DEBITO PUBBLICO

RAPPORTO DEBITO/PIL

Visualizzazione post con etichetta giustizia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta giustizia. Mostra tutti i post

lunedì 16 maggio 2011

“L’Amaca”, di Michele Serra del 15 maggio 2011


Michele Serra da La Repubblica del 15 maggio 2011

“Se i figli delle vittime difendono i carnefici: Tobagi Alessandrini e Rossa stanno con Pisapia amico dei terroristi che uccisero i loro genitori”. Vi prego di annotarvi questo titolo (prima pagina del “Giornale” di ieri) che è riuscito, dopo una vita che leggo i giornali, a farmi venire le lacrime agli occhi dal dolore. Avrei preferito scrivere: dall´ira, o dal disgusto. Ma era proprio dolore, dolore per la morte profanata, per gli affetti sconciati, per la verità brutalizzata, per quei tre padri e quei tre figli. Tre padri di sinistra (il socialista Tobagi, il comunista Rossa, il magistrato progressista Alessandrini) ammazzati dal terrorismo rosso che odiava la sinistra democratica quasi quanto la odiano, oggi, quelli del “Giornale”. Tre figli rimasti di sinistra anche in memoria di quella lotta per difendere lo Stato e la democrazia, anche per onorare i loro padri. Che oggi si sentono rinfacciare di “difendere i carnefici dei loro genitori” – non so se riuscite a cogliere la leggerezza dell´accusa, ad apprezzare lo stile raffinato – perché votano a sinistra e non a destra, come farà mezza Milano, mezza Milano dunque “amica dei terroristi”. Perché comunisti, sinistra, terroristi, brigatisti, per questi avvelenatori della memoria, della storia, della politica, del giornalismo, sono la stessa cosa, lo stesso infame branco da spazzare via, come ripete del resto da vent´anni il loro capo.
Mi chiedo quanto irrisarcibile, incolmabile odio possa partorire un titolo così.

lunedì 18 aprile 2011

La lettera del Capo dello Stato a Vietti


ROMA - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti, la seguente lettera, resa nota dall'Ufficio Stampa del Quirinale: "Il prossimo 9 maggio si celebrerà al Quirinale il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. Quest'anno, il nostro omaggio sarà reso in particolare ai servitori dello Stato che hanno pagato con la vita la loro lealtà alle istituzioni repubblicane. Tra loro, si collocano in primo luogo i dieci magistrati che, per difendere la legalità democratica, sono caduti per mano delle Brigate Rosse e di altre formazioni terroristiche. Le sarò perciò grato se - a mio nome - vorrà invitare alla cerimonia i famigliari dei magistrati uccisi e, assieme, i presidenti e i procuratori generali delle Corti di Appello di Genova, Milano, Salerno e Roma, vertici distrettuali degli uffici presso i quali prestavano la loro opera Emilio Alessandrini, Mario Amato, Fedele Calvosa, Francesco Coco, Guido Galli, Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Vittorio Occorsio, Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione".

"La scelta che oggi annunciamo per il prossimo Giorno della Memoria costituisce anche una risposta all'ignobile provocazione del manifesto affisso nei giorni scorsi a Milano con la sigla di una cosiddetta "Associazione dalla parte della democrazia", per dichiarata iniziativa di un candidato alle imminenti elezioni comunali nel capoluogo lombardo. Quel
manifesto rappresenta, infatti, innanzitutto una intollerabile offesa alla memoria di tutte le vittime delle BR, magistrati e non. Essa indica, inoltre, come nelle contrapposizioni politiche ed elettorali, e in particolare nelle polemiche sull' amministrazione della giustizia, si stia toccando il limite oltre il quale possono insorgere le più pericolose esasperazioni e degenerazioni. Di qui il mio costante richiamo al senso della misura e della responsabilità da parte di tutti".

(fonte: Repubblica)

mercoledì 30 marzo 2011

Processo breve, blitz Pdl: “Si voti subito”. Ordine di scuderia via SMS


Intanto avanti con l’impunità. Potrà pure cascargli il mondo addosso, ma Silvio Berlusconi non perde di vista l’obiettivo personale. E così il Pdl ha chiesto – e ottenuto – per voce di Simone Baldelli, di invertire l’ordine del giorno della seduta dell’aula della Camera ed esaminare e votare immediatamente il provvedimento sul processo breve scatenando la bagarre in aula. Quindici i voti di scarto che porteranno il provvedimento ad essere esaminato subito. Contro la richiesta di inversione dell’ordine del giorno si sono espressi i deputati di Pd, Idv, Fli e Udc.

