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giovedì 12 gennaio 2012
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lunedì 4 luglio 2011
LA STRUTTURA DELTA IN RAI. Idv: "Una class action contro la Rai". Dalla "squadra" danni per i cittadini
Le telefonate intercettate nel 2005, nell'ambito dell'inchiesta Hdc. Da Deborah Bergamini a Pionati a Del Noce, tanti si attivano per addolcire a Berlusconi il boccono amaro delle Regionali, ma anche per discutere con la supposta "concorrenza" i palinsesti più favorevoli al "Biscione". Fino alla costituzione di una "task force" per controllare e disinformare. Un gruppo che funziona ancora...
La struttura Delta non operava negli interessi dei veri proprietari della Rai, ovvero i cittadini che pagano il canone. L'Italia dei valori annuncia un'azione legale contro i "dirigenti infedeli" che hanno messo in discussione la libertà di informazione. E il partito di Di Pietro chiede al Dg Lorenza Lei di prendere una posizioneROMA - Una class action contro la Struttura delta della Rai. Secondo l'Idv, i dirigenti della televisione pubblica che lavoravano negli interessi di Berlusconi devono pagare i danni. Da quanto emerge dalle intercettazioni del 2005, raccolte nell'ambito dell'inchiesta Hdc, infatti, a Viale Mazzini c'era una squadra che lavorava per non scontentare il Cavaliere. 'La struttura Delta', questo il nome del nucleo operativo composto da manager Rai e Mediaset, lavorava per favorire il Capo, per fare in modo che l'informazione fosse al suo servizio, organizzava i palinsesti perché il Biscione non perdesse share.
Deborah Bergamini, Fabrizio del Noce, Clemente Mimun, Gianfranco Comanducci e Alessio Gorla, però, dice adesso l'Italia dei valori, hanno ingannato i veri proprietari della Rai, ovvero i cittadini che pagano il canone. Il partito di Di Pietro annuncia: "Agiremo per vie legali - si legge in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando - e promuoveremo una class action per risarcire la Rai da coloro che hanno tradito il ruolo del servizio pubblico e hanno distrutto la libertà d'informazione". I dirigenti infedeli, continua la nota, che hanno lavorato per Mediaset e per Berlusconi devono pagare in prima persona per il danno che hanno procurato ai cittadini.
"Lorenza Lei - prosegue - dica da che parte sta, non ha più alibi, deve dimostrare di non aver nulla a che fare con questa struttura parallela lobbista e piduista, prendendo provvedimenti nei riguardi di coloro che hanno infangato l'azienda pubblica e che ancora sono al loro posto. Dovrebbe disporre un'indagine interna e cacciare chi rema contro".
Secondo l'Idv le notizie che arrivano dalla Rai confermano che la Struttura delta ancora esiste e lavora per favorire il Premier. "L'eliminazione di programmi di successo e di professionisti dell'informazione - prosegue l'esponente dipietrista - come Maria Luisa Busi, Milena Gabanelli, Michele Santoro, il duo Fazio-Saviano, Serena Dandini e tanti altri, dimostra come la struttura Delta sembra ancora operare in Rai. Il Dg batta un colpo ed esca dal suo imbarazzante silenzio o si renderà complice delle epurazioni e dell'implosione dell'azienda. Si capisce ora perché questo governo e questa maggioranza vogliono abolire le intercettazioni perché vogliono nascondere tutte le nefandezze che commettono".
"L'Italia dei Valori, che non si è mai seduta al tavolo della spartizione delle poltrone del Cda Rai - conclude Orlando - chiede nuovamente a tutte le forze politiche di fare un passo indietro e di promuovere una riforma seria del servizio pubblico radio televisivo per restituirlo ai cittadini. Una riforma da fare contestualmente alla risoluzione del conflitto d'interessi, per evitare che in futuro si nomino altri Cda in applicazione della legge Gasparri, norma che abbiamo tutti il dovere civile di abrogare".
(fonte: Repubblica)
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martedì 3 maggio 2011
Il bavaglio Rai al concertone del Primo Maggio
Cantanti e artisti obbligati a firmare una liberatoria: vietato parlare di politicaIl classico concertone del Primo maggio è piaciuto a chi l’ha visto sul divano e a chi era in piazza San Giovanni. Ma nessuno dei cantanti e dei comici ha potuto informare i cittadini-spettatori (2,5 milioni da casa) che il prossimo 12 e 13 giugno ci sarà un referendum sul legittimo impedimento, sulla privatizzazione dell’acqua e sull’energia nucleare. Nessuno ha potuto sfiorare l’argomento perché la Rai, che ha trasmesso l’evento comprandone i diritti per 700 mila euro, ha obbligato i partecipanti a firmare una liberatoria che vietava di esprimere valutazioni sul prossimo voto amministrativo o di parlare anche genericamente dei referendum. Una decisione imposta a Raitredalla direzione generale di viale Mazzini, proprio nei giorni del cambio di guardia tra il dimissionarioMauro Masi e il probabile successore, il vicedirettore Lorenza Lei.
