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mercoledì 26 gennaio 2011

Berlusconi alza i toni e Santanché se ne va, la nuova strategia spiegata dallo spin doctor di Blair


Negli ultimi giorni si è assistito ad un innalzamento dei toni dello scontro nelle trasmissioni televisive con ospiti politici, culminato con la telefonata del presidente del consiglio durante la trasmissione l'Infedele condotta da Gad Lerner. L'obiettivo evidente è quello di comunicare il proprio punto di vista, la propria interpretazione dei fatti dando una chiave di lettura delle rivelazioni quotidiane da parte di escort (vere o presunte) sui rapporti intrattenuti con Berlusconi.

Analizzando la presenza televisiva degli esponenti del Pdl sono interessanti due elementi: l'aggressività nei toni e la disciplina nel portare avanti determinate argomentazioni, che gli anglosassoni definiscono "stare sul messaggio", vale a dire la ripetizione delle stesse parole chiave da parte di tutti gli esponenti di uno schieramento politico (definito anche "parlare con una sola voce", concetto caro ad esempio agli spin doctor del Labour di Blair).

L'onorevole Daniela Santanchè che abbandona gli studi televisivi ha la funzione di rendere evidente l'impossibilità di partecipare a trasmissioni faziose dominate da giornalisti ed ospiti di centrosinistra e, allo stesso tempo, ottiene copertura nei telegiornali e sugli altri media. Il risultato è di rafforzare un meccanismo di comportamento confermato da recenti studi nel settore delle neuroscienze applicate alla politica: come afferma lo psicologo clinico Westen nel suo libro "La mente politica", quando individui che hanno un'appartenenza politica si trovano di fronte ad informazioni che rappresentano una minaccia per le loro convinzioni tendono a rimuovere le contraddizioni e ad accogliere solamente gli elementi in grado di confermare il proprio punto di vista.

Per il marketing politico è un errore, infatti, cercare di parlare a tutti: bisogna, invece, selezionare attentamente gli elettori decisivi per ottenere la vittoria e individuare i messaggi giusti per convincerli o per rafforzarne le convinzioni. Per le neuroscienze più un messaggio è puramente razionale, meno è probabile che attivi i circuiti neurali che presiedono al comportamento di voto: per questo gli argomenti in grado di attirare l'attenzione sono quelli legati ad emozioni positive (come l'entusiasmo e la speranza) o negative come la paura, la rabbia, il disprezzo.

La gestione dei sentimenti positivi e negativi nei confronti di un esponente politico o di un partito è uno degli elementi più importanti di una strategia di comunicazione politica: un racconto coerente mette in connessione la proposta politica con i valori e la fiducia suscitata dal leader. Appelli alle emozioni e alla ragione, messaggi positivi, negativi e comparativi devono coesistere in una strategia che punta ad evidenziare i propri punti di forza e ad associare i partiti avversari a sentimenti negativi.

Per questo motivo il vero rischio per Berlusconi è che le recenti vicende intacchino in una parte dell'elettorato la sua immagine pubblica costruita in tanti anni (un effetto che richiede tempo per essere misurato in modo accurato) e che producano una smobilitazione tra gli elettori più "tiepidi" del centrodestra in grado di rendere difficile una nuova vittoria elettorale. Per questo motivo è fondamentale un'immediata offensiva mediatica che riaffermi alcuni punti decisivi della narrazione vincente alla base del brand Berlusconi (non a caso riaffermati sia da Gianfranco Rotondi sia da Paolo Romani nella trasmissione Ballarò andata in onda ieri), rafforzi le convinzioni degli elettori di centrodestra e produca un effetto di mobilitazione simile a quello di una campagna elettorale. Non bisogna dimenticare che nel nostro paese vi è storicamente una maggioranza di elettori moderati: la polarizzazione e l'alta partecipazione al voto favorisce quindi il centrodestra.

Non sappiamo ancora se la legislatura continuerà fino al suo termine naturale o avremo elezioni anticipate, ma la ricerca del consenso è un'attività permanente, che non ha mai fine: comincia il giorno dopo le elezioni e termina il giorno antecedente le nuove votazioni. La politica mediatizzata richiede la capacità di rispondere velocemente a eventuali attacchi o a notizie diffuse dai media: web, telefoni cellulari e notiziari 24 ore su 24 permettono di diffondere un messaggio a milioni di persone in pochi secondi. Messaggio che deve far parte di una narrazione coerente, con un forte impatto emotivo, per presentare al paese se stessi e ciò che si rappresenta.

(Marco Cacciotto è consulente e analista politico, insegna marketing politico e public affairs presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano)

(fonte: IlSole24ore)

Orsi polari in pericolo: 700 km alla ricerca del ghiaccio


Le estati lunghe degli ultimi tempi costringono gli abitanti dell’Alaska a spostarsi per ritrovare le condizioni ideali per vivere.

Ha nuotato ininterrottamente per nove giorni, pari a 232 ore, coprendo una distanza di 687 km: a compiere questa impresa epica da record è stato un orso polare, nel mare di Beaufort in Alaska. E la colpa è dei cambiamenti climatici, che facendo sciogliere i ghiacci lo costringono a dover nuotare più a lungo per trovare il cibo, come spiegano alcuni ricercatori in uno studio pubblicato su Polar biology, che hanno seguito l’animale grazie a un collare.

LO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCI – Gli orsi polari infatti nuotano tra la terra e i banchi di ghiaccio per cacciare le foche. Ma lo scioglimento dei giacchi li costringe a nuotare per distanze molte più lunghe, con rischi per la loro salute. “Questo animale – spiega lo zoologo George Durner – ha nuotato costantemente a una temperatura di 2-6 e ha perso circa il 22% del suo grasso corporeo in due mesi, oltre al suo cucciolo”.

ALLA RICERCA DEL GHIACCIO – Le condizioni nell’oceano a nord dell’Alaska sono diventate molto più difficili. “Prima del 1995 – continua – una bassa concentrazione di ghiacchio persisteva anche durante l’estate lungo la piattaforma continentale. Il che significava che le distanze da coprire nuotando erano relativamente brevi. Ora le estati sono più lunghe e i ghiacci si sciolgono maggiormente, mettendo in pericolo gli orsi. Questa loro dipendenza dal ghiaccio marino li rende uno dei mammiferi più a rischio per il cambiamento climatico”. (Ansa-DARIO FERRI)

(fonte: Giornalettismo)

martedì 25 gennaio 2011

Facite ammuina


I talk show – in tivù o altrove – sarebbero in teoria luoghi di confronto di idee e di opinioni, con argomentazioni finalizzate a consentire a chi ascolta di farsi un’idea propria. Almeno, nel mondo civile funziona così
Da noi no.
Da noi il premier e i suoi difensori a oltranza sono vagamente consapevoli di non avere argomentazioni fondate e razionalmente convincenti: troppo devastante è il quadro uscito, ormai indifendibile chi l’ha determinato.
E allora, casino.
L’importante non è più argomentare – contrapporre le proprie opinioni a quelle altrui – ma creare un caos totale in modo che nessuno abbia modo di farsi un’opinione. Un’orgia di decibel, per azzerare il confronto di idee, per non rispondere alle argomentazioni altrui.
E pare che funzioni, il consenso si mantiene anche così. Da Santanchè al premier medesimo, il rumore prevale sulla ragione.
Due secoli di Illuminismo buttati nel cesso.

(fonte: Alessandro Gilioli)