Dopo la richiesta i deputati dell’opposizione avevano abbandonato i lavori del comitato dei nove della commissione giustizia in protesta contro il tentativo “di strozzare i tempi del dibattito” sul processo breve. Intanto in aula partiva il coro”vergogna, vergogna”. Dopo l’intervento del capogruppo del Pd Dario Franceschini, che ha espresso il parere contrario del suo gruppo, i deputati del Pd si sono alzati in piedi per applaudire e subito dopo è partito il coro.

”La proposta del Pdl – aveva detto il capogruppo del Pd – scrive una pagina inedita di violenza parlamentare e di abuso della maggioranza. Una doppia violenza”. Oggi, ha ricordato Franceschini, Berlusconi andrà a Lampedusa “seguito dalle telecamere e quella visita non è per risolvere il problema di quell’isola, è per coprire il processo breve”. Dopo l’intervento di Franceschini, dai banchi dell’opposizione tutti i deputati si sono alzati in piedi urlando “vergogna, vergogna!”. Dal Pdl immediato il coro di risposta: “Buffoni, buffoni!”. Solo dopo qualche minuto, e sotto la minaccia di sospendere la seduta, il presidente Gianfranco Fini è riuscito a riportare l’ordine.

Ma il Pd è intenzionato a portare la protesta anche fuori da Montecitorio. Per questo il segretario Pier Luigi Bersani ha lanciato per oggi pomeriggio alle 18 un sit-in davanti a Montecitorio. Al presidio saranno presenti, oltre a Bersani, il vicesegretario Enrico Letta, la presidente Rosy Bindi, e i capigruppo di Camera e Senato, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro.

B ai suoi – subito il processo breve

L’ordine di scuderia era arrivato direttamente dall’alto. Ieri, mentre l’unità del governo andava al macero sull’emergenza immigrazione, a Palazzo Grazioli il Cavaliere dava indicazioni precise ad Alfano; avanti a marce forzate sul processo breve, i nodi sulla responsabilità civile dei magistrati potranno anche essere sciolti con maggior calma, ma è meglio portare a casa la prescrizione breve prima che la maggioranza alla Camera dia segnali di cedimento. Che, peraltro, già si avvertono. E, allora, ecco che ieri – via sms – è arrivata ai deputati Pdl un’improvvisa convocazione per stamattina alla Camera.

In sostanza, all’interno del Pdl si sono create delle forti pressioni intorno al testo Pini sulla responsabilità civile dei magistrati, difficoltà che qualcuno aveva legato a un presunto intervento del Quirinale che, invece, non c’è stato. Quello che c’è, piuttosto, è che la Lega, in questo momento, non vorrebbe creare ulteriori motivi di frizione con la magistratura. E non potendo far nulla sul processo breve, perché serve direttamente a Berlusconi, ha chiesto proprio a Pini, il relatore leghista, di “limare” il testo per renderlo più vicino ai dettami dell’Europa. Comunque una marcia indietro, anche se il relatore ha negato che si tratti di un dietrofront.

Eppure, si è saputo che sarà reinserito “il dolo e la colpa grave” e verrà introdotta “la violazione manifesta del diritto” nell’accertamento della responsabilità del giudice. Ma ancora c’è comunque qualcosa che non convince e che farebbe tirare i tempi troppo per le lunghe; la priorità, d’altra parte, è la prescrizione breve.

Che oggi è entrata nel vivo. Con una modifica sostanziale annunciata ieri dal relatore, Maurizio Paniz, come se si trattasse di una rivoluzione che invece non è. Spiega, infatti, Angela Napoli di Fli: “La legge cambierà nome, non più processo breve – ha spiegato la deputata finiana – ma ‘disposizioni in materia di spese di giustizia, danno erariale, prescrizione e durata del processo’. D’altra parte, ormai nel testo c’è solo la norma sulla prescrizione che serve a Berlusconi, quindi se non si modifica il titolo non corrisponde più al contenuto”.

Nessun’altra modifica prevista. Nonostante i tentativi dell’opposizione, Paniz non ne ha voluto sapere di mettere mano ad altri punti controversi del testo, dunque la nuova norma ad personam per B. potrebbe essere licenziata dalla Camera anche entro la fine di questa settimana. Il successivo passaggio al Senato è considerato puramente “tecnico”, dunque la prescrizione breve dovrebbe diventare legge per la fine d’aprile. In tempo per far chiudere il processo Mills entro fine maggio.

