(ANSA) - ROMA, 17 settembre. Presentato il libro "Di testa nostra" di Andrea Camilleri e Saverio Lodato
"Quanti anni ci vorranno nel post-berlusconismo per far tornare la normalità del vivere?
Quanto tempo servirà per liberarci non di Berlusconi ma della sua corte, un crocicchio di avvocatucci di mezza tacca e giardinieri ad Arcore divenuti ministri, gente che deve per forza difendere il suo presente per non tornare nella fogna da cui è venuto? Questo mi preoccupa, non come faremo a liberarci di Berlusconi. A quello se non ci penserà qualcuno della Sinistra, prima o poi lo farà Dio".
È un Andrea Camilleri irrefrenabile, ironico, quello salito questa sera sul palco del Circolo degli artisti di Roma per presentare "Di testa nostra" (Chiarelettere edizioni), libro realizzato insieme al giornalista Saverio Lodato che raccoglie gli articoli scritti dai due tra il 2009 e il 2010 per la rubrica Lo chef consiglia de «l'Unità».
Una collana di conversazioni in cui la coppia si domanda "Chi mi paga la casa?" o "Perché chi contesta Berlusconi viene subito identificato dalla polizia?", ripercorrendo le vicende di Noemi Letizia, di Minzolini, del G8, delle amazzoni di Gheddafi e di Berlusconi prigionieri dello stesso berlusconismo. Davanti a una platea, composta soprattutto da giovanissimi, Camilleri pungolato da Marco Travaglio è un fiume in piena.
"Se arriviamo alla scissione anche nel Pd c'è il rischio di divisioni vicino allo zero — dice.
La forza di Berlusconi è, sì, chi lo vota, ma soprattutto la debolezza estrema dell'opposizione che, nel momento in cui più bisognava stare uniti, si è lasciata sfuggire un autobus meraviglioso con Gianfranco Fini. Il movimento ‘dentro e fuori’ come lo chiama Veltroni, a me ricorda un'altra cosa, che nulla ha a che vedere con la politica". Scrivere questo libro è stato catartico.
"La sera un vecchio di 85 anni rischia di morire di infarto davanti alla tv — racconta ancora. Le abbiamo chiamate ‘cronache con rabbia’ perché in fondo sono sempre stato incazzato, solo che lo nascondevo sotto il sorriso. Oggi quella rabbia mi fa sentire vivo e ha due corna: si rivolge a destra e sinistra".
Delle vicende degli ultimi tempi, "Cos'è che provoca l'ironia di Camilleri?", incalza Travaglio. "Dei libici che sparano sui nostri non riesco a ridere, perché sono reduce dallo shock di vedere Berlusconi che bacia la mano di Gheddafi — risponde lo scrittore. In quel momento volente o nolente rappresentava tutti gli italiani. E io non ho mai baciato la mano a un mafioso e neanche a un prete. Quanto a Nucara e questi garibaldini, quella sì è una cosa meravigliosa, perché è durata 24 ore e contava soprattutto l'Udc siciliana, tutti elementi riscontrabili nel casellario giudiziario. Ma che poi l'indomani non c'era più". Facendo un bilancio della situazione attuale, Camilleri torna con la mente ai giorni del fascismo. "Oggi stiamo ancora peggio, perché al tempo imponevano il giuramento, oggi c'è direttamente l'autocensura. Siamo arrivati al punto di identificare chi sventola non autorizzato la bandiera italiana. Da quanto sentiamo dire da Berlusconi che farà il ministro per lo Sviluppo economico?".
Ma tra il berlusconismo e la Sinistra che non riesce a trovare un leader degno di questo nome, è ancora possibile un'Italia normale? "Non mi togliete questa speranza — conclude Camilleri. Lo so che il mio futuro non c'è più, ma c'è quello dei miei figli e dei miei nipoti. Io sto tramontando, ma vedo una luce rosa. Incazzata, ma bella rosa".
(fonte: chiarelettere)
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