DEBITO PUBBLICO

RAPPORTO DEBITO/PIL

martedì 15 febbraio 2011

“Berlusconi, un incontro che distrugge la vita”


Non è facile incontrare Virginia Sanjust e parlare della sua relazione col presidente del Consiglio. Perché, come spiega lei, sono “ondate di ricordi che riportano a galla un dolore che ha rovinato la vita a me e alla mia famiglia”. L’ex annunciatrice di Rai1, che oggi vive in una comunità a Roma, mi riceve tremante e mi descrive Silvio Berlusconicome un uomo che “non si preoccupa dell’effetto che può avere sulle ragazze che fagocita nel suo mondo”. Anche se, ricorda, “una volta mi disse: ‘Virginia, ho paura di farti del male’…”.

Signora Sanjust, in questi giorni si parla di Sara Tommasi, un’altra giovane legata al premier che sembra molto fragile. Cosa ne pensa?
Io non compro i giornali, mi fanno stare male. Ma oggi, per la prima volta, il mio ex marito mi ha letto al telefono tutti gli sms di Sara.

Come mai?
Secondo lui c’è un’analogia tra i messaggi che io scrivevo a Berlusconi e quelli che manda Sara. Ossessivi e pieni di rabbia.

Si identifica?
Non saprei. Secondo il mio ex marito, Berlusconi riesce a fare impazzire le persone. La verità è che lui ti trascina in un mondo insostenibile.

La Tommasi ha raccontato che le mettevano droghe nei bicchieri per stordirla.
Che bisogno c’è? Quell’ambiente ti massacra, non c’è bisogno di alcuna droga. Se non fosse per lui, forse, io avrei ancora una famiglia, l’affidamento di mio figlio. Pensa che i giudici che me l’hanno tolto non siano stati influenzati da tutto quello che scrivevano i giornali, dal vedermi come l’amante di Berlusconi?

Lei ha frequentato il premier dal 2003 al 2006. Se ne pente?
Sì. Chi mi ridarà l’infanzia di mio figlio, che io non ho vissuto con lui? Questo rapporto è costato anche il lavoro a mio marito, e gli chiedo scusa. Per me era già eccessivo stare in televisione. L’incontro con Berlusconi, con quel potere enorme, è stato una cosa più grande di me.

Che cos’è successo?
A lui, nulla. Sembra che possa accadergli di tutto e lui ne esca comunque illeso. Per me invece è stato come fare il bagno in un fiume di fango.

Come mai?
Perdi il benessere, la dignità. Ero troppo giovane e lui mi ha schiacciata, ingannata. Ma oggi so che la responsabilità è anche mia: quando mi mandò le gardenie per complimentarsi del mio lavoro in tv, non avrei dovuto chiamarlo.


Invece lo fece e lui la invitò a pranzo. Si rendeva conto che avrebbe potuto essere rischioso?
Sì. Ma io venivo dalla campagna, non sono riuscita ad avere padronanza degli eventi.

Era lusingata dalle attenzioni del Cavaliere?
No. Non avevo né arte né parte, avevo solo letto il gobbo in tv: di cosa si complimentava? Lui, che è molto pragmatico, mi chiese: “Dimmi di te, raccontami chi sei”. Così venne fuori che avevo delle difficoltà economiche.

E Berlusconi, anche in questo caso, la aiutò.
No. Finché ho potuto, non ho preso un euro. Poi, quando la nostra storia uscì sui giornali, mi disse che dovevo lasciare il lavoro in Rai: ho cominciato ad accettare i suoi soldi e per un anno ho vissuto in casa sua, a Campo dei Fiori: gli avevo chiesto io di comprarla, so che la usa ancora.

Come si sentiva?
Malissimo, anche perché ho un rapporto difficile con il denaro. Sono molto orgogliosa. Lui pensa di aiutare le persone con i soldi: come mai lo fa solo con le ragazzine?

Secondo lei, Berlusconi è una persona buona o cattiva?
Mio nonno diceva che Berlusconi è una persona brava nel suo lavoro. Questo è tutto. Non ha intenzioni né buone né cattive.

Nel senso che fa quello che vuole senza riflettere?
Lui pensa a tutto, è una persona che controlla perfettamente la sua routine. Ma questo non vuol dire che gli interessi se fa del male a qualcuno. È imprigionato da tutto il potere che ha: può troppo.

Lei ne era innamorata?
Sì, a modo mio. Lo vedevo come un padre, mi proteggeva. E lui da me prendeva energia, entusiasmo. Gli raccontavo cosa diceva di lui la gente al bar.

Berlusconi, davanti a lei, ha mai frequentato altre ragazze?
Una sera mi invitò a cena e c’erano altre donne, bellissime. Mi rimase una sensazione di squallore addosso. Glielo chiesi, lui negò. Fu una delle ultime volte che lo vidi. Poi lo chiamai tante volte, gli mandai molte lettere: non mi ha mai risposto. Allora ho cercato di sopravvivere.

Oltre alle donne, anche i suoi fedelissimi, da Marcello Dell’Utri a Cesare Previti, hanno pagato al posto suo. Perché tutti quelli che gli stanno intorno ne escono così male?
Per preservare quello che ha, Berlusconi deve sacrificare gli altri. E continua a farlo, ne distrugge uno dopo l’altro. Lui è il contrario di Re Mida: tutto quello che tocca diventa cenere.