Paniz si è detto convinto che non ci saranno problemi “sulla firma del capo dello Stato perché non c’è nulla di incostituzionale”. Si vedrà. Il fattore politico lo determineranno i Responsabili con la loro presenza. Qualcuno, anche ieri pomeriggio alla Camera, ipotizzava possibili “segnali” al Cavaliere sul voto finale.

mercoledì 9 febbraio 2011

“Basta con le marchette nel giro di Marina Berlusconi”


Sara Tommasi, 16 sms al premier: "Crepa con tutte le tue troie". E usa la sua scortaUna sera di settembre, a Roma Sara Tommasi fu accompagnata da due auto blu. I pm della procura di Napoli Marco del Gaudio e Antonello Ardituro lo scoprono intercettando Vincenzo Saiello, detto Bartolo, l’ amico di Fabrizio Corona indagato per favoreggiamento della prostituzione. Bartolo non mostra dubbi: parla di “guardie del corpo di Berlusconi”. È questa l’intercettazione chiave, quella che lega l’inchiesta napoletana – partita su un giro di contraffazione di monete – all’indagine milanese per concussione e prostituzione minorile a carico del premier. A leggere le carte si comprende come si arriva da “Bartolo” a Sara Tommasi (vittima di questo sistema che l’ha stritolata) e da lei a Silvio Berlusconi.

Sara alla madre: “Berlusconi mi perseguita”
Il 19 gennaio del 2011 Sara Tommasi è disperata. Chiama da Milano la mamma e si sfoga:
Sara: S.
Madre: M.
S. sono in taxi ma’! Sto a Milano…sono venuta sopra per non fare un cazzo alla fine! Sono venuta per due appuntamenti, ma poi alla fine non sono serviti a un cazzo…e basta!…Ora sto qua a rompermì i coglioni…con la gente che mi droga a destra e sinistra…guarda una cosa…non so più dove scappare (sembra che stia per piangere) …non dove più dove scappare…guarda (poi piange)…sono perseguitata…da Berlusconi e da tutti…non so dove mettere le mani…(continua a piangere)!
M. si…e allora perché non vieni a casa come hai fatto l’altra volta? Che sarebbe l’unica soluzione, è inutile che piangi…vieni a casa. Sara tu hai bisogno di venire a casa …. hai bisogno della protezione della casa! Quindi è inutile che piangi. ..e vai in giro come una matta. ecco…chiuditi dentro casa che stai tranquilla…e nessuno ti trova…stai bella…a casa”. tranquilla se vai girando …per forza..E con tutti i casini che ci stanno … con Berlusconi che è stato indagato.

“Una persona che non vedo da tempo”
Il 9 settembre Sara Tommasi è in contatto con S.V e A.G. per una serata nella quale, però, i due “avevano omesso alla sobrette che si sarebbe dovuta concludere con una sua prestazione sessuale – scrivono gli investigatori – indotta con il mitaggio di una campagna pubblicitaria”. All’improvviso, però, “il programma sarebbe cambiato – continuano gli investigatori – perché Sara Tommasi annunciò la sua defezione”. “No – dice Sara al telefono – devo vedere una persona che non vedo da un sacco di tempo … che mi ha chiamato adesso. Capito?”.

Gli inquirenti: la persona è il premier
“Ebbene – scrivono sempre gli inquirenti – i fatti avrebbero insinuato che quella “persona” andava identificata nel Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, poiché subito dopo la sua scorta personale fu notata da S.V. e A.G., mentre indugiavano sotto casa della donna con l’intenzione di parlarle per convincerla a mantenere l’impegno”.

“Le guardie del corpo di Berlusconi”
Ed ecco la telefonata dalla quale gli investigatori comprendono che la persona in questione è Berlusconi. Si dicono sconvolti del fatto che a prendere la Tommasi ci sia la scorta del premier (Palazzo Chigi smentisce).
Checco: Guaglio’! Ma mi hai fatto fare una figura di merda!
Bartolo: E no… no! E sono dovuto andare a spiegarglielo da vicino… non so se te l’ha detto, perché non posso parlare … Hai capito?
C: Cioè…incomp. ..
B: No… ti giuro ti giuro… Non ti sto dicendo stronzate, adesso ti passo a Giosuè e te lo dice pure lui, vedi!
C: Guaglio’! In vita mia non mi è mai capitato una cosa del genere!
B: Eh!
Giosue: Mentre stiamo aspettando giù al palazzo… che scende… ci ha mandato un messaggio: “Giosuè, adesso scendo!”…E’ arrivata… due macchine,.. con… con le guardie deI corpo di Berlusconi! Se la sono venuta a prendere a questa e se la sono portata… guarda… è una cosa incredibile!
C: Ho capito!
G: Mannaggia la Madonna! Ma poi è scesa senza bagagli… quindi deve ritornare per forza là! lo adesso sto per il corso Francia… dopo che sono andato a spiegare a Gino quello che era successo no… Eh! lo torno un’altra volta là… perché devo cercare di capire Adesso lei non mi risponde al telefono… Gli ho chiesto scusa… però ha detto… adesso ci organizziamo e la prossima volta la facciamo questa cosa! Checco sono rimasto allibito di quello che ho visto stasera.
C: Eh! Va bene, dai!
G: Aspetta un attimo… ti passo a Bartolo, vedi!
C: Eh!
B: Hai capito questa puttana?
C: Eh!
B: Cioè… quella ci ha fatto andare fino là, no… ad aspettare… sto scendendo… sto scendendo… bello e buono abbiamo visto arrivare queste due macchine… Un Audi A8 ed un’Audi A6…
C: Senza salutare?
B: No… bello e buono non ha risposto più al telefono… poi ha chiamato a Giosuè… è caduta la linea… poi bello e buono… abbiamo visto che lei è scesa ed è salita in questa macchina

