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giovedì 19 maggio 2011

Secondo tempo, l'ora delle rimonte impossibili


Da Alemanno su Rutelli a Guazzaloca nella "rossa" Bologna

FABIO MARTINI

ROMA
Quella notte, nella sua villa dell’Eur, Francesco Rutelli si addormentò con un filo d’ansia nel cuore. Era lunedì 13 aprile del 2008 e al primo turno il candidato sindaco del centrosinistra a Roma aveva ottenuto il 45,8% dei voti, contro il 40,7% di Gianni Alemanno, un vantaggio sostanzioso in vista del secondo turno. Ma Rutelli confidò la sua inquietudine: «Guai sedersi sugli allori, ripartiamo ventre a terra». Pubblicamente, per rassicurare i suoi elettori, l’ex sindaco ri-candidato disse: «Abbiamo 84.000 voti in più, una città di vantaggio o, se volete, lo stadio Olimpico, quando i posti non erano numerati...». Due settimane più tardi, lo stadio si svuotò e ad Alemanno riuscì un sorpasso da primato: eletto al secondo turno con 106.000 voti in più dello sfidante. Non è l’unica “rimonta impossibile” nella storia dei doppi turni, un francesismo in vigore in Italia dal 1993 nei Comuni e dal 1995 nelle Province. Certo, quasi sempre chi vince al primo turno, bissa il primato anche al secondo, ma quando si determinano condizioni particolari si possono produrre spettacolari sorpassi.

Difficile prevedere se anche Letizia Moratti possa replicare questi exploit, ma certo esistono precedenti con divari ancora più cospicui di quello che dovrebbe colmare il sindaco di Milano. Il 23 aprile del 1995 a Roma si vota per eleggere il nuovo presidente della Provincia e il candidato della destra, il rautiano Silvano Moffa (oggi uno dei capi dei Responsabili) incassa un corposo 48%, con un vantaggio di ben 11 punti sul rivale, il ds Giorgio Fregosi, fermo al 37,6%. Vittoria in tasca e invece, due settimane più tardi, il cinquantasettenne Fregosi (un cursus honorum da assessore provinciale, quasi sconosciuto al “grande pubblico”), riesce a sorpassare Moffa, uno dei più noti dirigenti missini romani, con uno scarto di 43.000 voti. Che era successo? Come tutti i miracoli umani, anche quello di Fregosi, aveva una spiegazione razionale: «Oltre alla convergenza di Rifondazione, lo scatto che portò alla clamorosa rimonta ricorda Roberto Morassut, oggi deputato pd, allora tra i leader del Pds romano - si determinò nelle stesse ore della prima sconfitta: quello stesso giorno, Piero Badaloni era stato eletto presidente della Regione e quella vittoria inattesa galvanizzò l’elettorato e trascinò il sorpasso di Fregosi. Paradossalmente uno stato d’animo di segno opposto, soltanto tre anni più tardi ribaltò tutto». Per una sorta di nemesi, nel 1998 fu un sentimento opposto - la depressione dell’elettorato progressista - ad aiutare la rivincita di Moffa. Al primo turno la pidiessina Pasqualina Napoletano era andata in testa col 48,6%, ma al secondo lo scombussolamento dell’elettorato per la caduta del governo Prodi, vittima della famosa “congiura”, tenne lontani molti elettori di sinistra e Moffa prevalse 50,9% contro il 49,1%. Ma tra tutte le rimonte, una portò ad un evento storico ed è quella firmata da Giorgio Guazzaloca a Bologna. Il 13 giugno, nella roccaforte rossa, per 50 anni la vetrina del comunismo democratico, al primo turno l’ex macellaio arrivò secondo, con un sorprendente 41,5% ma pur sempre con cinque punti in meno di Silvia Bartolini, la “rossa”, che sembrava destinata a diventare l’ennesimo sindaco di sinistra in una città che in tutto il dopoguerra, da Dozza in poi, aveva avuto soltanto leadership comuniste. Personaggio di forte personalità, capace di gesti coraggiosi (senza farlo sapere in giro, Guazzaloca fece nascondere in uno scantinato i manifesti di sostegno fatti stampare da Berlusconi), al secondo turno l’ex macellaio guadagnò nove punti percentuali e vinse col 50,7%.

Sono diventati proverbiali invece i due sorpassi a Torino di Valentino Castellani, il professore del Politecnico che nel 1993 affrontò in un singolare ballottaggio, tutto di sinistra, un personaggio carismatico della sinistra torinese, Diego Novelli. E se in quel duello a Castellani giovò essere il più moderato, quattro anni più tardi, il sorpasso su Raffaele Costa gli valse il soprannome dell’Avvocato Agnelli: «Il cavallo che rimonta». E quanto al più recente dei sorpassi, quello di Alemanno su Rutelli - oltre agli handicap legati al ritorno in campo di un ex sindaco che nel frattempo aveva cambiato identità politica - anche in quella occasione fu un evento emotivo a rimescolare le carte del primo turno: la violenta aggressione di una studentessa africana, uno stupro che seguiva quello di alcuni mesi prima (e finito con la morte della vittima) ai danni di Giovanna Reggiani. Un clima che aiutò il rush finale del candidato della destra romana.

(fonte: La Stampa)

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