DEBITO PUBBLICO

RAPPORTO DEBITO/PIL

mercoledì 30 marzo 2011

Processo breve, blitz Pdl: “Si voti subito”. Ordine di scuderia via SMS


Intanto avanti con l’impunità. Potrà pure cascargli il mondo addosso, ma Silvio Berlusconi non perde di vista l’obiettivo personale. E così il Pdl ha chiesto – e ottenuto – per voce di Simone Baldelli, di invertire l’ordine del giorno della seduta dell’aula della Camera ed esaminare e votare immediatamente il provvedimento sul processo breve scatenando la bagarre in aula. Quindici i voti di scarto che porteranno il provvedimento ad essere esaminato subito. Contro la richiesta di inversione dell’ordine del giorno si sono espressi i deputati di Pd, Idv, Fli e Udc.

Dopo la richiesta i deputati dell’opposizione avevano abbandonato i lavori del comitato dei nove della commissione giustizia in protesta contro il tentativo “di strozzare i tempi del dibattito” sul processo breve. Intanto in aula partiva il coro”vergogna, vergogna”. Dopo l’intervento del capogruppo del Pd Dario Franceschini, che ha espresso il parere contrario del suo gruppo, i deputati del Pd si sono alzati in piedi per applaudire e subito dopo è partito il coro.

”La proposta del Pdl – aveva detto il capogruppo del Pd – scrive una pagina inedita di violenza parlamentare e di abuso della maggioranza. Una doppia violenza”. Oggi, ha ricordato Franceschini, Berlusconi andrà a Lampedusa “seguito dalle telecamere e quella visita non è per risolvere il problema di quell’isola, è per coprire il processo breve”. Dopo l’intervento di Franceschini, dai banchi dell’opposizione tutti i deputati si sono alzati in piedi urlando “vergogna, vergogna!”. Dal Pdl immediato il coro di risposta: “Buffoni, buffoni!”. Solo dopo qualche minuto, e sotto la minaccia di sospendere la seduta, il presidente Gianfranco Fini è riuscito a riportare l’ordine.

Ma il Pd è intenzionato a portare la protesta anche fuori da Montecitorio. Per questo il segretario Pier Luigi Bersani ha lanciato per oggi pomeriggio alle 18 un sit-in davanti a Montecitorio. Al presidio saranno presenti, oltre a Bersani, il vicesegretario Enrico Letta, la presidente Rosy Bindi, e i capigruppo di Camera e Senato, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro.

B ai suoi – subito il processo breve

L’ordine di scuderia era arrivato direttamente dall’alto. Ieri, mentre l’unità del governo andava al macero sull’emergenza immigrazione, a Palazzo Grazioli il Cavaliere dava indicazioni precise ad Alfano; avanti a marce forzate sul processo breve, i nodi sulla responsabilità civile dei magistrati potranno anche essere sciolti con maggior calma, ma è meglio portare a casa la prescrizione breve prima che la maggioranza alla Camera dia segnali di cedimento. Che, peraltro, già si avvertono. E, allora, ecco che ieri – via sms – è arrivata ai deputati Pdl un’improvvisa convocazione per stamattina alla Camera.

In sostanza, all’interno del Pdl si sono create delle forti pressioni intorno al testo Pini sulla responsabilità civile dei magistrati, difficoltà che qualcuno aveva legato a un presunto intervento del Quirinale che, invece, non c’è stato. Quello che c’è, piuttosto, è che la Lega, in questo momento, non vorrebbe creare ulteriori motivi di frizione con la magistratura. E non potendo far nulla sul processo breve, perché serve direttamente a Berlusconi, ha chiesto proprio a Pini, il relatore leghista, di “limare” il testo per renderlo più vicino ai dettami dell’Europa. Comunque una marcia indietro, anche se il relatore ha negato che si tratti di un dietrofront.

Eppure, si è saputo che sarà reinserito “il dolo e la colpa grave” e verrà introdotta “la violazione manifesta del diritto” nell’accertamento della responsabilità del giudice. Ma ancora c’è comunque qualcosa che non convince e che farebbe tirare i tempi troppo per le lunghe; la priorità, d’altra parte, è la prescrizione breve.