“Il Giro squallido di Marina Berlusconi”
Il 18 dicembre Bartolo riceve un sms da Sara che si riferisce a Marina Berlusconi. “Ne te ne lele ne fabzio ne le markette k volevi farmifare ne 1″11 giro squallidio di Marina Berlusconi ke volevate farmi frequentare o dei festini privati”.

“Ora mi paghi lo psicologo”
Ecco invece una serie di sms che Sara Tommasi invia a Silvio Berlusconi dal 26 dicembre 2010 in poi.
“Amore ti ho mandato un pensiero da Licia (Ronzulli, ndr). Spero che tu capisca questa volta”.
“Silvio vergognati! Mi hai fatta ammalare… paga i conti dello psicologo”. “Amore perdonami…. ho visto solo ora la tua chiamata. Ultimamente ho problemi con il telefono”.
Il 15 gennio Sara scrive a Silvio Berlusconi: “Spero k krepi kon le tue Troie”
E nella stessa sera invia un altro sms al premier: “I 10 requisiti per l’ammissione tra le fila dei parlamentarei…tu indagato saresti già fuori. Hai capito?”. E poi ancora: “Stai abusando di potere”

Insulti anche a Paolo Berlusconi
Il 6 gennaio scorso la Tommasi scrive al fratello del premier un sms: “Se io mi devo kurare, tu piantala con la cocaina, cani e mignotte!! E festini sexy non me ne sbatte un cazzo stronzo!!”
A La Russa: “Amorepranziamo insieme?
Il 6 gennaio Sara scrive al ministro della difesa Ignazio La Russa: “Amore auguri!! Domani torno. Pranziamo insieme?”

Profumo di Del Noce sulla mia pelle
Il 24 dicembre 2010 la Tommasi scrive a Fabrizio Del Noce, direttore di Rai Fiction: “Amore ho ankora y parfum on my skin”.
Gli investigatori sintetizano così la telefonata della vigilia di Natale nella quale la subrette chiede un regalino: “Sara dice di essere in partenza per il Marocco, ospite dei reali marocchini amici di Gheddafi. Sara dice a Del Noce che deve capire di che morte deve morire, nel senso lavorativo, ed in particolare quando la farà partecipare alle riprese della serie televisiva “Un posto al sole”. Lui le risponde che ne riparleranno quando torna dal Marocco”.

Raffaella Fico e Berlusconi
Gli investigatori annotano: “Sara prima dice che Raffaella Fico è stata con Berlusconi, poi dice che sta scherzando”.

martedì 8 febbraio 2011

Sara Tommasi accusa Mora: “Drogava le ragazze”


La soubrette 29enne, finita nell'inchiesta su un giro di usura della procura di Napoli, ha partecipato alle feste di Arcore insieme a Ruby.

“Non sai mai cosa ti mette Lele nel bicchiere, dopo ti senti stordita”. Dalle carte di un’inchiesta di Napoli avviata su un giro d’usura e approdata alle notti di Arcore, spuntano le intercettazioni di Sara Tommasi. Ma soprattutto, come rivelano Corriere della Sera e La Stampa, arriva un elemento che conferma l’uso di droghe alle feste organizzate dall’agente oggi indagato per induzione alla prostituzione insieme a Emilio Fede e al consigliere regionale, Nicole Minetti. L’abitudine di sciogliere sostanze nelle bevande era già emersa nell’inchiesta avviata dai magistrati di Bari sul reclutamento di ragazze da parte dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini.

Tommasi, 29enne soubrette sbarcata all’Isola dei famosi con una laurea in Bocconi, non ha mai fatto mistero di aver partecipato alle serate nella residenza di Silvio Berlusconi ma, dice, di essere andata solo “in occasioni ufficiali, dopo incontri o convention del Pdl, con politici e ministri”. Ma è stata ad Arcore anche il 25 aprile scorso insieme a Ruby in occasione della visita di Vladimir Putin. A leggere le intercettazioni, nel Palazzo la giovane Sara ha molte amicizie. A partire dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, e dall’eurodeputata del Pdl, Licia Ronzulli. Ma nel vortice di personaggi che ruotano attorno ad Arcore, è Lele Mora quello che Sara Tommasi conosce maggiormente. E’ stata una delle preferite dall’agente, star della scuderia. “Sappiamo tutti che Lele Mora portava le ragazze a Berlusconi, come si sa che si ricorre alla prostituzione”, ha detto ieri a Un Giorno da Pecora, trasmissione di Radio 2.

