Arrestato il presidente dell’Ente Parco Cinque Terre, amico fraterno del ministro della Pubblica Amministrazione. Nell’incantevole cornice, il ministro comprò un rustico per quarantamila euro: meno di un sesto del suo valore di mercato. E, pare, con finanziamento pubblico.
“Chissà se “Il Giornale” si occuperà della casa di Brunetta alle Cinque Terre con il medesimo impegno profuso a Montecarlo”, scrive Gad Lerner nel suo blog. Già, perchè i presupposti per montare un bel putiferio ci sarebbero brunetta02 500 Brunetta e quella casa pagata con i soldi dello Stato anche qui. D’altronde, la fattispecie è molto simile: abitazioni in luoghi immaginifici pagate ridicolmente al di sotto del loro valore di mercato. Qui siamo nelle Cinque Terre, paradiso incontaminato della verde Italia: e proprio qui, a Riomaggiore, Renato Brunetta ha comprato, solo un anno fa, un rustico vista mare, da ristrutturare: costo complessivo, 40.000 euro.
CASE PER TUTTI – Dopo gli scandali immobiliari di Claudio Scajola a via del Fagutale, vista Colosseo, e Gianfranco Fini-Giancarlo Tulliani a Boulevard Princesse Charlotte, vista periferia di Montecarlo, arriviamo al buen retiro di Brunetta, vista sul più bel Tirreno d’Italia. Non è stato facile rintracciare la cronaca originale che racconta l’emersione di questa compravendita tutta da verificare: e se è vero che Franco Bonanini, presidente dell’Ente Parco, è di Brunetta vecchio amico, tanto che il ministro oggi spende parole non parche per sostenerlo, probabilmente la loro amicizia subirà un duro colpo: perchè pare che l’inchiesta che oggi produce 900 pagine di ordinanza di custodia cautelare abbia preso le mosse proprio dagli accertamenti su Casa Brunetta. “Un rustico comprato dal ministro per quarantamila euro: questa la cifra rivelata dal presidente del Parco Franco Bonanini al Secolo XIX il 19 agosto scorso”, scriveva, tempo fa, sempre il giornale di Genova; “come ha rivelato l’indagine, quello è solo il valore dei lavori di ristrutturazione fatti eseguire dal precedente proprietario prima di consegnarlo al ministro. Il suo nome è Stefano Pecunia”. Dunque, un comportamento ben strano: di solito la casa si paga, e il venditore, se è magnanimo, si accolla la ristrutturazione. Qui avviene il contrario: si paga la ristrutturazione, e la casa viene regalata. Un vero affare, indubbiamente. Ma Pecunia si fa beccare dalla procura in “irregolarità edilizie”, e spiega: “Presto la casetta passerà di mano: c’è già stata la firma del compromesso e il compratore è proprio il ministro Brunetta”.
SOTTOCOSTO – Ora possiamo richiamare alla mente i tanti cronisti che sono andati in giro per Montecarlo a chiedere ad ogni agenzia immobiliare quanto poteva valere, a prezzo di mercato, un cinquanta metri quadri nel Principato: ebbene, vale lo stesso per la casa di Brunetta: “Secondo una stima di esperti del settore, un immobile di quelle dimensioni in quella zona potrebbe valere non meno di 300 mila euro”. Non solo, continuano da Genova: pare Rustico Brunetta H100928180400 158x237 Brunetta e quella casa pagata con i soldi dello Stato che l’importo della ristrutturazione, ovvero i soldi che Brunetta ha versato, sia stato addirittura sottostimato. “Come si proponenevano, Bonanini e il suo collaboratore”, ovvero un impiegato tecnico del comune di Riomaggiore, “di finanziare quei lavori”, si chiede il Secolo XIX? “Utilizzando anche i fondi pubblici derivanti dell’erogazione dal finanziamento al sito Canneto ».Cioè finanziamenti per lavori che dovevano essere effettuati in una delle più incantevoli baie delle Cinque Terre. E che con la casa di Brunetta c’entravano poco“, è la risposta che danno i magistrati. Capito il giro? Il presidente Bonanini vuole ingraziarsi il ministro Brunetta perchè metta una buona parola con Angelino Alfano, in modo che mandi gli ispettori a mettere la mordacchia ai Pm che su di lui indagano; per questo regala una casa all’economista veneziano, chiedendogli un prezzo simbolico, peraltro in parte pagato dallo Stato - forse – magari con la scusa di dover mantenere intatto il patrimonio naturalistico – che però si è già, a parte, venduto.
LAVORA GRATIS – C’è un frammento di intercettazione che proverebbe tutto questo. “Giochi con i soldi di Brunetta e ha ragione. Chi glieli dà adesso?”, chiede il geom. Tarabugi, braccio destro di Bonanini; risponde l’arch.Vestito, in forza al comune: “Se va in porto quella fattura di Canneto…”. Già, tutto si sistema. E non solo: c’è anche la vittima, in mezzo al giro. Oltre che l’erario e i cittadini, s’intende: è il capocantiere che, ancor prima di aver visto i soldi di Brunetta, aveva iniziato a lavorare. Di tasca sua: “Quando gli agenti arrivano sul sentiero dei Santuari, vicino a quello di Montenero, trovano intento al lavoro l’edile Daniele Carpanese.Cosa dichiara? Spiega di essere intento ad eseguire la ristrutturazione del rustico di proprietà di Stefano Pecunia: «È in fase di ultimazione,mancano solo gli scarichi e alcune rifiniture». La polizia gli chiede se è già stato pagato. Lui risponde: «Ho effettuato lavori per circa 40mila euro, non ho alcun alcun contratto o computo metrico con il proprietario e non ho ricevuto alcun compenso. Ho persino anticipato sia le spese per i materiali, sia quelle dell’elicottero per trasportarli in cantiere, perché si trova in una zona particolarmente impervia». Scrivono i magistrati: «Quanto meno singolare sembra il fatto che Carpanese avesse dato il via ai relativi lavori senza sottoscrivere alcun contratto e senza un’apparente garanzia”; e singolare è proprio la parola giusta. Voi lavorereste gratis, con addirittura elicottero a carico? Per il ministro Brunetta evidentemente questo ed altro...
(fonte: giornalettismo.com)
DEBITO PUBBLICO
RAPPORTO DEBITO/PIL
giovedì 30 settembre 2010
Brunetta e quella casa pagata con i soldi dello Stato
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politica
La guerra contro il cancro ad una svolta
Buone notizie sul fronte della lotta contro il cancro. Molti quotidiani online riportano nuove possibili cure contro questa malattia, cure che promettono di essere molto meno costose della chemioterapia, più efficaci e con meno effetti collaterali.
L'ANSA riporta: "in un futuro troppo lontano i farmaci antiacidità potrebbero diventare la nuova cura alternativa alla chemioterapia. Gli inibitori della pompa protonica e persino il bicarbonato sono il nuovo filone cui si stanno dedicando diversi medici, perché efficaci, senza effetti collaterali e meno costosi. A fare il punto sulla terapia gli scienziati riunitisi all'Istituto Superiore di Sanità, per il primo simposio dell'International Society for Proton Dynamics in Cancer. (Fonte)
Secondo alcuni specialisti si parte dall'assunto che i tumori sono acidi. Stefano Fais, presidente Ispdc e membro del dipartimento del farmaco
dell'Iss, spiega così il meccanismo di azione di questa nuova generazione di farmaci anticancro a basso costo e da effetti collaterali quasi nulli: "L'acidità è un meccanismo che il cancro usa per isolarsi da tutto il resto, farmaci compresi. Le cellule tumorali, per difendersi a loro volta da questo ambiente acido, fanno iperfunzionare le pompe protoniche che pompano protoni H+. Se si bloccano queste pompe, la cellula tumorale rimane disarmata di fronte all'acidità, e finisce per morire autodigerendosi".
Singolare il fatto che si menzioni, fra le nuove possibili cure anti cancro, il bicarbonato di sodio. Questo composto, reperibile a pochi euro al chilo, è attualmente utilizzato da un ex medico chiamato Tullio Simoncini
per curare questa malattia.
La teoria che ha portato questa persona ad utilizzare il bicarbonato nella cura contro il tumore è stata aspramente criticata dal mondo medico ma, a quanto sembra, si è scoperto che questo composto potrebbe essere realmente
utile contro questa malattia.
Infatti al Cancer Center di Tampa in Florida, si sta sperimentando l'impiego del bicarbonato assunto per via orale. A Tokyo invece, l'università di Edobashi sta studiando l'efficacia di una vecchia molecola, l'arancio di acridina, sui sarcomi.
L'intervista a Fais, riportata da Tiscali (fonte) nella sezione scienza, prosegue con altre interessanti novità: "A differenza dei chemioterapici questi farmaci non hanno effetti collaterali e hanno dei costi molto più bassi. Basti pensare che quelli usati con la target therapy, che provocano tossicità e resistenza nel paziente, costano 50-60mila euro l'anno a malato. Con questa terapia invece il costo annuale sarebbe di circa 600 euro con il generico, e di 1200 con quelli di marca. Ma le industrie farmaceutiche al momento non sono molto interessate a questo tipo di approccio".
Effettivamente,le aziende farmaceutiche,avrebbero dei problemi se queste terapie risultassero più efficaci contro il cancro che la normale chemioterapia e venissero utilizzate nella cura del tumore al posto dei farmaci chemioterapici. I guadagni di questi colossi del farmaco rischierebbero, infatti, di diminuire drasticamente.
"I risultati sono molto incoraggianti - prosegue Fais - perché questi farmaci, associati ai chemioterapici, hanno migliorato la risposta del paziente alla terapia, anche nei casi in cui non funzionava più, o di metastasi o recidive. Ma i dati devono essere confermati su un numero più ampio di pazienti e serve il supporto delle case farmaceutiche".
"Ma la vera svolta - conclude Fais - sarà se avremo l'approvazione per uno studio clinico in cui useremo solo con gli inibitori della pompa protonica, senza chemioterapici. Così dimostreremo la loro efficacia e la possibilità di usarli come alternativa alla chemioterapia".
Fonte Tiscali.it
I motivi per sperare ,quindi,ci sono. Le domande, però, sono ancora molte.
Una delle quali è: qualche azienda farmaceutica potrebbe ostacolare questa nuova strada per paura di vedere i propri profitti diminuire drasticamente?
Oppure collaboreranno tutti, come auspica Fais, per sconfiggere questo male una volta per tutte? Vedremo nei prossimi mesi quali novità ci saranno...
Intanto un plauso va a questi coraggiosi scienziati per aver scelto vie alternative alla cura del cancro, malattia che uccide, solo in Italia, migliaia di persone ogni anno.
(fonte: Agoravox.it)
L'ANSA riporta: "in un futuro troppo lontano i farmaci antiacidità potrebbero diventare la nuova cura alternativa alla chemioterapia. Gli inibitori della pompa protonica e persino il bicarbonato sono il nuovo filone cui si stanno dedicando diversi medici, perché efficaci, senza effetti collaterali e meno costosi. A fare il punto sulla terapia gli scienziati riunitisi all'Istituto Superiore di Sanità, per il primo simposio dell'International Society for Proton Dynamics in Cancer. (Fonte)
Secondo alcuni specialisti si parte dall'assunto che i tumori sono acidi. Stefano Fais, presidente Ispdc e membro del dipartimento del farmaco
dell'Iss, spiega così il meccanismo di azione di questa nuova generazione di farmaci anticancro a basso costo e da effetti collaterali quasi nulli: "L'acidità è un meccanismo che il cancro usa per isolarsi da tutto il resto, farmaci compresi. Le cellule tumorali, per difendersi a loro volta da questo ambiente acido, fanno iperfunzionare le pompe protoniche che pompano protoni H+. Se si bloccano queste pompe, la cellula tumorale rimane disarmata di fronte all'acidità, e finisce per morire autodigerendosi".
Singolare il fatto che si menzioni, fra le nuove possibili cure anti cancro, il bicarbonato di sodio. Questo composto, reperibile a pochi euro al chilo, è attualmente utilizzato da un ex medico chiamato Tullio Simoncini
per curare questa malattia.
La teoria che ha portato questa persona ad utilizzare il bicarbonato nella cura contro il tumore è stata aspramente criticata dal mondo medico ma, a quanto sembra, si è scoperto che questo composto potrebbe essere realmente
utile contro questa malattia.
Infatti al Cancer Center di Tampa in Florida, si sta sperimentando l'impiego del bicarbonato assunto per via orale. A Tokyo invece, l'università di Edobashi sta studiando l'efficacia di una vecchia molecola, l'arancio di acridina, sui sarcomi.
L'intervista a Fais, riportata da Tiscali (fonte) nella sezione scienza, prosegue con altre interessanti novità: "A differenza dei chemioterapici questi farmaci non hanno effetti collaterali e hanno dei costi molto più bassi. Basti pensare che quelli usati con la target therapy, che provocano tossicità e resistenza nel paziente, costano 50-60mila euro l'anno a malato. Con questa terapia invece il costo annuale sarebbe di circa 600 euro con il generico, e di 1200 con quelli di marca. Ma le industrie farmaceutiche al momento non sono molto interessate a questo tipo di approccio".
Effettivamente,le aziende farmaceutiche,avrebbero dei problemi se queste terapie risultassero più efficaci contro il cancro che la normale chemioterapia e venissero utilizzate nella cura del tumore al posto dei farmaci chemioterapici. I guadagni di questi colossi del farmaco rischierebbero, infatti, di diminuire drasticamente.
"I risultati sono molto incoraggianti - prosegue Fais - perché questi farmaci, associati ai chemioterapici, hanno migliorato la risposta del paziente alla terapia, anche nei casi in cui non funzionava più, o di metastasi o recidive. Ma i dati devono essere confermati su un numero più ampio di pazienti e serve il supporto delle case farmaceutiche".
"Ma la vera svolta - conclude Fais - sarà se avremo l'approvazione per uno studio clinico in cui useremo solo con gli inibitori della pompa protonica, senza chemioterapici. Così dimostreremo la loro efficacia e la possibilità di usarli come alternativa alla chemioterapia".
Fonte Tiscali.it
I motivi per sperare ,quindi,ci sono. Le domande, però, sono ancora molte.
Una delle quali è: qualche azienda farmaceutica potrebbe ostacolare questa nuova strada per paura di vedere i propri profitti diminuire drasticamente?
Oppure collaboreranno tutti, come auspica Fais, per sconfiggere questo male una volta per tutte? Vedremo nei prossimi mesi quali novità ci saranno...
Intanto un plauso va a questi coraggiosi scienziati per aver scelto vie alternative alla cura del cancro, malattia che uccide, solo in Italia, migliaia di persone ogni anno.
(fonte: Agoravox.it)
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salute
29 settembre 2010: Antonio Di Pietro pronuncia la dichiarazione di voto dell'Italia dei Valori al voto di fiducia al Governo Berlusconi
Sig. presidente del Consiglio,
Lei è uno spregiudicato illusionista, anzi un pregiudicato illusionista che, anche oggi, ha raccontato un sacco di frottole agli italiani, descrivendo un’Italia che non c’è e proponendo azioni del Governo del tutto inesistenti e lontane dalla realtà.
Fuori da qui c’è un Paese reale che sta morendo di fame, di legalità e di democrazia e Lei è venuto qui in Parlamento a suonarci l’arpa della felicità come fece il suo predecessore Nerone mentre Roma bruciava.
Quella stessa Roma che anche oggi i barbari padani vogliono mandare al rogo, insieme alla bandiera e all’Unità d’Italia.
Sono sedici anni che racconta le stesse frottole, ma le uniche cose che ha saputo fare finora sono una miriade di leggi e provvedimenti per risolvere i suoi guai giudiziari o per sistemare i suoi affari personali.
Al massimo, ha pensato a qualche altro suo amico della cricca, assicurando a lui prebende illecite e impunità parlamentari, proprio come prevede il vangelo della P2, Cosentino, Dell’Utri e compagnia bella docet!
