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martedì 12 aprile 2011

La Moratti e Formigoni imparano da Silvio: 30 euro per applaudire il sindaco e il governatore


«Ho ricevuto una mail da questa agenzia per cui ogni tanto lavoro. Una mail in cui mi si chiedeva di partecipare a un convegno che si sarebbe tenuto sabato 9 aprile in via Romagnosi. Compenso netto: 3o euro». Il presunto “figurante” si è autodenunciato davanti alle telecamere dell’Infedele nella puntata andata in onda ieri sera, e la vicenda la riporta il Corriere della Sera nella sua edizione milanese:

La sala da riempire era quella della Fondazione Cariplo, in via Romagnosi appunto, mentre il titolo del convegno in questione suonava così: «Più grande Milano più grande l’Italia». Tra i relatori, oltre a Letizia Moratti, il governatore Roberto Formigoni, il coordinatore regionale del Pdl, Mario Mantovani, e il presidente della Cdo, Massimo Ferlini. Sala gremita. Anche di giovani. «Nella mail — dice il ragazzo intervistato da LA7 — c’era scritto che sarebbero state necessarie un centinaio di persone. Immagino che molti altri ragazzi di cui questa azienda ha il curriculum non si siano fatti molti scrupoli ad andare, perché comunque anche il compenso di 3o euro può fare comodo, per non fare praticamente nulla». A margine del convegno, l’inviata dell’Infedele aveva già chiesto chiarimenti alla Moratti: «Sindaco, le chiedo di commentarmi la presenza in sala di un centinaio di giovani pagati 3o euro per assistere a questo dibattito». Letizia Moratti aveva risposto: «Ma io ho visto una sala piena, soprattutto ho ascoltato relazioni di grande valore per progettare il futuro della città». Poi, di fronte a una seconda domanda sul tema, la Moratti se ne era andata. Un uditorio di figuranti? Secondo la versione di diversi esponenti del Pdl, la platea era in realtà gremita di numerosi giovani di Cl.

E’ più cool un figurante a 30 euro o un simpatizzante di CL?

venerdì 8 aprile 2011

Unite, piazza e opposizione possono vincere.


Si avvicina il momento della responsabilità, svegliatevi! Il senso civico non lo trovate negli scaffali dell'ipermercato (ndr).

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Per ora non ce l’hanno fatta. L’ostruzionismo, coordinato e unitario, promosso dalle opposizioni ha impedito alla maggioranza di approvare in poche ore il cosiddetto processo breve, in realtà una vera e propria amnistia che premierà corrotti di ogni risma, stupratori, pedofili, imbroglioni purchè ancora incensurati. E le vittime? Chi se frega, tanto Berlusconi è un imputato, mica una vittima, e ormai le leggi hanno il compito di elevare a sistema quanto serve al capo supremo, alla sua corte, persino al suo corpo.

Eppure non ce l’hanno ancora fatta, nonostante gli appelli, la rabbia , i ministri costretti a saltare anche il turno al bagno, la precettazione, l’obbligo a votare qualsiasi porcheria, perché così vuole il padrone e i suoi ordini non si possono discutere. Non ce l’hanno fatta perché, almeno in questa occasione, si sono unite le proteste di piazza e l’azione forte, continua, appassionata delle opposizioni parlamentari.,

Mercoledì alle 15 ripartirà il sit in davanti alla Camera dei deputati, in occasione del possibile voto finale. Il Popolo viola, Libertà e giustizia, Articolo 21, Libera Informazione, l’Anpi, l’Arci, MoveOn e tanti altre associazioni si ritroveranno per dare la parola alle vittime del “processo greve“: i truffati, i concussi, i familiari dei morti sul lavoro, le associazioni che rappresentano le vittime del terremoto all’Aquila, quelli che continuano a battersi per la legalità e contro le mafie, le associazioni che ogni giorno contrastano le violenze sulle donne, chi ogni giorno si impegna contro ogni forma di discriminazione e di razzismo…

Se e quando dovessero approvare la porcata, bisognerà spostarsi al Senato e predisporre tutti gli strumenti civili e politici per rendergli la vita impossibile, per far esplodere i mal di pancia che covano sotto l’apparente quiete, con una Lega che non sa più cosa fare e che si ritrova costretta a svolgere il ruolo del palo durante la rapina. Comunque vada, una cosa è già accertata: quando l’opposizione, unita e coordinata, decide di applicare alla lettera i regolamenti e di non consentirgli di respirare, gli effetti sono immediatamente visibili, la maggioranza è costretta ad inseguire, il governo deve restare incollato alle seggiole in aula, perché altrimenti prendono sberle.

Di fronte alla loro arroganza e alla sfida che hanno lanciato nei confronti della legalità e della Costituzione, sarà davvero il caso di non dargli tregua e di utilizzare lo stesso metodo, con la stessa passione civile, anche nelle prossime sedute e su qualsiasi provvedimento. Gente simile non merita forma alcuna di ” bon ton parlamentare”. Chi ha finto di credere e di ratificare la barzelletta sul presidente egiziano, la piccola Ruby e il vecchio Silvio, merita solo una opposizione tenace, intransigente, all’altezza della “provocazione epocale” che Berlusconi e i suoi manipoli hanno sferrato.

Tanto per cominciare, domani 9 aprile sarà davvero il caso di partecipare alla grande giornata conto il precariato per rivendicare il diritto al presente e al futuro, che è stata promossa da 14 ragazze e ragazzi per richiamare l’attenzione anche sulla questione sociale, sui diritti dei senza diritti, su quelli che non hanno uno zio né in Egitto né ad Arcore al quale rivolgersi o appellarsi. Nella prossima puntata vi faremo sapere se, quanto e dove sarà stato concesso loro il diritto alla parola nelle reti del polo Raiset. Vogliamo scommettere che tutti insieme questi giovani otterranno meno visibilità dell’ultima telefonata di Berlusconi all’amico Scilipoti?

martedì 29 marzo 2011

Parlamento: Silvio B. è sempre il Paperone. In un anno più ricco del 77%


Il Cavaliere nel 2010 ha dichiarato quasi 41 milioni di euro, circa il 77% in più rispetto all'anno precedente

Silvio Berlusconi (Epa) MILANO - Non c'erano dubbi, ma ora c'è la certezza: Silvio Berlusconi è ancora il più ricco del Parlamento. È quanto emerge dalle dichiarazioni patrimoniali dei parlamenti, che da lunedì sono consultabili sia alla Camera che al Senato. Il premier - che è in 118ma posizione tra gli uomini più ricchi del mondo secondo una recente classifica di Forbes - nel 2010 ha infatti dichiarato un reddito imponibile di 40.897.004 euro. Rispetto all'anno precedente, quando era di 23.057.981 euro: il 77% in più.