Oggi, Corriere della Sera e La Stampa, ricostruiscono i rapporti tra Sara Tommasi e Silvio Berlusconi, la sua presenza ad Arcore e riportano le intercettazioni della procura di Napoli da cui emerge che Lele Mora, già condannato per cessione di cocaina negli anni ottanta, drogava le ragazze. Lo racconta Sara a un amico che la chiama chiedendole cosa fosse accaduto in un locala a Milano Marittima. “In queste occasioni non sai mai cosa ti mette Lele nel bicchiere, ti senti stordita….”, dice la ragazza. Ma le telefonate fotografano chiaramente un giro di legami di Tommasi con politici, dirigenti televisivi, manager, nella ricerca continua di successo e soldi. La 29enne è stata convocata in procura a Napoli per essere interrogata e probabilmente sarà presente anche uno dei magistrati di Milano titolari dell’inchiesta sulle notti del bunga bunga ad Arcore. I pubblici ministeri delle due città si incontreranno a giorni per uno scambio di atti e per la messa a punto di una strategia comune proprio in vista dell’interrogatorio di Sara Tommasi.

La ragazza ha contatti importanti e li usa con disinvoltura. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, Sara Tommasi spediva sms a Silvio Berlusconi e telefona svariate volte a Ignazio La Russa. Ma anche a Paolo Berlusconi e Licia Ronzulli, eurodeputato del Pdl considerata madrina delle serate di Arcore e legata alla consigliera regionale Nicole Minetti che ne avrebbe preso il testimone nell’organizzazione delle feste nella residenza del premier. Ma Tommasi chiede anche aiuto per avere partecipazioni televisive a Fabrizio del Noce e a Massimo Giletti. Esprime più volte la volontà di uscire dal giro delle serate occasionali e si affida a un conoscente, nelle carte indicato come Bartolo, che gli organizza incontri. “Io non voglio più essere nel giro del presidente – si sfoga – voglio muovermi autonomamente”. Bartolo esegue. L’ultimo incontro organizzato per la soubrette risale a pochi giorni fa: in un hotel alla periferia di Napoli con un guadagno per lui di mille euro. Come scrive il Corriere, sono state le intercettazioni a rivelarlo e il riscontro è arrivato dagli accertamenti svolti dalla polizia. Così è scattata per il “mediatore” l’accusa di induzione alla prostituzione. Anche su questo la ragazza dovrà fornire spiegazioni.

Sentita dal Corriere della Sera, Tommasi non ha risposto sulle contestazioni degli inquirenti, si è limitata a definire il mondo in cui cercava la celebrità. “Il modello è quello del faraone con la sua corte. Purtroppo, in questo mondo, ormai si consuma soltanto una piccola, continua guerra di potere: le foto servono a punire o a premiare certe ragazze rispetto ad altre; a ricattare quel politico oggi e quell’altro domani. Le donne dello spettacolo vengono costruire e usate ma si vede che va bene così a tutti”.

martedì 1 febbraio 2011

CASA MONTECARLO: Frattini indagato per abuso d'ufficio. Il caso andrà al tribunale dei ministri


L'iniziativa partita dalla denuncia di un cittadino dopo che il capo della Farnesina si è adoperato per portare in Italia le carte dello stato caraibico di Santa Lucia sulla compravendita dell'appartamento al centro della accuse a Fini
Il ministro Franco Frattini
ROMA - Il ministro degli Esteri Franco Frattini è ufficialmente indagato per il reato di abuso d'ufficio a seguito della denuncia presentata alla procura di Roma da un privato cittadino che, almeno ufficialmente, non apparterrebbe a Fli. Il fascicolo nei prossimi giorni sarà trasmesso per competenza al Tribunale dei Ministri. L'iniziativa fa riferimento all'acquisizione, da parte di Frattini, dei documenti provenienti da Santa Lucia che attribuirebbero la proprietà della casa di Montecarlo, ereditata da An, a Giancarlo Tulliani.

Al centro della vicenda c'è anche la scelta del reponsabile della Farnesina di presentarsi in aula al Senato la scorsa settimana per rispondere a un'interrogazione parlamentare del Pdl sulla documentazione in possesso dello stato caraibico relative alla compravendita dell'appartamento monegasco. La titolarità dei procedimenti per l'acquisizione di documenti d'indagine all'estero attraverso rogatoria internazionale spetta infatti non al ministero degli Esteri ma a quello della Giustizia su sollecitazione della magistratura inquirente.

