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venerdì 23 dicembre 2011

Esami comprati all'Università: trenta indagati. C'è anche il fratello di Alfano


PALERMO - Trenta ex studenti avrebbero conseguito esami all'università senza particolari sacrifici, almeno dal punto di vista delle ore trascorse sui libri a studiare. Lo scotto da pagare era infatti tutto economico: un esame di Economia costava tremila euro, per Scienze Politiche i prezzi scendevano a meno di mille euro. Tra i trenta studenti indagati sul «giro di esami comprati», come riportano alcuni organi di stampa, c'è anche Alessandro Alfano, fratello dell'ex ministro della giustizia Angelino.

ALFANO JR INDAGATO - La Procura di Palermo gli ha infatti notificato un avviso di proroga delle indagini. Alfano jr è indagato per concorso in frode informatica. I suoi legali, gli avvocati Grazia Volo e Nino Caleca, smentiscono ogni coinvolgimento: «Il nostro assistito ha effettuato regolarmente tutti gli esami, lo dimostreremo». Alessandro Alfano si è laureato nel 2009, a 34 anni, in Economia, dall'anno scorso è segretario generale della Camera di Commercio di Trapani. Nel 2006, quando ancora studiava, era già stato nominato segretario generale di Unioncamere Sicilia. I dettagli dell'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Amelia Luise e Sergio Demontis, restano ancora coperti dal segreto istruttorio.

LA DENUNCIA DEL RETTORE NEL 2010 - Secondo i magistrati alcuni studenti, con l'aiuto di dipendenti infedeli degli uffici amministrativi, avrebbero fatto figurare nel loro libretto universitario esami in realtà mai sostenuti. La vicenda venne alla luce nel settembre del 2010 in seguito a una denuncia del rettore Roberto Lagalla che segnalò il caso di una laureanda scoperta poco prima della discussione della tesi: controlli incrociati evidenziarono infatti che la studentessa non aveva superato alcuni esami. Le indagini si concentrarono soprattutto sulla facoltà di Economia e Commercio. Un'impiegata era stata immediatamente licenziata, altri due sospesi. Adesso sono emersi i nomi di tutti gli indagati compreso quello di Alessandro Alfano. 

(fonte: Corriere della Sera)

lunedì 5 dicembre 2011

Lacrime da coccodrillo


Dunque, i Monti hanno partorito i topolini. Nelle direzioni che, essendo facilmente prevedibili, erano state facilmente previste: da questo blog, in particolare. La signora Fornero si è commossa, all’annuncio della fine dell’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita: cioè, a una loro sostanziale diminuzione. Ovviamente, erano lacrime di gioia, visto che le misure di contenimento delle pensioni sono la sua specialità, e che lei è stata chiamata al ministero delle sedicenti Politiche Sociali proprio per farle passare dalla teoria universitaria alla pratica governativa. Il signor Monti, coerentemente, ha sorriso quando è intervenuto al posto del ministro, per permetterle di riaversi dall’emozione. Mentre c’era, ha fatto pure un po’ di populismo ad uso del popolo bue, annunciando di rinunciare allo stipendio da presidente del Consiglio e da ministro dell’Economia. Ma non, ovviamente, al vitalizio preventivo che gli è stato elargito da Napolitano, con la sua nomina a senatore a vita, appunto. L’una e l’altro sarebbero risultati più credibili se, ad esempio, avessero annunciato non un innalzamento dell’età pensionabile di coloro che hanno maturato la pensione lavorando, bensì un abbassamento delle pensioni di coloro che le ricevono in misura superiore a quanto hanno maturato. Ad esempio, i lavoratori autonomi, il cui prelievo è inferiore del 12 per cento a quello dei lavoratori dipendenti (21 per cento, rispetto al 33). Oppure, se avessero annunciato non un gesto simbolico di rinuncia per i ministri a un cumulo di stipendi, che nel caso di Monti sarebbero stati addirittura tre, bensì la proibizione di questo cumulo a tutti i livelli di cariche pubbliche: non solo statali, ma anche, e soprattutto, regionali, provinciali e comunali. Di riforme strutturali serie, nella legge “salva Stato” e “spremi cittadino”, non se ne vedono. In particolare, nessun tentativo di recupero dei 100 miliardi stimati di evasione fiscale: una cifra che ogni anno supera l’insieme di tutte le manovre del corrente annus horribilis. Nessun cenno a una patrimoniale, che colpisca almeno le proprietà di coloro che non denunciano i redditi. Al loro posto, solo specchietti per allodole: ad esempio, il buffetto (o la buffonata) dell’uno e mezzo per cento sul condono per il rientro dei capitali all’estero; o la tassa sulle auto di lusso e le barche, già imposta senza effetto dai governi democristiani decine di anni fa. Ben reali e concreti sono invece il ritorno dell’Ici sulla prima casa, l’aumento delle imposte comunali e l’aumento dell’Iva, da una parte. E le esenzioni alle imprese e gli incentivi allo sviluppo, dall’altra. Non c’è da stupirsi che i sindacati siano contrari, e la Confindustria, il Pdl e gli speculatori della borsa favorevoli. Quanto al Pd, nemmeno coloro che hanno le lacrime facili, come la signora Fornero, riuscirebbero ormai a trovarne per piangere sulla sua ignavia, probabile prodromo della sua scomparsa nel cestino dei rifiuti della storia italica.