lunedì 14 febbraio 2011

La Lega (non) ce l'ha più duro


Alle sette di sera in punto l’aula della Camera vota per rispedire al mittente le carte della procura di Milano su Silvio Berlusconi. Il centrodestra recupera un voto e arriva a quota 315 che mancava dalla scorsa estate, dall’espulsione di Gianfranco Fini dal Pdl e dalla nascita di Futuro e libertà. Determinante, al solito, è la Lega di Umberto Bossi che questa sera assomiglia tanto a quei pifferi di montagna che partirono per suonare e finirono suonati.
Le intenzioni del Senatur a inizio giornata erano chiare: “O passa il federalismo o si va al voto”. E per capire gli umori leghisti bastava aprire questa mattina “La Padania”. Titolo: “La grande occasione”. Sommario: “Se deciderà di bocciare il cambiamento, chi rischia davvero la bocciatura è l’attuale classe politica. I padani sicuramente non capirebbero”. Sintassi da pratone di Pontida, ma messaggio esplicito. Ribadito dagli articoli di pagina 2: “Ci fosse un altro stop, la parola al popolo!”, con tanto di esclamativo.
Alle due del pomeriggio, però lo stop arriva davvero, con il pareggio nella Bicameralina che deve dare il via libera al federalismo municipale. E la Lega entra in sofferenza acuta. “Non so che faremo”, ammette il ministro Calderoli. “Non so se andremo a votare”, diventa improvvisamente più prudente di un monsignore di Curia il Bossi tonante. Nel Transatlantico, forse non avvisati dei tormenti del Capo, i peones leghisti si scatenano: “Basta con il Nano che ride, mettiamolo in una teca e ogni tanto portiamo i bambini a fargli visita!”, sbraita un lumbard. “Nelle nostre assemblee finora abbiamo arginato l’incazzatura dei nostri sulle cene di Arcore con la promessa del federalismo. Ma se ci presentiamo con il sacco vuoto ci inseguono”, con il classico forcone, ma troppi forconi ci vorrebbero, in effetti.
Vogliamo tornare a fare politica, reclamano i deputati del Carroccio, anime semplici. Vogliamo tornare a parlare con Fini e perfino con Di Pietro e non diciamo di Casini. E per qualche minuto appare evidente una verità indicibile: che Berlusconi è ormai diventato un tappo anche per la Lega. Che senza di lui tutto sarebbe più facile da ottenere, federalismo e rappresentanza del Nord. E che il muro di Arcore che tiene bloccata la politica e la società italiana vacilla anche dalle parti del Po.
Sì, ma chi la dice questa verità a Silvio? E soprattutto, chi la dice ad Umberto? Così, accanto a questa constatazione,quando l’aula di Montecitorio comincia a votare sul caso Ruby, si fa largo un’altra verità, ancora più amara, e non solo per la Lega. La politica, da sola, non ha in sè le risorse per chiedere a Berlusconi non certo la fuga alla Ben Alì, che non sarebbe degna di un paese democratico, ma neppure un semplice passo indietro in attesa di accertamento della giustizia, che invece sarebbe il costume tipico dei grandi paesi occidentali. Nessuno ha la forza di farlo: non l’opposizione, che questa sera fa il suo onesto lavoro ma che alla fine conta oltre una decina di assenze tra i suoi banchi, non il Pdl, di nuovo schierato in difesa del suo Leader unico, e neppure la Lega.
Nella Palude romana il voto va giù in un’atmosfera rarefatta. Mariarosaria Rossi, la deputata intercettata a discettare del bunga bunga con Emilio Fede, si presenta in veste monacale. Tremonti discute con i siciliani di Saverio Romano. Le ministre strette come scolarette. I deputati del Pd con il fiocco bianco alla giacca in solidarietà con le donne. Rocco Buttiglione che in aula, pensa te, fa l’intervento più sentito della giornata: “Machiavelli, che a differenza di me non era un bigotto, scrisse che il Principe non deve essere ma almeno apparire buono. La politica non coincide con la morale, ma non può neppure essere del tutto separata!”. E il deputato-avvocato del Pdl Maurizio Paniz, cantilena da salmodiante valligiano, fa sua la difesa di B. nella famosa notte in questura: “Egli ha telefonato, sì, è vero, ma nella convinzione, vera o sbagliata, che Kharima fosse parente di un capo di Stato. I rapporti internazionali passano anche da telefonate come queste” (il ridicolo, onorevole Paniz, passa anche da difese come queste). E nella Palude romana affonda anche la Lega. Alle due si becca la bocciatura del federalismo, alle sette è costretta ancora una volta a salvare Berlusconi dai giudici, alle otto porta a casa un decreto forse incostituzionale. Spuntate le minacce di elezioni, rotture, chiarimenti. Umberto e Silvio sono davvero una cosa sola. E sarà politicamente scorretto pensarlo: ma Bossi nella scala delle preoccupazioni del premier conta meno di Nicole Minetti, molto meno.
Si continuerà così, dunque. Alla giornata. Sperando che passi la nuttata.Perché nella Palude non si fa più un passo, né da una parte né dall’altra. Fini continua a presiedere la Camera come se nulla fosse. La Lega resta imbullonata al governo nonostante il pantano. E Berlusconi si barrica a palazzo Chigi come nel bunker di Berlino. Nella Palude c’è una classe dirigente nel suo complesso terrorizzata da ogni scossone e prigioniera delle ossessioni berlusconiane. E in assenza di un intervento della politica toccherà alla magistratura procedere, alla faccia degli allarmi sulle ingerenze delle toghe. “Ma le foto del Bunga Bunga ci sono”?, si informa un notabile del Pdl che ha appena finito di votare in difesa del premier. E’ il nuovo terrore di Arcore. Ed è l’attesa del prossimo terremoto annunciato, con i partiti e i leader piccoli e grandi a fare da spettatori, incapaci di agire. Ma la politica che poteva sciogliere qualche nodo prima del drammatico showdown finale non è capace di farlo. Ha ragione il quotidiano della Lega: i padani non capiscono, non possono capire. E neppure noi.

L'Ottimista e il Pessimista

ottimismo

Il difficile, in questa società, è conservare l'ottimismo di credere possibile una reale alternativa al sistema, pur nella piena consapevolezza della grande corruzione del potere politico-istituzionale. Tale corruzione infatti fa scattare, in molte persone, dei meccanismi per i quali, in un modo o nell'altro, si tende a giustificare il qualunquismo come prassi e il pessimismo come filosofia nei confronti dell'uso del potere in particolare, e della politica in generale. Nel migliore dei casi si assiste a una reazione istintiva, individualistica o estremista.
Il pessimista, che non crede in una modifica sostanziale della realtà, in direzione della qualità della vita, è fondamentalmente un individualista, cioè una persona che vorrebbe cambiare o veder cambiare le cose ma che, nel contempo, ritiene di non avere le forze sufficienti per poterlo fare, né che altri le abbiano. Il pessimista ha fiducia di poter sopravvivere dignitosamente in questo sistema di cose, di cui però scorge, in maniera superficiale, la decadenza, la volgarità. Egli cioè è convinto di poter vincere da solo la sua lotta contro i meccanismi duramente selettivi della società borghese. Il pessimista non crede nella possibilità di un cambiamento perché non crede negli altri e di conseguenza neppure in se stesso e, quel che è peggio, non vuole neppure che gli altri credano in loro stessi. Egli èconservatore per scelta e fa del proprio idealismo o del proprio perfezionismo un alibi per non impegnarsi a livello politico o sociale, o comunque per non impegnarsi a favore della transizione. Il pessimista, se cinico, s'impegna moltissimo sul piano economico, per fare affari; se invece è un moralista o un intellettuale, s'impegna nella dialettica sofistica, nei ragionamenti filosofici, nelle disquisizioni che portano a un vicolo cieco o a giustificare le proprie posizioni, salvo poi, nel peggiore dei casi, lasciarsi andare in una vita dissipata, inconcludente e senza significato. Egli -se onesto- sarebbe anche disposto ad impegnarsi per la transizione sul terreno politico e sociale, ma lo farebbe solo a condizione di poter ottenere tutto e subito. Ben sapendo quanto ciò sia impossibile, ne deduce che l'impegno è inutile, è illusorio. E così la sua tendenza, anche senza volerlo, è sempre quella digiustificare il presente contro il futuro. Siccome però avverte o conosce, in qualche modo, le contraddizioni del presente, tende anche a idealizzare un passato che in realtà non è mai esistito, considerandolo come una sorta di "paradiso perduto". Il suo affronto della realtà è astratto e intellettualistico, da persona isolata, che si concepisce in maniera individualistica, anche se vive in una trama di rapporti sociali. Il suo problema maggiore è che non ha fiducia che le masse possano rendersi consapevoli dei loro bisogni e lottare in direzione del socialismo. Per lui, ad es., il crollo del socialismo di stato va visto come una giustificazione del capitalismo; l'ottimista invece vi deve vedere un progresso verso il socialismo democratico e autogestito. L'ottimista che s'impegna in modo responsabile non condanna la politica in sé, né il potere e tanto meno i singoli rappresentanti dell'uno e dell'altra. Condanna però il sistema che produce una certa politica e un certo uso del potere.
Una lotta politica efficace, oggi, deve saper mettere in discussione tutto. Lo scontro politico diventerà inevitabile se il sistema di potere cercherà d'impedire con l'uso della forza che la consapevolezza della generale corruzione porti a un rivolgimento politico-istituzionale. Molto, ovviamente, dipenderà dall'effettiva consistenza e organizzazione dell'opposizione. Il paradosso comunque resta: gli strumenti coercitivi adottati dal governo possono anche essere usati contro le intenzioni dello stesso governo, cioè per accelerare il momento dell'alternativa. (Enrico Galavotti)