BERLUSCONI - Nello stato civile il premier risulta «separato», mentre non risultano nuovi acquisti di auto, barche o di partecipazioni in società. Nel 2010 risulta aver venduto una comproprietà al 50% di un appartamento a Milano. Tra i beni immobili a lui intestati risultano due appartamenti in uso abitazione a Milano, due box e altri tre appartamenti nel capoluogo lombardo, dove ha in comproprietà anche altri due immobili. Inoltre è iscritto nella dichiarazione dei redditi un immobile nel Comune di Lesa, in provincia di Novara. Infine compaiono le proprietà nell'isola di Antigua: un terreno, un immobile e un altro terreno acquistato il 13 marzo 2009. Infine, tre depositi di gestione patrimoniale presso la Banca popolare di Sondrio, il Monte dei Paschi di Siena e la Banca Arner Italia spa.

GLI ALTRI LEADER - Staccati di gran lunga gli altri protagonisti della vita parlamentare. Nel 2010 il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha dichiarato una base imponibile di 186.563 euro. Il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, è a quota 176.885 euro, seguito dal leader leghista Umberto Bossi a 167.957 euro. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha dichiarato 137.013 euro, mentre il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, è a 106.063 euro. Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha dichiarato un imponibile di 229.918 euro, più del suo «collega» Fini.


CURIOSITÀ - È Ignazio La Russa il ministro più ricco con 374.461 mila euro. Dopo La Russa è Giulio Tremonti il ministro più abbiente, con un reddito dichiarato di 301.918 mila euro seguito da Renato Brunetta con 300.894, quindi Franco Frattini con 237.219 mila euro. Dei due legali che difendono il presidente del Consiglio nei suoi processi, il più ricco è Niccolò Ghedini con un imponibile di 1.297.118 euro. Piero Longo ha invece un imponibile di 530.847 euro. Pasquale Viespoli, presidente del gruppo di Coesione nazionale. è il più ricco dei senatori: infatti dichiara nel 2010 un reddito imponibile di 160.829 euro. A ruota il capogruppo della Lega nord Federico Bricolo con 137.884 euro. La capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro, si ferma a 115.064, mentre il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri arriva a 107.740 euro. L'ex sottosegretario alla Protezione civile Guido Bertolaso ha dichiarato 860.195 euro, Daniela Santanchè dichiara 642.517 euro, Gianni Letta 342.310 euro.

lunedì 28 marzo 2011

Sì. Scusate, ho detto troia


di Rita Pani

Una volta, quando ancora ero abbastanza bellina, una persona mi fece comprendere che se “fossi stata gentile” con lui, avrei potuto avere un lavoro; un bel lavoro. Siccome avevo imparato che la gentilezza era cosa diversa dallo farsi sbattere come una puttana, fui in vero poco gentile, assai poco educata e rischiai anche di essere violenta. Naturalmente non ebbi il lavoro, e poco dopo scoprii che un'altra ragazza lo aveva avuto. Quando mi capitò di incontrarla, mi raccontò di aver avuto “una bella fortuna”, io le sorrisi e le dissi: “Sì, a volte il culo aiuta.” Seppi, a distanza di anni, che aveva fatto carriera e pensai che di gentilezze, in giro, doveva averne profuse tante.
Non nego che a volte, arrancando nella vita, con la disperazione che faceva compagnia più di una volta chiacchierando ho detto: “Se rinasco voglio rinascere troia.” Una frase a volte ripetuta, quasi come un mantra. Una di quelle cose che servono a castigarci e darci coraggio.
Oggi non lo direi più, perché oggi non avrebbe più senso nemmeno nascere troia, in questo paese che ha radicato la disparità. Ci sono troie e troie, non ci si nasce più ma lo si diventa, magari educate dalle mamme e dai papà che indirizzano, proprio come una volta i figli venivano indirizzati ad esser preti, medici o avvocati.
Ho letto di un bikini col reggiseno imbottito per bimbe di otto anni, e non mi sono scandalizzata. So per certo che se questa estate avrò la fortuna di andare al mare, le vedrò queste apprendiste zoccolette, a cui la mamma insegnerà che regola prima dell'esser persona è mostrarsi al mondo come merce in vetrina. Ricordo le mie bimbe, e il mio modo di dirle che prima o poi avrebbero rimpianto il tempo in cui erano state libere di essere bimbe, correndo avanti e indietro sulla sabbia, con i secchielli pieni d'acqua, senza doversi curare della tetta che scappava dal triangolino di stoffa, e la loro voglia di sentirsi grandi, che per fortuna spariva vinta dal gioco e dalla serenità, e venivano da me con le manine sporche a dire: “me lo togli questo coso, che mi dà fastidio?” E oggi, vincitrice, mi consolo.
E comunque, per quanto presto s'inizi ad educare, non ci son più le troie di una volta. Erano quelle che si conservavano belle, che sapevano fartela desiderare, ma te la facevano sudare. Erano quelle che facevano credere all'uomo di avercela solo loro,e tutta d'oro, e che lo illudevano d'esser stato un conquistatore. Erano loro le troie da ammirare, che per arrivare ad una vita in discesa non avevano dovuto far altro che investire una piccolissima parte di loro stesse. Il resto era salvo, persino la dignità.
Oggi è diverso, “il troismo” è inflazionato, la merce abbonda – naturale o artefatta – giacché laddove non aiuti la natura si sopperisce col bisturi o i push-up. Le donne a 25 anni son merci vintage da collezione, e soprattutto non basta più che siano capaci di vendere la merce nemmeno tanto pregiata – ma alquanto comune – che hanno in mezzo alle gambe. Oggi per essere troia devi essere disposta a vendere l'anima e quindi anche la dignità. A dire il vero, in questo strano mercato, per essere una gran troia non hai nemmeno bisogno di essere donna, dato il gran numero di puttane uomini venduti a un solo utilizzatore finale, per soddisfarlo, compiacerlo e farlo sembrare persino più alto e capellone, agli occhi di un popolo in vendita.
Ma l'inflazione, in una storia di crisi economiche e di povertà, ci ha insegnato che non è cosa bella. Che più aumenta la merce e più il suo prezzo cala, e allora eccole le donne che si vendono per 20 euro e un panino e mostrano senza vergogna il loro essere troia, applaudendo un criminale – che può pagarle – in tribunale.
Ecco un'altra gran troia, che se pure la natura non l'ha aiutata, per soli 300 euro andrà in televisione a sputare sul dolore e sulla dignità offesa del popolo aquilano, falcidiato da un terremoto italiano, che a differenza di quello giapponese, riconsegnerà la vita forse solo tra trent'anni.
E l'ultimo modello di troia, creato appositamente in nome dell'amicizia Italia/Libia, “Le Gheddafine” che si mostrano ai giornali, con la maglietta I'Love Libia, rimpiangere i tempi d'oro in cui, venti di loro, una volta al mese, venivano inviate a Tripoli per sollazzare un pazzo criminale. Quasi in lacrime, come da copione recitano il dolore: “Questo mese purtroppo il viaggio è stato cancellato per motivi di sicurezza.” Forse ignorando che il governo lasciò a lungo in Libia i lavoratori italiani, per non far sospettare che vi fossero dei problemi.
E allora, siccome vado controcorrente, se rinasco voglio rinascere proprio così come son stata e come sono, magari solo un po' più fortunata: abbastanza, per esempio, da non rinascere più.