Che oggi è entrata nel vivo. Con una modifica sostanziale annunciata ieri dal relatore, Maurizio Paniz, come se si trattasse di una rivoluzione che invece non è. Spiega, infatti, Angela Napoli di Fli: “La legge cambierà nome, non più processo breve – ha spiegato la deputata finiana – ma ‘disposizioni in materia di spese di giustizia, danno erariale, prescrizione e durata del processo’. D’altra parte, ormai nel testo c’è solo la norma sulla prescrizione che serve a Berlusconi, quindi se non si modifica il titolo non corrisponde più al contenuto”.

Nessun’altra modifica prevista. Nonostante i tentativi dell’opposizione, Paniz non ne ha voluto sapere di mettere mano ad altri punti controversi del testo, dunque la nuova norma ad personam per B. potrebbe essere licenziata dalla Camera anche entro la fine di questa settimana. Il successivo passaggio al Senato è considerato puramente “tecnico”, dunque la prescrizione breve dovrebbe diventare legge per la fine d’aprile. In tempo per far chiudere il processo Mills entro fine maggio.

Paniz si è detto convinto che non ci saranno problemi “sulla firma del capo dello Stato perché non c’è nulla di incostituzionale”. Si vedrà. Il fattore politico lo determineranno i Responsabili con la loro presenza. Qualcuno, anche ieri pomeriggio alla Camera, ipotizzava possibili “segnali” al Cavaliere sul voto finale.

martedì 29 marzo 2011

Parlamento: Silvio B. è sempre il Paperone. In un anno più ricco del 77%


Il Cavaliere nel 2010 ha dichiarato quasi 41 milioni di euro, circa il 77% in più rispetto all'anno precedente

Silvio Berlusconi (Epa) MILANO - Non c'erano dubbi, ma ora c'è la certezza: Silvio Berlusconi è ancora il più ricco del Parlamento. È quanto emerge dalle dichiarazioni patrimoniali dei parlamenti, che da lunedì sono consultabili sia alla Camera che al Senato. Il premier - che è in 118ma posizione tra gli uomini più ricchi del mondo secondo una recente classifica di Forbes - nel 2010 ha infatti dichiarato un reddito imponibile di 40.897.004 euro. Rispetto all'anno precedente, quando era di 23.057.981 euro: il 77% in più.

BERLUSCONI - Nello stato civile il premier risulta «separato», mentre non risultano nuovi acquisti di auto, barche o di partecipazioni in società. Nel 2010 risulta aver venduto una comproprietà al 50% di un appartamento a Milano. Tra i beni immobili a lui intestati risultano due appartamenti in uso abitazione a Milano, due box e altri tre appartamenti nel capoluogo lombardo, dove ha in comproprietà anche altri due immobili. Inoltre è iscritto nella dichiarazione dei redditi un immobile nel Comune di Lesa, in provincia di Novara. Infine compaiono le proprietà nell'isola di Antigua: un terreno, un immobile e un altro terreno acquistato il 13 marzo 2009. Infine, tre depositi di gestione patrimoniale presso la Banca popolare di Sondrio, il Monte dei Paschi di Siena e la Banca Arner Italia spa.

GLI ALTRI LEADER - Staccati di gran lunga gli altri protagonisti della vita parlamentare. Nel 2010 il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha dichiarato una base imponibile di 186.563 euro. Il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, è a quota 176.885 euro, seguito dal leader leghista Umberto Bossi a 167.957 euro. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha dichiarato 137.013 euro, mentre il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, è a 106.063 euro. Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha dichiarato un imponibile di 229.918 euro, più del suo «collega» Fini.