(fonte: EccoCosaVedo)

mercoledì 9 febbraio 2011

“Basta con le marchette nel giro di Marina Berlusconi”


Sara Tommasi, 16 sms al premier: "Crepa con tutte le tue troie". E usa la sua scortaUna sera di settembre, a Roma Sara Tommasi fu accompagnata da due auto blu. I pm della procura di Napoli Marco del Gaudio e Antonello Ardituro lo scoprono intercettando Vincenzo Saiello, detto Bartolo, l’ amico di Fabrizio Corona indagato per favoreggiamento della prostituzione. Bartolo non mostra dubbi: parla di “guardie del corpo di Berlusconi”. È questa l’intercettazione chiave, quella che lega l’inchiesta napoletana – partita su un giro di contraffazione di monete – all’indagine milanese per concussione e prostituzione minorile a carico del premier. A leggere le carte si comprende come si arriva da “Bartolo” a Sara Tommasi (vittima di questo sistema che l’ha stritolata) e da lei a Silvio Berlusconi.

Sara alla madre: “Berlusconi mi perseguita”
Il 19 gennaio del 2011 Sara Tommasi è disperata. Chiama da Milano la mamma e si sfoga:
Sara: S.
Madre: M.
S. sono in taxi ma’! Sto a Milano…sono venuta sopra per non fare un cazzo alla fine! Sono venuta per due appuntamenti, ma poi alla fine non sono serviti a un cazzo…e basta!…Ora sto qua a rompermì i coglioni…con la gente che mi droga a destra e sinistra…guarda una cosa…non so più dove scappare (sembra che stia per piangere) …non dove più dove scappare…guarda (poi piange)…sono perseguitata…da Berlusconi e da tutti…non so dove mettere le mani…(continua a piangere)!
M. si…e allora perché non vieni a casa come hai fatto l’altra volta? Che sarebbe l’unica soluzione, è inutile che piangi…vieni a casa. Sara tu hai bisogno di venire a casa …. hai bisogno della protezione della casa! Quindi è inutile che piangi. ..e vai in giro come una matta. ecco…chiuditi dentro casa che stai tranquilla…e nessuno ti trova…stai bella…a casa”. tranquilla se vai girando …per forza..E con tutti i casini che ci stanno … con Berlusconi che è stato indagato.

“Una persona che non vedo da tempo”
Il 9 settembre Sara Tommasi è in contatto con S.V e A.G. per una serata nella quale, però, i due “avevano omesso alla sobrette che si sarebbe dovuta concludere con una sua prestazione sessuale – scrivono gli investigatori – indotta con il mitaggio di una campagna pubblicitaria”. All’improvviso, però, “il programma sarebbe cambiato – continuano gli investigatori – perché Sara Tommasi annunciò la sua defezione”. “No – dice Sara al telefono – devo vedere una persona che non vedo da un sacco di tempo … che mi ha chiamato adesso. Capito?”.

Gli inquirenti: la persona è il premier
“Ebbene – scrivono sempre gli inquirenti – i fatti avrebbero insinuato che quella “persona” andava identificata nel Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, poiché subito dopo la sua scorta personale fu notata da S.V. e A.G., mentre indugiavano sotto casa della donna con l’intenzione di parlarle per convincerla a mantenere l’impegno”.

“Le guardie del corpo di Berlusconi”
Ed ecco la telefonata dalla quale gli investigatori comprendono che la persona in questione è Berlusconi. Si dicono sconvolti del fatto che a prendere la Tommasi ci sia la scorta del premier (Palazzo Chigi smentisce).
Checco: Guaglio’! Ma mi hai fatto fare una figura di merda!
Bartolo: E no… no! E sono dovuto andare a spiegarglielo da vicino… non so se te l’ha detto, perché non posso parlare … Hai capito?
C: Cioè…incomp. ..
B: No… ti giuro ti giuro… Non ti sto dicendo stronzate, adesso ti passo a Giosuè e te lo dice pure lui, vedi!
C: Guaglio’! In vita mia non mi è mai capitato una cosa del genere!
B: Eh!
Giosue: Mentre stiamo aspettando giù al palazzo… che scende… ci ha mandato un messaggio: “Giosuè, adesso scendo!”…E’ arrivata… due macchine,.. con… con le guardie deI corpo di Berlusconi! Se la sono venuta a prendere a questa e se la sono portata… guarda… è una cosa incredibile!
C: Ho capito!
G: Mannaggia la Madonna! Ma poi è scesa senza bagagli… quindi deve ritornare per forza là! lo adesso sto per il corso Francia… dopo che sono andato a spiegare a Gino quello che era successo no… Eh! lo torno un’altra volta là… perché devo cercare di capire Adesso lei non mi risponde al telefono… Gli ho chiesto scusa… però ha detto… adesso ci organizziamo e la prossima volta la facciamo questa cosa! Checco sono rimasto allibito di quello che ho visto stasera.
C: Eh! Va bene, dai!
G: Aspetta un attimo… ti passo a Bartolo, vedi!
C: Eh!
B: Hai capito questa puttana?
C: Eh!
B: Cioè… quella ci ha fatto andare fino là, no… ad aspettare… sto scendendo… sto scendendo… bello e buono abbiamo visto arrivare queste due macchine… Un Audi A8 ed un’Audi A6…
C: Senza salutare?
B: No… bello e buono non ha risposto più al telefono… poi ha chiamato a Giosuè… è caduta la linea… poi bello e buono… abbiamo visto che lei è scesa ed è salita in questa macchina

“Il Giro squallido di Marina Berlusconi”
Il 18 dicembre Bartolo riceve un sms da Sara che si riferisce a Marina Berlusconi. “Ne te ne lele ne fabzio ne le markette k volevi farmifare ne 1″11 giro squallidio di Marina Berlusconi ke volevate farmi frequentare o dei festini privati”.

“Ora mi paghi lo psicologo”
Ecco invece una serie di sms che Sara Tommasi invia a Silvio Berlusconi dal 26 dicembre 2010 in poi.
“Amore ti ho mandato un pensiero da Licia (Ronzulli, ndr). Spero che tu capisca questa volta”.
“Silvio vergognati! Mi hai fatta ammalare… paga i conti dello psicologo”. “Amore perdonami…. ho visto solo ora la tua chiamata. Ultimamente ho problemi con il telefono”.
Il 15 gennio Sara scrive a Silvio Berlusconi: “Spero k krepi kon le tue Troie”
E nella stessa sera invia un altro sms al premier: “I 10 requisiti per l’ammissione tra le fila dei parlamentarei…tu indagato saresti già fuori. Hai capito?”. E poi ancora: “Stai abusando di potere”

Insulti anche a Paolo Berlusconi
Il 6 gennaio scorso la Tommasi scrive al fratello del premier un sms: “Se io mi devo kurare, tu piantala con la cocaina, cani e mignotte!! E festini sexy non me ne sbatte un cazzo stronzo!!”
A La Russa: “Amorepranziamo insieme?
Il 6 gennaio Sara scrive al ministro della difesa Ignazio La Russa: “Amore auguri!! Domani torno. Pranziamo insieme?”

