DEBITO PUBBLICO

RAPPORTO DEBITO/PIL

martedì 10 aprile 2012

Fine di un troglodita


Finalmente esce di scena, travolto dagli scandali, uno dei tribuni del popolo più rozzi e imbarazzanti che abbia mai avuto il nostro paese, che pure ci ha fatto ripetutamente vergognare per la levatura personale, morale e politica della sua classe dirigente.

Umberto Bossi ha incarnato per venticinque anni l’anima più rudimentale, ignorante e becera dell’italiano medio. E la Lega Nord ha rappresentato gli interessi più provinciali, conservatori e qualunquisti di una piccola (anzi, piccolissima) borghesia, degnamente rappresentata dal suo indegno leader.
Quello che molti indicavano come un “politico finissimo” era ed è, in realtà, soltanto una persona sgradevole e volgare, i cui unici argomenti dialettici non andavano oltre il dito medio continuamente alzato verso l’interlocutore, e il vaffanculo continuamente biascicato come un mantra.
Il cosidetto “programma politico” della Lega, d’altronde, era all’altezza di questa bassezza, e si limitava al protezionismo nei confronti dei piccoli commercianti e dei piccoli coltivatori e allevatori diretti, condito da anacronistici proclami per la secessione e l’indipendenza di una fantomatica Padania.
Le patetiche cerimonie a Pontida, e le ridicole simbologie solari o guerriere, rimarranno nella storia del kitsch, a perenne ricordo delle camicie verdi: versione di fine secolo delle camicie nere o brune della prima metà del Novecento, e ad esse accomunate dall’ottuso odio razziale e xenofobo.
Che un movimento e un leader di tal fatta abbiano potuto raccogliere i consensi di una parte consistente della popolazione del Nord Italia, era ed è un’ironica smentita della sua supposta superiorità nei confronti di “Roma ladrona” e del “Sud retrogrado”, oltre che una testimonianza significativa del suo imbarbarimento.
Come se non gli fossero bastati luogotenenti quali Borghezio, Calderoli o Castelli, negli ultimi tempi Bossi aveva lanciato e imposto in politica il proprio figlio degenere. E’ un degno contrappasso, il fatto che proprio le malefatte del rampollo abbiano contribuito alla caduta del genitore. E, speriamo, anche del suo movimento.
Padre e figlio possono ringraziare la fortuna che li ha fatti nascere in Italia, e non in Iraq o in Libia, anche se entrambi hanno contribuito a far regredire il nostro paese al livello di quelli. Non li vedremo dunque trascinati nella polvere, e giustiziati sommariamente: ci acconteremo, o accontenteremmo, di vederli sparire con ignominia dalla politica e dalle nostre vite. Anche se le grida di “tieni duro” da parte dei loro sostenitori ci fanno temere parecchio al riguardo.

(fonte: Odifreddi

Modena, la Fornero chiude il sito sul lavoro. Web in rivolta: “Dalle lacrime alla censura”