Anzi, no! Un’altra cosa lei è stato ed è bravissimo a fare, e lo ha dimostrato ancora una volta in questi giorni: comprare il consenso dei suoi alleati ed anche dei suoi avversari. I primi pagandoli letteralmente con moneta sonante, con incarichi istituzionali, con candidature e ricandidature di favore; i secondi ricattandoli con sistematiche azioni di dossieraggio e di killeraggio politico di cui lei è maestro.
Sì, perché Lei, sig. Berlusconi è un vero “maestro”: intendo dire un maestro della massoneria deviata, un piduista di primo e lungo corso, un precursore della collusione e della corruzione di Stato.
Anzi di più. Lei è l’inventore di una forma di corruzione di nuovo conio, più moderna e progredita: cambiare le leggi in modo da non far risultare più reato quel che prima lo era e in modo da non rendere più punibili coloro che prima potevano essere condannati.
Questa mattina, Lei si è gonfiato il petto ricordando un nobile principio liberale: “Ad ognuno deve essere consentito fare tutto tranne ciò che è vietato”.
Certo, ma chi, in Europa, ha scritto con il proprio sangue questo tassello di democrazia liberale non pensava affatto che un giorno si sarebbe trovato davanti ad un signorotto locale che avrebbe dichiarato “non vietato” tutto ciò che gli pareva e piaceva a lui e che non era la legge a governare il sistema ma doveva essere Lui a governare la legge.
Lei, sig. Berlusconi, non è un presidente del Consiglio ma è uno “stupratore della democrazia” che, dopo lo stupro, si è fatto una legge, anzi una ventina di leggi ad personam per non rispondere di stupro!
Lei non è, come alcuni l’hanno definito, uno dei tanti tentacoli della piovra.
Lei è la testa della piovra politica che in questi ultimi vent’anni si è appropriata delle istituzioni in modo antidemocratico e criminale per piegarle agli interessi personali suoi e dei suoi complici della setta massonica deviata di cui fa parte.
Lei, oggi, ci ha parlato della volontà del Governo di implementare la lotta alla corruzione, all’evasione fiscale, alla criminalità economica delle cricche.
E che fa si arresta da solo? O ha deciso di prendersi a schiaffi tutte le mattine appena si alza e si guarda allo specchio?
Lei si è impossessato e controlla il sistema bancario e finanziario del Paese.
Lei controlla le nomine degli organi di controllo che dovrebbero controllare il suo operato.
Lei fa il ministro dello Sviluppo Economico e, come tale, prende decisioni a favore del maggior imprenditore italiano, cioè Lei (e dico maggior imprenditore, non migliore come maggiore e non migliore è l’imprenditoria mafiosa).
A Lei non interessa nulla del bene comune perché si è messo a fare politica solo per sfuggire alla giustizia per i misfatti che ha commesso.
Non lo dico solo io. Lo ha detto pure il direttore generale delle sue aziende, Fedele Confalonieri, ammettendo pubblicamente che “se Berlusconi non fosse entrato in politica noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera”.
Lei si è impossessato dell’informazione pubblica e privata e la manipola in modo scientifico e criminale.
Un esempio? La casa di Montecarlo venduta da Alleanza nazionale. Lei e i suoi amici dell’informazione avete fatto finta di scandalizzarvi nell’apprendere che, dietro quella compravendita, c’è una società off-shore situata in un paradiso fiscale.
Ma si guardi allo specchio, imputato Berlusconi: Lei di società off-shore ne ha fatte ben 64 proprio per nascondere i proventi dei suoi reati societari e fiscali e per pagare tangenti ai politici e ai magistrati e lo ha fatto ricorrendo a quell’avvocato inglese David Mills, condannato per essere stato, a sua volta, da lei corrotto per mentire ai giudici e così permetterle di ottenere un’assoluzione comprata a suon di bigliettoni.
Già! Perché la magistratura che Lei ha corrotto: quella a Lei piace.
Invece, non le piace quella che vuole giudicarla per i suoi misfatti, tanto è vero che ora, al primo punto del suo ”vero programma”, quello di cui oggi non ha parlato, c’è la reiterazione del Lodo Alfano, cioè proprio di quella legge che deve assicurarle l’impunità per un reato gravissimo che lei ha commesso: la corruzione di giudici e testimoni.
Solo per questo fatto, Lei non meriterebbe un minuto in più di rappresentare il Governo italiano e se ancora riesce a starci è solo perché compra i voti ricattando quei parlamentari che si rassegnano a vivere vigliaccamente senza onore o senza coraggio!
Questo è il ritratto che noi dell’Italia dei Valori abbiamo di Lei, sig. Berlusconi!
E Lei, oggi, viene a chiederci la fiducia?
Lo chieda, ma non a noi.
Lo chieda a quelli che ha comprato o ricattato.
Lo chieda ai parlamentari di Futuro e Libertà che finalmente si sono resi conto con chi avevano e hanno a che fare ma non trovano, o non hanno ancora trovato, il coraggio di dissociarsi dal macigno immorale che Lei rappresenta.
Lo chieda al presidente Fini che nel suo discorso estivo a Mirabello ha detto esattamente (ed anzi di più) delle cose che sto dicendo io e ancora indugia a staccare la spina, passando, suo malgrado, da vittima a complice delle sue malefatte!
Lo chieda a tutta quella pletora di disperati che in questi giorni ha convocato a casa sua per offrire loro prebende o per minacciare imbarazzanti rivelazioni e che ora , abbagliati da improvvisa ricchezza o intimoriti dai dossieraggi che Lei ha architettato e commissionato, hanno deciso di vendere la loro anima e il loro onore dandole una fiducia che non merita!
Non lo chieda a noi che siamo stati primi a smascherare le sue reali e criminali intenzioni.
(fonte: antoniodipietro.it)
Lei è uno spregiudicato illusionista, anzi un pregiudicato illusionista che, anche oggi, ha raccontato un sacco di frottole agli italiani, descrivendo un’Italia che non c’è e proponendo azioni del Governo del tutto inesistenti e lontane dalla realtà.
Fuori da qui c’è un Paese reale che sta morendo di fame, di legalità e di democrazia e Lei è venuto qui in Parlamento a suonarci l’arpa della felicità come fece il suo predecessore Nerone mentre Roma bruciava.
Quella stessa Roma che anche oggi i barbari padani vogliono mandare al rogo, insieme alla bandiera e all’Unità d’Italia.
Sono sedici anni che racconta le stesse frottole, ma le uniche cose che ha saputo fare finora sono una miriade di leggi e provvedimenti per risolvere i suoi guai giudiziari o per sistemare i suoi affari personali.
Al massimo, ha pensato a qualche altro suo amico della cricca, assicurando a lui prebende illecite e impunità parlamentari, proprio come prevede il vangelo della P2, Cosentino, Dell’Utri e compagnia bella docet!
Anzi, no! Un’altra cosa lei è stato ed è bravissimo a fare, e lo ha dimostrato ancora una volta in questi giorni: comprare il consenso dei suoi alleati ed anche dei suoi avversari. I primi pagandoli letteralmente con moneta sonante, con incarichi istituzionali, con candidature e ricandidature di favore; i secondi ricattandoli con sistematiche azioni di dossieraggio e di killeraggio politico di cui lei è maestro.
Sì, perché Lei, sig. Berlusconi è un vero “maestro”: intendo dire un maestro della massoneria deviata, un piduista di primo e lungo corso, un precursore della collusione e della corruzione di Stato.
Anzi di più. Lei è l’inventore di una forma di corruzione di nuovo conio, più moderna e progredita: cambiare le leggi in modo da non far risultare più reato quel che prima lo era e in modo da non rendere più punibili coloro che prima potevano essere condannati.
Questa mattina, Lei si è gonfiato il petto ricordando un nobile principio liberale: “Ad ognuno deve essere consentito fare tutto tranne ciò che è vietato”.
Certo, ma chi, in Europa, ha scritto con il proprio sangue questo tassello di democrazia liberale non pensava affatto che un giorno si sarebbe trovato davanti ad un signorotto locale che avrebbe dichiarato “non vietato” tutto ciò che gli pareva e piaceva a lui e che non era la legge a governare il sistema ma doveva essere Lui a governare la legge.
Lei, sig. Berlusconi, non è un presidente del Consiglio ma è uno “stupratore della democrazia” che, dopo lo stupro, si è fatto una legge, anzi una ventina di leggi ad personam per non rispondere di stupro!
Lei non è, come alcuni l’hanno definito, uno dei tanti tentacoli della piovra.
Lei è la testa della piovra politica che in questi ultimi vent’anni si è appropriata delle istituzioni in modo antidemocratico e criminale per piegarle agli interessi personali suoi e dei suoi complici della setta massonica deviata di cui fa parte.
Lei, oggi, ci ha parlato della volontà del Governo di implementare la lotta alla corruzione, all’evasione fiscale, alla criminalità economica delle cricche.
E che fa si arresta da solo? O ha deciso di prendersi a schiaffi tutte le mattine appena si alza e si guarda allo specchio?
Lei si è impossessato e controlla il sistema bancario e finanziario del Paese.
Lei controlla le nomine degli organi di controllo che dovrebbero controllare il suo operato.
Lei fa il ministro dello Sviluppo Economico e, come tale, prende decisioni a favore del maggior imprenditore italiano, cioè Lei (e dico maggior imprenditore, non migliore come maggiore e non migliore è l’imprenditoria mafiosa).
A Lei non interessa nulla del bene comune perché si è messo a fare politica solo per sfuggire alla giustizia per i misfatti che ha commesso.
Non lo dico solo io. Lo ha detto pure il direttore generale delle sue aziende, Fedele Confalonieri, ammettendo pubblicamente che “se Berlusconi non fosse entrato in politica noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera”.
Lei si è impossessato dell’informazione pubblica e privata e la manipola in modo scientifico e criminale.
Un esempio? La casa di Montecarlo venduta da Alleanza nazionale. Lei e i suoi amici dell’informazione avete fatto finta di scandalizzarvi nell’apprendere che, dietro quella compravendita, c’è una società off-shore situata in un paradiso fiscale.
Ma si guardi allo specchio, imputato Berlusconi: Lei di società off-shore ne ha fatte ben 64 proprio per nascondere i proventi dei suoi reati societari e fiscali e per pagare tangenti ai politici e ai magistrati e lo ha fatto ricorrendo a quell’avvocato inglese David Mills, condannato per essere stato, a sua volta, da lei corrotto per mentire ai giudici e così permetterle di ottenere un’assoluzione comprata a suon di bigliettoni.
Già! Perché la magistratura che Lei ha corrotto: quella a Lei piace.
Invece, non le piace quella che vuole giudicarla per i suoi misfatti, tanto è vero che ora, al primo punto del suo ”vero programma”, quello di cui oggi non ha parlato, c’è la reiterazione del Lodo Alfano, cioè proprio di quella legge che deve assicurarle l’impunità per un reato gravissimo che lei ha commesso: la corruzione di giudici e testimoni.
Solo per questo fatto, Lei non meriterebbe un minuto in più di rappresentare il Governo italiano e se ancora riesce a starci è solo perché compra i voti ricattando quei parlamentari che si rassegnano a vivere vigliaccamente senza onore o senza coraggio!
Questo è il ritratto che noi dell’Italia dei Valori abbiamo di Lei, sig. Berlusconi!
E Lei, oggi, viene a chiederci la fiducia?
Lo chieda, ma non a noi.
Lo chieda a quelli che ha comprato o ricattato.
Lo chieda ai parlamentari di Futuro e Libertà che finalmente si sono resi conto con chi avevano e hanno a che fare ma non trovano, o non hanno ancora trovato, il coraggio di dissociarsi dal macigno immorale che Lei rappresenta.
Lo chieda al presidente Fini che nel suo discorso estivo a Mirabello ha detto esattamente (ed anzi di più) delle cose che sto dicendo io e ancora indugia a staccare la spina, passando, suo malgrado, da vittima a complice delle sue malefatte!
Lo chieda a tutta quella pletora di disperati che in questi giorni ha convocato a casa sua per offrire loro prebende o per minacciare imbarazzanti rivelazioni e che ora , abbagliati da improvvisa ricchezza o intimoriti dai dossieraggi che Lei ha architettato e commissionato, hanno deciso di vendere la loro anima e il loro onore dandole una fiducia che non merita!
Non lo chieda a noi che siamo stati primi a smascherare le sue reali e criminali intenzioni.
(fonte: antoniodipietro.it)
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politica
29 settembre 2010: discorso di B. alla Camera
Signor Presidente,
Signori Deputati
Oggi il governo che ho l’onore di presiedere si rivolge al Parlamento, che è il luogo in cui la sovranità popolare trova la sua più alta espressione ed il suo più alto esercizio. La democrazia nasce con le libere elezioni, e vive con i parlamenti. Non vi può essere né autentica democrazia, né buongoverno, se il parlamento non è libero e forte.
I governi democratici traggono la loro capacità di agire per il bene della nazione dal consenso sempre rinnovato dei rappresentati del popolo. Tra parlamento e governo non vi può mai essere contrapposizione, ma vi deve essere un’armonica simbiosi, nella distinzione dei ruoli e delle funzioni che la nostra Carta costituzionale assegna ad ognuno.
Questa è la mia profonda convinzione, questo è lo spirito con il quale mi rivolgo ad ognuno di voi.
Nel maggio di due anni fa, nel chiedervi il voto per la fiducia al nuovo governo, affermai che il lavoro che ci aspettava per ridare slancio all'Italia richiedeva ottimismo e determinazione.
Avevo visto bene. In virtù della netta espressione della volontà popolare del 2008, per l’Italia si apriva finalmente una stagione di grandi speranze e di auspicate e necessarie riforme. Gli elettori hanno raccolto e premiato il nostro comune appello a rendere più chiaro il panorama politico, a rendere più stabile e più efficiente il governo del Paese. Con il voto del 2008 è stata ridotta drasticamente la frammentazione politica, è stata scelta con nettezza una maggioranza di governo e un’opposizione, ciascuna con la propria leadership.
Più del 70 per cento dei suffragi si è infatti concentrato sui due maggiori partiti, il Popolo della libertà e il Partito Democratico. Si è trattato della prima grande riforma voluta e certificata dal popolo nel segno di un bipolarismo maturo, con il riconoscimento reciproco tra avversari e teso a mandare definitivamente in archivio le pratiche della vecchia politica. Sia il mio discorso di presentazione del Governo alle Camere, sia il discorso del leader dell'opposizione, pur nelle fisiologiche e necessarie distinzioni, ebbero un comune denominatore: quello della responsabilità di fronte all'Italia e agli italiani. Si apriva un varco per quello spirito riformatore più volte auspicato in questi anni anche dal Capo dello Stato.
L’allora leader del Partito democratico, onorevole Veltroni, citò una riflessione di uno dei Padri Costituenti, Piero Calamandrei, che personalmente condivido in tutte le sue parti, mentre altri ne ricordano sovente soltanto la prima. Diceva Calamandrei: “Il regime parlamentare non è quello dove la maggioranza ha sempre ragione, ma quello dove sempre hanno diritto di essere discusse le ragioni della minoranza. Quest'ultima, a sua volta, deve avere rispetto per la legittimità elettorale della maggioranza e la legittimità costituzionale del Governo”.
Da qui, credo, si dovrebbe ripartire per dare un senso compiuto a questa legislatura che, negli auspici di molti, era considerata "costituente". E dovremmo farlo senza compromessi al ribasso, assumendoci ciascuno la nostra parte di responsabilità, praticando il rispetto dell’avversario al posto della faziosità. Lo dissi il 25 aprile 2009 ad Onna, martoriata dal terremoto e ancora memore dell’eccidio nazista, e lo ripeto oggi. Dovremmo lasciarci definitivamente alle spalle i residui di una Guerra Fredda che ancora oggi divide troppo spesso il Paese in schieramenti ideologici e non in legittime contrapposizioni democratiche. Questo purtroppo non è successo. L’Italia, unico Paese d’Occidente, sembra rimanere vittima di un passato che non passa. C'è stata invece un'opposizione preconcetta e distruttiva, che qualche forza politica ha spinto fino al linguaggio intriso di odio continuo, sistematico e violento.