La mossa di Frattini, prima ancora delle iniziative giudiziarie, aveva scatenato però accese polemiche politiche. In quell'occasione 1 tutte le opposizioni avevano infatti abbandonato Palazzo Madama in segno di protesta per un'iniziativa ritenuta illegittima e faziosa. "Non è possibile - aveva denunciato in particolare la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro - piegare la presenza del governo in Aula a una necessità politica del tutto insignificante. Non è possibile che il ministro venga convocato e l'interrogazione venga messa subito all'ordine del giorno mentre decine di centinaia, non so se migliaia di atti di sindacato ispettivo giacciono dimenticati". Appunti resi ancora più evidenti dalla "totale assenza diplomatica dell'Italia nell'ambito delle gravissima situazione dell'Egitto" denunciata oggi dal capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera, Antonio Borghesi. (01 febbraio 2011)

(fonte: Repubblica)

lunedì 31 gennaio 2011

Umana e italiana la debolezza del premier

In questa vicenda c'è un po' di Tiberio e un po' di Hugh Hefner («Playboy»)


Combattuto tra curiosità e fastidio, il pubblico domanda: come, dove, quanto? I magistrati chiedono: chi e quando? La sesta domanda, invece, non arriva: perché?
Perché Silvio B. si comporta così? Perché un uomo così importante, un capo di governo, si circonda di cortigiani e ancelle? La risposta più semplice potrebbe essere: gli piace. Non tanto il sesso, che a una certa età presenta le sfide dell'alpinismo, quanto l'approvazione e le sue tre sorelle: ammirazione, adulazione, adorazione. La coreografia descritta dalle partecipanti ha qualche punto in comune con altre situazioni gradite al padrone di casa: convegni con giovani sostenitrici adoranti, cerimonie paratelevisive, notti brasiliane e dacie russe, ville sarde e università brianzole in festa. Silvio B. mostra i tratti di un narcisismo nucleare. Vuol essere applaudito e apprezzato. Uno dei motivi per cui detesta i giornalisti - se non nella versione addomesticata e aziendale - è questo: le domande antagonistiche sono prove di non-amore. Insopportabili.


L'esibizionismo nazionale - lo stesso che spinge alla nevrosi della «bella figura» - viene portato alla temperatura di fusione e produce energia. Quella che serve per rinunciare al sonno, alla prudenza, al buon senso; che induce a utilizzare le proprie televisioni come esca e ricompensa; che spinge a candidare, elevare e proteggere giovani donne per meriti estetico-sessuali; e a difenderle oltre ogni logica. Quella che permette di non vedere il lato grottesco di una vicenda che Giampaolo Pansa su Libero, dopo una lunga introduzione assolutoria, definisce «la goduria di un regista di film trash, capace di scovare gli eredi di Bombolo, di Alvaro Vitali, delle Ubalde sempre calde, travestite da infermiere, da professoresse, da poliziotte». L'uomo solo nel night-club, protagonista di tanto cinema e abbondante letteratura, cerca la stessa cosa.

La ricostruzione artificiale della festa, il complimento e la lusinga, la parodia del corteggiamento, la prevedibile tentazione, l'illusione del fascino a pagamento.
La debolezza di B. è umana e italiana: non per questo veniale, considerate le modalità, il ruolo e le caratteristiche - anche anagrafiche - delle protagoniste. Ma c'è qualcosa di familiare in questa spasmodica ricerca di approvazione, i cui sintomi - ben noti in azienda e nel partito, dove Silvio B. è rispettivamente «il dottore» e «il presidente» - sono diventati di dominio pubblico due anni fa. Non per colpe dei magistrati o dei giornalisti: ma di un'imprudenza, clamorosa e rivelatrice.

La partecipazione alla festa del diciottesimo compleanno di Noemi Letizia, nella periferia di Napoli, mostrava i segni di un esibizionismo parossistico. Lo stupore negli occhi dei presenti: ecco a cosa non ha saputo resistere, l'uomo ricco e potente, quella sera. La proiezione dei viaggi, degli incontri e dei successi del padrone di casa - ad Arcore, a Palazzo Grazioli - è un'altra prova dello stesso fenomeno. Alcuni uomini hanno bisogno di un pubblico per funzionare. Se non lo trovano, lo acquistano. C'è un po' di Tiberio (raccontato da Svetonio) e un po' di Hugh Hefner (immortalato da Playboy) in questa vicenda. Così s'appannano gli imperi: tra feste, mollezze e tentativi di fermare il tempo, con artifici che il tempo ci ha insegnato a conoscere. Famiglie, interessi e successi professionali non bastano più. Occorrono adulatori, ammiratrici, cantanti e una scenografia insieme spettacolare e malinconica, soprattutto perché studiata per sconfiggere la malinconia. Silvio B. è un uomo solo. Lo capirà appena perderà il potere: i prezzi aumenteranno, gli amici diminuiranno. Chi gli vuole bene dovrebbe dirglielo: ma forse è tardi.(28 gennaio 2011)


domenica 28 novembre 2010

XXX Congresso nazionale ANM (Roma - 26-28 novembre 2010)

