(fonte: La Repubblica, Il Fatto Quotidiano)
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giovedì 5 aprile 2012
mercoledì 28 dicembre 2011
Monica Rizzi, l’assessore psicologo. Anzi no

L’assessore regionale della Lombardia Monica Rizzi probabilmente avrà sorriso leggendo del ministro tedesco Guttenberg, che si è dimesso perché accusato di plagio: avrebbe copiato la tesi con cui ha ottenuto il dottorato di ricerca. Cosa avrà pensato Monica Rizzi? Lei che, secondo la denuncia dell’ordine degli psicologi che ha portato all’apertura di un fascicolo in procura a Milano, per anni ha partecipato a convegni e accettato consulenze in veste di psicanalista? Quando è stata “scoperta” ha cancellato dal suo sito il curriculum medico, sino ad allora costantemente aggiornato. Il problema per Monica Rizzi non è stato valutare se dimettersi o meno ma come poter comunque approdare in consiglio regionale. Così è stato. Diventando assessore allo sport. I meriti? Anche quello di aver seguito, cresciuto, guidato per mano Renzo Bossi alla sua prima campagna elettorale a Brescia.
A smascherare Monica Rizzi, lo scorso maggio, era stato il Fatto Quotidiano. Raccontando che nel curriculum dell’allora candidata alle regionali figurava il titolo di “psicologa e psicoterapeuta infantile”. Specializzata nel recupero dei bambini vittime di abusi. Rizzi dichiarava di aver lavorato “per una decina d’anni nel campo specifico del recupero dei minori abusati”. E risulta che abbia addirittura collaborato con il Tribunale dei minori di Brescia. E qui cominciano i guai. Perché il suo nome, nell’albo regionale dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, non c’è; e non c’è in nessun albo d’Italia. Non è solo un problema formale: perché per dirsi psicologi è necessario avere una laurea, aver fatto un anno di tirocinio, aver superato l’esame di Stato e quindi essere iscritti all’Ordine. Altrimenti, esercitare la professione di psicologo, o anche solo fregiarsi di quel titolo, è un reato penale. Roba da procura della Repubblica. Come dirsi medico senza averne i titoli. E infatti la Procura di Milano, su esposto dell’ordine lombardo, ha aperto un’indagine a carico dell’assessore. Che non sembra preoccuparsene. Non come il ministro tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg.
Il barone bavarese di 39 anni si è dimesso perché accusato di plagio: avrebbe copiato il settanta per cento della tesi con cui ha ottenuto un dottorato di ricerca dall’università di Bayreuth. Lui ha immediatamente rinunciato a usare il titolo di dottore e l’ateneo ha ritirato il PhD che Guttenberg aveva conseguito nel 2007. Due giorni fa, infine, quello che era tra i più apprezzati ministri del gabinetto di Angela Merkel, ha rassegnato le proprie dimissioni. Con queste parole: “È la decisione più dolorosa della mia vita ma è mio dovere fare questo passo. È un diritto dei cittadini, e in particolare dei soldati che rischiano la vita per compiere il proprio compito, avere piena fiducia in chi ha le massime responsabilità politiche. Quando questa fiducia si incrina a un ministro della Difesa non resta che dimettersi”.
Monica Rizzi del resto non è un ministro. E’ “solo” un assessore (dodicimila euro al mese più varie ed eventuali) della Regione Lombardia. Posto conquistato sul campo aiutando il Trota. Il rapporto di “piena fiducia” con la Lega è stato onorato: Renzo Bossi è stato eletto a Brescia anche grazie al suo aiuto. La laurea in psicologia? Chi ne parla viene querelato. Come l’ex portavoce Marco Marsili. Rimosso dopo aver pubblicato un libro dedicato al caso Ruby, si è scagliato contro l’assessore dicendo che dovrebbe “preoccuparsi dell’indagine della Procura della Repubblica di Brescia circa la sua laurea in psicologia”. Rizzi ha dato mandato al suo legale per querelare Marsili. L’avvocato Alessandro Diddi sostiene che non ci sono guai in arrivo per Rizzi anche se l’assessore effettivamente non è laureato. “C’è un tale, infatti, il quale, ipotizzando che l’assessore avrebbe qualcosa da temere in relazione alla sua ‘laurea’ in psicologia preannuncia imminenti guai giudiziari nei confronti dell’assessore Rizzi. L’assessore Rizzi – chiarisce il legale – non ha alcuna laurea in psicologia e, dunque, non ha da temere per titoli che non ha mai conseguito e nemmeno mai esibito. Non ha da temere alcuna indagine perché non le consta che la stessa sia esistente e, anche lo fosse, sarebbe pronta in ogni momento a spiegare con serenità qualunque contestazione”. Insomma, in Germania per un presunto plagio un ministro si dimette, in Padania per una laurea finta un assessore querela.