CURIOSITÀ - È Ignazio La Russa il ministro più ricco con 374.461 mila euro. Dopo La Russa è Giulio Tremonti il ministro più abbiente, con un reddito dichiarato di 301.918 mila euro seguito da Renato Brunetta con 300.894, quindi Franco Frattini con 237.219 mila euro. Dei due legali che difendono il presidente del Consiglio nei suoi processi, il più ricco è Niccolò Ghedini con un imponibile di 1.297.118 euro. Piero Longo ha invece un imponibile di 530.847 euro. Pasquale Viespoli, presidente del gruppo di Coesione nazionale. è il più ricco dei senatori: infatti dichiara nel 2010 un reddito imponibile di 160.829 euro. A ruota il capogruppo della Lega nord Federico Bricolo con 137.884 euro. La capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro, si ferma a 115.064, mentre il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri arriva a 107.740 euro. L'ex sottosegretario alla Protezione civile Guido Bertolaso ha dichiarato 860.195 euro, Daniela Santanchè dichiara 642.517 euro, Gianni Letta 342.310 euro.

lunedì 28 marzo 2011

Sì. Scusate, ho detto troia


di Rita Pani

Una volta, quando ancora ero abbastanza bellina, una persona mi fece comprendere che se “fossi stata gentile” con lui, avrei potuto avere un lavoro; un bel lavoro. Siccome avevo imparato che la gentilezza era cosa diversa dallo farsi sbattere come una puttana, fui in vero poco gentile, assai poco educata e rischiai anche di essere violenta. Naturalmente non ebbi il lavoro, e poco dopo scoprii che un'altra ragazza lo aveva avuto. Quando mi capitò di incontrarla, mi raccontò di aver avuto “una bella fortuna”, io le sorrisi e le dissi: “Sì, a volte il culo aiuta.” Seppi, a distanza di anni, che aveva fatto carriera e pensai che di gentilezze, in giro, doveva averne profuse tante.
Non nego che a volte, arrancando nella vita, con la disperazione che faceva compagnia più di una volta chiacchierando ho detto: “Se rinasco voglio rinascere troia.” Una frase a volte ripetuta, quasi come un mantra. Una di quelle cose che servono a castigarci e darci coraggio.
Oggi non lo direi più, perché oggi non avrebbe più senso nemmeno nascere troia, in questo paese che ha radicato la disparità. Ci sono troie e troie, non ci si nasce più ma lo si diventa, magari educate dalle mamme e dai papà che indirizzano, proprio come una volta i figli venivano indirizzati ad esser preti, medici o avvocati.
Ho letto di un bikini col reggiseno imbottito per bimbe di otto anni, e non mi sono scandalizzata. So per certo che se questa estate avrò la fortuna di andare al mare, le vedrò queste apprendiste zoccolette, a cui la mamma insegnerà che regola prima dell'esser persona è mostrarsi al mondo come merce in vetrina. Ricordo le mie bimbe, e il mio modo di dirle che prima o poi avrebbero rimpianto il tempo in cui erano state libere di essere bimbe, correndo avanti e indietro sulla sabbia, con i secchielli pieni d'acqua, senza doversi curare della tetta che scappava dal triangolino di stoffa, e la loro voglia di sentirsi grandi, che per fortuna spariva vinta dal gioco e dalla serenità, e venivano da me con le manine sporche a dire: “me lo togli questo coso, che mi dà fastidio?” E oggi, vincitrice, mi consolo.
E comunque, per quanto presto s'inizi ad educare, non ci son più le troie di una volta. Erano quelle che si conservavano belle, che sapevano fartela desiderare, ma te la facevano sudare. Erano quelle che facevano credere all'uomo di avercela solo loro,e tutta d'oro, e che lo illudevano d'esser stato un conquistatore. Erano loro le troie da ammirare, che per arrivare ad una vita in discesa non avevano dovuto far altro che investire una piccolissima parte di loro stesse. Il resto era salvo, persino la dignità.
Oggi è diverso, “il troismo” è inflazionato, la merce abbonda – naturale o artefatta – giacché laddove non aiuti la natura si sopperisce col bisturi o i push-up. Le donne a 25 anni son merci vintage da collezione, e soprattutto non basta più che siano capaci di vendere la merce nemmeno tanto pregiata – ma alquanto comune – che hanno in mezzo alle gambe. Oggi per essere troia devi essere disposta a vendere l'anima e quindi anche la dignità. A dire il vero, in questo strano mercato, per essere una gran troia non hai nemmeno bisogno di essere donna, dato il gran numero di puttane uomini venduti a un solo utilizzatore finale, per soddisfarlo, compiacerlo e farlo sembrare persino più alto e capellone, agli occhi di un popolo in vendita.
Ma l'inflazione, in una storia di crisi economiche e di povertà, ci ha insegnato che non è cosa bella. Che più aumenta la merce e più il suo prezzo cala, e allora eccole le donne che si vendono per 20 euro e un panino e mostrano senza vergogna il loro essere troia, applaudendo un criminale – che può pagarle – in tribunale.
Ecco un'altra gran troia, che se pure la natura non l'ha aiutata, per soli 300 euro andrà in televisione a sputare sul dolore e sulla dignità offesa del popolo aquilano, falcidiato da un terremoto italiano, che a differenza di quello giapponese, riconsegnerà la vita forse solo tra trent'anni.
E l'ultimo modello di troia, creato appositamente in nome dell'amicizia Italia/Libia, “Le Gheddafine” che si mostrano ai giornali, con la maglietta I'Love Libia, rimpiangere i tempi d'oro in cui, venti di loro, una volta al mese, venivano inviate a Tripoli per sollazzare un pazzo criminale. Quasi in lacrime, come da copione recitano il dolore: “Questo mese purtroppo il viaggio è stato cancellato per motivi di sicurezza.” Forse ignorando che il governo lasciò a lungo in Libia i lavoratori italiani, per non far sospettare che vi fossero dei problemi.
E allora, siccome vado controcorrente, se rinasco voglio rinascere proprio così come son stata e come sono, magari solo un po' più fortunata: abbastanza, per esempio, da non rinascere più.

