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martedì 28 settembre 2010

Io, Ghedini e le leggi salva B.

di Susanna Turco

'Bisogna rifare il Legittimo impedimento, così la Consulta non lo boccia. Poi semmai pensare al Lodo Alfano bis. L'ho detto a Niccolò, ma lui ama distruggere tutto'. Parla Gaetano Pecorella, tornato pupillo del Cavaliere
(27 settembre 2010)
Gaetano Pecorella Gaetano PecorellaNon è più l'avvocato di Silvio Berlusconi, ma ora, dopo un periodo in ombra, ha ripreso a dar consigli sui temi sempre più caldi della giustizia. Ieri in prima linea in nome e per conto del Cavaliere, oggi tra i più strenui avversari interni dell'ex allievo che ha preso il suo posto, Niccolò Ghedini.

Per salvare Berlusconi, Ghedini vuole al più presto il lodo Alfano costituzionale. Condivide?
"Procedere con quella legge è condizione imprescindibile perché la Consulta, il 14 dicembre, possa riconoscere al legittimo impedimento la funzione di legge ponte. Però...".

Però lei consiglia al Cavaliere di riscrivere il legittimo impedimento.
"Smussarne alcuni aspetti sarebbe utile. Se la legge cambia, la Consulta potrebbe rinviare tutto al giudice di merito. L'idea non è piaciuta a Ghedini: troppo difensiva. Riconoscere che la legge è migliorabile sarebbe un gesto di buon senso. Se non se ne fa una questione di puntiglio".

Quando si trattò del lodo Alfano, c'era anche lei nel collegio di difesa del Cavaliere davanti alla Consulta. Ci sarà anche stavolta?
"No. Quel processo era l'ultimo nel quale ero avvocato di Berlusconi".

Quando lo difendeva lei, il Cavaliere è sempre uscito assolto o prescritto.
"Non vorrei sembrare polemico, è un dato di fatto".

Polemico con Ghedini, intende? Lui ha detto che lei non ha più voglia di lavorare...
"Io non avrei mai detto cose del genere. Ho sempre portato grande rispetto verso chi mi ha insegnato qualcosa. E io l'ho fatto entrare nelle camere penali, nella difesa di Berlusconi, ho appoggiato il suo ingresso in Parlamento".

E cosa pensa di lui, oggi?
"Lo stimo, è diligente, un buon ricercatore di diritto. I napoletani quando parlano degli avvocati del Nord dicono: voi perdete un sacco di tempo, noi risolviamo i problemi con un'illuminazione. Certo, senza lo studio non si fa nulla. Ma non si può pretendere di essere Leonardo da Vinci solo perché si studiano 500 faldoni".

Ghedini però è entrato nel sancta sanctorum del Pdl. Lei no.
"Lui ha fatto una scelta molto chiara: stare vicino ai vertici di Forza Italia. Io per natura non riesco a essere monocliente. E sono una persona troppo libera per essere accettato da un gruppo dirigente. Se qualcosa non mi piace lo dico".

A Mirabello Fini ha definito Ghedini "dottor Stranamore". Corretto?
"Fini ha fatto una sintesi di alcune caratteristiche del personaggio. Un'invenzione efficace. Se ricordo bene, nel film di Kubrik il dottor Stranamore per vincere la guerra distrugge il mondo".

Difenderebbe il finiano Fabio Granata di fronte ai probiviri del Pdl?
"Assolutamente sì, ritengo che il dissenso non debba mai tradursi in sanzione: è il sale della democrazia".

E invece Fini è stato espulso dal Pdl. Che effetto le fa?
"Potrei essere, per ipotesi, in dissenso su tutto ciò che dice. Ma gli riconoscerei comunque il diritto di dirlo".

Dunque il Pdl ci ha perso qualcosa?
"No, perché nel partito il dissenso resta, un dibattito si è aperto, e Fli è una componente importante della maggioranza, a prescindere dai numeri".

Lo dica a Berlusconi che impazzisce per trovare chi gli rimpiazzi quei voti...
"Capisco che un capo di governo si assicuri di non essere ostaggio delle minoranze".

C'è chi invece lo trova un po' appannato.
"Il suo problema oggi è riuscire ad essere ancora colui che impone la linea politica. Forse anche per questo cerca sostegni".

Forse anche per questo preferisce gli yesmen.
"Berlusconi ha una personalità complessa: e può darsi che sul lungo periodo apprezzi di più chi l'ha criticato".

(fonte: L'ESpresso)

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