In giro vedo, e sento, ancora troppo odio, e la storia – anche quella recente - ci ha insegnato che spesso l'odio ha armato la mano dell'eversione. E poiché i segnali di intolleranza politica o addirittura di violenza si sono moltiplicati negli ultimi mesi, tutti dovremmo esserne consapevoli e preoccupati. E' assolutamente, assolutamente indispensabile dunque, ritessere il filo della coesione nazionale. Siamo chiamati tutti a obbedire all’imperativo del bene comune che dà nobiltà alla politica e toglie legittimità ai rancori personali. Ho apprezzato lo spirito unitario con cui questo Parlamento ha dato sempre unanime sostegno ai militari impegnati nelle missioni all'estero, che sono il fiore dell'Italia migliore. Sento il dovere di rivolgere un commosso saluto al tenente Alessandro Romani, la trentesima vittima italiana in Afghanistan, dove i nostri soldati stanno tenendo alta con eroismo e grande professionalità la nostra bandiera e la bandiera della libertà di tutti i popoli che vogliono vivere in pace e in democrazia. A loro va il nostro sostegno, la nostra solidarietà, il nostro ringraziamento.
E’ necessario guardare avanti con realismo e con saggezza. A questo fine dopo un breve accenno ai risultati dell’azione del governo in questi primi due anni, mi soffermerò sui principali obiettivi che intendiamo realizzare nella restante parte della legislatura. Lo farò senza eludere i nodi politici che, a mio avviso, hanno determinato l’attuale situazione e senza esimermi dall’affrontare le ragioni che hanno concorso a produrre una lesione nei rapporti interni alla maggioranza che nel 2008 ha ricevuto dagli elettori il mandato di governare. Partirò dunque dal rendiconto di ciò che abbiamo fatto. Credo si debba oggettivamente formulare un giudizio largamente positivo su ciò che il governo ha realizzato nel corso di questi primi due anni, a cominciare dai risultati ottenuti sul fronte della crisi economica. Avevamo avvertito, già durante la campagna elettorale, che si annunciavano tempi difficili anche per la nostra economia. Non ci siamo trovati dunque impreparati di fronte al precipitare della crisi. Nessuno tuttavia poteva pensare che essa sarebbe stata così grave e così profonda.
Ho ripetuto più volte e lo ribadisco anche oggi, che l’Italia pur partendo da gravi difficoltà, a cominciare dal suo enorme debito pubblico, ha affrontato questa crisi attraverso misure e provvedimenti che sono stati giudicati efficaci da tutti gli organismi internazionali. Potrei anche dire che ha affrontato la crisi meglio di altri Paesi. Non è solo per merito del governo. Se questo è avvenuto lo si deve a tanti fattori, fra cui il modello economico italiano fondato sul tessuto delle piccole e piccolissime imprese, fondato sul ruolo sociale svolto dalle famiglie e da una rete di oltre 8000 comuni, fondato su un sistema bancario reso sano e solido dalla alta propensione al risparmio degli italiani, e assistito da un modello di garanzie e ammortizzatori sociali che ha retto bene di fronte alla crisi di molte aziende. Il governo ha il merito di avere sostenuto questa realtà positiva, e di non aver compiuto l’errore, che molti governi invece hanno commesso, di aumentare in deficit la spesa pubblica, nell’illusione che l’aumento della domanda avrebbe fatto ripartire l’economia. L’Italia aveva bisogno di rigore e credibilità. Lo abbiamo fatto tenendo in ordine i conti pubblici e nello stesso tempo salvaguardando i redditi delle famiglie e dei lavoratori colpiti dalla crisi.
E’ stata la scelta giusta. Ha consentito di superare la crisi e di non farci trovare nelle condizioni in cui si sono trovati altri Paesi europei alle prese con deficit pubblici giudicati non sostenibili dai mercati finanziari e quindi esposti ad attacchi speculativi. Abbiamo evitato licenziamenti di massa e, con essi, il depauperamento del capitale umano delle nostre imprese. Abbiamo tutelato i lavoratori maggiormente colpiti dalla crisi ampliando e rendendo più flessibile lo strumento della cassa integrazione. Abbiamo esteso le garanzie previste dagli ammortizzatori sociali ai lavoratori subordinati sospesi dal lavoro per crisi aziendali ed anche a quei lavoratori che fino ad allora non erano tutelati come gli apprendisti, gli interinali e i lavoratori a domicilio. Voglio anche ricordare che in occasione della drammatica crisi che ha colpito la Grecia, e che poteva coinvolgere gravemente l’euro, il nostro Paese ha saputo svolgere una funzione decisiva a difesa della stabilità della moneta europea e della sua stessa costruzione.
In questa circostanza, è emersa con chiarezza la necessità di rafforzare l’unità politica dell’Europa, a partire da una politica economica comune, da una politica estera comune e da una comune politica della difesa europea.
Il governo ha ottenuto in questi due anni risultati certamente positivi anche in altri ambiti: dalla lotta alla criminalità organizzata, al controllo dell’immigrazione clandestina, dalla risposta immediata ed efficace ad ogni emergenza, alla gestione di tante crisi aziendali, dalla riforma della pubblica amministrazione e della sua digitalizzazione a quella della scuola e dell’università, dal varo di un piano per l’energia nucleare all’avvio del federalismo, dalla riforma delle politiche di bilancio alla tanto attesa riforma delle public utilities, dalla semplificazione normativa e amministrativa alla riforma delle pensioni e all’abolizione dell’Ici sulla prima casa. Questi sono alcuni dei successi più evidenti conseguiti dal nostro Governo.
Per quanto riguarda la politica estera possiamo dire con orgoglio che l’Italia, finalmente, svolge un ruolo da protagonista sulla scena internazionale dimostrandosi punto di riferimento per le regioni di crisi e di tensione.
Oltre a una intensa attività prettamente diplomatica, è stata attuata una precisa strategia di diplomazia commerciale che ha accompagnato le aziende italiane sui mercati internazionali e ha creato importanti opportunità di forniture e di lavoro. Operiamo per garantire la sicurezza globale, europea ed atlantica, sostenendo attivamente i processi di disarmo e non proliferazione in ogni regione del mondo. Vorrei citare non solo la rivitalizzazione del processo di Pratica di Mare ma anche e soprattutto l’incoraggiamento nei confronti dell’amministrazione americana e della amministrazione russa a riprendere le relazioni che si erano pericolosamente affievolite negli ultimi mesi della amministrazione repubblicana al fine di pervenire alla firma del nuovo trattato START per la riduzione degli arsenali nucleari.
Innanzi alle Nazioni Unite l’Italia si è qualificata per una decisa azione per la difesa della vita, della libertà religiosa e di coscienza e la difesa dei diritti delle donne come fondamentali tra i diritti umani. La centralità della persona e la difesa del valore della vita rappresentano, d’altro canto, un fondamentale asse di orientamento della nostra azione di governo. Crediamo che sia arrivato anche il momento di dare attuazione all’agenda bioetica e al “piano per la vita” perché il nostro Paese deve saper guardare al futuro e non c’è mai vero e duraturo sviluppo economico se non c’è sviluppo demografico, speranza e voglia di costruire il domani per i nostri figli.
Onorevoli colleghi, veniamo ai cinque punti del programma: il federalismo fiscale, la riforma tributaria, la riforma della giustizia, la sicurezza dei cittadini e l’immigrazione e infine, da ultimo ma non in ordine di importanza, il piano per il Sud.
Federalismo fiscale
Il federalismo fiscale è stato votato nel suo percorso parlamentare non solo dalla maggioranza, ma anche da quasi tutte le forze di opposizione, e non prevede la benché minima ipotesi di divaricazione tra Nord e Sud d'Italia. E' vero semmai il contrario, perché il federalismo rigoroso e solidale, a regime, sarà la cerniera unificante del Paese, e un vantaggio per tutte le aree dell’Italia, soprattutto per il Mezzogiorno. Oramai è infatti dimostrato in ogni nazione moderna come l’attuazione di un vero, moderno federalismo rafforzi le ragioni dello stare insieme nella collettività nazionale. Il principio di sussidiarietà, sul quale si basa il nostro ideale federale di Popolari europei, è d’altronde il principio ispiratore delle grandi aggregazioni fra i popoli della nostra epoca, prima fra tutte l’Unione Europea, ed è logico e coerente che esso debba trovare piena applicazione anche nel nostro ordinamento nazionale. Attuare il federalismo significa crescere tutti insieme, valorizzando quanto vi è di meglio in ogni realtà regionale e locale. Ovunque il federalismo sia stato attuato a beneficiarne sono state maggiormente le aree che erano meno sviluppate. Lo stesso avverrà in Italia. Attuare il federalismo significa rafforzare lo Stato. Uno Stato federale è infatti più forte di uno Stato centralizzato, perché non dovendo svolgere tutte quelle funzioni che spettano alle entità federate è maggiormente in grado di assicurare le sue funzioni essenziali, come ad esempio la politica estera, la difesa, la giustizia, l’istruzione e la ricerca, le grandi reti infrastrutturali. Gli esempi degli Stati Uniti d’America o della Germania lo dimostrano chiaramente. La legge delega è stata approvata dal Parlamento il 29 aprile del 2009 e con i decreti attuativi si sta rivoluzionando il sistema dei trasferimenti delle risorse pubbliche tra lo Stato e gli Enti locali. Il nuovo sistema non sarà più basato sulla spesa storica dei vari servizi, che obbliga lo Stato a rifinanziare tutte le spese, sprechi compresi, ma sui costi standard ritenuti necessari per fornire ai cittadini i servizi fondamentali, a partire dalla Sanità. Con il federalismo fiscale gli Italiani dovranno poter usufruire di servizi pubblici di uguale livello e qualità in tutto il territorio nazionale, e i Comuni saranno coinvolti nell'accertamento dei redditi dei contribuenti per combattere l'evasione fiscale. Gli amministratori dovranno operare con la massima trasparenza e dare conto ai loro amministrati di come spendono i soldi delle imposte. Gli Enti locali godranno dunque di una maggiore autonomia fiscale: la cedolare secca sugli affitti, appena introdotta con uno dei primi decreti attuativi, risponde appunto a questa impostazione. Il federalismo fiscale non comporterà maggiori costi per lo Stato e sarà attuato senza alcun aggravio della pressione fiscale complessiva, che sarà anzi destinata a diminuire progressivamente, in ragione sia della diminuzione degli sprechi, sia del restringersi dell’area dell’evasione fiscale. Dall'attuazione del Federalismo nascerà una nuova Italia, l'Italia delle autonomie più attente e vicine alle reali esigenze dei cittadini. Un’Italia della responsabilità a fondamento di un nuovo patto nazionale. La realizzazione del nuovo assetto avverrà attraverso la valorizzazione di tutte le autonomie ordinarie, degli enti locali e nel rispetto delle autonomie speciali con l'impegno di salvaguardarne la peculiarità. Con questa riforma viene a compimento una delle missioni per le quali ci siamo impegnati in questi anni e che ha rappresentato uno dei pilastri della coalizione alla quale gli italiani hanno dato la responsabilità di governare il Paese.
La riforma fiscale per la crescita
L'obiettivo della maggioranza di governo è ridurre la pressione fiscale e disboscare la grande giungla di un sistema fiscale che è praticamente rimasto invariato nelle sue parti fondamentali fin dalla riforma dei primi Anni Settanta. Tenendo conto delle esigenze e delle compatibilità del bilancio pubblico, sulla base della lotta all’evasione fiscale e del dividendo della crescita, senza creare ulteriore deficit, il Governo intende pervenire entro la legislatura al varo di norme che consentano una graduale riduzione della tassazione su famiglie, lavoro, ricerca. Per le famiglie, soprattutto per quelle monoreddito delle fasce più deboli della popolazione, resta fondamentale l'obiettivo del quoziente familiare, che già si sta parzialmente sperimentando in una rete di Comuni tra cui la Capitale, con una revisione delle imposte locali e delle tariffe a favore dei redditi familiari, anche con un sostegno diretto alla libertà di educazione. Il sostegno alla famiglia e il riconoscimento del valore di ogni essere umano richiedono anche l’approvazione di norme a tutela della vita sulle quali esiste in questo Parlamento un consenso non limitato alle forze di governo. Per le imprese si è già cominciato a ridurre il carico dell'Irap, attraverso la manovra economica e le misure per lo sviluppo nelle Regioni del Sud. In determinati casi, le nuove iniziative imprenditoriali si vedranno ridurre a zero l'Irap. E’ un’ipotesi importante di fiscalità di vantaggio.
Ogni intervento sul fisco dovrà essere ovviamente supportato da una rigorosa analisi costi-benefici e dal consenso dell'Unione Europea, considerando che il debito pubblico che abbiamo ereditato resta superiore al prodotto interno lordo.La riforma fiscale sarà dunque la chiave strategica per la crescita del Paese.
Giustizia
La riforma della Giustizia è una priorità per il Paese, e il Governo rivendica i risultati già ottenuti, come la normativa e il Codice antimafia, l'introduzione del reato di stalking, la riforma del processo civile e la digitalizzazione del sistema giustizia. Ora, in ottemperanza del programma votato dagli elettori, intendiamo completare tutti gli altri punti. Il nostro intendimento è quello di attuare una riforma complessiva della giustizia, sia civile che penale, con l’obiettivo di rendere più efficiente il servizio ai cittadini ed effettivo l’articolo 111 della Costituzione, affinché nel processo sia assicurata la parità tra accusa e difesa, per una maggiore tutela delle vittime e garanzia degli indagati. Occorrerà intervenire sulla struttura del Csm con una riforma costituzionale che preveda due organismi separati, uno per i magistrati inquirenti e uno per i magistrati giudicanti, con il conseguente rafforzamento della separazione delle carriere. Occorrerà rafforzare, a maggior tutela dei cittadini, anche la normativa sulla responsabilità dei magistrati che sbagliano. E’ all’esame del Parlamento la legge a tutela delle alte cariche dello Stato. La stessa Corte Costituzionale ha infatti riconosciuto che “il sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono alle alte cariche dello Stato costituisce un interesse apprezzabile che può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello stato di diritto”. La giustizia è un pilastro fondamentale dello Stato di diritto, l'uso politico della Giustizia è stato invece e continua ad essere un elemento di squilibrio tra ordini e poteri dello Stato, ed è dovere della politica ristabilire il primato che le viene non dai privilegi di casta, ma dalla volontà popolare.
Spetta al legislatore fare le leggi, spetta ai magistrati applicarle, ovvero amministrare la giustizia.
Negli ultimi sedici anni questo equilibrio è stato in troppi casi alterato. Vi è poi il tema della ragionevole durata dei processi, che per la loro lentezza rappresentano una delle piaghe della giustizia italiana, sofferta da tutti i cittadini.
I nove milioni di processi pendenti per cui l'Italia è il Paese più condannato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo sono un macigno che dovremmo tutti voler rimuovere. Il governo presenterà a breve un piano straordinario per lo smaltimento delle cause civili pendenti, e a ciò si aggiungerà l'attuazione della delega in tema di semplificazione dei riti del processo civile, la riforma della magistratura onoraria e la riforma delle professioni.
Anche per questo riteniamo indifferibile un ulteriore aumento delle risorse per la Giustizia. Stiamo procedendo anche all'attuazione del piano carceri che consenta l’applicazione integrale dell’articolo 27 della Costituzione quanto alla umanità della pena ed alla rieducazione del detenuto. Non vanno ovviamente dimenticati i molti provvedimenti legislativi in corso di approvazione in tema di diritto sostanziale per meglio contrastare la criminalità, in particolare quello contro i fenomeni di corruzione.