(fonte: Rita Pani)

venerdì 25 marzo 2011

Se questo è un ministro. BASTA! BASTA! BASTA!!!! Ancora no? E quando???


E' sotto inchiesta per mafia. Il suo uomo a Palermo è stato appena arrestato. Il suo padrino politico Cuffaro è in carcere. Ma Francesco Saverio Romano, eletto nell'Udc e ora berlusconiano, è quotatissimo per un posto nel governo

«Io al governo non entro dalla finestra, entro dalla porta». Spavaldo di carattere, Francesco Saverio Romano, nato alla vigilia di Natale di 46 anni fa, siciliano di Belmonte Mezzagno, ha annunciato mesi fa ad amici e sodali che il suo posto da ministro non è in discussione.
All’Agricoltura, un bel dicastero di spesa e un ricordo per così dire affettivo: il ruolo fu occupato negli anni Ottanta da Calogero Mannino, il suo maestro, quando Romano ventenne muoveva i primi passi in politica. Toccante pensiero, specie ora che Romano, come si usa nelle migliori tradizioni, ha fatto fuori il vecchio tutore e si è messo in proprio.
(…) L’ultimo arresto di un suo uomo, il deputato regionale Fausto Fagone, risale a novembre. Eletto per la prima volta nel 2001 nel collegio di Bagheria, Romano è dal 2003 sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa. Si cominciò con le registrazioni ambientali del boss Giuseppe Guttadauro che parlava di Romano in termini entusiastici: «Voglio incontrarlo», spiegava a un interlocutore. «Dimmi tu quando devo venire. Pure in mezzo alla strada lo posso incontrare: avvocato è».
Colloqui in cui il capomafia si lasciava andare anche ad altre considerazioni: «Berlusconi non può pensare solo a lui, ai suoi processi, deve risolvere anche i nostri problemi». Più gravi ancora le rivelazioni del pentito Francesco Campanella, il prototipo del neo-mafioso che si inserisce nella politica, candidandosi alle elezioni e inserendosi nelle istituzioni. Campanella ha raccontato che durante un pranzo romano in un ristorante presso Campo de Fiori Romano gli chiese i voti in termini ultimativi: «Siamo della stessa famigghia». Il deputato siciliano non ha smentito, data la presenza di altri testimoni, si è limitato a precisare: «Intendevo dire la stessa famiglia politica, veniamo entrambi dalla Dc». Ora i pm potrebbero richiedere l'archiviazione per motivi tecnici, scadenza dei termini. Ma il peso delle indagini si fa sentire, ora che in gioco c'è il grande salto: nonostante l'appoggio di Alfano e Renato Schifani per farlo entrare nel governo dalla porta principale, anche in funzione anti-Raffaele Lombardo, non è detto che al Quirinale facciano i salti di gioia di fronte alla nomina di un ministro a rischio.

