiati, ingannati dall'effetto a cascata di Reagan ed abbandonati dai Democratici che ancora cercano di predicare bene ma, in realtà, non vedono l'ora di flirtare con un lobbista della Goldman Sachs che firmerà un gran bell'assegno prima di uscire dalla stanza. Quello che è successo nel Regno Unito con la Brexit succederà anche qui. Elmer Gantry rivive nelle vesti di Boris Johnson e dice qualunque cazzata riesca ad inventarsi per convincere le masse che questa è loro occasione! L'occasione per opporsi a tutti loro, quelli che anno distrutto il loro Sogno Americano! E ora l'Outsider, Donald Trump, è arrivato a dare una ripulita. Non dovete essere d'accordo con lui! Non deve nemmeno piacervi! È la vostra Molotov personale da lanciare ai bastardi che vi hanno fatto questo! Mandate un messaggio ! TRUMP è il vostro messaggero!
Ed ecco che arriva la matematica. Nel 2012, Mitt Romney è stato sconfitto per 64 voti. Sommate i voti espressi da Michigan, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin. Fa 64. Tutto quello che Trump deve fare per vincere è conquistare il supporto degli stati tradizionalmente rossi dall'Idaho alla Georgia (che non voteranno mai per la Clinton), poi avrà soltanto bisogno dei quattro stati della Rust Belt. Non ha bisogno della Florida, non ha bisogno del Colorado o della Virginia. Solo Michigan, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin. E questo lo farà arrivare in cima. Ecco cosa succederà a Novembre.
2. L'ultimo baluardo del furioso uomo bianco. La nostra era patriarcale, durata 240 anni, sta arrivando alla fine. Una donna sta per prendere il sopravvento! Com'è successo? Sotto i nostri occhi. Ci sono stati segnali d'allarme, ma li abbiamo ignorati. Nixon, il traditore, che ci ha imposto il Titolo IX, legge che stabilisce pari opportunità nei programmi scolastici sportivi. Poi hanno lasciato che le donne guidassero jet commerciali. Prima che ce ne rendissimo conto, Beyoncé prendeva d'assalto il campo del Super Bowl (il nostro gioco) con un esercito di Donne nere, col pugno alzato, a dichiarare che la nostra supremazia è finita. Ah, l'umanità.
Questa era una rapida sbirciatina nella mente dell'Uomo Bianco, specie in via di estinzione. C'è la sensazione che il potere gli sia scivolato dalle mani, che il suo modus agendi non sia più seguito. Questo mostro, la "Feminazi", quella che Trump ha definito una "cosa debordante sangue dagli occhi e non solo" ci ha sconfitti. Ed ora dopo aver sopportato per otto anni un uomo nero che ci diceva cosa fare, dovremmo rilassarci e prepararci ad accogliere i prossimi otto anni con una donna a farla da padrone? Dopodiché, per i successivi otto anni ci sarà un gay alla Casa Bianca! Poi toccherà ai transgender! Vedete che piega abbiamo preso. Finiremo col riconoscere i diritti umani anche agli animali ed un fottuto criceto guiderà il paese. Tutto questo deve finire.
3. Il problema Hillary. Possiamo parlare onestamente, almeno tra noi? E prima di farlo, lasciate che lo dica, mi piace davvero Hillary e credo che le sia stata attribuita una cattiva reputazione che non merita. Ma dopo il voto per la guerra in Iraq, ho promesso che non avrei mai votato per lei un'alra volta. Fino ad oggi, non sono venuto meno alla promessa. Ma, per impedire ad un protofascista di diventare il nostro "comandante supremo" infrangerò la promessa. Putroppo, credo che la Clinton troverà il modo di coinvolgerci in una qualche azione militare. È un falco, alla destra di Obama. Ma il dito da psicopatico di Trump è pronto a premere Il Bottone. Questo è quanto.
Accettiamo la realtà dei fatti: il nostro problema principale non è Trump, è Hillary. È incredibilmente impopolare: quasi il 70% degli eletteori pensa che sia disonesta e inaffidabile. Rappresentante della vecchia politica, che non crede a niente se non alle cose utili a farsi eleggere. Ecco perché il momento prima si oppone al matrimonio gay e quello dopo ne celebra uno. Tra i suoi principali detrattori ci sono le giovani donne: questo deve far male condiderando i sacrifici e le battaglie che Hillary, e altre donne della sua generazione, hanno sopportato per far sì che le esponenti di questa nuova generazione non fossero più costrette a sentire le Barbara Bush del mondo dire loro di chiudere il becco e andare a sfornare biscotti. Ma i ragazzi non la amano, e non passa giorno senza che un millennial non mi dica che non voterà per lei. Nessun democratico, e di certo nessun indipendente, si sveglierà l'8 Novembre e vorrà precipitarsi a votare per Hillary, come invece hanno fatto il giorno dell'elelezione di Obama o quando Bernie ha corso per le primarie. Non c'è entusiasmo. Dal momento che questa elezione si riduce ad una cosa sola (chi tira più persone fuori di casa e le conduce ai seggi), Trump adesso è in testa.