Questa volta Anonymous non c’entra nulla. La censura e cancellazione di un sito web arrivano direttamente dai più solerti funzionari della segreteria del Ministero del Lavoro che, in data 5 aprile 2012, su richiesta del ministro Elsa Fornero hanno chiuso il sito internet del Dipartimento del Lavoro di Modena. Causa scatenante: sul sito incriminato le informazioni messe in rete non rappresenterebbero “in modo uniforme” i provvedimenti ministeriali. Tanto che da oggi con l’apparizione di una scarna home page il sito www.dplmodena.it avvisa gli utenti che “il segretario generale del ministero del lavoro e delle politiche sociali (…) ha provveduto alla chiusura della pagina. --- 
La Direzione Territoriale del Lavoro di Modena, che ancora viene chiamata con l’acronimo Dpl, è una delle 74 direzioni territoriali presenti su tutto il territorio italiano (ad esclusione di Trentino Alto Adige e Sicilia), sorta di articolazione periferica, generalmente con competenza in ambito provinciale, del Ministero del Lavoro. In Emilia Romagna le Dtl sono otto (Forlì, Ravenna, Ferrara, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Rimini) e sono sottoposte alla Direzione regionale del lavoro dell’Emilia Romagna che ha sede in viale Masini a Bologna: luogo inaccessibile nei giorni di ferie pasquali, e irraggiungibile per qualsivoglia spiegazione ufficiale sulla censura calata dall’alto sui colleghi modenesi. --- 
Un provvedimento che lascia attonito il mondo sindacale e politico, nonché il popolo della rete che, proprio su un sito web come quello oscurato aveva contribuito a creare un traffico impressionante di contatti per richiesta di informazioni in un ambito come quello del diritto del lavoro che sta diventando sempre più un groviglio inestricabile in continua evoluzione. Dal 19 febbraio 2001, infatti, il portale costituiva un utile strumento di informazioni per coloro che lo visitavano, qualcosa come 18 milioni di persone durante gli undici anni di attività. --- 
“Per convincersene”, ha scritto Guido Scorza sul blog del fattoquotidiano.it, è sufficiente visitare alcune delle pagine del sito ancora accessibili nonostante la censura ministeriale: notizie relative ai diritti dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione, informazioni e commenti relativi alla riforma del sistema pensionistico, pagine dedicate alle opportunità di lavoro per gli extra-comunitari o al rinnovo del permesso di soggiorno, solo per fare qualche esempio”. --- 
Fulmine a ciel sereno la nota più che perentoria del Ministero: “Al fine di garantire una rappresentazione uniforme delle informazioni istituzionali e con riferimento agli obblighi di trasparenza ed ai profili di comunicazione e pubblicazione delle informazioni di interesse collettivo anche per quanto attiene agli uffici territoriali, si chiede di provvedere alla immediata chiusura del sito dplmodena.it”. --- 
L’accusa non tanto celata parrebbe quella di una sorta di travisamento o di elaborazione differente dei dati provenienti dal ministero. Una reinterpretazione soggettiva dei dati ministeriali da parte di chi gestisce il sito che agli occhi dei funzionari di via Vittorio Veneto deve essere risultata talmente lontana dalla realtà dei paragrafi governativi tale per cui se ne è dovuta ordinare la cancellazione come in quei paesi modello Cina e Birmania in cui vige la censura web dello stato. --- 
Su quale sia l’evento scatenante che ha portato all’oscuramento del sito, dal ministero ancora bocche cucite. Ma come era prevedibile, le reazioni di stupore e sdegno per la drastica decisione del dicastero retto dal Elsa Fornero non si sono fatte attendere. --- 
Dal mondo sindacale Cisl e Cgil si ritrovano compatte nello stigmatizzare l’accaduto. “Incomprensibile”, afferma Pasquale Coscia, della segreteria provinciale della Cisl, “Non si capiscono le ragioni di questo gesto. In attesa di spiegazioni il Ministero colmi subito il vuoto informativo che si apre da oggi e diventi esso stesso un autorevole ed esauriente punto di riferimento per gli addetti ai lavori”. “L’improvvisa chiusura del sito la riteniamo grave e ingiustificata“, scrive in una nota la segreteria Cgil di Modena, “il portale oltre a rappresentare per diversi anni un importante ed autorevole punto di riferimento ha ospitato in diverse occasioni pareri di autorevolissimi esperti di materie giuslavoristiche. Auspichiamo un immediato ripensamento da parte del Ministero del Lavoro per quella che consideriamo una decisione miope ed immotivata” --- 
Anche l’assessore provinciale al lavoro della provincia di Modena, Francesco Ori, si dice stupito: “Il servizio rappresentava la dimostrazione pratica della capacità di un ufficio periferico dello Stato di rapportarsi in modo positivo con le diverse figure che operano nel mercato del lavoro, compresa la Provincia. Invierò una lettera da parte del servizio Lavoro della Provincia di Modena al segretario generale del ministero del Lavoro per chiedere il ripristino del sito”. --- 
“Il sito internet della Direzione territoriale del Lavoro di Modena era un bell’esempio di proficua collaborazione tra istituzioni pubbliche e soggetti privati: averlo chiuso è un errore”, scrive il responsabile sindacale di Confcooperative Modena, Alessandro Monzani, in una mail inviata stamattina al ministro del Welfare Elsa Fornero per chiederle di revocare la decisione di chiudere il sito. “In questi anni il sito si è dimostrato chiaro ed equilibrato. Ci auguriamo che il Ministero riapra subito questo indispensabile canale informativo tra istituzione e parti sociali”. --- 
“Oltre a togliere i diritti dei lavoratori il governo vuole anche eliminare di imperio le fonti di conoscenza? – scrive Patrizia Bugnano, capogruppo dell’Italia dei valori in commissione attività produttive al Senato – Se Monti e Fornero credono di poter imporre il pensiero unico si sbagliano di grosso”. --- 
“Censura” e “berlusconismo”, invece, sono gli hashtag più digitati su Twitter accanto al nomedel ministro Fornero dallo scatenato popolo del web che non ha digerito la censura. Molti sostengono che una rimozione dei contenuti irregolari, qualora ce ne fossero, o un parziale blocco delle pagine, ove necessario, sarebbe stato anche accettabile: “Quello che non si comprende – si legge in un tweet – è come sia possibile trovare tracce del sistema adottato dall‘ultimo governo Berlusconi anche in questa nuova classe di professori, che 100 ne promettono e poi non ne attuano nemmeno una”. --- 
E in attesa delle spiegazioni dettagliate del ministro Fornero è già partita una raccolta firme sul web per ottenere l’immediata riapertura della pagina internet. E come scrive, con un certo sconcerto, una delle tanti voci di internauti “arrabbiati” rispetto al comportamento della titolare del dicastero del lavoro: ”Fornero: dalle lacrime alle forbici, dalle forbici alla gomma”.