(fonte: Espresso)

mercoledì 23 marzo 2011

Curriculum tarocco, il falso master di Santanchè


Tocco e ritocco, ci vuol meno a far diventare uno stage di un giorno un altisonante titolo della Bocconi che a cancellare con il bisturi una ruga. Secondo quanto rivela Oggi nel servizio «Daniela Santanché e il suo (falso) master alla Bocconi», la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio non avrebbe conseguito il titolo esibito sul sito del governo.

All’Univesità Bocconi non risulta che la giovane Daniela Garnero in Santanché abbia mai conseguito un master: «Alla scuola di Direzione Aziendale del prestigioso ateneo milanese della Santanché negli archivi non c'è traccia», scrive il settimanale Rcs, oggi in edicola. E in Germania, «l’astro nascente della politica tedesca, il ministro della Difesa Karl-Theodor zu Guttenberg, ha dovuto dimettersi perché si è scoperto che aveva copiato parti della tesi di dottorato. Cosa farà adesso Daniela Santanchè?». L’opposizione insorge: «Se è vero che è un falso, si dimetta», dice Ettore Rosato del Pd, segue anche Leoluca Orlando dell’Italia dei Valori.

(fonte: L'Unità)

martedì 22 marzo 2011

Lactalis sale ancora in Parmalat, ora è al 29% - La Consob aveva chiesto chiarimenti


Il gruppo francese Lactalis ha raggiunto un accordo per comprare dai fondi Zenit Asset management AB, Skagen AS e Mackanzie financial corporation le loro quote in Parmalat al prezzo di 2,80 euro per azione (ieri riferimento a 2,466 euro). L'acquisto riguarda 265.744.950 azioni, pari al 15,3% del capitale del gruppo di Collecchio. Con questa operazione Lactalis sale al 29% di Parmalat.

L'accordo tra il gruppo francese Lactalis e i tre fondi azionisti di Parmalat, spiega una nota, «verrà eseguito in data odierna nei più brevi tempi tecnici necessari e l'esecuzione potrà avvenire mediante acquisti effettuati direttamente da Lactalis e/o nell'ambito di contratti equity swap». Inoltre, continua il comunicato, «il numero esatto di azioni Parmalat acquisite direttamente dal gruppo Lactalis e di quelle acquistate dalle controparti dei contratti di equity swap verrà comunicato non appena disponibile». Ad ogni modo, continua la nota, a seguito dell'operazione con i fondi deterrà una partecipazione diretta e una potenziale che, sommate tra loro, rappresenteranno complessivamente circa il 29% del capitale sociale del gruppo agroalimentare italiano.

(fonte: IlSole24ore)

lunedì 21 marzo 2011

Baciavamo le mani


Dietrofront! E via, cambiare di nuovo tutti identità, giapponesi fino a ieri, oggi si torna ad essere libici e libertadores. Che fare se non una guerra per liberare il popolo dalla guerra? Lo dice anche il premio Nobel per la pace (il primo premio Nobel al mondo “sulla fiducia”) Obama, e quindi ci possiamo fidare. Certo quale dubbio si può avere sulla partecipazione dell’Italia ad una guerra, visto l’articolo 11 della costituzione? Poi tanto, non manderemo truppe di terra, ma solo aerei intelligentemente dotati di bombe geniali, che andranno ad ammazzare solo i cattivi, perché si sa che è così che finiscono tutti i film. I buoni vincono sempre.