Sicurezza
Con il pacchetto sicurezza il Governo italiano si è dotato della normativa antimafia più efficace al mondo per contrastare gli interessi economici della criminalità organizzata. Mai nella storia della Repubblica sono stati inferti così tanti colpi alla mafia e a tutta la criminalità organizzata. In due anni e quattro mesi sono stati sequestrati alle organizzazioni criminali più beni mobili ed immobili per un valore complessivo superiore ai 16 miliardi di euro. Le confische hanno già raggiunto un valore di 3 miliardi. Gli arresti di presunti mafiosi, attraverso più di 600 azioni delle forze dell’ordine, sono stati ad oggi 6.580, tra cui 27 dei 30 latitanti ritenuti più pericolosi. Sono risultati senza precedenti, ottenuti grazie all'impegno e alla determinazione politica del Governo, dei magistrati e delle forze dell'ordine che hanno operato in perfetta sinergia con l'esecutivo dando prova che esiste una grande squadra chiamata Stato. La maggioranza intende continuare questa lotta senza tregua alla criminalità organizzata, anche destinando al Ministero dell'Interno, al Ministro della Giustizia e alle forze dell'ordine una parte delle somme del Fondo unico di giustizia derivanti dal sequestro dei beni alla mafia. Tra le misure che hanno consentito una svolta cruciale nel contrasto al fenomeno mafioso, spiccano:
- l’inasprimento del carcere duro del 41 bis, così da impedire ai boss di continuare a dare ordini dal carcere e di godere del gratuito patrocinio;
- il reato di associazione mafiosa che è stato esteso anche alle organizzazioni criminali straniere;
- l’aumento di 30 milioni di euro del Fondo per le vittime dei mafiosi;
- il divieto di partecipazione alle gare per gli appalti pubblici per gli imprenditori che non denunciano le estorsioni.
Il Governo conferma anche il suo fortissimo impegno nella lotta alla criminalità comune.
L'azione dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, e di tutte le altre forze dell’ordine, sta dando grandi risultati, come dimostrano i dati relativi agli arresti, alle denunce e ai sequestri. Particolarmente significativo il risultato di un'accresciuta "sicurezza percepita", anche grazie all'operazione "Strade sicure" e al cosiddetto "modello Caserta" che vedono il coinvolgimento delle Forze Armate molto apprezzato dai cittadini nei quartieri più a rischio delle nostre città. Anche sul fronte dell'immigrazione clandestina questo Governo ha ottenuto grazie alla politica dei respingimenti e degli accordi internazionali, un grande risultato. Abbiamo ridotto dell'88 per cento gli sbarchi di clandestini che sono passati dai 29mila del 2008-2009 ai 3.500 dell'ultimo anno. Intendiamo proseguire nell’azione già intrapresa ed intendiamo anzi intensificarla favorendo nel contempo l’integrazione degli immigrati regolari.
Mezzogiorno
Il Sud ha bisogno di regole, di rispetto delle regole e di un’adeguata dotazione di infrastrutture materiali e immateriali. Il Piano per il Sud dovrà rispondere parallelamente a queste fondamentali esigenze.
Dal 2002 al 2009, su un valore di opere approvate dal Cipe e già cantierate, pari a circa 68 miliardi di euro, sono stati triplicati gli interventi nel Mezzogiorno. Nei prossimi tre anni saranno investite nel Mezzogiorno le risorse per circa 21 miliardi di euro (pari al 40% degli investimenti complessivi in tutt’Italia), raggiungendo nel 2013 alcuni risultati importanti come ad esempio: il completamento dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria; il sostanziale avanzamento di opere quali l’autostrada Telesìna; l’asse autostradale Ragusa – Catania, la superstrada Ionica 106 e il raddoppio della superstrada Agrigento-Caltanisetta; le statali Olbia – Sassari e Carlo Felice; la rete metropolitana campana. Entro dicembre sarà pronto il progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto di Messina che si inserisce nella realizzazione del corridoio Berlino-Palermo e che prevede l’alta capacità sino a Palermo. Sono iniziati i primi lavori sulla costa calabrese e prossimamente partiranno quelli sulla costa siciliana. Sono anche in corso i lavori dell’asse ferroviario Napoli – Bari, dell’asse ferroviario Battipaglia – Reggio e del nodo ferroviario di Bari. Nel Mezzogiorno miglioreremo i servizi del trasporto regionale ferroviario e ciò grazie alle risorse assegnate lo scorso anno e a quelle dell’acquisto di nuovi treni tutti da immettere nel Sud Italia. Voglio sottolineare che tutte le nostre strategie di contrasto alla criminalità organizzata vanno considerate come il primo pilastro del Piano per il Sud perché la liberazione definitiva del territorio dalla morsa della criminalità organizzata è il presupposto indispensabile per lo sviluppo del nostro Mezzogiorno.
Ricordo tra i tanti provvedimenti in progetto:
- la Banca del Sud, in collaborazione con le Poste e con il sistema delle cooperative, per il finanziamento delle piccole realtà imprenditoriali;
- i Fondi europei per le aree sottoutilizzate concentrati su grandi iniziative strategiche;
- l’individuazione di zone franche urbane per nuove imprese come strumento di contrasto alla disoccupazione;
- e infine, come ho già anticipato, il Federalismo fiscale che sarà la riforma che metterà il Sud d'Italia alla pari del Nord nella qualità e nell'efficienza dei servizi pubblici, senza più sprechi nei costi tripli o quadrupli a causa di connivenze e infiltrazioni della criminalità nella gestione del denaro pubblico. Oltre alla fiscalità di vantaggio per il Sud, abbiamo avviato delle serie misure di lotta contro il lavoro irregolare, per favorire l’occupazione dei giovani, soprattutto nelle Regioni meridionali. Le misure poggiano su due pilastri: la semplificazione dei rapporti di lavoro e un maggiore controllo sui comportamenti che mettono a rischio l’incolumità dei lavoratori. Nel 2009, gli ispettori dell’INPS hanno controllato 100.591 aziende e nel 79% dei casi sono state riscontrate delle irregolarità. Le verifiche sono proseguite nel 2010 con un piano straordinario, concentrato specialmente in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.
Questi cinque punti non sono un elenco di riforme tra loro disgiunte: sono i capisaldi di un’unica strategia-Paese il cui fine è quello di rafforzare le nostre istituzioni, la nostra economia, il nostro territorio, il nostro tessuto sociale in modo che l’Italia esca da questa crisi mondiale più competitiva e pronta a vincere la sfida della nuova globalizzazione. Questa strategia e questi capisaldi hanno come obiettivo la crescita economica e come fondamento irrinunciabile il rigore delle nostre finanze pubbliche, nella consapevolezza che non vi può essere crescita duratura ed equa senza stabilità dei conti pubblici. Dobbiamo essere chiari con i nostri cittadini: non esiste una scelta tra rigore e crescita, l'uno tiene l'altra e viceversa. Il deficit pubblico non crea crescita ma solo diseguaglianza e povertà delle generazioni future. Questi 5 capisaldi devono essere declinati in missioni che creino il contesto economico necessario a potenziare i motori della crescita attraverso una più efficace integrazione del nostro sistema produttivo nel flusso del commercio internazionale. Solo così le buone intenzioni e le ricette teoriche si tradurranno in vero e concreto sviluppo del Paese. Questo significa, per cominciare, favorire la crescita dimensionale delle nostre imprese e sostenerle più efficacemente nel loro sforzo di internazionalizzazione.
Questo significa semplificare il lavoro delle nostre aziende liberandole dall'enorme massa di regole, spesso contraddittorie, che rappresentano il primo vero svantaggio competitivo, fabbricato tutto in casa, prima ancora di doversi confrontare con gli inevitabili ostacoli in terre straniere. Significa completare la riforma liberale, che annunciammo sin dalla nostra discesa in campo, assicurando che il principio fondamentale del "tutto è consentito tranne ciò che è vietato" sia applicato con chiarezza e trasparenza anche nel nostro Paese. Significa superare un sistema produttivo ancora fondato su un modello spesso anacronistico di relazioni sociali che ancora richiama un presunto conflitto capitale-lavoro. Significa fornire i nostri cittadini e le nostre imprese di fonti di energia economicamente convenienti, rispettose dell'ambiente e che nel contempo riducano la pericolosa dipendenza energetica del nostro Paese. E la sola risposta oggi è il nucleare, una sfida che dobbiamo perseguire con convinzione e determinazione. Significa potenziare in modo sostanziale il nostro sistema educativo, a partire dalla scuola, fino all'università e la ricerca. L'eccellenza della filiera educativa è imprescindibile in un paese in cui l'unica materia prima sono i nostri giovani. E se non siamo in grado di valorizzare i nostri figli il nostro sarà un Paese senza futuro.
Onorevoli colleghi,
ho anticipato che non intendo ignorare le questioni politiche che gravano sul governo e sul futuro del nostro Paese. Siamo convinti che il nostro governo in questi due difficili anni abbia lavorato sodo con risultati ampiamente positivi. Perché allora – è inevitabile porsi questa domanda -, nonostante questi risultati, sono sorte all’interno della maggioranza distinzioni e divergenze, che hanno condotto alcuni parlamentari del Pdl a formare un nuovo gruppo parlamentare? Ho sempre sostenuto che, ferma restando l’intangibilità del programma di governo sottoscritto con gli elettori, tutto il resto si può dibattere e migliorare. E’ evidente che un governo, dopo le elezioni, si può trovare alle prese con condizioni politiche e con problemi nuovi scaturiti da eventi imprevedibili, come quello ad esempio della crisi economica internazionale da cui la necessità ovvia di scelte nuove e non già codificate dal punto di vista politico.
Non vi è dubbio, perciò, che su problemi nuovi, o sulle modalità di realizzazione del programma di governo in situazioni mutate, vi possa essere un necessario e legittimo dibattito all’interno dei partiti della maggioranza, discussione che può contribuire a mettere a punto una strategia più efficace nella risposta ai bisogni e di conseguenza capace di raccogliere un maggiore consenso. La mia stessa indole personale è sempre stata aperta alla ricerca di soluzioni più avanzate e migliori attraverso il confronto e l’apporto di contributi diversi. E’ indubbio che negli scorsi mesi la dialettica interna alla maggioranza ha molte volte superato i limiti fisiologici del confronto sulle idee e sul modo migliore di realizzare il programma sul quale si è raccolto il consenso del popolo italiano. Si è assistito a critiche aprioristiche al Governo ed a chi ha avuto dal popolo il mandato a guidarlo.
La mia amarezza, a questo proposito, deriva non solo dal fatto che sono convinto che l’azione del Governo non meritasse le critiche che gli sono state rivolte, ma anche dal fatto che uno degli obiettivi più importanti che mi sono posto, praticamente dal momento stesso in cui sono sceso in politica, è stato quello di riunire i moderati italiani in un'unica grande forza politica, capace di costituire uno dei pilastri del nascente bipolarismo.
La nascita del Popolo della Libertà ha rappresentato da questo punto di vista un primo rilevante risultato che ritenevo e ritengo tuttora importante, anzi importantissimo, in vista dell’unione quanto più ampia possibile dell’area moderata e riformista e che ha come punto di riferimento il Partito Popolare Europeo. Voglio ricordare quanto abbiamo scritto nella Carta dei Valori con la quale il Popolo della Libertà si è presentato agli elettori: “Il Popolo della Libertà è nato dalla libertà, nella libertà e per la libertà, perché l’Italia sia sempre più moderna, libera, giusta, prospera, autenticamente solidale. Noi sappiamo che i nostri valori sono radicati nella migliore tradizione politica del nostro Paese e della nostra società. Nel Popolo della Libertà si riconoscono infatti laici e cattolici, operai ed imprenditori, giovani e anziani. Si riconoscono donne ed uomini del nord, del centro e del sud.
Siamo orgogliosi di questo nostro carattere popolare, perché ci conferma nel nostro disegno, che è quello di unire la società italiana, e di condurla tutta insieme verso un futuro migliore”. Risulta chiaro da queste parole che chi ha dato vita al Popolo della Libertà lo ha fatto con lo scopo di unire e non di dividere. Chi si è candidato ed è stato eletto con il Popolo della Libertà si è impegnato quindi davanti agli italiani a perseguire l’unità, e non le divisioni.
Per queste ragioni, per il fatto che il popolo italiano dalle scorse elezioni ad oggi ha sempre dimostrato e continua a dimostrare la sua fiducia nella maggioranza parlamentare e nel Governo che ha scelto, io ritengo che i passi indietro determinati dalle vicende di questi ultimi mesi, non abbiano per nulla intaccato la validità di questo progetto, che è essenziale per il bene del nostro Paese.
Perciò sono convinto che in entrambi gli schieramenti si possa e si debba proseguire nell’impegno di costruire, pur nel riconoscimento delle diversità e dell’autonomia delle molteplici forze politiche, delle alleanze di governo e non semplicemente dei cartelli elettorali. Il passaggio di oggi costituisce un punto cruciale della legislatura. E’ importante riconoscerlo, per andare avanti e per non tornare indietro. Per il Paese è indispensabile che i prossimi tre anni della legislatura vengano utilizzati per completare le riforme economiche e sociali di cui l’Italia ha bisogno e per approvare quelle riforme istituzionali che sono necessarie per dotare il nostro Paese di un Parlamento e di un governo adeguati alla sua storia ed al suo futuro. Questa legislatura deve quindi continuare ad essere la legislatura delle riforme, compresa la riforma istituzionale, per la quale esiste una larga convergenza su alcuni punti essenziali: il rafforzamento dei poteri dell’esecutivo, il superamento del bicameralismo perfetto, la diminuzione del numero dei parlamentari, la riforma dei regolamenti delle Camere.Su questa riforma delle istituzioni c’è un lavoro già svolto in Parlamento che può diventare la base di partenza per un confronto che potrebbe approdare ad una decisione positiva entro la fine della legislatura.
Onorevoli colleghi,
sono convinto che sia assoluto interesse del nostro Paese non rischiare un periodo di instabilità.
Occorre fare ogni sforzo affinché ciò non accada. Occorre moltiplicare l’impegno comune per portare a compimento la legislatura con un’azione legislativa e di governo sempre più efficace. Occorre realizzare il nostro programma di riforme, il programma che abbiamo presentato al popolo italiano e sul quale il popolo italiano ci ha dato il mandato a governare. Dobbiamo tenere ben presente che nel popolo italiano si è profondamente radicata la volontà di poter scegliere direttamente da chi essere governati, ad ogni livello: dal sindaco della propria città al capo del proprio governo. La gran parte dei cittadini, per qualsiasi partito votino, non vuole che le decisioni fondamentali prese al momento delle elezioni possano venire alterate da logiche o interessi politici che sono a loro completamente estranei. Lo dico convinto che questo governo abbia fin qui ben operato, lo dico convinto che non vi siano le condizioni di un’alternativa ad esso che possa rispettare sia la volontà popolare, sia la logica di un parlamento democratico, lo dico convinto che l’azione e i successi del governo sono stati resi possibili dal forte sostegno e dall’impegno costante dei gruppi parlamentari della maggioranza, sia della Camera che del Senato, ai quali va il sentito ringraziamento mio personale e dell’intero esecutivo. Abbiamo quindi il dovere di continuare a governare e a governare sempre meglio nell’interesse del Paese, secondo il mandato che gli elettori ci hanno liberamente dato due anni fa, e che hanno ripetuto e rafforzato ad ogni successiva tornata elettorale. Lo ripeto: oggi siamo di fronte a un passaggio delicato della vita politica italiana, le cui sorti sono affidate al senso di responsabilità di tutti e di ciascuno, sono affidate alla capacità della “politica” di mettere in primo piano il bene comune e l’interesse nazionale.
Ecco perché, onorevoli colleghi,
oggi voglio rivolgermi non solo alla maggioranza ma all’intero Parlamento, al di là di ogni schieramento.
Spero che le mie parole siano meditate da ciascuno di voi e, in particolare rivolgo un appello a tutti i moderati e a tutti i riformatori: a quelli che condividono i valori liberali e democratici e a quelli che hanno la stessa visione della libertà, della patria, della persona, della famiglia, dell’economia e del lavoro. È un invito che rivolgo anche alle forze più responsabili dell’opposizione affinché valutino il nostro programma riformatore senza pregiudizi, avendo come obiettivo il bene di tutti i cittadini. Per quanto ci riguarda, consapevoli delle responsabilità che gli italiani ci hanno attribuito, continueremo ad impegnarci con dedizione, con passione, con entusiasmo nell’attività di governo, per un'Italia più libera, più giusta e più prospera.