Profumo di Del Noce sulla mia pelle
Il 24 dicembre 2010 la Tommasi scrive a Fabrizio Del Noce, direttore di Rai Fiction: “Amore ho ankora y parfum on my skin”.
Gli investigatori sintetizano così la telefonata della vigilia di Natale nella quale la subrette chiede un regalino: “Sara dice di essere in partenza per il Marocco, ospite dei reali marocchini amici di Gheddafi. Sara dice a Del Noce che deve capire di che morte deve morire, nel senso lavorativo, ed in particolare quando la farà partecipare alle riprese della serie televisiva “Un posto al sole”. Lui le risponde che ne riparleranno quando torna dal Marocco”.

Raffaella Fico e Berlusconi
Gli investigatori annotano: “Sara prima dice che Raffaella Fico è stata con Berlusconi, poi dice che sta scherzando”.

martedì 8 febbraio 2011

Sara Tommasi accusa Mora: “Drogava le ragazze”


La soubrette 29enne, finita nell'inchiesta su un giro di usura della procura di Napoli, ha partecipato alle feste di Arcore insieme a Ruby.

“Non sai mai cosa ti mette Lele nel bicchiere, dopo ti senti stordita”. Dalle carte di un’inchiesta di Napoli avviata su un giro d’usura e approdata alle notti di Arcore, spuntano le intercettazioni di Sara Tommasi. Ma soprattutto, come rivelano Corriere della Sera e La Stampa, arriva un elemento che conferma l’uso di droghe alle feste organizzate dall’agente oggi indagato per induzione alla prostituzione insieme a Emilio Fede e al consigliere regionale, Nicole Minetti. L’abitudine di sciogliere sostanze nelle bevande era già emersa nell’inchiesta avviata dai magistrati di Bari sul reclutamento di ragazze da parte dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini.

Tommasi, 29enne soubrette sbarcata all’Isola dei famosi con una laurea in Bocconi, non ha mai fatto mistero di aver partecipato alle serate nella residenza di Silvio Berlusconi ma, dice, di essere andata solo “in occasioni ufficiali, dopo incontri o convention del Pdl, con politici e ministri”. Ma è stata ad Arcore anche il 25 aprile scorso insieme a Ruby in occasione della visita di Vladimir Putin. A leggere le intercettazioni, nel Palazzo la giovane Sara ha molte amicizie. A partire dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, e dall’eurodeputata del Pdl, Licia Ronzulli. Ma nel vortice di personaggi che ruotano attorno ad Arcore, è Lele Mora quello che Sara Tommasi conosce maggiormente. E’ stata una delle preferite dall’agente, star della scuderia. “Sappiamo tutti che Lele Mora portava le ragazze a Berlusconi, come si sa che si ricorre alla prostituzione”, ha detto ieri a Un Giorno da Pecora, trasmissione di Radio 2.

Oggi, Corriere della Sera e La Stampa, ricostruiscono i rapporti tra Sara Tommasi e Silvio Berlusconi, la sua presenza ad Arcore e riportano le intercettazioni della procura di Napoli da cui emerge che Lele Mora, già condannato per cessione di cocaina negli anni ottanta, drogava le ragazze. Lo racconta Sara a un amico che la chiama chiedendole cosa fosse accaduto in un locala a Milano Marittima. “In queste occasioni non sai mai cosa ti mette Lele nel bicchiere, ti senti stordita….”, dice la ragazza. Ma le telefonate fotografano chiaramente un giro di legami di Tommasi con politici, dirigenti televisivi, manager, nella ricerca continua di successo e soldi. La 29enne è stata convocata in procura a Napoli per essere interrogata e probabilmente sarà presente anche uno dei magistrati di Milano titolari dell’inchiesta sulle notti del bunga bunga ad Arcore. I pubblici ministeri delle due città si incontreranno a giorni per uno scambio di atti e per la messa a punto di una strategia comune proprio in vista dell’interrogatorio di Sara Tommasi.

La ragazza ha contatti importanti e li usa con disinvoltura. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, Sara Tommasi spediva sms a Silvio Berlusconi e telefona svariate volte a Ignazio La Russa. Ma anche a Paolo Berlusconi e Licia Ronzulli, eurodeputato del Pdl considerata madrina delle serate di Arcore e legata alla consigliera regionale Nicole Minetti che ne avrebbe preso il testimone nell’organizzazione delle feste nella residenza del premier. Ma Tommasi chiede anche aiuto per avere partecipazioni televisive a Fabrizio del Noce e a Massimo Giletti. Esprime più volte la volontà di uscire dal giro delle serate occasionali e si affida a un conoscente, nelle carte indicato come Bartolo, che gli organizza incontri. “Io non voglio più essere nel giro del presidente – si sfoga – voglio muovermi autonomamente”. Bartolo esegue. L’ultimo incontro organizzato per la soubrette risale a pochi giorni fa: in un hotel alla periferia di Napoli con un guadagno per lui di mille euro. Come scrive il Corriere, sono state le intercettazioni a rivelarlo e il riscontro è arrivato dagli accertamenti svolti dalla polizia. Così è scattata per il “mediatore” l’accusa di induzione alla prostituzione. Anche su questo la ragazza dovrà fornire spiegazioni.

Sentita dal Corriere della Sera, Tommasi non ha risposto sulle contestazioni degli inquirenti, si è limitata a definire il mondo in cui cercava la celebrità. “Il modello è quello del faraone con la sua corte. Purtroppo, in questo mondo, ormai si consuma soltanto una piccola, continua guerra di potere: le foto servono a punire o a premiare certe ragazze rispetto ad altre; a ricattare quel politico oggi e quell’altro domani. Le donne dello spettacolo vengono costruire e usate ma si vede che va bene così a tutti”.

Treni radioattivi


Un altro trasporto di pericolosi rifiuti radioattivi italiani è partito l’altra notte dalla stazione di Saluggia vicino Vercelli con carri ferroviari blindati per raggiungere La Hague in Francia, dove esistono impianti di trattamento. Non è il primo e non sarà l’ultimo. Ciò che pare incredibile e che nel nostro Paese quasi nessun organo informativo si sia interessato di questa vicenda che, invece, oltralpe sta scatenando numerose polemiche.

Anche perché – almeno a quanto denunciato dalla rete ambientalista francese «Sortir du nucléaire» e RNA (Rete Nazionale Antinucleare) e dalla rivista Ambiente & Ambienti, a cui si rinvia per approfondimenti – il trasporto è avvenuto nel completo silenzio, senza cioè che fossero stati preparati adeguati piani di sicurezza per i centri toccati dal treno radioattivo. In Italia le città di Grugliasco, Collegno, Alpignano, Avigliana, Condove, Bruzzolo di Susa, Chiomonte e Bardonecchia.

