DEBITO PUBBLICO

RAPPORTO DEBITO/PIL

venerdì 15 luglio 2011

Caro ministro agricolo, bello come un porcellino


Lidia Ravera

ROSEO, PINGUE, soddisfatto del truogolo in cui si nutre, Saverio Romano, fisicamente, ha qualcosa di Jimmy, il più piccolo dei tre porcellini. Il musetto? Il codino? Quegli occhietti piccini e furbissimi? Di tutti i “salvatori della patria” che, il 14 dicembre scorso, allungarono, con il loro voto, la vita di un governo morente, è quello che ha ottenuto la medaglia più sostanziosa, un ministero, mica bruscolini. Sulla sua competenza in materia di agricoltura nessuno si interroga, le cariche, nel nostro Paese, sono moneta sonante non incarichi, ma premi a carriere il più possibile politicamente scorrette. Non investiture del migliore ma lauree del disonore: più hai trafficato e più ci piaci. Più sei legato con un potere occulto (criminale o massonico non importa, c’è libertà di scelta, vedi un po’ tu), più ci sei caro, utile, essenziale. Porti in dote un bel corredo di voti, quelli del bacino mafioso sono fra i più sicuri, più dei Bot, più dei Cct.
Sai ricattare, d’accordo, e questo non sta bene, ma sei anche ricattabile e allora, okay, sei dei nostri. E se adesso devi andare un pochino in galera, tranquillo. Ti tireremo fuori, riavrai tutti gli onori… ci pensano Tommy e Timmy. Vai che non sei solo, piccolo Jimmy!

(fonte: Il Fatto Quotidiano)

lunedì 11 luglio 2011

L'inquinamento costa 10 miliardi e 8.200 morti. Ambiente urbano. Servono interventi radicali, ma giustificati dagli enormi costi sociali del fenomeno.

di Marco Percoco, assistant professor al Dipartimento di analisi istituzionale e management pubblico alla Bocconi


La World health organization ci ha ricordato, se mai ve ne fosse bisogno, che la qualità dell’ambiente urbano in Italia è scadente. Delle quattro città più inquinate d’Europa, tre sono italiane. La maglia di più inquinata del Vecchio Continente va a Plovdiv in Bulgaria, seguita da Torino, Brescia e Milano. Quest’ultima è nel gruppetto di testa, nonostante decenni di interventi di lotta allo smog più o meno efficaci.

Le città hanno conosciuto e mostrato un interesse nei confronti del problema inquinamento altalenante e non sempre sostenuto da una visione di lungo periodo. Ultimamente, sembra aver prevalso la rassegnazione sia dal lato dei cittadini sia da quello degli amministratori locali, come se la famigerata concentrazione di PM10 e di NOx fosse un inevitabile prodotto dello sviluppo economico. Ma la Who ha stimato in 8.200 i decessi attribuibili all’inquinamento nelle 13 città italiane più grandi; ben 2.000 di queste morti avvengono a Milano. Tutto ciò ha un costo per la collettività, un costo invero significativo in questo caso. Se si considera che la stima del valore sociale di una vita umana è di circa 1,2 milioni di euro, si ottiene che il costo sociale dell’inquinamento è di quasi 10 miliardi di euro, di cui 2,4 per la sola Milano.
Sebbene questa cifra possa sembrare enorme, va detto che essa rappresenta una stima per difetto sia perché lo studio fornisce dati anche sulle malattie indotte dallo smog e non necessariamente mortali (si pensi all’asma), non ricomprese nel costo sociale, sia perché l’analisi della Who considera solo il territorio comunale e non quello metropolitano.

Le città italiane hanno fatto qualcosa negli ultimi anni per far fronte all’inquinamento, ma hanno fatto poco e male. Gli interventi di regolazione del traffico (che contribuisce per oltre il 50% alla produzione di PM10) a mezzo di zone a traffico limitato, targhe alterne, domeniche a piedi, si sono rivelati generalmente inefficaci.
Milano ha adottato, al pari di altre città europee, una tassa per le automobili che entrano nel centro della città, il cosiddetto Ecopass. Tale intervento ha abbassato il livello medio di concentrazione di polveri sottili del 17-18%, con evidenti e significative ricadute per la salute pubblica. Studi recenti dimostrano che l’applicazione dell’Ecopass ha prodotto una variazione positiva del benessere sociale, in alcuni casi addirittura superiore a quella generata dalla tassa sulla congestione londinese.
Ma è necessario fare di più a Milano come nelle altre città italiane. L’introduzione di una tassa sull’inquinamento può apportare significativi guadagni per la collettività purché applicata in maniera estensiva. Inoltre, incentivi all’acquisto di mezzi ecologici (o disincentivi all’acquisto di auto più inquinanti come i suv, così come paventato dal recente decreto sul federalismo fiscale) potrebbero garantire sicuri benefici sociali, sebbene solo nel lungo periodo.