Vi ringrazio
(fonte: byoblu)
Signori Deputati
Oggi il governo che ho l’onore di presiedere si rivolge al Parlamento, che è il luogo in cui la sovranità popolare trova la sua più alta espressione ed il suo più alto esercizio. La democrazia nasce con le libere elezioni, e vive con i parlamenti. Non vi può essere né autentica democrazia, né buongoverno, se il parlamento non è libero e forte.
I governi democratici traggono la loro capacità di agire per il bene della nazione dal consenso sempre rinnovato dei rappresentati del popolo. Tra parlamento e governo non vi può mai essere contrapposizione, ma vi deve essere un’armonica simbiosi, nella distinzione dei ruoli e delle funzioni che la nostra Carta costituzionale assegna ad ognuno.
Questa è la mia profonda convinzione, questo è lo spirito con il quale mi rivolgo ad ognuno di voi.
Nel maggio di due anni fa, nel chiedervi il voto per la fiducia al nuovo governo, affermai che il lavoro che ci aspettava per ridare slancio all'Italia richiedeva ottimismo e determinazione.
Avevo visto bene. In virtù della netta espressione della volontà popolare del 2008, per l’Italia si apriva finalmente una stagione di grandi speranze e di auspicate e necessarie riforme. Gli elettori hanno raccolto e premiato il nostro comune appello a rendere più chiaro il panorama politico, a rendere più stabile e più efficiente il governo del Paese. Con il voto del 2008 è stata ridotta drasticamente la frammentazione politica, è stata scelta con nettezza una maggioranza di governo e un’opposizione, ciascuna con la propria leadership.
Più del 70 per cento dei suffragi si è infatti concentrato sui due maggiori partiti, il Popolo della libertà e il Partito Democratico. Si è trattato della prima grande riforma voluta e certificata dal popolo nel segno di un bipolarismo maturo, con il riconoscimento reciproco tra avversari e teso a mandare definitivamente in archivio le pratiche della vecchia politica. Sia il mio discorso di presentazione del Governo alle Camere, sia il discorso del leader dell'opposizione, pur nelle fisiologiche e necessarie distinzioni, ebbero un comune denominatore: quello della responsabilità di fronte all'Italia e agli italiani. Si apriva un varco per quello spirito riformatore più volte auspicato in questi anni anche dal Capo dello Stato.
L’allora leader del Partito democratico, onorevole Veltroni, citò una riflessione di uno dei Padri Costituenti, Piero Calamandrei, che personalmente condivido in tutte le sue parti, mentre altri ne ricordano sovente soltanto la prima. Diceva Calamandrei: “Il regime parlamentare non è quello dove la maggioranza ha sempre ragione, ma quello dove sempre hanno diritto di essere discusse le ragioni della minoranza. Quest'ultima, a sua volta, deve avere rispetto per la legittimità elettorale della maggioranza e la legittimità costituzionale del Governo”.
Da qui, credo, si dovrebbe ripartire per dare un senso compiuto a questa legislatura che, negli auspici di molti, era considerata "costituente". E dovremmo farlo senza compromessi al ribasso, assumendoci ciascuno la nostra parte di responsabilità, praticando il rispetto dell’avversario al posto della faziosità. Lo dissi il 25 aprile 2009 ad Onna, martoriata dal terremoto e ancora memore dell’eccidio nazista, e lo ripeto oggi. Dovremmo lasciarci definitivamente alle spalle i residui di una Guerra Fredda che ancora oggi divide troppo spesso il Paese in schieramenti ideologici e non in legittime contrapposizioni democratiche. Questo purtroppo non è successo. L’Italia, unico Paese d’Occidente, sembra rimanere vittima di un passato che non passa. C'è stata invece un'opposizione preconcetta e distruttiva, che qualche forza politica ha spinto fino al linguaggio intriso di odio continuo, sistematico e violento.
In giro vedo, e sento, ancora troppo odio, e la storia – anche quella recente - ci ha insegnato che spesso l'odio ha armato la mano dell'eversione. E poiché i segnali di intolleranza politica o addirittura di violenza si sono moltiplicati negli ultimi mesi, tutti dovremmo esserne consapevoli e preoccupati. E' assolutamente, assolutamente indispensabile dunque, ritessere il filo della coesione nazionale. Siamo chiamati tutti a obbedire all’imperativo del bene comune che dà nobiltà alla politica e toglie legittimità ai rancori personali. Ho apprezzato lo spirito unitario con cui questo Parlamento ha dato sempre unanime sostegno ai militari impegnati nelle missioni all'estero, che sono il fiore dell'Italia migliore. Sento il dovere di rivolgere un commosso saluto al tenente Alessandro Romani, la trentesima vittima italiana in Afghanistan, dove i nostri soldati stanno tenendo alta con eroismo e grande professionalità la nostra bandiera e la bandiera della libertà di tutti i popoli che vogliono vivere in pace e in democrazia. A loro va il nostro sostegno, la nostra solidarietà, il nostro ringraziamento.
E’ necessario guardare avanti con realismo e con saggezza. A questo fine dopo un breve accenno ai risultati dell’azione del governo in questi primi due anni, mi soffermerò sui principali obiettivi che intendiamo realizzare nella restante parte della legislatura. Lo farò senza eludere i nodi politici che, a mio avviso, hanno determinato l’attuale situazione e senza esimermi dall’affrontare le ragioni che hanno concorso a produrre una lesione nei rapporti interni alla maggioranza che nel 2008 ha ricevuto dagli elettori il mandato di governare. Partirò dunque dal rendiconto di ciò che abbiamo fatto. Credo si debba oggettivamente formulare un giudizio largamente positivo su ciò che il governo ha realizzato nel corso di questi primi due anni, a cominciare dai risultati ottenuti sul fronte della crisi economica. Avevamo avvertito, già durante la campagna elettorale, che si annunciavano tempi difficili anche per la nostra economia. Non ci siamo trovati dunque impreparati di fronte al precipitare della crisi. Nessuno tuttavia poteva pensare che essa sarebbe stata così grave e così profonda.
Ho ripetuto più volte e lo ribadisco anche oggi, che l’Italia pur partendo da gravi difficoltà, a cominciare dal suo enorme debito pubblico, ha affrontato questa crisi attraverso misure e provvedimenti che sono stati giudicati efficaci da tutti gli organismi internazionali. Potrei anche dire che ha affrontato la crisi meglio di altri Paesi. Non è solo per merito del governo. Se questo è avvenuto lo si deve a tanti fattori, fra cui il modello economico italiano fondato sul tessuto delle piccole e piccolissime imprese, fondato sul ruolo sociale svolto dalle famiglie e da una rete di oltre 8000 comuni, fondato su un sistema bancario reso sano e solido dalla alta propensione al risparmio degli italiani, e assistito da un modello di garanzie e ammortizzatori sociali che ha retto bene di fronte alla crisi di molte aziende. Il governo ha il merito di avere sostenuto questa realtà positiva, e di non aver compiuto l’errore, che molti governi invece hanno commesso, di aumentare in deficit la spesa pubblica, nell’illusione che l’aumento della domanda avrebbe fatto ripartire l’economia. L’Italia aveva bisogno di rigore e credibilità. Lo abbiamo fatto tenendo in ordine i conti pubblici e nello stesso tempo salvaguardando i redditi delle famiglie e dei lavoratori colpiti dalla crisi.
E’ stata la scelta giusta. Ha consentito di superare la crisi e di non farci trovare nelle condizioni in cui si sono trovati altri Paesi europei alle prese con deficit pubblici giudicati non sostenibili dai mercati finanziari e quindi esposti ad attacchi speculativi. Abbiamo evitato licenziamenti di massa e, con essi, il depauperamento del capitale umano delle nostre imprese. Abbiamo tutelato i lavoratori maggiormente colpiti dalla crisi ampliando e rendendo più flessibile lo strumento della cassa integrazione. Abbiamo esteso le garanzie previste dagli ammortizzatori sociali ai lavoratori subordinati sospesi dal lavoro per crisi aziendali ed anche a quei lavoratori che fino ad allora non erano tutelati come gli apprendisti, gli interinali e i lavoratori a domicilio. Voglio anche ricordare che in occasione della drammatica crisi che ha colpito la Grecia, e che poteva coinvolgere gravemente l’euro, il nostro Paese ha saputo svolgere una funzione decisiva a difesa della stabilità della moneta europea e della sua stessa costruzione.
In questa circostanza, è emersa con chiarezza la necessità di rafforzare l’unità politica dell’Europa, a partire da una politica economica comune, da una politica estera comune e da una comune politica della difesa europea.
Il governo ha ottenuto in questi due anni risultati certamente positivi anche in altri ambiti: dalla lotta alla criminalità organizzata, al controllo dell’immigrazione clandestina, dalla risposta immediata ed efficace ad ogni emergenza, alla gestione di tante crisi aziendali, dalla riforma della pubblica amministrazione e della sua digitalizzazione a quella della scuola e dell’università, dal varo di un piano per l’energia nucleare all’avvio del federalismo, dalla riforma delle politiche di bilancio alla tanto attesa riforma delle public utilities, dalla semplificazione normativa e amministrativa alla riforma delle pensioni e all’abolizione dell’Ici sulla prima casa. Questi sono alcuni dei successi più evidenti conseguiti dal nostro Governo.
Per quanto riguarda la politica estera possiamo dire con orgoglio che l’Italia, finalmente, svolge un ruolo da protagonista sulla scena internazionale dimostrandosi punto di riferimento per le regioni di crisi e di tensione.
Oltre a una intensa attività prettamente diplomatica, è stata attuata una precisa strategia di diplomazia commerciale che ha accompagnato le aziende italiane sui mercati internazionali e ha creato importanti opportunità di forniture e di lavoro. Operiamo per garantire la sicurezza globale, europea ed atlantica, sostenendo attivamente i processi di disarmo e non proliferazione in ogni regione del mondo. Vorrei citare non solo la rivitalizzazione del processo di Pratica di Mare ma anche e soprattutto l’incoraggiamento nei confronti dell’amministrazione americana e della amministrazione russa a riprendere le relazioni che si erano pericolosamente affievolite negli ultimi mesi della amministrazione repubblicana al fine di pervenire alla firma del nuovo trattato START per la riduzione degli arsenali nucleari.
Innanzi alle Nazioni Unite l’Italia si è qualificata per una decisa azione per la difesa della vita, della libertà religiosa e di coscienza e la difesa dei diritti delle donne come fondamentali tra i diritti umani. La centralità della persona e la difesa del valore della vita rappresentano, d’altro canto, un fondamentale asse di orientamento della nostra azione di governo. Crediamo che sia arrivato anche il momento di dare attuazione all’agenda bioetica e al “piano per la vita” perché il nostro Paese deve saper guardare al futuro e non c’è mai vero e duraturo sviluppo economico se non c’è sviluppo demografico, speranza e voglia di costruire il domani per i nostri figli.
Onorevoli colleghi, veniamo ai cinque punti del programma: il federalismo fiscale, la riforma tributaria, la riforma della giustizia, la sicurezza dei cittadini e l’immigrazione e infine, da ultimo ma non in ordine di importanza, il piano per il Sud.
Federalismo fiscale
Il federalismo fiscale è stato votato nel suo percorso parlamentare non solo dalla maggioranza, ma anche da quasi tutte le forze di opposizione, e non prevede la benché minima ipotesi di divaricazione tra Nord e Sud d'Italia. E' vero semmai il contrario, perché il federalismo rigoroso e solidale, a regime, sarà la cerniera unificante del Paese, e un vantaggio per tutte le aree dell’Italia, soprattutto per il Mezzogiorno. Oramai è infatti dimostrato in ogni nazione moderna come l’attuazione di un vero, moderno federalismo rafforzi le ragioni dello stare insieme nella collettività nazionale. Il principio di sussidiarietà, sul quale si basa il nostro ideale federale di Popolari europei, è d’altronde il principio ispiratore delle grandi aggregazioni fra i popoli della nostra epoca, prima fra tutte l’Unione Europea, ed è logico e coerente che esso debba trovare piena applicazione anche nel nostro ordinamento nazionale. Attuare il federalismo significa crescere tutti insieme, valorizzando quanto vi è di meglio in ogni realtà regionale e locale. Ovunque il federalismo sia stato attuato a beneficiarne sono state maggiormente le aree che erano meno sviluppate. Lo stesso avverrà in Italia. Attuare il federalismo significa rafforzare lo Stato. Uno Stato federale è infatti più forte di uno Stato centralizzato, perché non dovendo svolgere tutte quelle funzioni che spettano alle entità federate è maggiormente in grado di assicurare le sue funzioni essenziali, come ad esempio la politica estera, la difesa, la giustizia, l’istruzione e la ricerca, le grandi reti infrastrutturali. Gli esempi degli Stati Uniti d’America o della Germania lo dimostrano chiaramente. La legge delega è stata approvata dal Parlamento il 29 aprile del 2009 e con i decreti attuativi si sta rivoluzionando il sistema dei trasferimenti delle risorse pubbliche tra lo Stato e gli Enti locali. Il nuovo sistema non sarà più basato sulla spesa storica dei vari servizi, che obbliga lo Stato a rifinanziare tutte le spese, sprechi compresi, ma sui costi standard ritenuti necessari per fornire ai cittadini i servizi fondamentali, a partire dalla Sanità. Con il federalismo fiscale gli Italiani dovranno poter usufruire di servizi pubblici di uguale livello e qualità in tutto il territorio nazionale, e i Comuni saranno coinvolti nell'accertamento dei redditi dei contribuenti per combattere l'evasione fiscale. Gli amministratori dovranno operare con la massima trasparenza e dare conto ai loro amministrati di come spendono i soldi delle imposte. Gli Enti locali godranno dunque di una maggiore autonomia fiscale: la cedolare secca sugli affitti, appena introdotta con uno dei primi decreti attuativi, risponde appunto a questa impostazione. Il federalismo fiscale non comporterà maggiori costi per lo Stato e sarà attuato senza alcun aggravio della pressione fiscale complessiva, che sarà anzi destinata a diminuire progressivamente, in ragione sia della diminuzione degli sprechi, sia del restringersi dell’area dell’evasione fiscale. Dall'attuazione del Federalismo nascerà una nuova Italia, l'Italia delle autonomie più attente e vicine alle reali esigenze dei cittadini. Un’Italia della responsabilità a fondamento di un nuovo patto nazionale. La realizzazione del nuovo assetto avverrà attraverso la valorizzazione di tutte le autonomie ordinarie, degli enti locali e nel rispetto delle autonomie speciali con l'impegno di salvaguardarne la peculiarità. Con questa riforma viene a compimento una delle missioni per le quali ci siamo impegnati in questi anni e che ha rappresentato uno dei pilastri della coalizione alla quale gli italiani hanno dato la responsabilità di governare il Paese.
La riforma fiscale per la crescita
L'obiettivo della maggioranza di governo è ridurre la pressione fiscale e disboscare la grande giungla di un sistema fiscale che è praticamente rimasto invariato nelle sue parti fondamentali fin dalla riforma dei primi Anni Settanta. Tenendo conto delle esigenze e delle compatibilità del bilancio pubblico, sulla base della lotta all’evasione fiscale e del dividendo della crescita, senza creare ulteriore deficit, il Governo intende pervenire entro la legislatura al varo di norme che consentano una graduale riduzione della tassazione su famiglie, lavoro, ricerca. Per le famiglie, soprattutto per quelle monoreddito delle fasce più deboli della popolazione, resta fondamentale l'obiettivo del quoziente familiare, che già si sta parzialmente sperimentando in una rete di Comuni tra cui la Capitale, con una revisione delle imposte locali e delle tariffe a favore dei redditi familiari, anche con un sostegno diretto alla libertà di educazione. Il sostegno alla famiglia e il riconoscimento del valore di ogni essere umano richiedono anche l’approvazione di norme a tutela della vita sulle quali esiste in questo Parlamento un consenso non limitato alle forze di governo. Per le imprese si è già cominciato a ridurre il carico dell'Irap, attraverso la manovra economica e le misure per lo sviluppo nelle Regioni del Sud. In determinati casi, le nuove iniziative imprenditoriali si vedranno ridurre a zero l'Irap. E’ un’ipotesi importante di fiscalità di vantaggio.
