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lunedì 7 novembre 2011

Miserere per un miserabile

berlusconi_tremonti_aula


Un vecchio vizio del mio carattere minaccia di riaffiorare in queste ore di agonia civile per il logoro pubblicitario di Arcore. Provo un’ irresistibile senso di pietà anche per i peggiori cialtroni quando arriva per loro il momento del “redde rationem”, che viene per tutti. Penso al giorno in cui Berlusconi, con tutti i suoi soldi e i suoi capelli pitturati sul cranio e gli spettri delle zoccole e dei lenoni che gli danzano intorno, scoprirà di essere un ometto solo, un vecchietto impotente e, parola per lui orrenda, un “loser”, un perdente che ha sperperato il più gigantesco capitale di popolarità che la disgraziata Italia avesse concesso a un uomo di governo dopo Mussolini. Non ci siamo ancora, e l’agonia potrebbe essere lunga, ma quasi. Devo cominciare a temere di provare pietà anche per questo vecchio falsario ormai palesemente fuori di testa, che farnetica di ristoranti traboccanti, di magnifiche vacanze, di aerei straprenotati – proprio lui che non deve comperare un biglietto d’aereo da decenni – e attribuisce i nostri guai al cambio lira-euro? Spero che sia lui, con il suo comportamento nelle ore del tramonto (ho scritto tramonto, non tremonti) a risparmiarmi il riflesso della pietà.

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