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lunedì 15 novembre 2010

Signora Pm, occhio al colore delle calze.

Niente, volevo solo dire che sono orgoglioso di essere concittadino di una persona come Annamaria Fiorillo, la Pm dei minori che in quella notte di fine maggio si occupò del caso di una ragazza marocchina, Ruby Rubacuori.

Ho appena ascoltato le sue parole in tivù - era ospite del programma "in 1/2 ora" di Lucia Annunziata - e vorrei semplicemente ringraziarla. Ringraziarla. Perché è stata chiara. Perché è stata sincera. Perché ha deciso di esporsi. Perché ha fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi Pm onesto, e cittadino per bene. Perché quella notte ha svolto alla perfezione il proprio mestiere. Perché nessuno ha voluto ascoltarla. Perché il suo unico rammarico è quello di non aver immediatamente compreso le violente pressioni a cui erano sottoposti i propri interlocutori, alla Questura di Milano. Perché ha deciso di raccontare i fatti, solo i fatti che la riguardano, e di non commentare l'aspetto politico della vicenda. Perché con poche parole sta smascherando quell'enorme cappa di omertà e vergogna che oscura i nostri vertici istituzionali. Infine, perché in questa democrazia capovolta c'ha ricordato che sono le brave persone a doversi giustificare, e non chi umilia l'intero Paese agli occhi del mondo, macchiando la propria carica di abuso di potere, e di menzogna.

La Fiorillo lo sa benissimo. Verrà attaccata con violenza. La pagherà cara. Il caso era chiuso. Per Maroni, Ministro dell'Interno. Per Bruti Liberati, capo della Procura di Milano. Per la politica. Per la magistratura. Per tutti. Avrebbe potuto starsene zitta, e la cosa sarebbe finita lì. Magari per lei ci sarebbe stato pure qualche beneficio, chi lo sa, o comunque la certezza di una carriera in tranquillità. Ed invece no. Ha deciso di uscire allo scoperto. "Ho messo in conto tante cose", ma la "necessità irrefrenabile" di raccontare la verità ha spazzato via ogni dubbio, perché suo papà era Pm, perché lei crede nella dignità della magistratura. La sua onestà contro la disonestà del Giornale, di Alessandro Sallusti, di Libero e di tanti altri. A sbraitare in video e su carta falsità certificate, affermando che al Pm dei minori in casi come quello di Ruby non spetta la decisione finale, del tipo "ma che cazzo vuole questa?". Ed invece sì, che gli spetta. Una minore accusata di furto, una vicenda che sguazza nel penale, e che non si sbroglia a chiacchiere e distintivi, ma con una "disposizione" del Pm competente. Ma chissenefrega risponde la servitù papale, l'importante è creare confusione, sporcare l'immagine della Fiorillo, "la Pm sapeva tutto", "la carta che smentisce la Pm", "Maroni querela la Pm", "Il capo tappa la bocca alla Pm", "Ruby fa impazzire i Pm, i Pm litigano", "La Pm d'Egitto che critica ed insulta tutti", a contestare le sue scelte persino Alessandro Meluzzi (...), su Libero.

Ci si può sbagliare, questo è chiaro, ma a volte la senti a pelle l'integrità di una persona, di una donna, di una professionista, bastano poche parole ed uno sguardo. Avete presente quando v'imbattete nella faccia, nelle grida, nell'incoerenza, nelle infamie di Daniela Santanchè? Ecco, la sensazione opposta. Già, anche lei impegnata nella demolizione catodica di Annamaria Fiorillo, troppo pericolosa la rompiscatole, unico ingranaggio funzionante in un meccanismo marcio, da buttare, che coinvolge mignotte, poliziotti, Ministri e Presidenti del Consiglio. Grazie Fiorillo, ma d'ora in poi occhio alle calze.

(fonte: NonLeggerlo)

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