(fonte: Rita Pani)

lunedì 14 febbraio 2011

La Lega (non) ce l'ha più duro


Alle sette di sera in punto l’aula della Camera vota per rispedire al mittente le carte della procura di Milano su Silvio Berlusconi. Il centrodestra recupera un voto e arriva a quota 315 che mancava dalla scorsa estate, dall’espulsione di Gianfranco Fini dal Pdl e dalla nascita di Futuro e libertà. Determinante, al solito, è la Lega di Umberto Bossi che questa sera assomiglia tanto a quei pifferi di montagna che partirono per suonare e finirono suonati.
Le intenzioni del Senatur a inizio giornata erano chiare: “O passa il federalismo o si va al voto”. E per capire gli umori leghisti bastava aprire questa mattina “La Padania”. Titolo: “La grande occasione”. Sommario: “Se deciderà di bocciare il cambiamento, chi rischia davvero la bocciatura è l’attuale classe politica. I padani sicuramente non capirebbero”. Sintassi da pratone di Pontida, ma messaggio esplicito. Ribadito dagli articoli di pagina 2: “Ci fosse un altro stop, la parola al popolo!”, con tanto di esclamativo.
Alle due del pomeriggio, però lo stop arriva davvero, con il pareggio nella Bicameralina che deve dare il via libera al federalismo municipale. E la Lega entra in sofferenza acuta. “Non so che faremo”, ammette il ministro Calderoli. “Non so se andremo a votare”, diventa improvvisamente più prudente di un monsignore di Curia il Bossi tonante. Nel Transatlantico, forse non avvisati dei tormenti del Capo, i peones leghisti si scatenano: “Basta con il Nano che ride, mettiamolo in una teca e ogni tanto portiamo i bambini a fargli visita!”, sbraita un lumbard. “Nelle nostre assemblee finora abbiamo arginato l’incazzatura dei nostri sulle cene di Arcore con la promessa del federalismo. Ma se ci presentiamo con il sacco vuoto ci inseguono”, con il classico forcone, ma troppi forconi ci vorrebbero, in effetti.
Vogliamo tornare a fare politica, reclamano i deputati del Carroccio, anime semplici. Vogliamo tornare a parlare con Fini e perfino con Di Pietro e non diciamo di Casini. E per qualche minuto appare evidente una verità indicibile: che Berlusconi è ormai diventato un tappo anche per la Lega. Che senza di lui tutto sarebbe più facile da ottenere, federalismo e rappresentanza del Nord. E che il muro di Arcore che tiene bloccata la politica e la società italiana vacilla anche dalle parti del Po.
Sì, ma chi la dice questa verità a Silvio? E soprattutto, chi la dice ad Umberto? Così, accanto a questa constatazione,quando l’aula di Montecitorio comincia a votare sul caso Ruby, si fa largo un’altra verità, ancora più amara, e non solo per la Lega. La politica, da sola, non ha in sè le risorse per chiedere a Berlusconi non certo la fuga alla Ben Alì, che non sarebbe degna di un paese democratico, ma neppure un semplice passo indietro in attesa di accertamento della giustizia, che invece sarebbe il costume tipico dei grandi paesi occidentali. Nessuno ha la forza di farlo: non l’opposizione, che questa sera fa il suo onesto lavoro ma che alla fine conta oltre una decina di assenze tra i suoi banchi, non il Pdl, di nuovo schierato in difesa del suo Leader unico, e neppure la Lega.
Nella Palude romana il voto va giù in un’atmosfera rarefatta. Mariarosaria Rossi, la deputata intercettata a discettare del bunga bunga con Emilio Fede, si presenta in veste monacale. Tremonti discute con i siciliani di Saverio Romano. Le ministre strette come scolarette. I deputati del Pd con il fiocco bianco alla giacca in solidarietà con le donne. Rocco Buttiglione che in aula, pensa te, fa l’intervento più sentito della giornata: “Machiavelli, che a differenza di me non era un bigotto, scrisse che il Principe non deve essere ma almeno apparire buono. La politica non coincide con la morale, ma non può neppure essere del tutto separata!”. E il deputato-avvocato del Pdl Maurizio Paniz, cantilena da salmodiante valligiano, fa sua la difesa di B. nella famosa notte in questura: “Egli ha telefonato, sì, è vero, ma nella convinzione, vera o sbagliata, che Kharima fosse parente di un capo di Stato. I rapporti internazionali passano anche da telefonate come queste” (il ridicolo, onorevole Paniz, passa anche da difese come queste). E nella Palude romana affonda anche la Lega. Alle due si becca la bocciatura del federalismo, alle sette è costretta ancora una volta a salvare Berlusconi dai giudici, alle otto porta a casa un decreto forse incostituzionale. Spuntate le minacce di elezioni, rotture, chiarimenti. Umberto e Silvio sono davvero una cosa sola. E sarà politicamente scorretto pensarlo: ma Bossi nella scala delle preoccupazioni del premier conta meno di Nicole Minetti, molto meno.
Si continuerà così, dunque. Alla giornata. Sperando che passi la nuttata.Perché nella Palude non si fa più un passo, né da una parte né dall’altra. Fini continua a presiedere la Camera come se nulla fosse. La Lega resta imbullonata al governo nonostante il pantano. E Berlusconi si barrica a palazzo Chigi come nel bunker di Berlino. Nella Palude c’è una classe dirigente nel suo complesso terrorizzata da ogni scossone e prigioniera delle ossessioni berlusconiane. E in assenza di un intervento della politica toccherà alla magistratura procedere, alla faccia degli allarmi sulle ingerenze delle toghe. “Ma le foto del Bunga Bunga ci sono”?, si informa un notabile del Pdl che ha appena finito di votare in difesa del premier. E’ il nuovo terrore di Arcore. Ed è l’attesa del prossimo terremoto annunciato, con i partiti e i leader piccoli e grandi a fare da spettatori, incapaci di agire. Ma la politica che poteva sciogliere qualche nodo prima del drammatico showdown finale non è capace di farlo. Ha ragione il quotidiano della Lega: i padani non capiscono, non possono capire. E neppure noi.