Infine, il consumo di suolo nelle aree periurbane va limitato. La dispersione urbana produce un incremento dei chilometri percorsi dalle persone che si spostano dalle periferie verso il centro, con un conseguente deterioramento dell’ambiente. Una città metropolitana più compatta garantirebbe, invece, una migliore gestione della mobilità e un minor ricorso all’automobile e, di conseguenza, un minore inquinamento.
Questi interventi sono necessari, anche se sembrano estremamente costosi, ma forse un problema da circa 10 miliardi di euro all’anno vale un’attenzione e un attivismo superiori a quelli attuali.

(fonte: SDA Bocconi)

giovedì 7 luglio 2011

Hanno la faccia come il...


Dall’inizio del 2011 alla fine del 2014 le province ci costeranno 48 miliardi: uno in più del valore della supermanovra appena varata da Tremonti per i prossimi quattro anni. Quella che prevede tra l’altro il taglio delle pensioni, il ticket sui farmaci, meno soldi per il welfare agli enti locali.
Con i voti contrari del Pdl e la decisiva astensione del Pd, la Camera oggi ha detto «no» alla proposta di legge sulla loro soppressione presentata dall’Idv.
Alla vigilia delle elezioni del 2008 giurarono sulla cancellazione sia Berlusconi (”Le province dobbiamo abolirle”) sia l’allora segretario del Pd Walter Veltroni (”Serve l’abolizione delle province”).
Credo che non ci sia bisogno di aggiungere altro, vi pare?


(fonte: Alessandro Giglioli)

Lettera a D'Alema


On. pres. Massimo D’Alema,

sarà un caso, ma è dai tempi di Mani Pulite che, ogni volta che scoppia uno scandalo, salta fuori il Suo nome o quello di un Suo amico. La prima è nel ‘93, con la tangente Fiat al Suo luogotenente veneto De Piccoli. Nel ‘94 tocca a Lei per il finanziamento illecito di 20 milioni (anni ‘80) dall’imprenditore malavitoso Cavallari. Nel 2004 Calisto Tanzi racconta ai pm di aver finanziato anche Lei e la Sua fondazione Italianieuropei, tramite gli elemosinieri Parmalat, Romano Bernardoni e Sergio Piccini: “Bernardoni s’è occupato della sponsorizzazione della fondazione Italianieuropei che non ho seguito direttamente.

D’Alema attraverso Minniti è stato invece finanziato da Piccini”. Lei nega i finanziamenti, ma ammette la sponsorizzazione, il cui interesse per Parmalat sfugge ai più: “La Solaris Srl, editrice del bimestrale I t a l i a n i e u ro p e i , ha stipulato contratti annuali di
acquisto di pagine pubblicitarie sulla rivista col gruppo Parmalat. Contratti da lire 50 milioni per il 2002, euro 25.822 per il 2003 e euro 26 mila per il 2004. La società ha percepito solo l’importo relativo al 2002”. Però, curiosamente, non ha querelato Tanzi per calunnia. Nel 2006 escono le Sue esultanti telefonate a Consorte, poi arrestato per la scalata illegale a Bnl e Lei si trincera dietro l’i m mu n i t à europea. Nel 2009-2010 i Suoi fedelissimi in Puglia, Frisullo e Tedesco, finirono l’uno in carcere e l’altro in Senato giusto in tempo per sfuggire alla galera.

Negli ultimi 15 giorni, un arresto via l’altro: Vincenzo Morichini, ex amministratore Ina-Assitalia, Suo sociodi barca e responsabile della raccolta fondi di Italianieuropei, arrestato per una tangente di 40 mila euro da Riccardo Paganelli per favorire la sua Rotkopf Aviation ad aggiudicarsi i collegamenti aerei per l’Elba; Franco Pronzato, ex consigliere di Bersani, cda Enac e responsabile Trasporti Pd (plateale conflitto d’interessi), arrestato per aver ricevuto da Paganelli metà della tangente (20 mila euro) per agevolare Rotkopf; Paganelli arrestato per mazzette in cambio di favori da Enac, dice di aver finanziato con 30mila euro Italianeuropei e di averle prestato il suo aereo per cinque voli del valore di 6 mila euro l’uno; Pio Piccini, fratello dell’elemosiniere di Tanzi e amministratore di Omega, arrestato per bancarotta fraudolenta, confessa di aver pagato Morichini perché gli facesse ottenere da Finmeccanica l’appalto delle intercettazioni e di aver finanziato pure lui Italianieuropei con30 mila euro. Un mese fa il Fatto ha chiesto alla Sua fondazione l’elenco dei finanziatori. Nessuna risposta. Ora, con l’aggravar si del caso, ci permettiamo d’insistere e La invitiamo in
redazione per un’intervista che soddisfi alcune nostre curiosità, condivise – ne siamo certi – da molti Suoi elettori.