Ogni intervento sul fisco dovrà essere ovviamente supportato da una rigorosa analisi costi-benefici e dal consenso dell'Unione Europea, considerando che il debito pubblico che abbiamo ereditato resta superiore al prodotto interno lordo.La riforma fiscale sarà dunque la chiave strategica per la crescita del Paese.
Giustizia
La riforma della Giustizia è una priorità per il Paese, e il Governo rivendica i risultati già ottenuti, come la normativa e il Codice antimafia, l'introduzione del reato di stalking, la riforma del processo civile e la digitalizzazione del sistema giustizia. Ora, in ottemperanza del programma votato dagli elettori, intendiamo completare tutti gli altri punti. Il nostro intendimento è quello di attuare una riforma complessiva della giustizia, sia civile che penale, con l’obiettivo di rendere più efficiente il servizio ai cittadini ed effettivo l’articolo 111 della Costituzione, affinché nel processo sia assicurata la parità tra accusa e difesa, per una maggiore tutela delle vittime e garanzia degli indagati. Occorrerà intervenire sulla struttura del Csm con una riforma costituzionale che preveda due organismi separati, uno per i magistrati inquirenti e uno per i magistrati giudicanti, con il conseguente rafforzamento della separazione delle carriere. Occorrerà rafforzare, a maggior tutela dei cittadini, anche la normativa sulla responsabilità dei magistrati che sbagliano. E’ all’esame del Parlamento la legge a tutela delle alte cariche dello Stato. La stessa Corte Costituzionale ha infatti riconosciuto che “il sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono alle alte cariche dello Stato costituisce un interesse apprezzabile che può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello stato di diritto”. La giustizia è un pilastro fondamentale dello Stato di diritto, l'uso politico della Giustizia è stato invece e continua ad essere un elemento di squilibrio tra ordini e poteri dello Stato, ed è dovere della politica ristabilire il primato che le viene non dai privilegi di casta, ma dalla volontà popolare.
Spetta al legislatore fare le leggi, spetta ai magistrati applicarle, ovvero amministrare la giustizia.
Negli ultimi sedici anni questo equilibrio è stato in troppi casi alterato. Vi è poi il tema della ragionevole durata dei processi, che per la loro lentezza rappresentano una delle piaghe della giustizia italiana, sofferta da tutti i cittadini.
I nove milioni di processi pendenti per cui l'Italia è il Paese più condannato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo sono un macigno che dovremmo tutti voler rimuovere. Il governo presenterà a breve un piano straordinario per lo smaltimento delle cause civili pendenti, e a ciò si aggiungerà l'attuazione della delega in tema di semplificazione dei riti del processo civile, la riforma della magistratura onoraria e la riforma delle professioni.
Anche per questo riteniamo indifferibile un ulteriore aumento delle risorse per la Giustizia. Stiamo procedendo anche all'attuazione del piano carceri che consenta l’applicazione integrale dell’articolo 27 della Costituzione quanto alla umanità della pena ed alla rieducazione del detenuto. Non vanno ovviamente dimenticati i molti provvedimenti legislativi in corso di approvazione in tema di diritto sostanziale per meglio contrastare la criminalità, in particolare quello contro i fenomeni di corruzione.
Sicurezza
Con il pacchetto sicurezza il Governo italiano si è dotato della normativa antimafia più efficace al mondo per contrastare gli interessi economici della criminalità organizzata. Mai nella storia della Repubblica sono stati inferti così tanti colpi alla mafia e a tutta la criminalità organizzata. In due anni e quattro mesi sono stati sequestrati alle organizzazioni criminali più beni mobili ed immobili per un valore complessivo superiore ai 16 miliardi di euro. Le confische hanno già raggiunto un valore di 3 miliardi. Gli arresti di presunti mafiosi, attraverso più di 600 azioni delle forze dell’ordine, sono stati ad oggi 6.580, tra cui 27 dei 30 latitanti ritenuti più pericolosi. Sono risultati senza precedenti, ottenuti grazie all'impegno e alla determinazione politica del Governo, dei magistrati e delle forze dell'ordine che hanno operato in perfetta sinergia con l'esecutivo dando prova che esiste una grande squadra chiamata Stato. La maggioranza intende continuare questa lotta senza tregua alla criminalità organizzata, anche destinando al Ministero dell'Interno, al Ministro della Giustizia e alle forze dell'ordine una parte delle somme del Fondo unico di giustizia derivanti dal sequestro dei beni alla mafia. Tra le misure che hanno consentito una svolta cruciale nel contrasto al fenomeno mafioso, spiccano:
- l’inasprimento del carcere duro del 41 bis, così da impedire ai boss di continuare a dare ordini dal carcere e di godere del gratuito patrocinio;
- il reato di associazione mafiosa che è stato esteso anche alle organizzazioni criminali straniere;
- l’aumento di 30 milioni di euro del Fondo per le vittime dei mafiosi;
- il divieto di partecipazione alle gare per gli appalti pubblici per gli imprenditori che non denunciano le estorsioni.
Il Governo conferma anche il suo fortissimo impegno nella lotta alla criminalità comune.
L'azione dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, e di tutte le altre forze dell’ordine, sta dando grandi risultati, come dimostrano i dati relativi agli arresti, alle denunce e ai sequestri. Particolarmente significativo il risultato di un'accresciuta "sicurezza percepita", anche grazie all'operazione "Strade sicure" e al cosiddetto "modello Caserta" che vedono il coinvolgimento delle Forze Armate molto apprezzato dai cittadini nei quartieri più a rischio delle nostre città. Anche sul fronte dell'immigrazione clandestina questo Governo ha ottenuto grazie alla politica dei respingimenti e degli accordi internazionali, un grande risultato. Abbiamo ridotto dell'88 per cento gli sbarchi di clandestini che sono passati dai 29mila del 2008-2009 ai 3.500 dell'ultimo anno. Intendiamo proseguire nell’azione già intrapresa ed intendiamo anzi intensificarla favorendo nel contempo l’integrazione degli immigrati regolari.
Mezzogiorno
Il Sud ha bisogno di regole, di rispetto delle regole e di un’adeguata dotazione di infrastrutture materiali e immateriali. Il Piano per il Sud dovrà rispondere parallelamente a queste fondamentali esigenze.
Dal 2002 al 2009, su un valore di opere approvate dal Cipe e già cantierate, pari a circa 68 miliardi di euro, sono stati triplicati gli interventi nel Mezzogiorno. Nei prossimi tre anni saranno investite nel Mezzogiorno le risorse per circa 21 miliardi di euro (pari al 40% degli investimenti complessivi in tutt’Italia), raggiungendo nel 2013 alcuni risultati importanti come ad esempio: il completamento dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria; il sostanziale avanzamento di opere quali l’autostrada Telesìna; l’asse autostradale Ragusa – Catania, la superstrada Ionica 106 e il raddoppio della superstrada Agrigento-Caltanisetta; le statali Olbia – Sassari e Carlo Felice; la rete metropolitana campana. Entro dicembre sarà pronto il progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto di Messina che si inserisce nella realizzazione del corridoio Berlino-Palermo e che prevede l’alta capacità sino a Palermo. Sono iniziati i primi lavori sulla costa calabrese e prossimamente partiranno quelli sulla costa siciliana. Sono anche in corso i lavori dell’asse ferroviario Napoli – Bari, dell’asse ferroviario Battipaglia – Reggio e del nodo ferroviario di Bari. Nel Mezzogiorno miglioreremo i servizi del trasporto regionale ferroviario e ciò grazie alle risorse assegnate lo scorso anno e a quelle dell’acquisto di nuovi treni tutti da immettere nel Sud Italia. Voglio sottolineare che tutte le nostre strategie di contrasto alla criminalità organizzata vanno considerate come il primo pilastro del Piano per il Sud perché la liberazione definitiva del territorio dalla morsa della criminalità organizzata è il presupposto indispensabile per lo sviluppo del nostro Mezzogiorno.
Ricordo tra i tanti provvedimenti in progetto:
- la Banca del Sud, in collaborazione con le Poste e con il sistema delle cooperative, per il finanziamento delle piccole realtà imprenditoriali;
- i Fondi europei per le aree sottoutilizzate concentrati su grandi iniziative strategiche;
- l’individuazione di zone franche urbane per nuove imprese come strumento di contrasto alla disoccupazione;
- e infine, come ho già anticipato, il Federalismo fiscale che sarà la riforma che metterà il Sud d'Italia alla pari del Nord nella qualità e nell'efficienza dei servizi pubblici, senza più sprechi nei costi tripli o quadrupli a causa di connivenze e infiltrazioni della criminalità nella gestione del denaro pubblico. Oltre alla fiscalità di vantaggio per il Sud, abbiamo avviato delle serie misure di lotta contro il lavoro irregolare, per favorire l’occupazione dei giovani, soprattutto nelle Regioni meridionali. Le misure poggiano su due pilastri: la semplificazione dei rapporti di lavoro e un maggiore controllo sui comportamenti che mettono a rischio l’incolumità dei lavoratori. Nel 2009, gli ispettori dell’INPS hanno controllato 100.591 aziende e nel 79% dei casi sono state riscontrate delle irregolarità. Le verifiche sono proseguite nel 2010 con un piano straordinario, concentrato specialmente in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.
Questi cinque punti non sono un elenco di riforme tra loro disgiunte: sono i capisaldi di un’unica strategia-Paese il cui fine è quello di rafforzare le nostre istituzioni, la nostra economia, il nostro territorio, il nostro tessuto sociale in modo che l’Italia esca da questa crisi mondiale più competitiva e pronta a vincere la sfida della nuova globalizzazione. Questa strategia e questi capisaldi hanno come obiettivo la crescita economica e come fondamento irrinunciabile il rigore delle nostre finanze pubbliche, nella consapevolezza che non vi può essere crescita duratura ed equa senza stabilità dei conti pubblici. Dobbiamo essere chiari con i nostri cittadini: non esiste una scelta tra rigore e crescita, l'uno tiene l'altra e viceversa. Il deficit pubblico non crea crescita ma solo diseguaglianza e povertà delle generazioni future. Questi 5 capisaldi devono essere declinati in missioni che creino il contesto economico necessario a potenziare i motori della crescita attraverso una più efficace integrazione del nostro sistema produttivo nel flusso del commercio internazionale. Solo così le buone intenzioni e le ricette teoriche si tradurranno in vero e concreto sviluppo del Paese. Questo significa, per cominciare, favorire la crescita dimensionale delle nostre imprese e sostenerle più efficacemente nel loro sforzo di internazionalizzazione.
Questo significa semplificare il lavoro delle nostre aziende liberandole dall'enorme massa di regole, spesso contraddittorie, che rappresentano il primo vero svantaggio competitivo, fabbricato tutto in casa, prima ancora di doversi confrontare con gli inevitabili ostacoli in terre straniere. Significa completare la riforma liberale, che annunciammo sin dalla nostra discesa in campo, assicurando che il principio fondamentale del "tutto è consentito tranne ciò che è vietato" sia applicato con chiarezza e trasparenza anche nel nostro Paese. Significa superare un sistema produttivo ancora fondato su un modello spesso anacronistico di relazioni sociali che ancora richiama un presunto conflitto capitale-lavoro. Significa fornire i nostri cittadini e le nostre imprese di fonti di energia economicamente convenienti, rispettose dell'ambiente e che nel contempo riducano la pericolosa dipendenza energetica del nostro Paese. E la sola risposta oggi è il nucleare, una sfida che dobbiamo perseguire con convinzione e determinazione. Significa potenziare in modo sostanziale il nostro sistema educativo, a partire dalla scuola, fino all'università e la ricerca. L'eccellenza della filiera educativa è imprescindibile in un paese in cui l'unica materia prima sono i nostri giovani. E se non siamo in grado di valorizzare i nostri figli il nostro sarà un Paese senza futuro.
Onorevoli colleghi,
ho anticipato che non intendo ignorare le questioni politiche che gravano sul governo e sul futuro del nostro Paese. Siamo convinti che il nostro governo in questi due difficili anni abbia lavorato sodo con risultati ampiamente positivi. Perché allora – è inevitabile porsi questa domanda -, nonostante questi risultati, sono sorte all’interno della maggioranza distinzioni e divergenze, che hanno condotto alcuni parlamentari del Pdl a formare un nuovo gruppo parlamentare? Ho sempre sostenuto che, ferma restando l’intangibilità del programma di governo sottoscritto con gli elettori, tutto il resto si può dibattere e migliorare. E’ evidente che un governo, dopo le elezioni, si può trovare alle prese con condizioni politiche e con problemi nuovi scaturiti da eventi imprevedibili, come quello ad esempio della crisi economica internazionale da cui la necessità ovvia di scelte nuove e non già codificate dal punto di vista politico.
Non vi è dubbio, perciò, che su problemi nuovi, o sulle modalità di realizzazione del programma di governo in situazioni mutate, vi possa essere un necessario e legittimo dibattito all’interno dei partiti della maggioranza, discussione che può contribuire a mettere a punto una strategia più efficace nella risposta ai bisogni e di conseguenza capace di raccogliere un maggiore consenso. La mia stessa indole personale è sempre stata aperta alla ricerca di soluzioni più avanzate e migliori attraverso il confronto e l’apporto di contributi diversi. E’ indubbio che negli scorsi mesi la dialettica interna alla maggioranza ha molte volte superato i limiti fisiologici del confronto sulle idee e sul modo migliore di realizzare il programma sul quale si è raccolto il consenso del popolo italiano. Si è assistito a critiche aprioristiche al Governo ed a chi ha avuto dal popolo il mandato a guidarlo.
La mia amarezza, a questo proposito, deriva non solo dal fatto che sono convinto che l’azione del Governo non meritasse le critiche che gli sono state rivolte, ma anche dal fatto che uno degli obiettivi più importanti che mi sono posto, praticamente dal momento stesso in cui sono sceso in politica, è stato quello di riunire i moderati italiani in un'unica grande forza politica, capace di costituire uno dei pilastri del nascente bipolarismo.
La nascita del Popolo della Libertà ha rappresentato da questo punto di vista un primo rilevante risultato che ritenevo e ritengo tuttora importante, anzi importantissimo, in vista dell’unione quanto più ampia possibile dell’area moderata e riformista e che ha come punto di riferimento il Partito Popolare Europeo. Voglio ricordare quanto abbiamo scritto nella Carta dei Valori con la quale il Popolo della Libertà si è presentato agli elettori: “Il Popolo della Libertà è nato dalla libertà, nella libertà e per la libertà, perché l’Italia sia sempre più moderna, libera, giusta, prospera, autenticamente solidale. Noi sappiamo che i nostri valori sono radicati nella migliore tradizione politica del nostro Paese e della nostra società. Nel Popolo della Libertà si riconoscono infatti laici e cattolici, operai ed imprenditori, giovani e anziani. Si riconoscono donne ed uomini del nord, del centro e del sud.
Siamo orgogliosi di questo nostro carattere popolare, perché ci conferma nel nostro disegno, che è quello di unire la società italiana, e di condurla tutta insieme verso un futuro migliore”. Risulta chiaro da queste parole che chi ha dato vita al Popolo della Libertà lo ha fatto con lo scopo di unire e non di dividere. Chi si è candidato ed è stato eletto con il Popolo della Libertà si è impegnato quindi davanti agli italiani a perseguire l’unità, e non le divisioni.