mercoledì 9 febbraio 2011

“Basta con le marchette nel giro di Marina Berlusconi”


Sara Tommasi, 16 sms al premier: "Crepa con tutte le tue troie". E usa la sua scortaUna sera di settembre, a Roma Sara Tommasi fu accompagnata da due auto blu. I pm della procura di Napoli Marco del Gaudio e Antonello Ardituro lo scoprono intercettando Vincenzo Saiello, detto Bartolo, l’ amico di Fabrizio Corona indagato per favoreggiamento della prostituzione. Bartolo non mostra dubbi: parla di “guardie del corpo di Berlusconi”. È questa l’intercettazione chiave, quella che lega l’inchiesta napoletana – partita su un giro di contraffazione di monete – all’indagine milanese per concussione e prostituzione minorile a carico del premier. A leggere le carte si comprende come si arriva da “Bartolo” a Sara Tommasi (vittima di questo sistema che l’ha stritolata) e da lei a Silvio Berlusconi.

Sara alla madre: “Berlusconi mi perseguita”
Il 19 gennaio del 2011 Sara Tommasi è disperata. Chiama da Milano la mamma e si sfoga:
Sara: S.
Madre: M.
S. sono in taxi ma’! Sto a Milano…sono venuta sopra per non fare un cazzo alla fine! Sono venuta per due appuntamenti, ma poi alla fine non sono serviti a un cazzo…e basta!…Ora sto qua a rompermì i coglioni…con la gente che mi droga a destra e sinistra…guarda una cosa…non so più dove scappare (sembra che stia per piangere) …non dove più dove scappare…guarda (poi piange)…sono perseguitata…da Berlusconi e da tutti…non so dove mettere le mani…(continua a piangere)!
M. si…e allora perché non vieni a casa come hai fatto l’altra volta? Che sarebbe l’unica soluzione, è inutile che piangi…vieni a casa. Sara tu hai bisogno di venire a casa …. hai bisogno della protezione della casa! Quindi è inutile che piangi. ..e vai in giro come una matta. ecco…chiuditi dentro casa che stai tranquilla…e nessuno ti trova…stai bella…a casa”. tranquilla se vai girando …per forza..E con tutti i casini che ci stanno … con Berlusconi che è stato indagato.

“Una persona che non vedo da tempo”
Il 9 settembre Sara Tommasi è in contatto con S.V e A.G. per una serata nella quale, però, i due “avevano omesso alla sobrette che si sarebbe dovuta concludere con una sua prestazione sessuale – scrivono gli investigatori – indotta con il mitaggio di una campagna pubblicitaria”. All’improvviso, però, “il programma sarebbe cambiato – continuano gli investigatori – perché Sara Tommasi annunciò la sua defezione”. “No – dice Sara al telefono – devo vedere una persona che non vedo da un sacco di tempo … che mi ha chiamato adesso. Capito?”.

Gli inquirenti: la persona è il premier
“Ebbene – scrivono sempre gli inquirenti – i fatti avrebbero insinuato che quella “persona” andava identificata nel Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, poiché subito dopo la sua scorta personale fu notata da S.V. e A.G., mentre indugiavano sotto casa della donna con l’intenzione di parlarle per convincerla a mantenere l’impegno”.

“Le guardie del corpo di Berlusconi”
Ed ecco la telefonata dalla quale gli investigatori comprendono che la persona in questione è Berlusconi. Si dicono sconvolti del fatto che a prendere la Tommasi ci sia la scorta del premier (Palazzo Chigi smentisce).
Checco: Guaglio’! Ma mi hai fatto fare una figura di merda!
Bartolo: E no… no! E sono dovuto andare a spiegarglielo da vicino… non so se te l’ha detto, perché non posso parlare … Hai capito?
C: Cioè…incomp. ..
B: No… ti giuro ti giuro… Non ti sto dicendo stronzate, adesso ti passo a Giosuè e te lo dice pure lui, vedi!
C: Guaglio’! In vita mia non mi è mai capitato una cosa del genere!
B: Eh!
Giosue: Mentre stiamo aspettando giù al palazzo… che scende… ci ha mandato un messaggio: “Giosuè, adesso scendo!”…E’ arrivata… due macchine,.. con… con le guardie deI corpo di Berlusconi! Se la sono venuta a prendere a questa e se la sono portata… guarda… è una cosa incredibile!
C: Ho capito!
G: Mannaggia la Madonna! Ma poi è scesa senza bagagli… quindi deve ritornare per forza là! lo adesso sto per il corso Francia… dopo che sono andato a spiegare a Gino quello che era successo no… Eh! lo torno un’altra volta là… perché devo cercare di capire Adesso lei non mi risponde al telefono… Gli ho chiesto scusa… però ha detto… adesso ci organizziamo e la prossima volta la facciamo questa cosa! Checco sono rimasto allibito di quello che ho visto stasera.
C: Eh! Va bene, dai!
G: Aspetta un attimo… ti passo a Bartolo, vedi!
C: Eh!
B: Hai capito questa puttana?
C: Eh!
B: Cioè… quella ci ha fatto andare fino là, no… ad aspettare… sto scendendo… sto scendendo… bello e buono abbiamo visto arrivare queste due macchine… Un Audi A8 ed un’Audi A6…
C: Senza salutare?
B: No… bello e buono non ha risposto più al telefono… poi ha chiamato a Giosuè… è caduta la linea… poi bello e buono… abbiamo visto che lei è scesa ed è salita in questa macchina

“Il Giro squallido di Marina Berlusconi”
Il 18 dicembre Bartolo riceve un sms da Sara che si riferisce a Marina Berlusconi. “Ne te ne lele ne fabzio ne le markette k volevi farmifare ne 1″11 giro squallidio di Marina Berlusconi ke volevate farmi frequentare o dei festini privati”.

