Gentile ministro Gelmini,
fra pochi anni anche sua figlia sarà in età scolare e sono certo che Lei, quale che sia il suo futuro politico, la manderà alla scuola pubblica, come ho fatto io col mio.
Chissà se a quel punto avrà modo di verificare, empiricamente, quanto Lei dichiara oggi ad Alberto Custoder su Repubblica: «Sono contraria ai contributi chiesti ai genitori per le spese di funzionamento della scuola, perché i soldi ci sono e chi se li fa dare dalle famiglie lo fa per attaccare il governo».
Ora, naturalmente è tutto possibile: anche che da qualche parte in Italia ci siano presidi e insegnanti il cui scopo nella vita è mettere Lei e il suo Governo in cattiva luce presso i genitori dei propri studenti.
Tuttavia credo che solo un’esperienza reale da madre di un’alunna delle scuole elementari di Stato potrebbe illuminarla sulle dinamiche e le conseguenze di tali richieste.
Forse allora vedrà quanto gli insegnanti sono imbarazzati, signor Ministro, quando chiedono quei cinque o dieci euro per comprare lo Scottex, per sturare il tombino del cortile, perché manca il disinfettante nella cassetta del pronto soccorso – e se dal tetto cadono tegole non le si può riparare, si mette solo un cartello di non avvicinarsi.
Le assicuro che se è tutta una strategia mediatica degli insegnanti per attaccare il Governo, hanno delle straordinarie capacità attoriali perché a me sembra che si vergognino molto, sebbene di carenze altrui.
Forse anche Sue, signor Ministro, e di tutti quelli che in questi anni hanno preferito largheggiare con le scuole parificate anziché sostenere quelle pubbliche.
Mi auguro che lo scopra anche Lei, tra quattro o cinque anni, e nel frattempo auguro ogni bene alla Sua bellissima figlia.
(fonte: Alessandro Giglioli)
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