Il business degli agroalimentari attira gli appetiti dei boss
L'appetito vien mangiando, e di appetiti, si sa, le mafie ne hanno tanti. Tuttavia la ricostruzione, fatta da Peppe Ruggiero nel suo ultimo libro: “L’ultima cena, a tavola con i boss” l’appetito lo toglie. Il business dell’agroalimentare, fiore all’occhiello dell’economia italiana è pesantemente gravato dalle organizzazioni criminali italiane. Ortaggi, verdure, carni, formaggi, pesce, caffè, direttamente o indirettamente subiscono condizionamenti mafiosi.
I boss non si fanno scrupoli, controllano buona parte della filiera alimentare, dalla produzione alla commercializzazione. Impongono i prodotti che, in barba alle leggi del mercato, vengono venduti in regime di monopolio criminale. Impongono i prezzi, e non avendo concorrenti, li gonfiano a loro piacimento. Impongono, anche, le ditte che i prodotti alimentari li trasportano, da sud a nord, verso i mercati ortofrutticoli italiani. Fondi, in provincia di Latina, in primis. I prodotti agricoli spesso, troppo spesso, provengono da imprese prestanome. Messe in piedi per riciclare denaro sporco, frutto dei più svariati traffici criminali. Prodotti, inoltre, che spesso sono loro stessi sporchi. L’appetito di denaro dei boss impone l’utilizzo della qualsiasi pur di ottenere il massimo profitto con la minima spesa. Escludendo, di fatto, il rispetto delle norme igieniche più elementari per la produzione e la lavorazione, nonchè il rispetto delle condizioni di lavoro di chi in quelle terre ci lavora.
Alimenti poco sicuri quindi, per chi li mangia e per chi li fa. Vongole e cozze pescate in zone inquinate, come succede nei pressi del porto di Marghera, una tra le zone più inquinate in Italia nelle cui acque sono state sversate: «500.000 tonnellate di sostanze inquinanti, tra le quali idrocarburi, diossina, mercurio e piombo» , ma vendute come prodotti di prima scelta e cucinate da famiglie ignare. Pesce di camorra a Napoli, dove i boss in interi quartieri hanno gestito il business dell’acqua di mare, utilizzata dai pescivendoli per mantenere il prodotto fresco. Peccato che l’acqua fornita dalle organizzazioni criminali fosse quella proveniente da tratti di mare inquinati e, caricata nei mezzi più svariati, autospurgo inclusi. Per non parlare delle bufale, origine della ricchezza e delle nefandezze dei clan dei Casalesi. Dalla mozzarella prodotta con latte di bufale infette, all’importazione di bovini malati destinati alla macellazione per il mercato nazionale. Mozzarelle che diventano blu e fette di carne di bufale malate.
Una truffa ai danni dello Stato, dei consumatori e dei tanti produttori che lavorano onestamente. «Latte di bufala mischiato con latte vaccino – scrive Ruggiero – con l’aggiunta di acqua ossigenata per “gonfiare” la mozzarella. Addirittura il ricorso alla calce per sbiancare il prodotto». Scene da film dell’orrore. Quelle raccontate da Peppe Ruggiero sono pagine che riprendono il percorso iniziato dall’autore con “Biutiful Cauntri”, il documentario scaturito nel bel mezzo dello scandalo rifiuti in Campania. Perché i boss in Campania, ma non solo in Campania, uccidono inquinando e distruggendo il territorio. Avvelenano la terra, le acque e l’aria con gli scarti peggiori delle lavorazioni industriali.
Distruggendo un settore, quello agroalimentare, da sempre orgoglio del nostro Paese per qualità. «La Campania è la vera Chernobyl italiana. Qui – scrive Ruggiero – in soli tre anni sono stati smaltiti circa 15 milioni di tonnellate di veleni». «Il tempo della denuncia è scaduto – continua – restiamo in attesa che lo Stato prenda coscienza e si renda credibile». Un duro atto di accusa, che attende, purtroppo ancora una chiara risposta da parte delle istituzioni. Una risposta tuttavia è arrivata. Dalla società responsabile. Le cooperative sorte sui terreni confiscati ai boss.
In Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Lazio. Il “giusto” di legalità è il marchio dei prodotti di Libera Terra. Una “spina nel fianco” delle organizzazioni criminali che segna la via di uno sviluppo sostenibile e “pulito”. E credibile.
L’ULTIMA CENA. A TAVOLA CON I BOSS
(fonte: liberainformazione)
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