1) Come ha potuto la Sua fondazione accettare contributi da un personaggio chiacchierato come
Piccini, poi arrestato per bancarotta dopo aver gettato sul lastrico 6 mila lavoratori di Omega?
2) Piccini e Paganelli dicono di aver finanziato Italianieuropei per essere favoriti in gare e appalti: non crede di dover restituire i contributi prima che L'accusino di far politica con soldi sporchi?
3) Francesco Cossiga, dopo aver volato gratis con Parmatour, restituì a Parmalat l’importo dei viaggi: non dovrebbe farlo anche Lei con i 30 mila euro dei passaggi aerei da Paganelli e Morichini?
4) Lo sa che, mentre Lei vola sul bimotore di Paganelli, gli elbani continuano a viaggiare in traghetto perché i maneggi sull’appalto Enac hanno bloccato la linea aerea Firenze-Pisa-Elba?
5) Posto che i parlamentari devono dichiarare le loro fonti di finanziamento; che Lei svolge la Sua attività politica tramite la fondazione Italianieuropei; che le indagini ne hanno svelato tre finanziatori – Ta n z i ,Piccini e Paganelli – tutti finiti in galera; non è il caso di rendere pubblica la lista completa, nella speranzache comprenda anche qualche incensurato?

In attesa di un Suo cortese riscontro, porgiamo
distinti saluti.

Marco Travaglio

(fonte: Il Fatto Quotidiano)

martedì 5 luglio 2011

Berlusconi e i cortigiani reggi-pitale


La decisione di inserire nella legge finanziaria una norma per evitare alla Fininvest e al suo padrone di pagare alla Cir di Carlo De Benedetti il risarcimento per i giudici comprati durante il caso Mondadori, e il conseguente scippo della casa editrice, rappresenta una soglia di non ritorno. Non per Silvio Berlusconi, che quella soglia l’ha già superata da un pezzo, ma per tutta la sua maggioranza e per i suoi (ultimi) supporter.

Dalla difesa della libertà del premier (dai processi e dalle sentenze) si passa a quella apertamente dichiarata dei suoi soldi. Sapendo oltretutto benissimo che un’eventuale condanna civile in secondo grado di Fininvest, anche eguale a quella inflitta in primo grado (750 milioni di euro), non ridurrà Berlusconi sul lastrico, ma lo renderà appena un po’ meno ricco.

Che Berlusconi lo faccia non stupisce. Il vecchio leader del Pdl sente di essere al tramonto. Al di là delle dichiarazioni di facciata, teme che questa sia la sua ultima legislatura da presidente del Consiglio. E allora tenta di arraffare tutto quello che c’è ancora da arraffare. In fondo tiene famiglia pure lui.

Più interessante è invece riflettere sulla stupidità del resto della Corte. Cercare d’introdurre, a quattro giorni dal verdetto d’appello sul lodo Mondadori, una norma del genere, è una follia per chi tra i cortigiani pensa di continuare a fare politica anche nei prossimi anni. La manovra impone sacrifici a milioni di cittadini. Gli elettori del Pdl, e sopratutto quelli della Lega, hanno già preso malissimo la scelta di rinviare al 2013 i tagli ai costi della Casta. E ora si trovano di fronte a un decreto legge che punta a far pagare tutti meno uno: il loro leader.

Certo, nelle prossime ore, assisteremo al consueto fuoco di sbarramento teso a spiegare che qui chi doveva incassare non era l’erario, ma l’odiato Carlo De Benedetti. Altre voci faranno poi notare che la legge vale per tutti quelli che hanno in ballo risarcimenti civili superiori ai 20 milioni di euro (cioè pochissime aziende ndr). Qualche buontempone, infine, dirà che la norma non cancella i pagamenti, ma si limita a congelarli sino alla cassazione.

Resta però un fatto: centinaia di migliaia di cittadini, anzi milioni, sanno benissimo per diretta esperienza personale che nelle cause civili, fino ad ora, prima si versava il dovuto e poi si sperava nel ricorso. In questo clima, insomma, prenderli per fessi sui soldi (magari a colpi di televisioni e di tg) non è esattamente quella che si definisce una grande idea.