4. "Il voto depresso" degli elettori di Sanders. Smettetela di preoccuparvi che i sostenitori di Bernie non voteranno per la Clinton. Voteremo per lei. I sondaggi già mostrano che ci saranno più elettori di Sanders pronti a votare Clinton quest'anno, rispetto al numero degli elettori di Hillary alle primarie del 2008, che allora votarono per Obama. Non è questo il problema. L'allarme dovrebbe scattare perché quando il sostenitore medio di Bernie si recherà alle urne quel giorno per votare, seppur con riluttanza, per Hillary, esprimerà il cosiddetto "voto depresso": significa che l'elettore non porta con sé a votare altre 5 persone. Non svolge attività di volontariato nel mese precedente alle elezioni. Non parla in toni entusiastici quando gli/le chiedono perché voterà per Hillary. Un elettore depresso. Perché, quando sei giovane, la tua tollerenza verso gli ipocriti e le stronzate è pari a zero. Ritornando all'era Clinton/Bush, per loro è come dover improvvisamente pagare per la musica, o usare MySpace o portarsi in giro uno di quei cellulari giganteschi.
Non voteranno per Trump, qualcuno voterà il terzo partito, molti se ne staranno a casa. Hillary Clinton dovrà fare qualcosa per fornire loro una valida ragione per sostenerela: e scegliere un ragazzo bianco, moderato, insipido e centrista come candidato alla vicepresidenza non è proprio la mossa vincente per dire ai millennial che il loro voto è importate. Avere due donne come candidate, quella sarebbe stata un'idea entusiasmante. Ma Hillary ha avuto paura e ha deciso di andare sul sicuro. E questo è solo uno degli esempi del modo in cui si sta alienando il favore dei più giovani.
5. L'effetto Jesse Ventura. Per non ignorare la capacità dell'elettorato di essere malizioso e non sottovalutare il fatto che milioni di elettori si considerano "ribelli segreti" una volta chiusa la tenda e rimasti soli nella cabina elettorale. È uno dei pochi luoghi della società dove non ci sono telecamere di sicurezza, nessun registratore, non ci sono coniugi, bambini, capi, poliziotti, non c'è neanche un limite di tempo. Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi lì dentro e nessuno può farti nulla. Puoi premere il bottone e votare una linea di partito, oppure scrivere Mickey Mouse e Donald Duck. Non ci sono regole. E per questo, e per la rabbia che molti sentono verso un sistema politico corrotto, milioni di persone voteranno per Trump: non perché siano d'accordo con lui, non perché ne adorino il fanatismo e l'ego, ma solo perché possono farlo.
Solo perché manderebbe tutto all'aria e farebbe arrabbiare mamma e papà. Un po' come quando osservi le cascate del Niagara e ti chiedi, per un attimo, come sarebbe oltrepassare quel limite. A tantissime persone piacerebbe interpretare il ruolo del burattinaio e "gettarsi nel vuoto" per Trump, solo per vedere cosa potrebbe succedere. Ricordate quando, negli anni '90, gli abitanti del Minnesota hanno eletto come governatore un wrestler professionista? Non l'hanno fatto perché sono stupidi, né perché pensavano che Jesse Ventura fosse un grande statista o un fine intellettuale politico. Lo hanno fatto solo perché potevano.
Il Minnesota è uno degli stati più intelligenti del paese. È anche pieno di persone con un senso dell'umorismo un po' tetro: votare per Ventura era il loro scherzo ad un sistema politico malato. La stessa cosa succederà con Trump.
Mentre tornavo in albergo, dopo aver partecipato allo speciale di Bill Maher sulla Convention repubblicana andata in onda sulla HBO, sono stato fermato da un uomo. "Mike", ha detto. "Dobbiamo votare per Trump. Dobbiamo stravolgere un po' le cose". Ed è finita lì. Per lui quella motivazione era sufficiente. "Stravolgere le cose". Il Presidente Trump lo farebbe sul serio. E ad una buona fetta dell'elettorato piacerebbe tanto sedere in tribuna e godersi il reality show.
(La settimana prossima posterò i miei pensieri sul "Tallone d'Achille" di Trump e su come ritengo possa essere sconfitto).
Il vostro
Michael Moore.
Questo post è apparso per la prima volta su Huffington Post Usa ed è stato tradotto dall'inglese da Milena Sanfilippo

(Michael Moore - Huffington Post, 24/07/2016)