Siamo così piegati nei fatterelli della nostra Italietta da tralasciare temi importanti come il trasporto, il trattamento e lo smaltimento di rifiuti altamente pericolosi.

C’è chi è favorevole e chi contrario al ritorno al nucleare, ma è certo che se da noi questi problemi vengono trattati con tale superficialità non c’è neppure da discutere.

Ambiente & Ambienti aveva già denunciato un altro episodio nel quale era stato trasportato un container di combustibile esaurito altamente radioattivo, italiano, generato dal reattore del Garigliano. E veniva sottolineato come dopo il trattamento negli impianti di La Hague i rifiuti sarebbero tornati in Italia senza che vi fosse alcuna soluzione per accoglierli.

Come denunciato dagli ambientalisti francesi: «Non solo il trattamento presso l’impianto Areva di La Hague non diminuisce la radioattività dei rifiuti ma aumenta il loro volume. Dunque, questo trasporto di rifiuti molto radioattivi è insensato - denunciano gli attivisti francesi – espone a gravi rischi le popolazioni, solo per fare funzionare l’impianto Areva a La Hague»

Chi vuole approfondisca e si faccia una opinione, noi abbiamo solo lanciato il sasso nello stagno.

lunedì 7 febbraio 2011

Nessun dorma, le statue di Roma si indignano



All’alba di stamattina, 150 statue in tutta Roma hanno mostrato la propria indignazione indossando dei cartelli per chiedere al Paese di far vedere che esiste un’Italia diversa. “Nessun dorma, svegliamoci”, “C’è un’Italia che non chiude gi occhi” e poi “Il corpo dell’Italia non è in vendita”, “Pietrificata da questo ciarpame” e ancora, in inglese, “Italy: there’s more than bunga bunga”: sono i messaggi lanciati dal gruppo dei Nessun Dorma, cittadini stanchi di vedere il proprio Paese deriso a livello internazionale e preoccupati per l’immobilità della politica di fronte ai problemi reali. “Dopo le statue – dichiara il gruppo - ora tocca a tutti noi, persone in carne e ossa, alzarci in piedi e riprendere in mano il nostro destino”.

(fonte: IlFattoQuotidiano)

domenica 6 febbraio 2011

Nucleare, serve il parere delle Regioni


ILLEGITTIMO L'ART. 4 DEL DECRETO LEGISLATIVO SUL PIANO NUCLEARE NAZIONALE
Lo stabilisce la Consulta. Esultano gli ambientalisti

La Corte Costituzionale (Ansa) MILANO - Le Regioni devono esprimere il proprio parere - obbligatorio ma non vincolante - prima di ospitare le centrali nucleari sul proprio territorio. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, che ha dichiarato «l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31» (Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi). Il pronunciamento della Consulta era stato richiesto da Toscana, Emilia Romagna e Puglia.
ILLEGITTIMITÀ - La Consulta ravvisa illegittimità «nella parte in cui non prevede che la Regione interessata, anteriormente all'intesa con la Conferenza unificata, esprima il proprio parere in ordine al rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari». In una precedente decisione dello scorso novembre, la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittime le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che vietavano l'installazione sul loro territorio di impianti di produzione di energia nucleare, di fabbricazione di combustibile nucleare e di stoccaggio di rifiuti radioattivi.

COMMENTI - Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico: «È ragionevole che la condivisione dei siti vada fatta anche in sede locale, quindi con la condivisione degli enti locali». «Decisione positiva», dice il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. «Ci troviamo di fronte a un governo che è il più centralista della storia dell'Italia, un governo che sbandiera un federalismo che odora di secessione». «La sentenza è di fatto uno stop all'arroganza del governo», ha dichiarato il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli. «Le centrali potranno essere realizzate solo con il consenso della regione interessata: è una svolta nella battaglia contro la follia nuclearista del governo Berlusconi». «Siamo preoccupati, ma confidiamo anche che rispettando le regole si possa arrivare a un chiarimento su dove devono essere collocate le centrali nucleari», è il commento di Giuliano Zuccoli, presidente di Assoelettrica e del consiglio di gestione di A2A. « Cosa devono aspettarsi gli italiani per il futuro? Probabilmente la militarizzazione delle aree destinate alle centrali», è l'opinione di Felice Belisario, capogruppo Idv al Senato.

AGENZIA NUCLEARE - Intanto il Consiglio dei ministri ha approvato il direttivo dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. «Nei prossimi giorni, insieme al presidente Veronesi, riuniremo per la prima volta il direttivo per concordare i prossimi passaggi, a partire dalla costituzione della struttura operativa e dall'individuazione della sede. Il governo procede nel programma per il ritorno al nucleare, che avverrà nel segno della sicurezza e della tutela dell'ambiente», dicono in una nota congiunta il ministro Romani e quello dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Inoltre il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega all'Energia, Stefano Saglia, annuncia che l'importo delle compensazioni a favore dei Comuni nei territori sedi di centrali nucleari sarà approvato al prossimo Cipe. Saglia ha aggiunto che «il deposito nazionale dei rifiuti nucleari deve essere individuato entro il 2015, anche perché ce lo impone una direttiva europea. L`individuazione del deposito segue un suo iter autonomo, indipendente dalla realizzazione del programma nucleare».

(fonte: Corriere)

venerdì 4 febbraio 2011

Sul web la rabbia leghista. "Ci sentiamo presi in giro"


di MARCO PASQUA

MILANO - Si sentono presi in giro, da Berlusconi, e persino dal loro Senatur. Per questo vogliono subito le elezioni, anche se in tanti tornano a parlare di secessione. Da quella "Roma ladrona" che, oggi, li ha traditi. Il voto della Bicamerale sul federalismo municipale viene vissuto come un affronto dal popolo leghista, che ora riversa la sua rabbia sulle bacheche di Facebook dei consiglieri regionali, europarlamentari e deputati. C'è chi cerca di contenere gli sfoghi, come fa Matteo Salvini, europarlamentare, che prima scrive "Roma, vadaviaiciapp", e poi aggiunge, rivolto alla base: "nervi saldi, tanto alla fine vinciamo noi". In pochi, però, sembrano dargli credito.

"L'unico modo per vincere è andarsene da Roma - gli risponde Gianluca - e batterci per l'indipendenza. Ormai è chiaro che nessuna alleanza con nessun partito itagliota potrà mai darci una briciola. Avremo sempre e solo delusioni e schiaffi da quest'Italia". Adele suggerisce una linea che in tanti dimostrano di condividere: "Lega da sola senza Berlusconi o altre alleanze se no non vinceremo mai". Un auspicio che compare spesso nei commenti dei leghisti, sempre più infuriati col premier: "Noi votiamo Lega e voi calate le braghe davanti al Silvio, uomo senza decenza senza dignità. Non ho votato la Lega tutti questi anni per fargli fare le orge", scrive Amos, mentre Massimo dice: "Ritorniamo sulla strada della secessione, cominciando con un bello
sciopero fiscale". "Siamo alle comiche finali: il 'boss' Berlusconi convoca Bossi mentre quel coso di nome Verdini dichiara che il governo va avanti", è la sintesi di Lorena delle ultime ore sul vertice romano tra i due leader, mentre un altro utente promette: "Se rimanete a Roma perderete anche il mio di voto, che dopo quasi 25 anni di lealtà è molto più grave che perdere la faccia".