Se fino a due anni fa, quando votava le leggi pro Berlusconi, il centrodestra poteva sostenere che il premier aveva dietro di sé la maggioranza del paese, oggi a quella favola non crede più nessuno.Per tutti, finalmente, la questione Berlusconi diventa quello che era sempre stata e che in molti facevano però finta di non vedere: una semplice questione d’interessi personali e soldi.

Una faccenda esclusiva di un uomo anziano che non riesce più a evitare di farla fuori dal vaso. Di un ricco signore che, giorno dopo giorno, rischia sempre più di vedere discostarsi di un passo coloro i quali gli reggono ancora il pitale. Di un politico dal futuro sempre più breve, ormai disposto a combattere solo per sé e per la sua roba.

lunedì 4 luglio 2011

LA STRUTTURA DELTA IN RAI. Idv: "Una class action contro la Rai". Dalla "squadra" danni per i cittadini


Le telefonate intercettate nel 2005, nell'ambito dell'inchiesta Hdc. Da Deborah Bergamini a Pionati a Del Noce, tanti si attivano per addolcire a Berlusconi il boccono amaro delle Regionali, ma anche per discutere con la supposta "concorrenza" i palinsesti più favorevoli al "Biscione". Fino alla costituzione di una "task force" per controllare e disinformare. Un gruppo che funziona ancora...

La struttura Delta non operava negli interessi dei veri proprietari della Rai, ovvero i cittadini che pagano il canone. L'Italia dei valori annuncia un'azione legale contro i "dirigenti infedeli" che hanno messo in discussione la libertà di informazione. E il partito di Di Pietro chiede al Dg Lorenza Lei di prendere una posizioneROMA - Una class action contro la Struttura delta della Rai. Secondo l'Idv, i dirigenti della televisione pubblica che lavoravano negli interessi di Berlusconi devono pagare i danni. Da quanto emerge dalle intercettazioni del 2005, raccolte nell'ambito dell'inchiesta Hdc, infatti, a Viale Mazzini c'era una squadra che lavorava per non scontentare il Cavaliere. 'La struttura Delta', questo il nome del nucleo operativo composto da manager Rai e Mediaset, lavorava per favorire il Capo, per fare in modo che l'informazione fosse al suo servizio, organizzava i palinsesti perché il Biscione non perdesse share.


Deborah Bergamini, Fabrizio del Noce, Clemente Mimun, Gianfranco Comanducci e Alessio Gorla, però, dice adesso l'Italia dei valori, hanno ingannato i veri proprietari della Rai, ovvero i cittadini che pagano il canone. Il partito di Di Pietro annuncia: "Agiremo per vie legali - si legge in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando - e promuoveremo una class action per risarcire la Rai da coloro che hanno tradito il ruolo del servizio pubblico e hanno distrutto la libertà d'informazione". I dirigenti infedeli, continua la nota, che hanno lavorato per Mediaset e per Berlusconi devono pagare in prima persona per il danno che hanno procurato ai cittadini.


"Lorenza Lei - prosegue - dica da che parte sta, non ha più alibi, deve dimostrare di non aver nulla a che fare con questa struttura parallela lobbista e piduista, prendendo provvedimenti nei riguardi di coloro che hanno infangato l'azienda pubblica e che ancora sono al loro posto. Dovrebbe disporre un'indagine interna e cacciare chi rema contro".

Secondo l'Idv le notizie che arrivano dalla Rai confermano che la Struttura delta ancora esiste e lavora per favorire il Premier. "L'eliminazione di programmi di successo e di professionisti dell'informazione - prosegue l'esponente dipietrista - come Maria Luisa Busi, Milena Gabanelli, Michele Santoro, il duo Fazio-Saviano, Serena Dandini e tanti altri, dimostra come la struttura Delta sembra ancora operare in Rai. Il Dg batta un colpo ed esca dal suo imbarazzante silenzio o si renderà complice delle epurazioni e dell'implosione dell'azienda. Si capisce ora perché questo governo e questa maggioranza vogliono abolire le intercettazioni perché vogliono nascondere tutte le nefandezze che commettono".

"L'Italia dei Valori, che non si è mai seduta al tavolo della spartizione delle poltrone del Cda Rai - conclude Orlando - chiede nuovamente a tutte le forze politiche di fare un passo indietro e di promuovere una riforma seria del servizio pubblico radio televisivo per restituirlo ai cittadini. Una riforma da fare contestualmente alla risoluzione del conflitto d'interessi, per evitare che in futuro si nomino altri Cda in applicazione della legge Gasparri, norma che abbiamo tutti il dovere civile di abrogare".


(fonte: Repubblica)