Una volta, tanti anni fa, per chiudere la bocca a chi non la pensava come te, si usava il marchio infamante: “Sta’ zitto, sei un fascista”. Oggi, si fa la stessa cosa, ma il fascista è stato sostituito con il comunista.
“E’ un comunista”, è l’accusa fatta ieri in privato da … Silvio Berlusconi nei confronti di Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato, di fatto, aveva respinto l’infornata dei nuovi sottosegretari, non tanto perché frutto di un ignobile mercato delle vacche, ma perché così si palesava una maggioranza diversa da quella espressa dal voto del 2008.
Da lì, l’invito a “una verifica parlamentare” del Governo. Da lì, poi, la rabbiosa reazione del Premier: “Si attacca a tutto pur di mettersi di traverso alla vigilia delle amministrative. È un comunista, so bene da che parte sta. Altro che stabilità, vuole destabilizzare il governo”.
Ecco perché l’ordine di rispondere a muso duro, a costo di mettere in conto una crisi istituzionale. La frase finale di Berlusconi ai suoi: “Adesso vinciamo le elezioni, poi vediamo chi comanda” appare come una vera e propria prova di forza, se non proprio come una minaccia destabilizzante.
Le opposizioni fanno quadrato, a difesa del capo dello Stato. L’impressione è che, ancora una volta, Bersani, Casini, Fini e compagnia cantante, abbiano sempre bisogno di un “aiutino” per farsi forza e tentare la spallata contro il Governo. “Fusse che fusse la vorta bbona”, diceva il grande Nino Manfredi.
(fonte: polisblog)
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