Per queste ragioni, per il fatto che il popolo italiano dalle scorse elezioni ad oggi ha sempre dimostrato e continua a dimostrare la sua fiducia nella maggioranza parlamentare e nel Governo che ha scelto, io ritengo che i passi indietro determinati dalle vicende di questi ultimi mesi, non abbiano per nulla intaccato la validità di questo progetto, che è essenziale per il bene del nostro Paese.
Perciò sono convinto che in entrambi gli schieramenti si possa e si debba proseguire nell’impegno di costruire, pur nel riconoscimento delle diversità e dell’autonomia delle molteplici forze politiche, delle alleanze di governo e non semplicemente dei cartelli elettorali. Il passaggio di oggi costituisce un punto cruciale della legislatura. E’ importante riconoscerlo, per andare avanti e per non tornare indietro. Per il Paese è indispensabile che i prossimi tre anni della legislatura vengano utilizzati per completare le riforme economiche e sociali di cui l’Italia ha bisogno e per approvare quelle riforme istituzionali che sono necessarie per dotare il nostro Paese di un Parlamento e di un governo adeguati alla sua storia ed al suo futuro. Questa legislatura deve quindi continuare ad essere la legislatura delle riforme, compresa la riforma istituzionale, per la quale esiste una larga convergenza su alcuni punti essenziali: il rafforzamento dei poteri dell’esecutivo, il superamento del bicameralismo perfetto, la diminuzione del numero dei parlamentari, la riforma dei regolamenti delle Camere.Su questa riforma delle istituzioni c’è un lavoro già svolto in Parlamento che può diventare la base di partenza per un confronto che potrebbe approdare ad una decisione positiva entro la fine della legislatura.
Onorevoli colleghi,
sono convinto che sia assoluto interesse del nostro Paese non rischiare un periodo di instabilità.
Occorre fare ogni sforzo affinché ciò non accada. Occorre moltiplicare l’impegno comune per portare a compimento la legislatura con un’azione legislativa e di governo sempre più efficace. Occorre realizzare il nostro programma di riforme, il programma che abbiamo presentato al popolo italiano e sul quale il popolo italiano ci ha dato il mandato a governare. Dobbiamo tenere ben presente che nel popolo italiano si è profondamente radicata la volontà di poter scegliere direttamente da chi essere governati, ad ogni livello: dal sindaco della propria città al capo del proprio governo. La gran parte dei cittadini, per qualsiasi partito votino, non vuole che le decisioni fondamentali prese al momento delle elezioni possano venire alterate da logiche o interessi politici che sono a loro completamente estranei. Lo dico convinto che questo governo abbia fin qui ben operato, lo dico convinto che non vi siano le condizioni di un’alternativa ad esso che possa rispettare sia la volontà popolare, sia la logica di un parlamento democratico, lo dico convinto che l’azione e i successi del governo sono stati resi possibili dal forte sostegno e dall’impegno costante dei gruppi parlamentari della maggioranza, sia della Camera che del Senato, ai quali va il sentito ringraziamento mio personale e dell’intero esecutivo. Abbiamo quindi il dovere di continuare a governare e a governare sempre meglio nell’interesse del Paese, secondo il mandato che gli elettori ci hanno liberamente dato due anni fa, e che hanno ripetuto e rafforzato ad ogni successiva tornata elettorale. Lo ripeto: oggi siamo di fronte a un passaggio delicato della vita politica italiana, le cui sorti sono affidate al senso di responsabilità di tutti e di ciascuno, sono affidate alla capacità della “politica” di mettere in primo piano il bene comune e l’interesse nazionale.
Ecco perché, onorevoli colleghi,
oggi voglio rivolgermi non solo alla maggioranza ma all’intero Parlamento, al di là di ogni schieramento.
Spero che le mie parole siano meditate da ciascuno di voi e, in particolare rivolgo un appello a tutti i moderati e a tutti i riformatori: a quelli che condividono i valori liberali e democratici e a quelli che hanno la stessa visione della libertà, della patria, della persona, della famiglia, dell’economia e del lavoro. È un invito che rivolgo anche alle forze più responsabili dell’opposizione affinché valutino il nostro programma riformatore senza pregiudizi, avendo come obiettivo il bene di tutti i cittadini. Per quanto ci riguarda, consapevoli delle responsabilità che gli italiani ci hanno attribuito, continueremo ad impegnarci con dedizione, con passione, con entusiasmo nell’attività di governo, per un'Italia più libera, più giusta e più prospera.
Vi ringrazio
(fonte: byoblu)
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Rai, il “codice Masi” diventa legge
Da oggi la cura preventiva del direttore del Servizio pubblico è legge. Limiti, picchetti e divieti: dal contraddittorio alla partecipazione del pubblico in studio
La Rai ha cucito l’ennesimo pezzo di bavaglio. Con la disperazione di un dirigente sconfitto, Mauro Masi ha chiesto il voto del Consiglio sulla circolare del 20 settembre scorso. Limiti, picchetti e divieti sparsi qua e là: e il Consiglio ha risposto con entusiasmo, compatta la maggioranza (5 sì), meno compatta l’opposizione (3 no) e l’astensione del presidente Paolo Garimberti, strano alleato del direttore generale. Da oggi la censura preventiva di Masi è legge per viale Mazzini. Il bavaglio stringe sul contraddittorio: “I talk-show devono garantirlo sempre e nella stessa trasmissione”. Tradotto: se un opinionista dice bianco, un secondo opinionista dirà nero. Non importa l’argomento né la discussione. Così vuole Masi. Come vuole, anzi pretende che il “pubblico in studio, selezionato da strutture aziendali, sia parte non attiva”. Niente applausi. E poi, un po’ fuori stagione (o forse preveggente), il direttore generale introduce la par condicio, i cronometri che fanno impazzire i conduttori in campagna elettorale: “Le interviste ai partecipanti devono essere realizzate in sequenza di contraddittorio assicurando tendenzialmente a ciascun ospite lo stesso tempo di parola”. Masi cerca di scrivere le scalette, intervenire sui contenuti delle trasmissioni e, per citare la metafora di Santoro, ordina ai giornalisti di fare un bicchiere-programma come l’azienda comanda. E chi sgarra? Verrà multato. Oppure sanzionato: ogni volta Masi guarderà la Rai con la circolare in mano, ogni volta cercherà di sospendere i “reprobi”. Siccome le mosse del direttore generale servono per ostacolare Annozero, il primo giornalista “contestato” sarà Michele Santoro. Perché Masi ha aperto un cineforum in Consiglio e proiettato l’introduzione di Santoro: “Ascoltate. L’ha detto in diretta su Raidue”. E oggi ritorna Annozero con Vauro e Travaglio ancora senza contratto e con il Pdl che prepara un esposto all’Agcom per la scorsa puntata.
Ora aspettando la procedura disciplinare di Masi, le accuse e le difese delle parti e l’eventuale sospensione (giorni, settimane?), il bavaglio si chiama circolare. Ma per Garimberti è una delibera sul pluralismo, può andar bene, anche perché Masi ha promesso che il bavaglio sarà esteso ai telegiornali. La posizione neutra del presidente – astenuto e non contro la circolare – fa irritare una parte dell’azienda e così, pur senza proferire parola, “ambienti vicini” fanno scivolare una nota da azzeccagarbugli: sì, no, forse, però. Ma senza perifrasi, il consigliere Rizzo Nervo suona la sveglia: “La circolare del dg è in molte delle sue parti sbagliata e rischia di imbavagliare i programmi di approfondimento informativo. L’aspetto più grave è che rende ordinario il regime di par condicio, che la stessa legge invece considera eccezionale e lo limita, infatti, al solo periodo di campagna elettorale. Proprio perché ultra legem – sottolinea il consigliere – la considero inapplicabile essendo prevalenti i principi di libertà e autonomia garantiti agli operatori del servizio pubblico da una consolidata giurisprudenza costituzionale”. Per il sindacato Usigrai la legge di Masi vale zero: “Il pluralismo non si garantisce con il bavaglio. Inviteremo a disapplicarla se in contrasto con norme molto chiare. Siamo anche pronti a coinvolgere nella questione l’Ordine del giornalisti”.
(fonte: Il Fatto Quotidiano)
La Rai ha cucito l’ennesimo pezzo di bavaglio. Con la disperazione di un dirigente sconfitto, Mauro Masi ha chiesto il voto del Consiglio sulla circolare del 20 settembre scorso. Limiti, picchetti e divieti sparsi qua e là: e il Consiglio ha risposto con entusiasmo, compatta la maggioranza (5 sì), meno compatta l’opposizione (3 no) e l’astensione del presidente Paolo Garimberti, strano alleato del direttore generale. Da oggi la censura preventiva di Masi è legge per viale Mazzini. Il bavaglio stringe sul contraddittorio: “I talk-show devono garantirlo sempre e nella stessa trasmissione”. Tradotto: se un opinionista dice bianco, un secondo opinionista dirà nero. Non importa l’argomento né la discussione. Così vuole Masi. Come vuole, anzi pretende che il “pubblico in studio, selezionato da strutture aziendali, sia parte non attiva”. Niente applausi. E poi, un po’ fuori stagione (o forse preveggente), il direttore generale introduce la par condicio, i cronometri che fanno impazzire i conduttori in campagna elettorale: “Le interviste ai partecipanti devono essere realizzate in sequenza di contraddittorio assicurando tendenzialmente a ciascun ospite lo stesso tempo di parola”. Masi cerca di scrivere le scalette, intervenire sui contenuti delle trasmissioni e, per citare la metafora di Santoro, ordina ai giornalisti di fare un bicchiere-programma come l’azienda comanda. E chi sgarra? Verrà multato. Oppure sanzionato: ogni volta Masi guarderà la Rai con la circolare in mano, ogni volta cercherà di sospendere i “reprobi”. Siccome le mosse del direttore generale servono per ostacolare Annozero, il primo giornalista “contestato” sarà Michele Santoro. Perché Masi ha aperto un cineforum in Consiglio e proiettato l’introduzione di Santoro: “Ascoltate. L’ha detto in diretta su Raidue”. E oggi ritorna Annozero con Vauro e Travaglio ancora senza contratto e con il Pdl che prepara un esposto all’Agcom per la scorsa puntata.
Ora aspettando la procedura disciplinare di Masi, le accuse e le difese delle parti e l’eventuale sospensione (giorni, settimane?), il bavaglio si chiama circolare. Ma per Garimberti è una delibera sul pluralismo, può andar bene, anche perché Masi ha promesso che il bavaglio sarà esteso ai telegiornali. La posizione neutra del presidente – astenuto e non contro la circolare – fa irritare una parte dell’azienda e così, pur senza proferire parola, “ambienti vicini” fanno scivolare una nota da azzeccagarbugli: sì, no, forse, però. Ma senza perifrasi, il consigliere Rizzo Nervo suona la sveglia: “La circolare del dg è in molte delle sue parti sbagliata e rischia di imbavagliare i programmi di approfondimento informativo. L’aspetto più grave è che rende ordinario il regime di par condicio, che la stessa legge invece considera eccezionale e lo limita, infatti, al solo periodo di campagna elettorale. Proprio perché ultra legem – sottolinea il consigliere – la considero inapplicabile essendo prevalenti i principi di libertà e autonomia garantiti agli operatori del servizio pubblico da una consolidata giurisprudenza costituzionale”. Per il sindacato Usigrai la legge di Masi vale zero: “Il pluralismo non si garantisce con il bavaglio. Inviteremo a disapplicarla se in contrasto con norme molto chiare. Siamo anche pronti a coinvolgere nella questione l’Ordine del giornalisti”.
(fonte: Il Fatto Quotidiano)
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S.P.Q.R.
Esistono due versioni ufficiali dell'acronimo S.P.Q.R., con lo stesso significato.
La prima è:
S.P.Q.R.: Senatus PopulusQue Romanus.
Letteralmente: il senato ed il popolo romano ("-que" è congiunzione con il significato di "e"). Questa è la versione più comunemente diffusa di S.P.Q.R.
La seconda versione è:
S.P.Q.R.: Senatus Populus Quiritium Romanus [Fonte: "IL" Castiglioni/Marriotti].
Letteralmente: il senato e (tutto) il popolo romano dei Quiriti. In senso figurato indica tutto l'insieme del popolo romano, sia nei rapporti politici e militari, i romani, che in quelli civili, i quirites, nel significato di cittadini. Il Quirite è infatti il cittadino dell'antica Roma.
L'acronimo S.P.Q.R. è utilizzato in iscrizioni ufficiali romane per sancire il volere dello stato romano e come "logo" della Repubblica di Roma.
Un esempio è l'iscrizione riportata sul monumentale trofeo di Augusto, TROPAEUM ALPIUM. Il Trofeo delle Alpi, eretto per volontà del Senato nel 7-6 a.C. in onore delle vittorie riportate da Augusto sulle popolazioni alpine, si trova a nord dell'odierno principato di Monaco a La Turbie (Costa Azzurra), lungo l'antica via Iulia-Augusta che collegava l'Italia alla Gallia e alla Spagna. Sulla base del monumento c'era una lunga iscrizione celebrativa con lettere in bronzo, oggi ricostruita, che riportava l'elenco dei 44 popoli alpini e galli sottomessi dall'Imperatore.
Ecco l'iscrizione.
IMP . CAESARI . DIVI . FILIO . AVG .
PONT . MAX . IMP . XIIII . TRIB . POT . XVII
S . P . Q . R
QUOD . EIUS . DVCTV . AVSPICIISQVE . GENTES . ALPINAE .
OMNES . QVAE . A . MARI . SVPERO . AD . INFERVM . PERTINEBANT .
SVB . IMPERIVM . P . R . SVNT . REDACTAE
GENTES . ALPINAE . DEVICTAE . TRIVMPILINI . CAMVNI .
VENNONETES . VENOSTES . ISARCI . BREVNI . GENAVNES .
FOCVNATES . VINDELICORVM . GENTES . QVATTVOR . COSVANETES .
RVCINATES . LICATES . CATENATES . AMBISONTES . RVGVSCI .
SVANETES . CLAVCONES
BRIXENTES . LEPONTI . VBERI . NANTVATES . SEDVNI . VARAGRI .
SALASSI . ACITAVONES . MEDVLLI . VCENNI . CATVRIGES . BRIGIANI
SOGIONTI . BRODIONTI . NEMALONI . EDENATES . VESVBIANI .
VEAMINI . GALLITAE . TRIVLLATI . ECTINI
VERGVNNI . EGVITVRI . NEMETVRI . ORATELLI . NERVSI . VELAVNI .
SVETRI
Nei secoli fino a noi, all'acronimo SPQR sono inoltre state attribuiti diversi significati.
Una leggenda anticipa l'acronimo SPQR al periodo regio e ne fa autori i Sabini, che avrebbero così inteso sottolineare la loro potenza: la sigla starebbe per "Sabinis Populis Quis Resistet": "Chi potrà resistere alle genti sabine?". Vinti i Sabini, i Romani avrebbero poi risposto mettendo in fila le stesse iniziali per affermare solennemente la propria autorità.
In seguito, la sigla è stata sempre oggetto di diverse interpretazioni fin dal Medioevo, secondo l'umore, il clima politico e il papa del momento. In un documento quattrocentesco troviamo infatti ben cinque versioni.
Sapiens Populus Quaerit Romam: "Un popolo saggio ama Roma".
Stultus Populus Quaerit Romam: come sopra, ma il popolo diventa "stolto".
Senex Populus Quaerit Romam: idem, ma con un "vecchio popolo".
Salus Papae Quies Regni: "Salvezza del papa, tranquillità del regno".
Sanctus Petrus Quiescit Romae: "San Pietro riposa a Roma".
Un salto di quattro secoli, e arriviamo nella Roma del Belli. In un sonetto del Commedione un popolano così attualizza l'acronimo: "Solo Preti Qui Regneno". Insomma, corsi e ricorsi storici: prima i Sabini, poi Roma che toglie loro il potere, poi la Chiesa che esautora le gloriose istituzioni laiche della Repubblica...
S.P.Q.R. quindi non significa Sono Pazzi Questi Romani, come Asterix ci ha erroneamente insegnato. Né tantomeno Sono Porci Questi Romani, come hanno successivamente storpiato Massimo Boldi e poi Umberto Bossi.