(fonte: il Fatto Quotidiano, NoCensura)
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domenica 19 giugno 2011
In sintesi...
Che cosa è accaduto a Pontida? Un cazzo. Anzi, un casso. Come qui previsto. Sorry, ladies and gentlemen.
(fonte: Vittorio Zucconi)
***
Ma davvero c’è ancora qualcuno in giro che conta su quelli che invocano la “Padania bianca e cristiana” per far cadere il Cavaliere?
D’accordo, fa piacere che il Partito delle Teste Molto Chiuse litighi con il Partito dei Faccendieri Avidi, ma fa piacere solo in quanto fanno schifo nello stesso modo: ed entrambi appartengono a un passato di cui prima ci liberiamo, meglio sta questo benedetto Paese.
Insomma ha ragione Berlusconi quando dice che Pdl e Lega non hanno alternativa ad allearsi tra loro: quale altro politico o partito sano di mente e di morale si prenderebbe come alleato uno qualsiasi di due così?
(fonte: Alessandro Giglioli)
Se fosse solo un brutto film, saremmo in un paese normale. Invece è il solito inconcludente penultimatum per gonzi.
Io ho viste cose, che voi italiani non potete nemmeno immaginare. Ho seguito per voi #Pontida 2011, culi in fiamme al largo dei bastioni bergamaschi, ettolitri di cabernet a riempire vuoti politici e concettuali, porcate sceniche ed istituzionali
Ho visto uomini adulti vestiti da vichinghi, ho visto casalinghe guerriere munite di cornamusa pogare durante il "Va' Pensiero", e commuoversi tra i fotogrammi di "Braveheart", sparati su maxischermo.
Ho visto il delirio di un Ministro dell'Interno (lui era quello "serio") di un grande Paese Occidentale: "Sogno una Padania libera ed indipendenteee!".
Ho visto i membri dell'Establishment leghista parlare come fossero Vietkong arroccati tra le montagne dell'alto Friuli. Per cortesia, avvertiteli!, che al Governo, da una decina d'anni, ci sono loro.

Ho visto Renzo Bossi incitare la folla, vestito da ciclista, tutto attillato e con la panza, consapevole della propria importanza.
Ho visto la sconfitta del Senatur: "Il Nord Italia è stato invaso dalla Mafia". E peggio ancora, durante quelle parole, ho visto le risa e gli applausi dei Ministri, Governatori, Sindaci e Presidenti di Provincia che da 20 anni amministrano quelle zone.
Ho visto migliaia di cittadini devastati dalla piaga dellasalsiccia, bersi con voracità le panzane del loro Capo, del tipo "Noi ci siamo mossi in questi anni, siete voi che non ci avete visti".
Ho visto targhe commemorative di Ministeri virtualmente spostati nel tempo e nello spazio, ho visto fogli di raccolte-firme così importanti che riempiranno i cessi pubblici di tutto il Triveneto per almeno un paio di settimane.
Ho visto un uomo di Governo, Roberto Castelli, vantarsi delle proprie "origini celtiche". Ho visto barbari filoborgheziani desiderosi di trovarsi faccia a faccia con il Premier, per potergli mostrare gli usi alternativi dell'ampolla lombarda, ho visto nonne schiette e sincere, che il Presidente del Consiglio può tranquillamente "andarsene affanculo".
Ho visto i vertici istituzionali italiani esprimersi con termini che farebbero rabbrividire gli adolescenti più irrequieti dell'estrema periferia padovana. Ho visto Matteo Salvini - vicesindaco mancato - muoversi nel suo habitat naturale, tra troll altoatesini ed ultras diffidati, con rutto pronto e coro sempre in canna.
Ho visto cavalieri templari sbronzi inneggiare alla secessione, ho visto highlander finto-scozzesi distribuirevolantini pieni di nuovi obiettivi politici che mai verranno raggiunti, e che se anche non verranno raggiunti, vabbé, fa lo stesso.
Ho visto un Leader gravemente malato, un Ministro della Repubblica che ha perso ogni credibilità, che non sa più nemmeno parlare alla sua gente, e che pensa di recuperare il consenso perduto impuntandosi su "mucche", "vacche", "equitalia", "ministeri a Monza" e "giornalisti stronzi".
Ho visto un Partito che oggi avrebbe dovuto staccare la spina, ma che non può farlo, perché altrimenti - sono loro stessi ad annunciarlo alla folla! - "al Governo non ci torniamo più".
Ho visto gli elettori, un po' seccati ma non abbastanza, delusi ma contenti, fottuti ma festanti, a cui probabilmente non sono bastati 18 anni di scemenze, e promesse mancate.
Ho visto una Classe Dirigente spompata, più imbarazzante che delirante, che non ha più nulla da dire, che oggi avrebbe dovuto svoltare, e che ha finito per farsi il funerale.
(fonte: Non Leggerlo)
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