Davide Caparini, deputato della Lega, pubblica il link ad un articolo in cui si anticipa il pareggio della Bicamerale. E' l'occasione, per i suoi amici virtuali, per rinfacciare a Berlusconi la vicenda del Rubygate, che, in queste settimane era stata ingoiata in nome della tanto promessa riforma federalista. "Basta abbassare la testa - scrive a Caparini l'utente Lorella - Berlusconi ci ha fottuti tutti con le sue putt... meglio soli che male accompagnati. Ringraziamolo per folleggiare con minorenni, grazie a tutto questo polverone il Federalismo oggi diventerà un miraggio". Per Giancarlo non resta da fare altro che "staccare la spina". Quando ancora non si è votato in Bicamerale, Massimiliano Romeo, consigliere regionale della Lega in Lombardia avvisa: "Federalismo o salta tutto". Lo corregge, alcune ore dopo, un utente: "E' già saltato purtroppo. 15 a 15". Anche Davide Boni, presidente del Consiglio regionale della Lombardia, cerca di far mandar giù l'amara pasticca ai militanti leghisti, promettendo che "la riforma federalista proseguirà".

Operazione che, a giudicare dalle risposte, non gli riesce: "Prima hanno minacciato il ritorno alle urne nel caso in cui non fosse passato il federalismo in commissione bicamerale, e poi si sono rimangiati il tutto. Schiavi di Berlusconi. Ecco quello che sono", attacca Danilo. Nereide si rivolge direttamente a Boni: "Boni siamo tutti un po' stufi di questo tira e molla, e lo si capisce anche da chi ha commentato. Stiamo perdendo credibilità e risulta sempre più difficile per chi sta in mezzo alla gente far capire che stiamo a Roma per il nostro progetto. Io non so se credere che stiamo raccogliendo consensi. Il mio quotidiano mi dice il contrario".

Renato confessa di aver abbandonato il partito di Bossi: "Io ho sempre votato Lega, ma è già da qualche tornata di elezioni che non voto più... inutile, tempo sprecato cari amici, anche i nostri esponenti della Lega stanno troppo bene dove sono". Per cercare di placare gli animi interviene in prima persona Boni, ammettendo di essere "stanco": "Il leader è Bossi, o ci siamo dimenticati che Lui ci ha portato fino a qui, ci dirà il Capo cosa fare. La Lega è Bossi e Bossi è la Lega. Lo so sono stanco anche io... ma aspetto il Capo". Un teorema che, a quanto pare, non serve a richiamare all'ordine i militanti: "Sì, Bossi è arrivato fin qui. Ma da quanti anni? E da quanti anni le promesse rimangono tali?" e ancora "io non ho ne capi e né padroni. E visto che Bossi è il capo, si cominci a rendere conto che gli elettori (operai, agricoltori) sono stanchi delle prese in giro". Anche Fabrizio Cecchetti, consigliere regionale in Lombardia della Lega, cerca di rasserenare gli amici: "Ragazzi calma e sangue freddo. Il pareggio in Bicamerale non implica lo stop o la cancellazione del decreto che potrà essere approvato direttamente dal Parlamento". Ma la rabbia esplode: "Il sangue ribolle! Lo sanno che molti di noi invocano la secessione? Glielo ricordiamo? O gli facciamo una bella sorpresa?", avverte Mauro. "A questo punto ha ancora senso stare a Roma con certi pagliacci italiani? - si chiede Vincenzo - Secondo me è arrivato il momento che tutta la Lega si impegni solo ed esclusivamente delle regioni del Nord, conquistandole (da soli) e facendo le riforme necessarie, a livello regionale. La Lega non può star dietro a certa feccia politica. Padania Libera!".

Emergono anche tanti dubbi sulle posizioni di Bossi: "Non ho capito perché ha detto che se non passava in bicamerale avrebbe fatto cadere il governo, è stato un assist a Di Pietro e PD". Sulla bacheca di Jari Colla, membro del Consiglio Nazionale della Lega Nord, c'è chi implora le elezioni, senza nessuna alleanza con Berlusconi: "Dimmi se si va a votare staccati da Berlusconi! Dimmi di sì". Daniele Belotti, assessore al Territorio in Lombardia, sceglie di non rispondere a chi gli chiede, poche ore fa: "Basta ora? Scendiamo in piazza? Secessione subito. Hanno rotto i co.."

(fonte: Repubblica)

Italia. Succursale della Cina: arrivano le banche cinesi

Sapienza Finanziaria

Tutti i politici sono in ginocchio davanti alle banche, questa è la realtà. Anche, se a dire il vero, tanti poltici non se ne rendono nemmeno conto. 

E visto che si parla di difendere l'italianità, il made in Italy, come non aprire le porte alle banche cinesi?
Ecco fatto: nei giorni scorsi ha aperto la sede italiana della "Industrial and commercial bank of China, Icbc".

Vari politici, che fatalità, erano presenti all'inaugurazione. La locazione, altra fatalità, è la centralissima galleria Vittorio Emanuele II (chissà come sarà contento Vittorio Emanuele II....).

Ah, ti ricordo che Gheddafi e gli arabi  rappresentano circa un 14% del capitale di Unicredit.

Se vuoi sapere cosa ne penso delle banche e su come si può risollevare l'economia puoi guardarti questo filmato.


(fonte: Sapienza Finanziaria)

giovedì 3 febbraio 2011

De Profundis per l’economia


Gerardo Coco

Le economie dei G20 ristagnano da tre anni senza che le colossali manovre monetarie e altre misure interventistiche statali abbiano minimamente avuto effetti sul miglioramento delle capacità produttiva dei rispettivi paesi. E’ infatti l’incremento della produzione e della produttività e non quella dei consumi, a caratterizzare una autentica ripresa. Su questo aspetto le grandezze macroeconomiche nominali dei PIL sono fuorvianti.Ad es. negli USA la registrazione di un incremento del 3.2% dei consumi nel quarto trimestre del 2010, salutato come un segnale di crescita dell’economia, non rappresenta altro che pura inflazione determinata dal deficit e dagli stimoli monetari della Riserva Federale.

La realtà è che le manovre monetarie e politiche fiscali espansive sono incompatibili con la crescita economica e ne creano solo l’illusione.

