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giovedì 5 aprile 2012

Cronista si occupa di mafia in Calabria, la sua macchina viene fatta saltare in aria


Vittima dell'attentato, i cui esecutori restano ignoti, è il cronista di Calabria Ora Ilario Filippone. Da anni si occupa prevalentemente di cronaca nera e giudiziaria. Segue i processi contro lo cosche della Locride Ancora giornalisti nel mirino. Ancora in Calabria a testimonianza del fatto che non è semplice fare informazione in una terra in cui la legge dello Stato spesso deve convivere con la prepotenza della ‘ndrangheta. Prepotenza che, in provincia di Reggio, è sinonimo di violenza. Da ieri notte lo sa bene anche Ilario Filippone, il giornalista di Calabria Ora che, a Locri, ha visto saltare in aria la sua auto, una Renault Modus appena acquistata. Ignoti hanno piazzato, sotto la macchina un ordigno, probabilmente collegato a liquido infiammabile. Lello, così lo chiamano i colleghi, si occupa prevalentemente di cronaca nera e giudiziaria. Segue i processi contro lo cosche della Locride e questo, spesso, lo porta a scrivere dei mafiosi della sua zona. A volte della sua stessa cittadina. Oltre a distruggere la sua auto, i delinquenti hanno anche rotto la cassetta della posta dell’abitazione in cui vive il giornalista. A sentire il boato provocato dall’ordigno e ad accorgersi delle fiamme sono state la madre e la sorella di Lello. Avvertiti immediatamente i carabinieri e i vigili del fuoco, gli inquirenti hanno iniziato le indagini sequestrando i filmati ripresi da una telecamera di sicurezza posta in un distributore di carburante nelle vicinanze del luogo dell’attentato. 

 (fonte: Il Fatto Quotidiano)

lunedì 4 luglio 2011

LA STRUTTURA DELTA IN RAI. Idv: "Una class action contro la Rai". Dalla "squadra" danni per i cittadini


Le telefonate intercettate nel 2005, nell'ambito dell'inchiesta Hdc. Da Deborah Bergamini a Pionati a Del Noce, tanti si attivano per addolcire a Berlusconi il boccono amaro delle Regionali, ma anche per discutere con la supposta "concorrenza" i palinsesti più favorevoli al "Biscione". Fino alla costituzione di una "task force" per controllare e disinformare. Un gruppo che funziona ancora...

La struttura Delta non operava negli interessi dei veri proprietari della Rai, ovvero i cittadini che pagano il canone. L'Italia dei valori annuncia un'azione legale contro i "dirigenti infedeli" che hanno messo in discussione la libertà di informazione. E il partito di Di Pietro chiede al Dg Lorenza Lei di prendere una posizioneROMA - Una class action contro la Struttura delta della Rai. Secondo l'Idv, i dirigenti della televisione pubblica che lavoravano negli interessi di Berlusconi devono pagare i danni. Da quanto emerge dalle intercettazioni del 2005, raccolte nell'ambito dell'inchiesta Hdc, infatti, a Viale Mazzini c'era una squadra che lavorava per non scontentare il Cavaliere. 'La struttura Delta', questo il nome del nucleo operativo composto da manager Rai e Mediaset, lavorava per favorire il Capo, per fare in modo che l'informazione fosse al suo servizio, organizzava i palinsesti perché il Biscione non perdesse share.


Deborah Bergamini, Fabrizio del Noce, Clemente Mimun, Gianfranco Comanducci e Alessio Gorla, però, dice adesso l'Italia dei valori, hanno ingannato i veri proprietari della Rai, ovvero i cittadini che pagano il canone. Il partito di Di Pietro annuncia: "Agiremo per vie legali - si legge in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando - e promuoveremo una class action per risarcire la Rai da coloro che hanno tradito il ruolo del servizio pubblico e hanno distrutto la libertà d'informazione". I dirigenti infedeli, continua la nota, che hanno lavorato per Mediaset e per Berlusconi devono pagare in prima persona per il danno che hanno procurato ai cittadini.


"Lorenza Lei - prosegue - dica da che parte sta, non ha più alibi, deve dimostrare di non aver nulla a che fare con questa struttura parallela lobbista e piduista, prendendo provvedimenti nei riguardi di coloro che hanno infangato l'azienda pubblica e che ancora sono al loro posto. Dovrebbe disporre un'indagine interna e cacciare chi rema contro".

Secondo l'Idv le notizie che arrivano dalla Rai confermano che la Struttura delta ancora esiste e lavora per favorire il Premier. "L'eliminazione di programmi di successo e di professionisti dell'informazione - prosegue l'esponente dipietrista - come Maria Luisa Busi, Milena Gabanelli, Michele Santoro, il duo Fazio-Saviano, Serena Dandini e tanti altri, dimostra come la struttura Delta sembra ancora operare in Rai. Il Dg batta un colpo ed esca dal suo imbarazzante silenzio o si renderà complice delle epurazioni e dell'implosione dell'azienda. Si capisce ora perché questo governo e questa maggioranza vogliono abolire le intercettazioni perché vogliono nascondere tutte le nefandezze che commettono".

"L'Italia dei Valori, che non si è mai seduta al tavolo della spartizione delle poltrone del Cda Rai - conclude Orlando - chiede nuovamente a tutte le forze politiche di fare un passo indietro e di promuovere una riforma seria del servizio pubblico radio televisivo per restituirlo ai cittadini. Una riforma da fare contestualmente alla risoluzione del conflitto d'interessi, per evitare che in futuro si nomino altri Cda in applicazione della legge Gasparri, norma che abbiamo tutti il dovere civile di abrogare".


(fonte: Repubblica)

mercoledì 22 giugno 2011

Gli stiamo a spaccà il culo.

Dalle carte del procedimento P4 emerge anche una indagine del pm di Napoli Catello Maresca, nella quale “ i rapporti tra il Bisignani e Mauro Masi sono stati già stati evidenziati”.
Da incorniciare l’intercettazione del 14 gennaio in cui Masi è trionfante convinto di essere riuscito a fare fuori Santoro. A rileggerla oggi è un pezzo di commedia all’italiana pura. Ecco il testo:


Masi: No. Ma che. sta in fuga. I miei brindano. Cioè. Questo non va dalgiudice, va all'arbitrato. Abbiamo vinto è morto.


Bisignani: L'arbitrato come ...
Masi: ma li . Ma tu scherzi. Per tutta la vita vuol'andà dal giudice. Dal giudice. L'arbitrato. Perché significa che gli hanno detto che dai giudici prende le botte. Santoro è in fuga. Il mio avvocaio Roberto Pesce sta brindando.
Bisignani: Poi ‘sta cosa della raccolta di firme?
Masi: Ah .. è l’ennesima volta che l'ha fatto. L'ha fatta sul ponte del Benega (sembra dire). Sono ‘na pippa. Le pippe di Sanloro ... E' ‘na stronzata. La verità vera è che in fuga. Santoro è in fuga. Come lo sborrone, vo-leva rompere il culo a tutti, va all'arbitrato. A parte il fatto che posso decidere io domani mattina, ....vab-buò, Santoro in fuga. Se ti da qualche segnale ..
Bisignani: Ok.
Masi: Ma vedrai che Santoro In fuga, questo è. Per la prima volta .. Gigi. Grande figura. dai retta a Mauro.
Bisignani: Ma che ... Ma scherzi.
Masi: Gli stiamo a spaccà il culo.
Bisignani: Eh ..
Masi: so’ arrapato come una bestia.

Tre mesi dopo Mauro Masi lascerà la Rai per andare a dirigere la Consap.


(fonte: Il Fatto Quotidiano)