(fonte: Il Fatto Quotidiano)

venerdì 6 aprile 2012

Forlì, 85enne tenta il suicidio per paura di perdere la casa



L'abitazione è stata messa all'asta in tribunale per problemi finanziari. Le condizioni della donna, estratta dal pozzo nel quale si era gettata, sono in miglioramento. Sono diciassette le persone che in Italia da inizio 2012 hanno tentato il suicidio per problemi legati alla crisi economica 

Le avevano messo all’asta la casa per risolvere dei problemi economici. Per questo motivo, ieri mattina a Forlì, un’anziana di 85 anni ha tentato il suicidio gettandosi in un pozzo. Lì sarebbe rimasta, nel cortile della sua abitazione in via Don Servadei all’estremo nord della periferia cittadina, per circa un’ora, fino a quando è stata salvata dagli uomini dei vigili del fuoco. 

La donna vive sola. A dare l’allarme è stata la sorella, che era andata a trovarla e si è insospettita non vedendola in casa. Precipitata per quasi tre metri, l’anziana era già in stato di ipotermia e non avrebbe potuto resistere a lungo. L’operazione di recupero è stata effettuata dagli uomini della squadra alpino-fluviale dei vigili del fuoco, che sono intervenuti in tempi rapidi.

La donna è stata estratta dal pozzo cosciente e portata all’ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì. Il giorno dopo le sue condizioni sono in netto miglioramento, ma data l’età i medici non si sbilanciano sulla prognosi. Il suicidio sarebbe dovuto, secondo le prime fonti investigative, alla disperazione della donna di perdere la casa, messa all’asta in tribunale per problemi economici. 

Il volo di quattro metri, però è finito nell’acqua gelida e l’istinto di sopravvivenza avrebbe comunque spinto l’anziana signora ad aggrapparsi ad un tubo della pompa che aspira l’acqua e salvarsi. Sono sedici, e con il gesto a Forlì di ieri diciassette, le persone che in Italia da gennaio ad oggi hanno tentato il suicidio per motivi legati alla crisi economica. Solo pochi giorni fa, a Bologna, il tragico tentativo di suicidio di un artigiano davanti all’Agenzia delle Entrate. 

giovedì 5 aprile 2012

Va pensiero...

Scandalo Lega


Cronista si occupa di mafia in Calabria, la sua macchina viene fatta saltare in aria


Vittima dell'attentato, i cui esecutori restano ignoti, è il cronista di Calabria Ora Ilario Filippone. Da anni si occupa prevalentemente di cronaca nera e giudiziaria. Segue i processi contro lo cosche della Locride Ancora giornalisti nel mirino. Ancora in Calabria a testimonianza del fatto che non è semplice fare informazione in una terra in cui la legge dello Stato spesso deve convivere con la prepotenza della ‘ndrangheta. Prepotenza che, in provincia di Reggio, è sinonimo di violenza. Da ieri notte lo sa bene anche Ilario Filippone, il giornalista di Calabria Ora che, a Locri, ha visto saltare in aria la sua auto, una Renault Modus appena acquistata. Ignoti hanno piazzato, sotto la macchina un ordigno, probabilmente collegato a liquido infiammabile. Lello, così lo chiamano i colleghi, si occupa prevalentemente di cronaca nera e giudiziaria. Segue i processi contro lo cosche della Locride e questo, spesso, lo porta a scrivere dei mafiosi della sua zona. A volte della sua stessa cittadina. Oltre a distruggere la sua auto, i delinquenti hanno anche rotto la cassetta della posta dell’abitazione in cui vive il giornalista. A sentire il boato provocato dall’ordigno e ad accorgersi delle fiamme sono state la madre e la sorella di Lello. Avvertiti immediatamente i carabinieri e i vigili del fuoco, gli inquirenti hanno iniziato le indagini sequestrando i filmati ripresi da una telecamera di sicurezza posta in un distributore di carburante nelle vicinanze del luogo dell’attentato. 

 (fonte: Il Fatto Quotidiano)

Riccardo Bossi: ‘Mai preso soldi da Belsito’


“Io personalmente di soldi dal Belsito non ne ho mai ricevuti, mi occupo di altre questioni, sono impegnato solo nello sport e sono fuori da tutte le cose del partito. Comunque ha fatto bene a dimettersi». Queste sono le parole rese da Riccardo Bossi, primogenito del senatùr, ai microfoni de “La Zanzara”, su radio 24. “Rimango dispiaciuto per questo episodio, perché fa male al partito e a tutti quanti. Mio padre – continua Riccardo Bossi – è una persona pulita, totalmente estraneo a queste storie, ci metto la mano sul fuoco e non solo la mano. È una persona per bene che ha dedicato la sua vita interamente alla politica. Se poi persone intorno a lui si sono comportate male non lo so. Complotto della magistratura? Sì, quello sì. È evidente l’attacco dei giudici nei confronti della Lega, l’unico movimento che è fuori dal potere e all’opposizione. La Lega non piace all’Europa e al pensiero politico europeo”.