“Ora mi paghi lo psicologo”
Ecco invece una serie di sms che Sara Tommasi invia a Silvio Berlusconi dal 26 dicembre 2010 in poi.
“Amore ti ho mandato un pensiero da Licia (Ronzulli, ndr). Spero che tu capisca questa volta”.
“Silvio vergognati! Mi hai fatta ammalare… paga i conti dello psicologo”. “Amore perdonami…. ho visto solo ora la tua chiamata. Ultimamente ho problemi con il telefono”.
Il 15 gennio Sara scrive a Silvio Berlusconi: “Spero k krepi kon le tue Troie”
E nella stessa sera invia un altro sms al premier: “I 10 requisiti per l’ammissione tra le fila dei parlamentarei…tu indagato saresti già fuori. Hai capito?”. E poi ancora: “Stai abusando di potere”

Insulti anche a Paolo Berlusconi
Il 6 gennaio scorso la Tommasi scrive al fratello del premier un sms: “Se io mi devo kurare, tu piantala con la cocaina, cani e mignotte!! E festini sexy non me ne sbatte un cazzo stronzo!!”
A La Russa: “Amorepranziamo insieme?
Il 6 gennaio Sara scrive al ministro della difesa Ignazio La Russa: “Amore auguri!! Domani torno. Pranziamo insieme?”

Profumo di Del Noce sulla mia pelle
Il 24 dicembre 2010 la Tommasi scrive a Fabrizio Del Noce, direttore di Rai Fiction: “Amore ho ankora y parfum on my skin”.
Gli investigatori sintetizano così la telefonata della vigilia di Natale nella quale la subrette chiede un regalino: “Sara dice di essere in partenza per il Marocco, ospite dei reali marocchini amici di Gheddafi. Sara dice a Del Noce che deve capire di che morte deve morire, nel senso lavorativo, ed in particolare quando la farà partecipare alle riprese della serie televisiva “Un posto al sole”. Lui le risponde che ne riparleranno quando torna dal Marocco”.

Raffaella Fico e Berlusconi
Gli investigatori annotano: “Sara prima dice che Raffaella Fico è stata con Berlusconi, poi dice che sta scherzando”.

lunedì 7 febbraio 2011

Nessun dorma, le statue di Roma si indignano



All’alba di stamattina, 150 statue in tutta Roma hanno mostrato la propria indignazione indossando dei cartelli per chiedere al Paese di far vedere che esiste un’Italia diversa. “Nessun dorma, svegliamoci”, “C’è un’Italia che non chiude gi occhi” e poi “Il corpo dell’Italia non è in vendita”, “Pietrificata da questo ciarpame” e ancora, in inglese, “Italy: there’s more than bunga bunga”: sono i messaggi lanciati dal gruppo dei Nessun Dorma, cittadini stanchi di vedere il proprio Paese deriso a livello internazionale e preoccupati per l’immobilità della politica di fronte ai problemi reali. “Dopo le statue – dichiara il gruppo - ora tocca a tutti noi, persone in carne e ossa, alzarci in piedi e riprendere in mano il nostro destino”.

(fonte: IlFattoQuotidiano)

venerdì 4 febbraio 2011

Sul web la rabbia leghista. "Ci sentiamo presi in giro"


di MARCO PASQUA

MILANO - Si sentono presi in giro, da Berlusconi, e persino dal loro Senatur. Per questo vogliono subito le elezioni, anche se in tanti tornano a parlare di secessione. Da quella "Roma ladrona" che, oggi, li ha traditi. Il voto della Bicamerale sul federalismo municipale viene vissuto come un affronto dal popolo leghista, che ora riversa la sua rabbia sulle bacheche di Facebook dei consiglieri regionali, europarlamentari e deputati. C'è chi cerca di contenere gli sfoghi, come fa Matteo Salvini, europarlamentare, che prima scrive "Roma, vadaviaiciapp", e poi aggiunge, rivolto alla base: "nervi saldi, tanto alla fine vinciamo noi". In pochi, però, sembrano dargli credito.

"L'unico modo per vincere è andarsene da Roma - gli risponde Gianluca - e batterci per l'indipendenza. Ormai è chiaro che nessuna alleanza con nessun partito itagliota potrà mai darci una briciola. Avremo sempre e solo delusioni e schiaffi da quest'Italia". Adele suggerisce una linea che in tanti dimostrano di condividere: "Lega da sola senza Berlusconi o altre alleanze se no non vinceremo mai". Un auspicio che compare spesso nei commenti dei leghisti, sempre più infuriati col premier: "Noi votiamo Lega e voi calate le braghe davanti al Silvio, uomo senza decenza senza dignità. Non ho votato la Lega tutti questi anni per fargli fare le orge", scrive Amos, mentre Massimo dice: "Ritorniamo sulla strada della secessione, cominciando con un bello
sciopero fiscale". "Siamo alle comiche finali: il 'boss' Berlusconi convoca Bossi mentre quel coso di nome Verdini dichiara che il governo va avanti", è la sintesi di Lorena delle ultime ore sul vertice romano tra i due leader, mentre un altro utente promette: "Se rimanete a Roma perderete anche il mio di voto, che dopo quasi 25 anni di lealtà è molto più grave che perdere la faccia".