Associazione Nazionale Magistrati
Mozione conclusiva del XXX Congresso nazionale

Il XXX Congresso nazionale ha voluto voltare pagina, con l’intento di lasciarsi alle spalle ciò che in questi anni non ha funzionato nella macchina giudiziaria, nei rapporti tra politica e magistratura, ma anche al nostro interno, dando centralità ai temi dell’autoriforma, della questione morale e dell’organizzazione.
La priorità oggi è costituita dal malfunzionamento del sistema giudiziario, che sconta ormai da troppo tempo una grave crisi per la mancanza di un’adeguata risposta alla legittima domanda di giustizia dei cittadini, con effetti negativi sulla credibilità dell’Istituzione nel suo complesso e su quella dei singoli magistrati, che vengono spesso individuati quali unici responsabili delle palesi disfunzioni e sui quali finiscono per concentrarsi inevitabilmente le insoddisfazioni della collettività.
I numeri della giustizia sono indici di una situazione drammatica e al collasso.
L’ANM chiede, pertanto, al legislatore e alla politica tutta e, in particolare, al Ministro della Giustizia nell’ambito delle sue competenze ai sensi dell’articolo 110 Cost., di intervenire urgentemente.
A tal fine, l’ANM avanza proposte chiare, precise e immediatamente attuabili:
taglio dei tribunali e delle cause inutili;
razionalizzazione delle spese;
informatizzazione del servizio giustizia su tutto il territorio;
predisposizione di adeguate risorse umane e materiali aggiuntive.
L’ANM si riconosce nei principi di leale collaborazione e di reciproco rispetto tra le Istituzioni e il terreno di scontro nel quale in molti hanno cercato di trascinarla non le appartiene.
Il ruolo dei magistrati non è quello di avversari politici delle contingenti maggioranze.
Vogliamo un’organica e razionale riforma della giustizia che in questi anni è del tutto mancata, mentre sono stati annunciati e adottati interventi episodici e occasionali dettati dall’esigenza di risolvere situazioni legate a singole vicende processuali.
La riforma che vogliamo è quella nell’interesse dei cittadini. I problemi della giustizia non si risolvono con un’ennesima riforma dei giudici limitandone l’autonomia e l’indipendenza, minate ripetute volte dalle annunciate riforme costituzionali in materia di separazione delle carriere, di obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale e di CSM, nonché in occasione dei non meno insidiosi progetti di legge ordinaria in materia di intercettazioni, processo breve e polizia giudiziaria svincolata dal pm.
Difendere l’autonomia e l’indipendenza della magistratura passa, però, anche attraverso il rinnovamento, interrogandoci su quello che non ha funzionato nell’esercizio del potere diffuso, nel sistema dell’autogoverno e dell’associazionismo giudiziario.
Questa riflessione è necessaria per evitare che l’esercizio del potere giudiziario possa rappresentarsi all’esterno come arbitrario, sganciato da regole, incomprensibile ai più.
L’autonomia e l’indipendenza di un corpo di magistrati professionali trova, infatti, la sua sola giustificazione nella riferibilità delle decisioni giudiziarie a una regola interpretata e applicata sulla base di criteri razionali. Criteri che possono essere opinabili, ma che devono sempre apparire comprensibili.
La legittimazione di un potere giudiziario autonomo e indipendente in un moderno Stato democratico di diritto può essere rinvenuta esclusivamente nella professionalità dei magistrati.
I cittadini italiani hanno il diritto di avere magistrati che, oltre a essere indipendenti e imparziali, tecnicamente preparati, consapevoli dei valori in gioco nelle controversie, capaci di rendere comprensibili e credibili le ragioni delle loro decisioni, operino anche secondo moderni modelli di responsabilità.
Fondamentale, al riguardo, è un sistema di valutazione della professionalità serio e rigoroso, fondato su elementi concreti e su fatti oggettivi. Ci impegniamo per un effettivo e costante miglioramento del sistema di controllo della professionalità che coinvolga tutti: i dirigenti degli uffici, i consigli giudiziari e, quindi, l’intero circuito dell’autogoverno.
Vogliamo che al nostro interno sulla questione morale non vi siano ambiguità.
Altro aspetto essenziale è prestare attenzione alle problematiche interne agli uffici giudiziari, avendo riguardo alle attuali condizioni di lavoro e all’organizzazione con riferimento ai c.d. standard di rendimento e auspicando la rapida istituzione dell’ufficio del giudice.
Il ruolo delle correnti deve essere espressione del pluralismo culturale superando gli aspetti degenerativi.
Vogliamo un nuovo associazionismo giudiziario incentrato sulla tutela dell’autonomia e dell’indipendenza, interna ed esterna, della magistratura e che, allo stesso tempo, sappia interpretare in maniera pragmatica le reali problematiche degli uffici giudiziari senza indulgere in tentazioni corporative. Due aspetti che oggi devono essere necessariamente coniugati.
L’ANM riafferma il proprio ruolo e impegno per la rappresentanza di tutti i magistrati italiani.