L’espansione monetaria creata dalla banca centrale americana non ha manifestato ancora i suoi effetti distruttivi all’interno perché l’inflazione viene, per ora, esportata all’esterno. Infatti, il dollaro godendo della invidiabile posizione di valuta di riserva, cioè di mezzo di pagamento internazionale, non segue le regole delle altre valute e permette agli Stati Uniti di indebitarsi, spendere e consumare più di quello che guadagnano e producono semplicemente perché la FED crea i dollari dal nulla. In questo modo gli USA possono espropriare risorse degli altri comprando beni e servizi all’estero con un potere d’acquisto fittizio come potrebbe fare qualsiasi contraffattore che clona una valuta a costo zero e la spende nel mercato a spese del potere d’acquisto degli altri. L’eccesso di dollari torna poi in patria per essere trasformato in titoli del tesoro cosicché i partner degli USA con gli stessi dollari finanziano il loro deficit incoraggiando un irresponsabile consumo di risorse. Essi hanno infatti poco incentivo ad usare il surplus di dollari per acquistare beni e servizi in quanto negli ultimi decenni le industrie americane hanno perso completamente competitività. Ma cosa succede alle valute dei partner degli USA? I dollari ottenuti in cambio dei beni esportati devono essere convertiti nelle rispettive valute per effettuare gli acquisti all’interno. Se le forze di mercato operassero liberamente, l’eccesso di dollari alzerebbe il prezzo delle valute con cui il dollaro si scambia e rivalutandosi rispetto a quest’ultimo farebbero rincarare il valore delle loro esportazioni. Per evitare il peggioramento delle ragioni di scambio, l’unica opzione a disposizione dei partner è quella di abbassare artificialmente il valore delle proprie valute attraverso espansioni monetarie competitive. Per mantenere stabile il cambio essi devono acquistare il surplus di dollari ricorrendo deliberatamente al quantitative easing. Quindi, quando la Federal Reserve apre il rubinetto dei dollari anche le altre banche centrali aprono quello delle proprie valute. I dollari acquistati vengono parcheggiati in titoli del tesoro permettendo così agli USA di mantenere bassi i tassi di interesse e di continuare a vendere il proprio debito. Tutto questo processo porta danni incalcolabili alle economie perché fa scattare un’inflazione mondiale “sincronizzata”.

In questo modo le banche centrali dei G-20 hanno pompato nell’economia un oceano di liquidità che non avendo alcuna relazione con i processi di produzione della ricchezza porta alla crescita dei prezzi delle materie prime, dei generi alimentari, del gonfiamento dei prezzi di borsa creando nei mercati effimere illusioni di prosperità. Di tutto questo, nel salotto economico di Davos naturalmente ci si è ben guardati dal parlarne.

L’ inflazione monetaria è, naturalmente anche il precursore di nuove bolle perché il denaro di nuova creazione filtra nelle economie prima di tutto attraverso il settore delle attività finanziarie incentivando investimenti speculativi, puntellando posizioni viziate, elargendo sussidi a gruppi privilegiati ed aggravando l’indebitamento generale fino all’esplosione di nuove crisi. I cosiddetti squilibri globali (global imbalances) non sono determinati da quelli delle bilance dei pagamenti come si racconta, ma sono le creature delle irresponsabili e metodiche politiche di manipolazione monetaria. Ai surplus commerciali dei paesi esportatori non corrisponde infatti un surplus di risparmio da investire nei paesi importatori ma dei fondi creati dalle banche di emissione che non costituiscono capitale perché non sono la controparte di una riduzione di consumi nel paesi con deficit commerciale. D’altra parte i tassi di cambio che dovrebbero riflettere il rapporto tra i poteri d’acquisto reali fra le valute vengono falsati dalle relative velocità di aumento delle espansioni monetarie che a loro volta ne determinano la velocità di svalutazione. Più un paese aumenta l’espansione monetaria, cioè la circolazione complessiva in rapporto alla produzione reale, più velocemente svaluta la propria moneta ed il suo potere d’acquisto. E poiché, in definitiva, le esportazioni si pagano con le importazioni, per uno stesso ammontare di importazioni si ottengono minori esportazioni. In breve, il paese esportatore si arricchisce di valuta ma impoverisce in termini di beni e servizi che riceve, cioè in termini di ricchezza reale. In un contesto di tassi fluttuanti e di guerra valutaria (dirty floating), chi sostiene che è l’espansione delle esportazioni a generare lo sviluppo economico assume implicitamente che un aumento delle esportazioni comporti automaticamente un aumento dei risparmi e quindi di stock di capitale, il che non è vero. Una valuta di un paese esportatore che perde valore abbassa le sue ragioni di scambio e ciò significa che dovrà esportare di più per ottenere lo stesso ammontare di beni, il che equivale a produrre di più ma ad essere pagati di meno. Un paese che gode di un genuino sviluppo economico, non è necessariamente quello che esporta di più ma quello in cui la produttività ed i redditi reali crescono più velocemente e perché ciò sia possibile è necessario che lo stock di capitale aumenti. In un contesto di instabilità monetaria l’equazione degli scambi viene falsata, la produzione distorta e la formazione di capitale minata.

Per questo motivo, in un contesto di valute inconvertibili, la forma peggiore di interventismo è quella monetaria e purtroppo non c’è limite al potere delle banche di emissione di espandere i mezzi monetari consentendo loro di perpetrare i più indegni abusi. Questi abusi naturalmente sono strettamente collegati al finanziamento dei governi bancarottieri da parte del sistema bancario che acquista titoli di debito emessi dalle loro tesorerie. A questo riguardo l’Europa è tanto irresponsabile quanto gli Stati Uniti. I governi di entrambi i paesi non essendo più in grado di ripagare il loro debito lo rinnovano attraverso l’emissione di nuovo debito che non ha altra garanzia se non quella di altri titoli di debito che vengono emessi allo stesso modo in un processo di cui non si vede la fine. Non c’è nessuna creazione di valore in questo meccanismo: questi titoli infatti non producono alcun reddito ma rappresentano solo consumo perpetuato su scala gigantesca che ingoia il capitale reale della collettività.

I governi non producendo nulla, non hanno mezzi per pagare interessi e dovranno attingere da chi questi mezzi produce. Ma non essendoci nell’economia privata incrementi di produttività e, quindi, maggiore prodotto con cui pagare i maggiori interessi, i governi o ricorreranno a nuove dosi di debito o al mezzo illegittimo e disonesto dell’inflazione per svalutarli. Ormai le politiche monetarie e fiscali non hanno più nessun nesso con la creazione di valore nell’economia. Esse ammorbano tutta l’atmosfera economica ed impediscono alle strutture economiche di adattarsi a rapidi mutamenti.

In questo clima “bellico”, di instabilità monetaria, di guerre valutarie, di debiti e di generale incertezza non ci può essere crescita economica reale ma solo impoverimento progressivo.

Le premesse di una ripresa economica non effimera stanno nella stabilità valutaria e nella ricostituzione dello stock di capitale effettivo dissipato nella crisi precedente e affinché ciò avvenga il risparmio della collettività deve aumentare relativamente al consumo. E’ l’ammontare di capitale a determinare la capacità del sistema economico di produrre beni e servizi, di creare occupazione, di aumentarne la produttività e di permettere ai consumatori di acquistare beni durevoli a credito. Purtroppo l’ortodossia economica pensa che il sistema economico abbia sempre capitale a sufficienza e che i problemi economici si risolvano con le iniezioni di liquidità, con la spesa, con i consumi e con provvedimenti legislativi, insomma con un orgia di interventismo piuttosto che incentivando il risparmio e la produzione. Così la crisi dell’organismo economico si dovrebbe risolvere prolungandone la malattia.

Stiamo vivendo un inquietante regresso dell’evoluzione economica, ma crediamo che siano ancora pochi ad averne piena coscienza.