Gheddafi è un mostro, mi dicono i Compagni, e quindi non si vede altra soluzione. Questa volta proprio no, è una guerra digeribile anche da chi si ostina a tenere la bandiera arcobaleno posata sul cuore. Non si può essere pacifisti a oltranza, perché Gheddafi sta sul gozzo (e ho detto gozzo) un po’ a tutti. Con forte ritardo, ma che importa? Meglio tardi che mai.
Quindi anche l’Italia che ripudia la guerra, allarga le braccia e si arrende alla guerra. Il ministro della guerra la russa è in fibrillazione, finalmente libero di giocare con gli aerei, magari per vestirsi da soldato, domani, e andare là, dove tutto resterà distrutto e infinito. Pressappoco come in Iraq o in Afghanistan. Lo ha detto l’ONU ci dicono e mentono. L’ONU di solito non dice: “Ok, si faccia la guerra!” ma quando i giornali la fan passare così, ci vuol poco a convincere anche il più gandhiano di noi.
Da ieri si susseguono le dichiarazioni istituzionali dei ministri italiani, che sembrano barzellette loro stessi. La più memorabile quella di frattini il quale ha dichiarato che senza l’Italia, la missione sarebbe impossibile. E se si ha la pazienza di leggere i giornali esteri, questa affermazione lascia divertiti. L’unica citazione che giornalisti seri fanno riguardo all’Italia sta racchiusa nella comodità di averci sopra delle basi aeree, per il resto l’Italia non esiste. Come mai? Forse perché il mondo è rimasto a guardarci in questi anni, e ci guardava additando il ridicolo buffone che davanti a quel mondo ci rappresentava.
È normale che l’Italia voglia la guerra, perché quale altra operazione di mediazione diplomatica potrebbe portare avanti, con un governo pazzo e criminale che baciava l’anello al pazzo criminale? Quale credibilità può avere l’Italia davanti agli occhi del mondo, sapendo che abbiamo pagato soldi veri a un pazzo criminale, che al pazzo criminale ha regalato il manuale del perfetto Bunga Bunga?
Volano già i caccia sopra la Libia, c’è fretta di guerra perché un paese in guerra non può perdersi in altre banalità come la crisi economica, del lavoro, della cultura, e giustifica la povertà che non basta ancora e che arriverà. Al massimo un paese in guerra potrà trovare tempo e risorse per quelle cose davvero fondamentali, quelle che attanagliano tutti noi: la riforma della giustizia, e l’immancabile caccia al clandestino, che fuggendo da un paese portato alla guerra da un pazzo criminale, passerà dall’essere uno sporco clandestino a un bastardo terrorista libico.
E non si tratta di essere antiberlusconiani per “ideologismo” ma si tratta di essere antiberlusconiani avendo a memoria TUTTI i guasti che quest’essere infame ha provocato, minando il paese nelle sue fondamenta.
Perché sono contro la guerra? Perché sono contro tutte le guerre.

(fonte: Rita Pani)

giovedì 10 marzo 2011

Nuove auto e nuove case, ma il mercato è saturo


È difficile capire come si sia potuto credere e far credere che incentivando la domanda di prodotti che hanno saturato da tempo il mercato si possa far ripartire la crescita economica. In Italia negli anni Sessanta del secolo scorso le automobili circolanti erano 1.800.000. Nel 2008 sono state 35 milioni. Se nei decenni passati il settore aveva grandi possibilità di espansione, oggi non ne ha più. Ha riacquistato un po’ di slancio con gli incentivi alla rottamazione, ma, appena sono finiti, la domanda di nuove immatricolazioni è crollata quasi del 30 per cento da un mese all’altro. A livello mondiale l’eccesso della produzione automobilistica è circa un terzo del totale: 34 milioni di autovetture all’anno su 94 milioni.
La scelta di puntare sul rilancio della produzione automobilistica non solo si è dimostrata fallimentare dal punto di vista economico, ma è anche irresponsabile dal punto di vista energetico e ambientale perché l’autotrasporto (autovetture e camion) assorbe in Italia circa un terzo di tutte le importazioni di fonti fossili. Contribuisce per un terzo alle emissioni di CO2, che sono la causa principale dell’innalzamento della temperatura terrestre.