(fonte: ANM)

lunedì 15 novembre 2010

Signora Pm, occhio al colore delle calze.

Niente, volevo solo dire che sono orgoglioso di essere concittadino di una persona come Annamaria Fiorillo, la Pm dei minori che in quella notte di fine maggio si occupò del caso di una ragazza marocchina, Ruby Rubacuori.

Ho appena ascoltato le sue parole in tivù - era ospite del programma "in 1/2 ora" di Lucia Annunziata - e vorrei semplicemente ringraziarla. Ringraziarla. Perché è stata chiara. Perché è stata sincera. Perché ha deciso di esporsi. Perché ha fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi Pm onesto, e cittadino per bene. Perché quella notte ha svolto alla perfezione il proprio mestiere. Perché nessuno ha voluto ascoltarla. Perché il suo unico rammarico è quello di non aver immediatamente compreso le violente pressioni a cui erano sottoposti i propri interlocutori, alla Questura di Milano. Perché ha deciso di raccontare i fatti, solo i fatti che la riguardano, e di non commentare l'aspetto politico della vicenda. Perché con poche parole sta smascherando quell'enorme cappa di omertà e vergogna che oscura i nostri vertici istituzionali. Infine, perché in questa democrazia capovolta c'ha ricordato che sono le brave persone a doversi giustificare, e non chi umilia l'intero Paese agli occhi del mondo, macchiando la propria carica di abuso di potere, e di menzogna.

La Fiorillo lo sa benissimo. Verrà attaccata con violenza. La pagherà cara. Il caso era chiuso. Per Maroni, Ministro dell'Interno. Per Bruti Liberati, capo della Procura di Milano. Per la politica. Per la magistratura. Per tutti. Avrebbe potuto starsene zitta, e la cosa sarebbe finita lì. Magari per lei ci sarebbe stato pure qualche beneficio, chi lo sa, o comunque la certezza di una carriera in tranquillità. Ed invece no. Ha deciso di uscire allo scoperto. "Ho messo in conto tante cose", ma la "necessità irrefrenabile" di raccontare la verità ha spazzato via ogni dubbio, perché suo papà era Pm, perché lei crede nella dignità della magistratura. La sua onestà contro la disonestà del Giornale, di Alessandro Sallusti, di Libero e di tanti altri. A sbraitare in video e su carta falsità certificate, affermando che al Pm dei minori in casi come quello di Ruby non spetta la decisione finale, del tipo "ma che cazzo vuole questa?". Ed invece sì, che gli spetta. Una minore accusata di furto, una vicenda che sguazza nel penale, e che non si sbroglia a chiacchiere e distintivi, ma con una "disposizione" del Pm competente. Ma chissenefrega risponde la servitù papale, l'importante è creare confusione, sporcare l'immagine della Fiorillo, "la Pm sapeva tutto", "la carta che smentisce la Pm", "Maroni querela la Pm", "Il capo tappa la bocca alla Pm", "Ruby fa impazzire i Pm, i Pm litigano", "La Pm d'Egitto che critica ed insulta tutti", a contestare le sue scelte persino Alessandro Meluzzi (...), su Libero.

Ci si può sbagliare, questo è chiaro, ma a volte la senti a pelle l'integrità di una persona, di una donna, di una professionista, bastano poche parole ed uno sguardo. Avete presente quando v'imbattete nella faccia, nelle grida, nell'incoerenza, nelle infamie di Daniela Santanchè? Ecco, la sensazione opposta. Già, anche lei impegnata nella demolizione catodica di Annamaria Fiorillo, troppo pericolosa la rompiscatole, unico ingranaggio funzionante in un meccanismo marcio, da buttare, che coinvolge mignotte, poliziotti, Ministri e Presidenti del Consiglio. Grazie Fiorillo, ma d'ora in poi occhio alle calze.

(fonte: NonLeggerlo)