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venerdì 6 aprile 2012

Forlì, 85enne tenta il suicidio per paura di perdere la casa



L'abitazione è stata messa all'asta in tribunale per problemi finanziari. Le condizioni della donna, estratta dal pozzo nel quale si era gettata, sono in miglioramento. Sono diciassette le persone che in Italia da inizio 2012 hanno tentato il suicidio per problemi legati alla crisi economica 

Le avevano messo all’asta la casa per risolvere dei problemi economici. Per questo motivo, ieri mattina a Forlì, un’anziana di 85 anni ha tentato il suicidio gettandosi in un pozzo. Lì sarebbe rimasta, nel cortile della sua abitazione in via Don Servadei all’estremo nord della periferia cittadina, per circa un’ora, fino a quando è stata salvata dagli uomini dei vigili del fuoco. 

La donna vive sola. A dare l’allarme è stata la sorella, che era andata a trovarla e si è insospettita non vedendola in casa. Precipitata per quasi tre metri, l’anziana era già in stato di ipotermia e non avrebbe potuto resistere a lungo. L’operazione di recupero è stata effettuata dagli uomini della squadra alpino-fluviale dei vigili del fuoco, che sono intervenuti in tempi rapidi.

La donna è stata estratta dal pozzo cosciente e portata all’ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì. Il giorno dopo le sue condizioni sono in netto miglioramento, ma data l’età i medici non si sbilanciano sulla prognosi. Il suicidio sarebbe dovuto, secondo le prime fonti investigative, alla disperazione della donna di perdere la casa, messa all’asta in tribunale per problemi economici. 

Il volo di quattro metri, però è finito nell’acqua gelida e l’istinto di sopravvivenza avrebbe comunque spinto l’anziana signora ad aggrapparsi ad un tubo della pompa che aspira l’acqua e salvarsi. Sono sedici, e con il gesto a Forlì di ieri diciassette, le persone che in Italia da gennaio ad oggi hanno tentato il suicidio per motivi legati alla crisi economica. Solo pochi giorni fa, a Bologna, il tragico tentativo di suicidio di un artigiano davanti all’Agenzia delle Entrate. 

lunedì 5 dicembre 2011

Lacrime da coccodrillo


Dunque, i Monti hanno partorito i topolini. Nelle direzioni che, essendo facilmente prevedibili, erano state facilmente previste: da questo blog, in particolare. La signora Fornero si è commossa, all’annuncio della fine dell’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita: cioè, a una loro sostanziale diminuzione. Ovviamente, erano lacrime di gioia, visto che le misure di contenimento delle pensioni sono la sua specialità, e che lei è stata chiamata al ministero delle sedicenti Politiche Sociali proprio per farle passare dalla teoria universitaria alla pratica governativa. Il signor Monti, coerentemente, ha sorriso quando è intervenuto al posto del ministro, per permetterle di riaversi dall’emozione. Mentre c’era, ha fatto pure un po’ di populismo ad uso del popolo bue, annunciando di rinunciare allo stipendio da presidente del Consiglio e da ministro dell’Economia. Ma non, ovviamente, al vitalizio preventivo che gli è stato elargito da Napolitano, con la sua nomina a senatore a vita, appunto. L’una e l’altro sarebbero risultati più credibili se, ad esempio, avessero annunciato non un innalzamento dell’età pensionabile di coloro che hanno maturato la pensione lavorando, bensì un abbassamento delle pensioni di coloro che le ricevono in misura superiore a quanto hanno maturato. Ad esempio, i lavoratori autonomi, il cui prelievo è inferiore del 12 per cento a quello dei lavoratori dipendenti (21 per cento, rispetto al 33). Oppure, se avessero annunciato non un gesto simbolico di rinuncia per i ministri a un cumulo di stipendi, che nel caso di Monti sarebbero stati addirittura tre, bensì la proibizione di questo cumulo a tutti i livelli di cariche pubbliche: non solo statali, ma anche, e soprattutto, regionali, provinciali e comunali. Di riforme strutturali serie, nella legge “salva Stato” e “spremi cittadino”, non se ne vedono. In particolare, nessun tentativo di recupero dei 100 miliardi stimati di evasione fiscale: una cifra che ogni anno supera l’insieme di tutte le manovre del corrente annus horribilis. Nessun cenno a una patrimoniale, che colpisca almeno le proprietà di coloro che non denunciano i redditi. Al loro posto, solo specchietti per allodole: ad esempio, il buffetto (o la buffonata) dell’uno e mezzo per cento sul condono per il rientro dei capitali all’estero; o la tassa sulle auto di lusso e le barche, già imposta senza effetto dai governi democristiani decine di anni fa. Ben reali e concreti sono invece il ritorno dell’Ici sulla prima casa, l’aumento delle imposte comunali e l’aumento dell’Iva, da una parte. E le esenzioni alle imprese e gli incentivi allo sviluppo, dall’altra. Non c’è da stupirsi che i sindacati siano contrari, e la Confindustria, il Pdl e gli speculatori della borsa favorevoli. Quanto al Pd, nemmeno coloro che hanno le lacrime facili, come la signora Fornero, riuscirebbero ormai a trovarne per piangere sulla sua ignavia, probabile prodromo della sua scomparsa nel cestino dei rifiuti della storia italica.