Negli anni Sessanta del secolo scorso anche il settore dell’edilizia presentava grandi possibilità di espansione, sia perché era necessario completare l’opera della ricostruzione post-bellica, sia perché erano in corso movimenti migratori di carattere biblico dalle campagne alle città, dal sud al nord, dal nord-est al nord-ovest. Ora non è più così. Nel quindicennio intercorrente tra i censimenti agricoli del 1990 e del 2005 sono stati edificati 3 milioni di ettari di terreno: una superficie pari al Lazio e all’Abruzzo. Contestualmente il numero degli edifici inutilizzati è cresciuto. A Roma ci sono 245.000 abitazioni vuote su 1.715.000. Una su sette. A Milano 80.000 appartamenti su 1.640.000 e 900.000 metri cubi di uffici: un volume equivalente a 30 grattacieli Pirelli.

Situazioni analoghe si verificano in tutte le città di tutte le dimensioni. I terreni agricoli adiacenti alle aree urbane sono costellati di capannoni industriali in cui non si è mai svolta la minima attività produttiva. Anche la scelta di puntare sull’edilizia come volano della ripresa economica si è rivelato un errore strategico e contemporaneamente una dimostrazione di irresponsabilità ambientale perché i consumi energetici degli edifici sono superiori a quelli delle automobili. Assorbono altrettanta energia, un terzo del totale, ma solo in cinque mesi per il riscaldamento invernale. Quindi, come scrive anche Giorgio Cattaneo sul blog Libre, nel caso della riconversione edilizia – di cui l’Italia avrebbe un estremo bisogno, anche per ridurre la propria grave dipendenza energetica – a crescere sarebbe una gran quantità di beni (riscaldamento a minor costo, ambiente più pulito), mentre a rimetterci sarebbe soltanto una merce: il gasolio o il metano da riscaldamento.

Devote alla “teologia del Pil”, dottrina fondata sulla teoria della crescita illimitata dei consumi, economia e politica non osano pronunciare serenamente la parola decrescita, ma basta l’esempio della possibile riconversione edilizia, che in Italia sarebbe una vera e propria rivoluzione, a dimostrare che non siamo di fronte a un ossimoro: proprio la decrescita (del Pil legato allo spreco di energia) potrebbe assicurare una grande ripresa dell’occupazione nel settore, con una straordinaria eredità di lavoro utile e di benessere diffuso.

di Maurizio Pallante e Andrea Bertaglio

Venite, adoremus

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Non c’era nessuna necessità clinica nè politica, nessuna urgenza (o emergenza come si dice in Italia a ogni acquazzone per rubarci sopra qualche soldino) che rendesse indispensabile la presenza personale di Berlusconi ieri al Comando Supremo od oggi al Gran Consiglio riunito a Palazzo Chigi per dare una scossa all’odiata Costituzione, evento certo “epocale” e che avrebbe potuto quindi attendere la cicatrizzazione o la riduzione della medicazione, invece di quel cerottone incollato in faccia da infermeria di “Addio alle Armi”. Ma tutto, nella propaganda del Santo Vivente, deve diventare occasione di spettacolo, di attenzione, di pietà o di ammirazione per il suo coraggio e la sua abnegazione, offerta al popolo dei devoti. L’ Autosantificato si espone alla venerazione dei fedeli come la reliquia di se stesso, per confermare il culto della Sua Persona e rassicurare gli adoratori. Può, signora Cesira, un Uomo così coraggioso, così generoso, così incurante del pericolo e delle fresche, dolorose ferite, essere quel “vecchio porco” (Copyright Belpietro Maurizio, “Libero”, Milano 2011) che gli infami magistrati rossi e le avide sciacquette sculettanti ci descrivono nei loro polverosi faldoni o nelle loro conversazioni da “cambio di quindicina”? Ma certo che no, semmai è una vittima, ma non lo vedete come si sta riducendo, poverino, tenuto insieme dallo scotch tape e dalla garza, per fare il bene del Paese?

(fonte: Vittorio Zucconi)