Davide Caparini, deputato della Lega, pubblica il link ad un articolo in cui si anticipa il pareggio della Bicamerale. E' l'occasione, per i suoi amici virtuali, per rinfacciare a Berlusconi la vicenda del Rubygate, che, in queste settimane era stata ingoiata in nome della tanto promessa riforma federalista. "Basta abbassare la testa - scrive a Caparini l'utente Lorella - Berlusconi ci ha fottuti tutti con le sue putt... meglio soli che male accompagnati. Ringraziamolo per folleggiare con minorenni, grazie a tutto questo polverone il Federalismo oggi diventerà un miraggio". Per Giancarlo non resta da fare altro che "staccare la spina". Quando ancora non si è votato in Bicamerale, Massimiliano Romeo, consigliere regionale della Lega in Lombardia avvisa: "Federalismo o salta tutto". Lo corregge, alcune ore dopo, un utente: "E' già saltato purtroppo. 15 a 15". Anche Davide Boni, presidente del Consiglio regionale della Lombardia, cerca di far mandar giù l'amara pasticca ai militanti leghisti, promettendo che "la riforma federalista proseguirà".

Operazione che, a giudicare dalle risposte, non gli riesce: "Prima hanno minacciato il ritorno alle urne nel caso in cui non fosse passato il federalismo in commissione bicamerale, e poi si sono rimangiati il tutto. Schiavi di Berlusconi. Ecco quello che sono", attacca Danilo. Nereide si rivolge direttamente a Boni: "Boni siamo tutti un po' stufi di questo tira e molla, e lo si capisce anche da chi ha commentato. Stiamo perdendo credibilità e risulta sempre più difficile per chi sta in mezzo alla gente far capire che stiamo a Roma per il nostro progetto. Io non so se credere che stiamo raccogliendo consensi. Il mio quotidiano mi dice il contrario".

Renato confessa di aver abbandonato il partito di Bossi: "Io ho sempre votato Lega, ma è già da qualche tornata di elezioni che non voto più... inutile, tempo sprecato cari amici, anche i nostri esponenti della Lega stanno troppo bene dove sono". Per cercare di placare gli animi interviene in prima persona Boni, ammettendo di essere "stanco": "Il leader è Bossi, o ci siamo dimenticati che Lui ci ha portato fino a qui, ci dirà il Capo cosa fare. La Lega è Bossi e Bossi è la Lega. Lo so sono stanco anche io... ma aspetto il Capo". Un teorema che, a quanto pare, non serve a richiamare all'ordine i militanti: "Sì, Bossi è arrivato fin qui. Ma da quanti anni? E da quanti anni le promesse rimangono tali?" e ancora "io non ho ne capi e né padroni. E visto che Bossi è il capo, si cominci a rendere conto che gli elettori (operai, agricoltori) sono stanchi delle prese in giro". Anche Fabrizio Cecchetti, consigliere regionale in Lombardia della Lega, cerca di rasserenare gli amici: "Ragazzi calma e sangue freddo. Il pareggio in Bicamerale non implica lo stop o la cancellazione del decreto che potrà essere approvato direttamente dal Parlamento". Ma la rabbia esplode: "Il sangue ribolle! Lo sanno che molti di noi invocano la secessione? Glielo ricordiamo? O gli facciamo una bella sorpresa?", avverte Mauro. "A questo punto ha ancora senso stare a Roma con certi pagliacci italiani? - si chiede Vincenzo - Secondo me è arrivato il momento che tutta la Lega si impegni solo ed esclusivamente delle regioni del Nord, conquistandole (da soli) e facendo le riforme necessarie, a livello regionale. La Lega non può star dietro a certa feccia politica. Padania Libera!".

Emergono anche tanti dubbi sulle posizioni di Bossi: "Non ho capito perché ha detto che se non passava in bicamerale avrebbe fatto cadere il governo, è stato un assist a Di Pietro e PD". Sulla bacheca di Jari Colla, membro del Consiglio Nazionale della Lega Nord, c'è chi implora le elezioni, senza nessuna alleanza con Berlusconi: "Dimmi se si va a votare staccati da Berlusconi! Dimmi di sì". Daniele Belotti, assessore al Territorio in Lombardia, sceglie di non rispondere a chi gli chiede, poche ore fa: "Basta ora? Scendiamo in piazza? Secessione subito. Hanno rotto i co.."

(fonte: Repubblica)

lunedì 20 dicembre 2010

Banca d’Italia: Il 45% della ricchezza in mano al 10% delle famiglie

Il 45% della ricchezza complessiva delle famiglie italiane alla fine del 2008 è in mano al 10% delle famiglie. La ricchezza lorda delle famiglie italiane alla fine del 2009 è stimabile in quasi 9.500 miliardi di euro, quella netta in 8.600 miliardi, corrispondenti a circa 350 mila euro in media per famiglia. Lo scrive la Banca d’Italia nel supplemento al Bollettino Statistico “La ricchezza delle famiglie italiane – 2009” in cui si evidenzia come alla fine del 2009 la ricchezza netta è stata pari a 8,2 volte il reddito disponibile lordo delle famiglie. Alla fine del 2008, ultima data per cui è possibile effettuare un confronto internazionale completo e omogeneo, in Italia la ricchezza netta era risultata pari a 7,8 volte il reddito disponibile lordo delle famiglie, valore in linea con quello della Francia (7,5) e del Regno Unito (7,7), lievemente superiore a quello del Giappone (7) e significativamente superiore a quello degli Stati Uniti (4,8).

Il ‘patrimonio immobiliare’ delle famiglie italiane – continuna l’analisi di Bankitalia – alla fine del 2009 era era stimabile in circa 4.800 miliardi di euro, con un aumento in termini reali dello 0,4 per cento rispetto a un anno prima. tuttavia, sempre alla fine del 2009 le passività finanziarie delle famiglie italiane erano costituite per circa il 41 per cento da mutui per l’acquisto dell’abitazione. Tra la fine del 2008 e la fine del 2009 il valore di questi mutui è aumentato del 2 per cento, meno che nell’anno precedente (5 per cento). Un dato di rilievo è rappresentato dal basso indebitamento delle nostre famiglie. Da un confronto internazionale emerge come alla fine del 2008 l’ammontare dei debiti fosse pari al 78 per cento del reddito disponibile lordo: in Germania e in Francia tale valore era pari a circa del 100 per cento, negli Stati Uniti e in Giappone al 130 per cento. Se nel 2009 è proseguita la ricomposizione dei portafogli delle famiglie verso forme di investimento più liquide, quali i depositi in conto corrente, le attività reali – osserva Bankitalia – le attività reali rappresentavano il 62,3 per cento della ricchezza lorda, le attività finanziarie il 37,7 per cento. Le passività finanziarie costituivano il 9,1 per cento delle attività complessive.

