Caro direttore, ti scrivo…
non so ancora chi tu sia, dovresti essere nominato entro domani (sono passati 30 giorni dal decreto del 26 giugno) a dirigere l’altisonante e ambiziosa “Agenzia per l’Italia Digitale”, ma forse dovrai aspettare qualcosa di più. Saresti dovuto essere scelto attraverso un avviso pubblico, di cui però si sono perse le tracce nella canicola di luglio, ma comunque in un qualche modo sarai scelto e incaricato.
Sono certo (quasi certo) che sarai una personalità competente, uomo o donna che tu sia (ma la seconda opzione mi pare fantascienza), sopra le parti, in grado di immaginare un percorso per farci risalire una china internazionale che invece stiamo rapidamente scendendo. Sono certo che avrai chiara l’enorme responsabilità di essere nei fatti il CIO (chief information officer, ossia il capo dell’ICT) del Paese e, se l’accetterai, avrai chiara anche la strada da fare: proprio per questo ti scrivo.
Con questa lettera vorrei ricordarti che non c’è spending review che tenga se non puntiamo sull’innovazione, che cercare di risparmiare 10 miliardi l’anno nella PA tagliando i consumi è come scegliere l’affettatrice invece di fare una dieta: ci si fa male! Vorrei ricordarti che alcuni progetti decisivi per il Paese sono fermi al palo non per mancanza di soldi, ma per mancanza di visione, di leadership, di coraggio: su tutti la strategia per il cloud computing e per il “data center consolidation”. Lì davvero i risparmi sono a portata di mano, ma in tre anni da quando se ne parla non siamo riusciti a proporre una strategia unitaria della PA, un progetto-Paese, al di là delle raccomandazioni di DigitPA, lodevoli, ma appunto raccomandazioni.
Ti chiederei poi di non dimenticarti del Sistema Pubblico di Connettività, che ora è fermo al palo, e senza il quale qualsiasi obiettivo di interoperabilità e quindi di decertificazione, semplificazione, sburocratizzazione è aria fritta. Prima il CNIPA, poi DigitPA avevano lavorato in questo senso: poi una palude decisionale ha bloccato la governance e l’operatività di chi avrebbe avuto in carico le politiche ed eccoci ad aspettare la tua opera salvifica!
Non dimenticare neanche i grandi impegni che il Paese ha preso in Europa con la Digital Agenda che, nella versione italiana, ha dato luogo a un po’ di riunioni di funzionari, a qualche consultazione pubblica di cui non sappiamo gli esiti, ma ancora a nessun provvedimento legislativo. Il decreto doveva arrivare entro giugno, poi entro luglio… ora vedremo.
Mi permetto inoltre di suggerirti di non dar retta alla folla di benpensanti che ti diranno che ben altri sono i problemi del Paese e che con una tempesta come quella che stiamo affrontando non possiamo pensare all’Italia digitale. Ributta in faccia a questi miopi, ma furbissimi conservatori dei poteri basati sull’opacità, che la digitalizzazione del Paese può valere sino a tre punti di PIL e che non lo diciamo noi sognatori, ma lo hanno dimostrato i Paesi che hanno puntato sull’economia di Internet, sull’innovazione, sulla ricerca, sull’educazione.
Non commettere neanche l’ingenuità di pensare che l’informatica pubblica e l’innovazione cominci con il tuo incarico e con la nascita dell’Agenzia. Tanto è stato già fatto, specie sul territorio: nei nostri Comuni, nelle Regioni ma non è riuscito a essere messo a sistema, abbine rispetto e informati, gira l’Italia, ascolta ed eviterai di reinventare la ruota.
Anche dentro DigitPA, dentro l’Agenzia dell’Innovazione, dentro il Dipartimento per la digitalizzazione della PA ci sono esperienze e professionalità di grande valore anche se un po’ confuse, un po’ disorientate: non trascurarle.
Capisco che per te non sarà una passeggiata: il pasticcio estivo che l’amico Guido Scorza ricorda nel suo blog “Informatica pubblica a rischio di paralisi” non ti renderà la vita facile. Dovrai dirigere tutto, essere la mente pensante dell’innovazione, ma non potrai neanche indirizzare i progetti informatici delle amministrazioni attraverso i “pareri” perché quello lo farà la Consip o forse la Sogei, chissà.
L’ingegneria istituzionale che ha dato luogo all’Agenzia che ora dovrai dirigere non è certo delle più raffinate: manca una cerniera tra una pletora di Ministri che in teoria dettano la linea politica e un’agenzia operativa che è ancora tutta da costruire e che nasconde non poche insidie, comprese quelle di un personale che farà di tutto per non perdere i diritti acquisiti.
Sarebbe stato meglio lasciare a un Dipartimento della Presidenza del Consiglio il compito di essere il committente in un contratto di servizio con l’agenzia, sul modello dell’Agenzia delle Entrate, ma non è andata così e questo lavoro di raccordo sarà tutto sulle tue spalle.
Insomma una bella sfida e, chiunque tu sia mio caro direttore, non avrai da annoiarti.
Buon lavoro quindi da noi tutti, comunità di innovatori preoccupati, ma in fondo inguaribilmente ottimisti: se non ci deluderai non ti lasceremo solo.
(fonte: Carlo Mochi Sismondi, FORUMPA)
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