(video di Luigina D’Emilio e Paolo Dimalio)
La manifestazione di piazza San Giovanni rientra nel periodo di par condicio sia dei referendum e sia del voto nei comuni e nelle province italiane, ma la legge non vieta a cantanti, comici e artisti di discutere del rischio nucleare o della complessa questione dell’acqua, proprio perché non sono politici. Vince la strategia del governo che vuole insabbiare il triplo referendum: da una parte impedisce alla commissione parlamentare di Vigilanza Rai di approvare il regolamento per indicare come e quando istituire programmi di informazione sul tema, d’altra con le liberatorie vieta a chiunque vada in televisione di far nemmeno un cenno all’esistenza della consultazione del 12 e 13 giugno.
E così sul concertone, fatto di musica, emozioni, ricordi e Unità d’Italia, è calata una campagna di vetro per aiutare il governo a boicottare il referendum. Tutti coloro che hanno intrattenuto la piazza e il pubblico da casa per dieci ore – dal presentatore Neri Marcorè ad Ascanio Celestini - sono stati costretti a peripezie retoriche per toccare l’attualità che il governo cerca di nascondere. Paolo Ruffini, direttore di Raitre, precisa che si trattava di “normale prassi”. Ma Antonio Di Pietro (Idv) la pensa diversamente: “La liberatoria è una illegalità. E’ curioso che si applichi solo la parte proibitiva del regolamento, peraltro non ancora approvato”. E oggi si riunisce la commissione di Vigilanza che proverà, nonostante l’ostruzionismo della maggioranza di Pdl e Lega, a far approvare il regolamento per dare spazio e dignità al referendum nel servizio pubblico. Il presidente Sergio Zavoli rassicura: “Di fronte a un problema che è anche di urgenza se necessario provvederemo a riunirci ad oltranza”. Dietro le quinte era un continuo vociare sopra i decibel del palco. Ascoltavi i cantanti, gli artisti presenti parlare tra loro, confrontarsi, cercare di capire il perchè di questa liberatoria, di questa forma di bavaglio imposta dalla Rai.
Così ecco Enrico “Erriquez” Greppi, frontman franco-lussemburghese-fiorentino dei Bandabardò raggiungere le telecamere del Fatto per rassicurare: “Noi comunque il nostro messaggio lo lanceremo alla piazza”. O Ascanio Celestini espiremere tutto il suo sconcerto: “È una vergogna, non possiamo parlare di referendum. Ma che democrazia è questa?”. E ancora Gherardo Colombo, Eugenio Finardi e Luca Barbarossa, pronti a unirsi al coro. Nel frattempo gli organizzatori del concerto si muovevano tra le quinte per spiegare, rassicurare, scaricare ogni responsabilità. Insomma, per dire a tutti: “Non è colpa nostra, non c’entriamo niente”. All’interno dell’area privata, erano bandite anche le bandiere con la scritta “sì”, le uniche visibili, eccole lì tra il pubblico, appese a qualche lampione, mai inquadrate dalle telecamere. Sempre par condicio. In mezzo Antonio Di Pietro, presente già alle prime ore del concerto: è lui a portare la politica dentro, a confermare l’appoggio totale ai tre quesiti, a denunciare il silenzio. Un silenzio obbligato.
articolo di Alessandro Ferrucci e Carlo Tecce
(fonte: Il Fatto Quotidiano)
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giovedì 21 aprile 2011
Berlusconi e la Rai, la paura fa novanta
Finalmente una bella notizia dal fronte Rai: il direttore generale Mauro Masi ha comunicato che le reti e le testate del servizio pubblico non daranno più gli exit poll e, di conseguenza, non ci saranno i fili diretti. Saranno dunque compressi gli spazi di informazione, insomma, ci sarà, in quelle ore, un pò di oscuramento in più. Naturalmente si tratta di una delle tante notizie tragicomiche di questa stagione, l’ennesima conferma del ruolo da badante mediatica che si è autoassegnata la Rai, e bene ha fatto l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti, a bollare questa come una scelta censoria, un altro colpo mortale contro il servizio pubblico.
Eppure, non possiamo nascondere una certa irresponsabile soddisfazione perchè l’ultima volta che la Rai decise in questo senso fu nel 2005, quando, in previsione di una disfatta elettorale, la Rai del centro destra si autooscurò, spense i riflettori, nella speranza che, rotti i termometri, si fermasse anche la febbre. Insomma, l’autorete di Masi potrebbe persino essere un segnale benaugurale, una sorta di avviso ai naviganti, se fossimo in Berlusconi faremmo le corna, tanto è una delle poche cose che gli viene ancora bene…
Per quanto ci riguarda, invece, sarà bene raddoppiare gli sforzi per vincere le prossime elezioni anche e soprattutto a Milano, e per centrare il quorum ai referendum, nonostante l’imbroglio governativo sul nucleare che , tuttavia, è la migliore conferma dello stato di panico che ormai pervade il cavaliere e i suoi scudieri, dentro e fuori la Rai. Sarà davvero il caso di non mollare!
(fonte: Beppe Giulietti)
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