(fonte: IlFattoQuotidiano)

martedì 14 dicembre 2010

Vota Antonio...

Vado via perchè....

DEPUTATI PDL A FINI, DIMETTITI 'COGLIONAZZO' - Il presidente della Camera Gianfranco Fini esce dall'Aula accompagnato da un cordone di commessi dopo l'esito del voto sulle mozioni di sfiducia al governo. Ai cronisti che tentano di avvicinarlo replica solamente, mentre in Aula sono in corso i festeggiamenti con tanto di bandiere tricolore sui banchi del Pdl, "state buoni almeno voi". Alcuni deputati del Pdl, mentre passa attraverso il Transatlantico gli urlano: "Dimettiti coglionazzo".

(fonte: ANSA)

venerdì 10 dicembre 2010

Flop della strategia adv: Tim manda a casa Belen

di Mila Fiordalisi

IL CASO

Effetto boomerang per la campagna che vede protagonista la showgirl sudamericana insieme con De Sica e che sarebbe costata il posto a Fabrizio Bona. Persi molti clienti "storici": convocate sei agenzie di comunicazione per dare il via a un nuovo format
Telecom Italia corre ai "ripari". Gli spot tv che vedono protagonista la showgirl sudamericana Belen Rodriguez e l'attore Cristian De Sica non ha raggiunto i risultati sperati. E secondo quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni le performance deludenti sul fronte delle utenze mobili sarebbero in parte dovuti proprio alla campagna di comunicazione voluta da Fabrizio Bona, l'ex manager di Wind chiamato in azienda in qualità di responsabile consumer e recentemente defenestrato a causa dei mancati obiettivi di business e sostituito da Marco Patuano, direttore domestic market operations che assume ad interim l'incarico ricoperto da Bona.

"Scegliere Belen Rodriguez è stato un errore - dice al Corriere delle Comunicazioni una fonte interna a Telecom Italia che preferisce non comparire -. Molti dei clienti storici di Telecom, in particolare le famiglie, non hanno gradito la scelta della show girl in qualità di testimonial. E ciò si è tradotto in fuoriuscite di clienti verso operatori concorrenti".

Secondo quanto si legge in un articolo pubblicato da Panorama Economy Telecom avrebbe convocato ben sei agenzie di comunicazione per dare il via ad una nuova campagna e le proposte sono attese già entro metà dicembre. Le sei agenzie sono: Leo Burnett, ideatore dell'attuale format, Lowe Pirella Fronzoni, Armando Testa, Kein Russo, Santo e Publicis.

9 dicembre 2010

(fonte: Corriere delle Comunicazioni)

martedì 7 dicembre 2010

Paolo Villaggio: «Sto pensando seriamente al suicidio»

«So già la data della mia morte, me l'ha rivelata una maga russa». Lite con il ministro Rotondi


Paolo Villaggio (Lapresse) MILANO - «Sto pensando seriamente al suicidio, so già la data della mia morte». Lo ha detto Paolo Villaggio, intervenuto oggi telefonicamente durante la trasmissione di Radio2 «Un Giorno da Pecora». Una risposta venuta quando i conduttori Claudio Sabelli Fioretti e Giorgio Lauro gli hanno chiesto se si sentisse coetaneo di Berlusconi, avendo solo quattro anni in più di lui. I due conduttori, stupiti, hanno chiesto all'attore genovese di spiegarsi meglio, e lui ha replicato «So la data della mia morte, me l'ha detta una maga russa». E come fa a sapere che la maga ci indovina? «Ha rivelato ad una decina di miei amici la data della loro morte con 20 anni di anticipo». E quando dovrebbe avvenire la sua morte? «Questo non glielo dirò - ha risposto Villaggio -, ma di sicuro non sarò sepolto». E non contento, ha rivelato un altro particolare della sua «dipartita»: «Berlusconi ha promesso che dirà due parole al mio funerale. Manderà un video. Anche io per lui, sinceramente, farei un necrologio gratuito».
L'ATTACCO ALLA CHIESA - Nel corso della trasmissione l'attore ha anche attaccato la Chiesa, spiegando che «ha ancora una filosofia medievale in tutto: eutanasia, preservativi e via dicendo. La Chiesa, se non si rinnova, muore». E ha criticato con ironia anche Benedetto XVI: «Questo Papa, che parla molte lingue, soprattutto il tedesco, senza dubbio se comparisse sul balcone di Piazza San Pietro con la sua voce ma vestito come Himmler farebbe svenire di paura molti ebrei».
(fonte:Bruno Carioli)

Ma a questo punto il ministro Gianfranco Rotondi, a sua volta ospite della trasmissione, ha interrotto l’attore: «Questa è una provocazione inaccettabile. C’è un limite all’ironia. Lei non ha il diritto di mancare di rispetto nei confronti del pontefice e degli ebrei che sono morti davvero».

06 dicembre 2010

(fonte: Corriere)

lunedì 29 novembre 2010

Gossip e potere. La leggenda di Umberto Bossi e Luisa Corna

Una leggenda ostinatissima, tenace:la love story di Umberto Bossi e Luisa Corna,di come lui venne "Travolto da irrefrenabile passione" finisce al pronto soccorso!


