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sabato 13 novembre 2010

L’Italia è la tomba del diritto

“Di testa nostra. Cronache con rabbia 2009-2010” è un’opera che raccoglie tutta l’avversità di Camilleri nei confronti di Berlusconi (Camilleri e Lodato, www.chiarelettere.it, 2010).
L'Italia è la tomba del diritto

Vi è almeno una soddisfazione nel crimine: puoi parlare al tuo complice come a un tuo pari. (Proverbio latino)

“Le cose rifiutano di essere a lungo mal gestite”. (Proverbio latino)

Il titolo di questa recensione prende spunto da un aforisma di Leonardo Sciascia, un siciliano intelligente e senza padroni come Andrea Camilleri, il quale affermò pure che “l’Italia è un paese senza verità”. Dunque sarebbe ora di trovare il tempo e il coraggio di chiedersi che fine farà un paese che continua a vivere senza giustizia e senza verità.

Comunque, ad essere onesti, Camilleri è molto partigiano ma pure molto chiaro e pragmatico: le bassezze e le debolezze dell’attuale classe dirigente vengono evidenziate dal suo acume intellettuale. E per supportare le critiche di Camilleri a Berlusconi bastano questi numeri: nel periodo caratterizzato dai governi di Berlusconi (6 anni degli 8 presi in considerazione), l’economia italiana è stata l’unica importante economia al mondo a subire un consistente calo (pari a circa il 6%) del reddito reale pro capite. Gli unici altri paesi al mondo a subire un calo del PIL sono stati lo Zimbabwe, Haiti e la Costa d’Avorio. A parte questi tre paesi, a nessun altro paese al mondo è andata peggio che all’Italia. (da Impunity dell’economista Charles Young).

Inoltre bisogna ricordare che “Berlusconi era capolista in tutte le circoscrizioni per le europee e il suo partito è pesantemente arretrato. Non si presentava in prima persona in nessuna provincia e in nessun comune, e il suo partito ha ottenuto un buon risultato. Morale della favola: avrà capito che si tratta di una sconfitta assolutamente personale” (Andrea Camilleri, p. 44). E forse anche altri politici hanno capito che è sempre più inutile muovere la lingua e che è giunto il tempo di smuovere le chiappe…

Purtroppo in Italia è molto difficile fare delle critiche costruttive poiché nessuno vuole privarsi dei vantaggi a breve o medio termine anche col rischio di una valanga di svantaggi a lungo termine. In effetti Mark Twain affermò che la libertà di parola è forse un privilegio di cui nessuna persona vivente può godere. Del resto “Questa riluttanza a esprimere opinioni impopolari è giustificata: il prezzo da pagare è assai alto, può comportare la rovina economica di un uomo, farli perdere gli amici, esporlo al pubblico ludibrio e alla violenza, condannare all’emarginazione la sua famiglia” (1905).

Se Twain riscontrava queste difficoltà in un paese anglosassone è quindi inutile pretendere dei comportamenti civili in un paese governato dall’inciviltà, dall’egoismo familista e dall’economia della liquidità mafiosa che ha infettato aziende private e banche politicizzate. Come affermò Sciascia: “Se lo Stato italiano volesse davvero sconfiggere la mafia, dovrebbe suicidarsi”.

Comunque a mio parere si potrebbero risolvere molti problemi italiani eliminando buona parte dei vecchi figuri e figuranti delle attuali direzioni partitiche e statali. La soluzione più pratica, veloce ed economica nel breve e medio termine può essere questa: “Più prepensionamenti per tutti i dirigenti”. Dopotutto i giovani costano meno e le pensioni dirigenziali si possono ridurre a causa della crisi economica per bilanciare l’iniquo blocco delle nuove assunzioni degli ultimi vent’anni.

E si potrebbe rafforzare il ruolo della educativo delle prime linee dello Stato. Infatti “La mafia ha paura della scuola, non della giustizia” gestita all’italiana (Giovanni Falcone). Quindi ancora oggi “La scuola ci appare come l’unica istituzione in grado di trovare un rimedio agli errori perpetrati in famiglia” e nelle altre istituzioni (Alfred Adler). Non si può negare che in troppe nazioni l’educazione ricevuta all’interno della famiglia stimola “in primo luogo la volontà di potenza e l’incremento della vanità” (Adler). Quindi si potrebbero istituire degli "insegnanti di sostegno" per i figli dei pregiudicati.

In conclusione: “gli italiani poveri sono ladri perché sono poveri e gli italiani ricchi sono ricchi perché sono ladri” (rivisitazione di Pino Caruso). E molti italiani “normali” rubano perché quasi tutti trovano il modo più o meno legale per “rubare”: i dirigenti del settore pubblico, i dirigenti del settore privato e lo stato gestito dai grandi protettori dei ricchi e dai politici egoisti e familisti.

Nota – In questo libro Lodato e Camilleri hanno raccolto gli articoli pubblicati su “l’Unità” nella rubrica “Lo chef consiglia” (periodo 23 maggio 2009 - 6 giugno 2010). Saverio Lodato è un giornalista specializzato nel narrare i fenomeni mafiosi ed è l’autore di ottimi libri intervista (ha intervistato Giovanni Brusca, Tommaso Buscetta, il magistrato Roberto Scarpinato).

(fonte: Agoravox)

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