(fonte: Chicago-blog)

martedì 1 febbraio 2011

CASA MONTECARLO: Frattini indagato per abuso d'ufficio. Il caso andrà al tribunale dei ministri


L'iniziativa partita dalla denuncia di un cittadino dopo che il capo della Farnesina si è adoperato per portare in Italia le carte dello stato caraibico di Santa Lucia sulla compravendita dell'appartamento al centro della accuse a Fini
Il ministro Franco Frattini
ROMA - Il ministro degli Esteri Franco Frattini è ufficialmente indagato per il reato di abuso d'ufficio a seguito della denuncia presentata alla procura di Roma da un privato cittadino che, almeno ufficialmente, non apparterrebbe a Fli. Il fascicolo nei prossimi giorni sarà trasmesso per competenza al Tribunale dei Ministri. L'iniziativa fa riferimento all'acquisizione, da parte di Frattini, dei documenti provenienti da Santa Lucia che attribuirebbero la proprietà della casa di Montecarlo, ereditata da An, a Giancarlo Tulliani.

Al centro della vicenda c'è anche la scelta del reponsabile della Farnesina di presentarsi in aula al Senato la scorsa settimana per rispondere a un'interrogazione parlamentare del Pdl sulla documentazione in possesso dello stato caraibico relative alla compravendita dell'appartamento monegasco. La titolarità dei procedimenti per l'acquisizione di documenti d'indagine all'estero attraverso rogatoria internazionale spetta infatti non al ministero degli Esteri ma a quello della Giustizia su sollecitazione della magistratura inquirente.

La mossa di Frattini, prima ancora delle iniziative giudiziarie, aveva scatenato però accese polemiche politiche. In quell'occasione 1 tutte le opposizioni avevano infatti abbandonato Palazzo Madama in segno di protesta per un'iniziativa ritenuta illegittima e faziosa. "Non è possibile - aveva denunciato in particolare la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro - piegare la presenza del governo in Aula a una necessità politica del tutto insignificante. Non è possibile che il ministro venga convocato e l'interrogazione venga messa subito all'ordine del giorno mentre decine di centinaia, non so se migliaia di atti di sindacato ispettivo giacciono dimenticati". Appunti resi ancora più evidenti dalla "totale assenza diplomatica dell'Italia nell'ambito delle gravissima situazione dell'Egitto" denunciata oggi dal capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera, Antonio Borghesi. (01 febbraio 2011)

(fonte: Repubblica)

Fallisce Dahlia Tv. Ennesimo caso di conflitto di interessi?


Centocinquanta lavoratori sono da oggi disoccupati. Ma questa volta non è colpa della crisi. Si tratta dei dipendenti di Dahlia tv, la televisione a pagamento sul digitale terrestre, ora in liquidazione, che dal 2009 ha trasmesso le partite di una fetta consistente di squadre di calcio della Serie A. Cause del fallimento? Troppi pochi abbonamenti ed il sospetto che dietro ci sia un curioso caso di conflitto di interessi.
La diffusione delle partite di Serie A è assegnato per il satellite a Sky, mentre sul digitale terrestre a Mediaset (attraverso i canali Premium) e a Dahlia, televisione di un gruppo svedese. A partire da marzo 2009 la pay per view Cartapiù (di proprietà della Telecom) fu sostituita dalla nuova piattaforma Dahlia TV, che ne proseguì l’attività in abbonamento, trasmettendo le partite di Serie A delle 9 squadre che avevano un contratto con Cartapiù, mentre Mediaset Premium mantenne le altre 11 squadre. Poi nella stagione seguente (2009-10) Mediaset e Dahlia si spartirono equamente le squadre del campionato: ogni tv offriva le partite di 10 squadre.


“Concorrenza perfetta” avrà pensato qualcuno che però non aveva fatto i conti con un enorme conflitto di interessi. Infatti, dalla stagione attuale la Lega Calcio ha modificato in extremis il regolamento per i diritti tv. Niente più trattative tra le tv e le singole società ma tutto torna ad essere gestito centralmente dalla Lega di Serie A. Nulla di strano se non fosse che un certo Adriano Galliani, uomo di fiducia del premier Berlusconi e vicepresidente del Milan siede nel Consiglio di Lega. E che centra Berlusconi con la vicenda di Dahlia? Il premier, come tutti sanno, è proprietario del Milan e di Mediaset. E quest’ultima azienda è la diretta concorrente della tv svedese nel mercato del digitale terrestre in Italia. Così, non è un caso che da un anno all’altro Mediaset si ritrova assegnate 12 squadre, mentre Dahlia solo 8. Queste sono la Sampdoria, il Cagliari, il Chievo, il Cesena, l’Udinese, il Lecce, il Catania e il Parma. Insomma, tutte piccole società che hanno un bacino di tifosi piuttosto limitato. Rispetto alla passata stagione Dahlia ha perso Palermo e Fiorentina, due squadre dalle tifoserie piuttosto corpose. Così Dahlia si è ritrovata con 50mila abbonati in meno rispetto alla soglia che gli avrebbe consentito il pareggio di bilancio.


Mentre Mediaset respinge al mittente qualsiasi accusa di aver favorito il fallimento della tv concorrente, il Pd e Fli attaccano. “Ancora una volta il conflitto di interessi che ruota attorno alla persona del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi coinvolgerà, come sempre con conseguenze negative, migliaia di italiani. Il caso della liquidazione di Dahlia tv, che era l’unica concorrente di Mediaset Premium è solo un ulteriore esempio del rischio che interessi personali prevalgano su quelli collettivi e, al contrario, della poca attenzione del Governo Berlusconi nei confronti di chi rischia di perdere il posto di lavoro”, afferma Giuseppe Berretta del Pd. Per Fli il danno arrecato a Dahlia è un danno arrecato all’immagine dell’Italia all’estero: “È passato il messaggio che investire in Italia vuol dire infilarsi in un ginepraio di interessi non chiari. Ormai questo sistema mediatico è uno strumento nelle mani del premier, usato contro gli avversari”, spiega Benedetto Dalla Vedova, scudiero di Gianfranco Fini.
Ora la Lega Calcio deve decidere a chi assegnare le partite che Dahlia non trasmetterà più e come tutelare i 270mila abbonati. Tramontata l’ipotesi di una tv della Lega, lo sguardo è rivolto a Mediaset. “Questa è una vicenda che per ora non ci vede protagonisti”, spiega Gina Nieri, consigliere di amministrazione di Mediaset. Come a dire: “Per il momento non siamo interessati, magari più avanti…”. In ogni modo il rischio concreto che Mediaset possa conquistare il 100% del mercato del calcio in tv sul digitale terrestre è piuttosto concreto. E lo potrebbe fare acquistando i diritti a prezzi irrisori.

Un nuovo pericolo per Mediaset potrebbe arrivare nei prossimi mesi con l’ingresso di Sky nel digitale terrestre, anche se il governo sta tentando in ogni modo di ostacolare la tv di Murdoch. “La Ue e l’Autority per le telecomunicazioni hanno autorizzato Sky ad entrare nel digitale”, spiega Dalla Vedova, intervistato da Vanity Fair. “Il governo dovrebbe fare una gara per le frequenze ma continua a rinviarla con scuse assurde”.

(fonte: DirittodiCritica)