Siamo al Park Motel di Castellone in provincia di Cremona. Un vero e proprio motel (anche se a quattro stelle), tanto che il suo slogan è "lusso e discrezione", e per occupare una delle venti suites elegantemente arredate si paga ad ore.
Qui, la sera di Mercoledì 10 Marzo 2004 alcuni testimoni oculari segnalano la presenza di Luisa Corna e di alcuni politici. La cosa non è affatto strana, da tempo si sostiene infatti che la soubrette sia molto vicina al carroccio.
Luisa Corna è una bellissima donna di 39 anni che dopo la rottura di un lungo fidanzamento con il calciatore Aldo Serena ha intrapreso la carriera di showgirl e ha da poco raggiunto l'apice del successo, presentandosi in coppia con Fausto Leali al Festival di Sanremo del 2002, venendo classificata quarta.
Alcuni sostengono che tra gli esponenti politici presenti quella sera ci fosse anche Umberto Bossi.
Il sessantatreenne deputato e Ministro delle Riforme occuperà le prime pagine dei quotidiani del giorno seguente per il suo ricovero urgente all'ospedale di Varese a causa di un improvviso un attacco cardiaco manifestatosi a Cittiglio (VA).
Ma torniamo al Park Motel di Castellone.
La sera del 10 Marzo dopo la partecipazione ad un convegno tra il bresciano e il cremonese il Ministro cena con alcuni suoi colleghi e poi si sposta nel vicino motel dove viene visto in compagnia di Luisa Corna.
A questo punto le informazioni si confondono e le supposizioni sfumano in quella che viene chiamata leggenda metropolitana. Umberto Bossi si apparta con la showgirl in una delle camere, prendendo Viagra e sniffando cocaina. A causa dei farmaci e della droga, il Ministro delle Riforme si sente male al punto manifestare un principio di emorragia cerebrale. Il leader della Lega è soggetto a tali disturbi tanto che è già stato colto da questo tipo di malore nel Dicembre del 1991 e nell'Ottobre del 1996. Il Ministro deve essere ricoverato immediatamente.
Tuttavia, per paura che l'imbarazzante vicenda finisca sulla stampa, Luisa Corna non chiama subito un'ambulanza, ma avverte alcuni leghisti molto vicini a Bossi che le suggeriscono di attendere il loro arrivo per gestire la situazione. Solo dopo alcune ore, Bossi, ormai grave, è trasportato all'ospedale. Ma invece di portarlo all'ospedale di Crema (a 10 Km), di Brescia (a 60 km), di Cremona (a 40 Km), il Ministro viene portato a Varese (a 120 Km). Il ritardo nei soccorsi provoca il peggioramento dell'emorragia che si evolve in un vero e proprio ictus.
La riabilitazione costringerà l'ex Ministro e deputato (Bossi rinuncerà a queste cariche nel mese di Luglio) ad una lunga degenza ospedaliera in Svizzera e ad una faticosa convalescenza, e conseguentemente ad una lunga interruzione dell'attività politica. Oggi Bossi ha la parte sinistra del corpo semi-paralizzata.

Alcune fonti (e smentite) della leggenda:

http://italy.indymedia.org/news/2004/06/572089.php
http://smammellosky.leonardo.it/blog/celodurofinchdura.html
http://www.claudiocaprara.it/?id_blogdoc=1144210
http://canali.libero.it/affaritaliani/intervistacorna.html
http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/politica/bossiospedale/bossiospedale/bossiospedale.html

(fonte: 100cosesosi)

lunedì 15 novembre 2010

Quando ci libereremo dal berlusconismo? (ANSA)

(ANSA) - ROMA, 17 settembre. Presentato il libro "Di testa nostra" di Andrea Camilleri e Saverio Lodato

"Quanti anni ci vorranno nel post-berlusconismo per far tornare la normalità del vivere?
Quanto tempo servirà per liberarci non di Berlusconi ma della sua corte, un crocicchio di avvocatucci di mezza tacca e giardinieri ad Arcore divenuti ministri, gente che deve per forza difendere il suo presente per non tornare nella fogna da cui è venuto? Questo mi preoccupa, non come faremo a liberarci di Berlusconi. A quello se non ci penserà qualcuno della Sinistra, prima o poi lo farà Dio".

È un Andrea Camilleri irrefrenabile, ironico, quello salito questa sera sul palco del Circolo degli artisti di Roma per presentare "Di testa nostra" (Chiarelettere edizioni), libro realizzato insieme al giornalista Saverio Lodato che raccoglie gli articoli scritti dai due tra il 2009 e il 2010 per la rubrica Lo chef consiglia de «l'Unità».

Una collana di conversazioni in cui la coppia si domanda "Chi mi paga la casa?" o "Perché chi contesta Berlusconi viene subito identificato dalla polizia?", ripercorrendo le vicende di Noemi Letizia, di Minzolini, del G8, delle amazzoni di Gheddafi e di Berlusconi prigionieri dello stesso berlusconismo. Davanti a una platea, composta soprattutto da giovanissimi, Camilleri pungolato da Marco Travaglio è un fiume in piena.

"Se arriviamo alla scissione anche nel Pd c'è il rischio di divisioni vicino allo zero — dice.
La forza di Berlusconi è, sì, chi lo vota, ma soprattutto la debolezza estrema dell'opposizione che, nel momento in cui più bisognava stare uniti, si è lasciata sfuggire un autobus meraviglioso con Gianfranco Fini. Il movimento ‘dentro e fuori’ come lo chiama Veltroni, a me ricorda un'altra cosa, che nulla ha a che vedere con la politica". Scrivere questo libro è stato catartico.

"La sera un vecchio di 85 anni rischia di morire di infarto davanti alla tv — racconta ancora. Le abbiamo chiamate ‘cronache con rabbia’ perché in fondo sono sempre stato incazzato, solo che lo nascondevo sotto il sorriso. Oggi quella rabbia mi fa sentire vivo e ha due corna: si rivolge a destra e sinistra".

Delle vicende degli ultimi tempi, "Cos'è che provoca l'ironia di Camilleri?", incalza Travaglio. "Dei libici che sparano sui nostri non riesco a ridere, perché sono reduce dallo shock di vedere Berlusconi che bacia la mano di Gheddafi — risponde lo scrittore. In quel momento volente o nolente rappresentava tutti gli italiani. E io non ho mai baciato la mano a un mafioso e neanche a un prete. Quanto a Nucara e questi garibaldini, quella sì è una cosa meravigliosa, perché è durata 24 ore e contava soprattutto l'Udc siciliana, tutti elementi riscontrabili nel casellario giudiziario. Ma che poi l'indomani non c'era più". Facendo un bilancio della situazione attuale, Camilleri torna con la mente ai giorni del fascismo. "Oggi stiamo ancora peggio, perché al tempo imponevano il giuramento, oggi c'è direttamente l'autocensura. Siamo arrivati al punto di identificare chi sventola non autorizzato la bandiera italiana. Da quanto sentiamo dire da Berlusconi che farà il ministro per lo Sviluppo economico?".

Ma tra il berlusconismo e la Sinistra che non riesce a trovare un leader degno di questo nome, è ancora possibile un'Italia normale? "Non mi togliete questa speranza — conclude Camilleri. Lo so che il mio futuro non c'è più, ma c'è quello dei miei figli e dei miei nipoti. Io sto tramontando, ma vedo una luce rosa. Incazzata, ma bella rosa".

(fonte: chiarelettere)