La prima è:
S.P.Q.R.: Senatus PopulusQue Romanus.
Letteralmente: il senato ed il popolo romano ("-que" è congiunzione con il significato di "e"). Questa è la versione più comunemente diffusa di S.P.Q.R.
La seconda versione è:
S.P.Q.R.: Senatus Populus Quiritium Romanus [Fonte: "IL" Castiglioni/Marriotti].
Letteralmente: il senato e (tutto) il popolo romano dei Quiriti. In senso figurato indica tutto l'insieme del popolo romano, sia nei rapporti politici e militari, i romani, che in quelli civili, i quirites, nel significato di cittadini. Il Quirite è infatti il cittadino dell'antica Roma.
L'acronimo S.P.Q.R. è utilizzato in iscrizioni ufficiali romane per sancire il volere dello stato romano e come "logo" della Repubblica di Roma.
Un esempio è l'iscrizione riportata sul monumentale trofeo di Augusto, TROPAEUM ALPIUM. Il Trofeo delle Alpi, eretto per volontà del Senato nel 7-6 a.C. in onore delle vittorie riportate da Augusto sulle popolazioni alpine, si trova a nord dell'odierno principato di Monaco a La Turbie (Costa Azzurra), lungo l'antica via Iulia-Augusta che collegava l'Italia alla Gallia e alla Spagna. Sulla base del monumento c'era una lunga iscrizione celebrativa con lettere in bronzo, oggi ricostruita, che riportava l'elenco dei 44 popoli alpini e galli sottomessi dall'Imperatore.
Ecco l'iscrizione.
IMP . CAESARI . DIVI . FILIO . AVG .
PONT . MAX . IMP . XIIII . TRIB . POT . XVII
S . P . Q . R
QUOD . EIUS . DVCTV . AVSPICIISQVE . GENTES . ALPINAE .
OMNES . QVAE . A . MARI . SVPERO . AD . INFERVM . PERTINEBANT .
SVB . IMPERIVM . P . R . SVNT . REDACTAE
GENTES . ALPINAE . DEVICTAE . TRIVMPILINI . CAMVNI .
VENNONETES . VENOSTES . ISARCI . BREVNI . GENAVNES .
FOCVNATES . VINDELICORVM . GENTES . QVATTVOR . COSVANETES .
RVCINATES . LICATES . CATENATES . AMBISONTES . RVGVSCI .
SVANETES . CLAVCONES
BRIXENTES . LEPONTI . VBERI . NANTVATES . SEDVNI . VARAGRI .
SALASSI . ACITAVONES . MEDVLLI . VCENNI . CATVRIGES . BRIGIANI
SOGIONTI . BRODIONTI . NEMALONI . EDENATES . VESVBIANI .
VEAMINI . GALLITAE . TRIVLLATI . ECTINI
VERGVNNI . EGVITVRI . NEMETVRI . ORATELLI . NERVSI . VELAVNI .
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Nei secoli fino a noi, all'acronimo SPQR sono inoltre state attribuiti diversi significati.
Una leggenda anticipa l'acronimo SPQR al periodo regio e ne fa autori i Sabini, che avrebbero così inteso sottolineare la loro potenza: la sigla starebbe per "Sabinis Populis Quis Resistet": "Chi potrà resistere alle genti sabine?". Vinti i Sabini, i Romani avrebbero poi risposto mettendo in fila le stesse iniziali per affermare solennemente la propria autorità.
In seguito, la sigla è stata sempre oggetto di diverse interpretazioni fin dal Medioevo, secondo l'umore, il clima politico e il papa del momento. In un documento quattrocentesco troviamo infatti ben cinque versioni.
Sapiens Populus Quaerit Romam: "Un popolo saggio ama Roma".
Stultus Populus Quaerit Romam: come sopra, ma il popolo diventa "stolto".
Senex Populus Quaerit Romam: idem, ma con un "vecchio popolo".
Salus Papae Quies Regni: "Salvezza del papa, tranquillità del regno".
Sanctus Petrus Quiescit Romae: "San Pietro riposa a Roma".
Un salto di quattro secoli, e arriviamo nella Roma del Belli. In un sonetto del Commedione un popolano così attualizza l'acronimo: "Solo Preti Qui Regneno". Insomma, corsi e ricorsi storici: prima i Sabini, poi Roma che toglie loro il potere, poi la Chiesa che esautora le gloriose istituzioni laiche della Repubblica...
S.P.Q.R. quindi non significa Sono Pazzi Questi Romani, come Asterix ci ha erroneamente insegnato. Né tantomeno Sono Porci Questi Romani, come hanno successivamente storpiato Massimo Boldi e poi Umberto Bossi.
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...e quante ne vedremo, ancora !?
Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi.
Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo...
come lacrime nella pioggia.
È tempo... di morire.
(Monologo non previsto nella sceneggiatura di Blade Runner e improvvisato dall'attore Rutger Hauer, impersonando il replicante Roy Batty, sul set).
Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo...
come lacrime nella pioggia.
È tempo... di morire.
(Monologo non previsto nella sceneggiatura di Blade Runner e improvvisato dall'attore Rutger Hauer, impersonando il replicante Roy Batty, sul set).
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Libertà...
« Chiunque ha il diritto alla libertà d'opinione e d'espressione; il che implica il diritto di non essere turbato a causa delle sue opinioni e quello di cercare, ricevere e diffondere, senza considerazione di frontiere, le informazioni e le idee attraverso qualunque mezzo di comunicazione. » (Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo - Art. 19)
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni (Costituzione della Repubblica Italiana - Art. 21)
Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo (Voltaire)
Non è la libertà che manca. Mancano gli uomini liberi. Leo Longanesi
Non vale la pena avere la libertà se questo non implica avere la libertà di sbagliare. Gandhi
Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo. Johann Wolfgang von Goethe
Ho cercato la libertà, più che la potenza, e questa solo perché, in parte, assecondava la prima. Marguerite Yourcenar
Ogni cosa ha il suo prezzo, ma nessuno saprà quanto costa la mia libertà. Edoardo Bennato
La speranza è un seccatore indiscreto di cui non ci si può liberare. Sören Kierkegaard
L'oblio è una forma di libertà. Kahlil Gibran
Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere. Voltaire
La mia libertà finisce dove comincia la vostra. Martin Luther King
La libertà non è una cosa che si possa dare; la libertà uno se la prende, e ciascuno è libero quanto vuole esserlo. James Baldwin
La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica. Luigi Einaudi
Libero pensatore. Basterebbe dire pensatore. Jules Renard
L'unico modo per liberarsi da una tentazione è cedervi. Oscar Wilde
L'uomo è nato libero, ma dovunque è in catene. Jean Jacques Rousseau
Sono avaro di quella libertà che sparisce non appena comincia l'eccesso dei beni. Albert Camus
Il difficile non è raggiungere qualcosa, è liberarsi dalla condizione in cui si è. Marguerite Duras
Non sono stupido, solo mentalmente libero. Anonimo
L'uomo non fa quasi mai uso delle libertà che ha, come per esempio della libertà di pensiero; pretende invece come compenso la libertà di parola. Sören Kierkegaard
Non sono un Libertador. I Libertadores non esistono. Sono i popoli che si liberano da sé. Ernesto Che Guevara
Credo nella lotta armata come unica soluzione per i popoli che lottano per liberarsi. Ernesto Che Guevara
Una parola muore appena detta: dice qualcuno. Io dico che solo in quel momento comincia a vivere. Emily Dickinson
Amo la libertà della stampa più in considerazione dei mali che previene che per il bene che essa fa. Charles-Alexis de Tocqueville
Per non lottare ci saranno sempre moltissimi pretesti in ogni circostanza, ma mai in ogni circostanza e in ogni epoca si potrà avere la libertà senza la lotta! Ernesto Che Guevara
La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire. George Orwell
E' molto facile, in nome della libertà esteriore, soffocare la libertà interiore dell'uomo. Tagore
Quello che davvero mi interessa è se Dio, quando creò il mondo, aveva scelta. Albert Einstein
Bisogna pagare qualunque prezzo per il diritto di mantenere alta la nostra bandiera. Ernesto Che Guevara
L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando gli sei vicino. Charles Bukowski
Ciascuno di noi è, in verità, un'immagine del grande gabbiano, un'infinita idea di libertà, senza limiti. Richard Bach
Sperare vuol dire rischiare la delusione. Ma il rischio va affrontato perché il massimo rischio nella vita è di non rischiare mai. Soltanto chi rischia è libero. Anonimo
Mi sono sposato davanti a un giudice. Avrei dovuto chiedere una giuria. Groucho Marx
Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono. Georg Hegel
Perdonare è liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu. Sacre Scritture
Giustizia non esiste là dove non vi è libertà. Luigi Einaudi
Non c'è vocabolo di cui non si sia oggi fatto così largo abuso come di questa parola: libertà. Non mi fido di questo vocabolo, per la ragione che nessuno vuole la libertà per tutti; ciascuno la vuole per sé. Otto von Bismarck
Sarà sempre uno schiavo chi non sa vivere con poco. Orazio Flacco
Il primo respiro dell'adulterio è il più libero; dopo, si sviluppano delle costrizioni che scimmiottano il matrimonio. John Updike
Quando i molti governano, pensano solo a contentar sé stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa: la tirannia mascherata da libertà. Luigi Pirandello
La base del nostro sistema politico è il diritto della gente di fare e di cambiare la costituzione del loro governo. George Washington
Non fuggire in cerca di libertà quando la tua più grande prigione è dentro di te. Jim Morrison
Non si può separare la pace dalla libertà perché nessuno può essere in pace senza avere la libertà. Malcolm X
Il braccio di un angelo non potrà strapparmi alla tomba, ma legioni d'angeli non potranno confinarmici. Edward Young
La civiltà è avere tutto quello che vuoi quando non ti serve. Totò
La purezza nella vita è la libertà dal peccato. Orazio Flacco
La libertà quando comincia a mettere radici è una pianta di rapida crescita. George Washington
La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature. Franklin Delano Roosevelt
(grazie a S u n S h i n e e --- )
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni (Costituzione della Repubblica Italiana - Art. 21)
Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo (Voltaire)
Non è la libertà che manca. Mancano gli uomini liberi. Leo Longanesi
Non vale la pena avere la libertà se questo non implica avere la libertà di sbagliare. Gandhi
Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo. Johann Wolfgang von Goethe
Ho cercato la libertà, più che la potenza, e questa solo perché, in parte, assecondava la prima. Marguerite Yourcenar
Ogni cosa ha il suo prezzo, ma nessuno saprà quanto costa la mia libertà. Edoardo Bennato
La speranza è un seccatore indiscreto di cui non ci si può liberare. Sören Kierkegaard
L'oblio è una forma di libertà. Kahlil Gibran
Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere. Voltaire
La mia libertà finisce dove comincia la vostra. Martin Luther King
La libertà non è una cosa che si possa dare; la libertà uno se la prende, e ciascuno è libero quanto vuole esserlo. James Baldwin
La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica. Luigi Einaudi
Libero pensatore. Basterebbe dire pensatore. Jules Renard
L'unico modo per liberarsi da una tentazione è cedervi. Oscar Wilde
L'uomo è nato libero, ma dovunque è in catene. Jean Jacques Rousseau
Sono avaro di quella libertà che sparisce non appena comincia l'eccesso dei beni. Albert Camus
Il difficile non è raggiungere qualcosa, è liberarsi dalla condizione in cui si è. Marguerite Duras
Non sono stupido, solo mentalmente libero. Anonimo
L'uomo non fa quasi mai uso delle libertà che ha, come per esempio della libertà di pensiero; pretende invece come compenso la libertà di parola. Sören Kierkegaard
Non sono un Libertador. I Libertadores non esistono. Sono i popoli che si liberano da sé. Ernesto Che Guevara
Credo nella lotta armata come unica soluzione per i popoli che lottano per liberarsi. Ernesto Che Guevara
Una parola muore appena detta: dice qualcuno. Io dico che solo in quel momento comincia a vivere. Emily Dickinson
Amo la libertà della stampa più in considerazione dei mali che previene che per il bene che essa fa. Charles-Alexis de Tocqueville
Per non lottare ci saranno sempre moltissimi pretesti in ogni circostanza, ma mai in ogni circostanza e in ogni epoca si potrà avere la libertà senza la lotta! Ernesto Che Guevara
La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire. George Orwell
E' molto facile, in nome della libertà esteriore, soffocare la libertà interiore dell'uomo. Tagore
Quello che davvero mi interessa è se Dio, quando creò il mondo, aveva scelta. Albert Einstein
Bisogna pagare qualunque prezzo per il diritto di mantenere alta la nostra bandiera. Ernesto Che Guevara
L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando gli sei vicino. Charles Bukowski
Ciascuno di noi è, in verità, un'immagine del grande gabbiano, un'infinita idea di libertà, senza limiti. Richard Bach
Sperare vuol dire rischiare la delusione. Ma il rischio va affrontato perché il massimo rischio nella vita è di non rischiare mai. Soltanto chi rischia è libero. Anonimo
Mi sono sposato davanti a un giudice. Avrei dovuto chiedere una giuria. Groucho Marx
Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono. Georg Hegel
Perdonare è liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu. Sacre Scritture
Giustizia non esiste là dove non vi è libertà. Luigi Einaudi
Non c'è vocabolo di cui non si sia oggi fatto così largo abuso come di questa parola: libertà. Non mi fido di questo vocabolo, per la ragione che nessuno vuole la libertà per tutti; ciascuno la vuole per sé. Otto von Bismarck
Sarà sempre uno schiavo chi non sa vivere con poco. Orazio Flacco
Il primo respiro dell'adulterio è il più libero; dopo, si sviluppano delle costrizioni che scimmiottano il matrimonio. John Updike
Quando i molti governano, pensano solo a contentar sé stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa: la tirannia mascherata da libertà. Luigi Pirandello
La base del nostro sistema politico è il diritto della gente di fare e di cambiare la costituzione del loro governo. George Washington
Non fuggire in cerca di libertà quando la tua più grande prigione è dentro di te. Jim Morrison
Non si può separare la pace dalla libertà perché nessuno può essere in pace senza avere la libertà. Malcolm X
Il braccio di un angelo non potrà strapparmi alla tomba, ma legioni d'angeli non potranno confinarmici. Edward Young
La civiltà è avere tutto quello che vuoi quando non ti serve. Totò
La purezza nella vita è la libertà dal peccato. Orazio Flacco
La libertà quando comincia a mettere radici è una pianta di rapida crescita. George Washington
La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature. Franklin Delano Roosevelt
(grazie a S u n S h i n e e --- )
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SE…
(lettera al figlio, 1910)
Se riesci a mantenere la calma quando tutti
intorno a te la stanno perdendo, e te ne fanno una colpa;
Se sai aver fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te
tenendo però nel giusto conto i loro dubbi;
Se sai aspettare senza stancarti di aspettare,
o essendo calunniato non rispondere con calunnie,
o essendo odiato, non dare spazio all’odio,
senza tuttavia sembrare troppo buono
nè parlare troppo saggio;
Se sai sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine;
Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
e trattare questi due impostori allo stesso modo;
Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto
distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per ingenui;
o vedere le cose, per le quali hai dedicato la vita, distrutte,
e umiliarti a ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori;
Se sai fare un unico mucchio delle tue vittorie,
e rischiarlo in un sol colpo a testa o croce,
e perdere, e ricominciare di nuovo dall’inizio
senza mai lasciarti sfuggire una parola su quello che hai perso;
Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi
a sorreggerti anche dopo molto tempo che non te li senti più,
e così resistere quando in te non c’è più nulla
tranne la Volontà che dice loro: “Resistete!”;
Se sai parlare con i disonesti senza perdere la tua onestà,
o passeggiare con i re senza perdere il comportamento normale;
Se non possono ferirti nè i nemici nè gli amici troppo premurosi;
Se per te contano tutti gli uomini, ma nessuno troppo;
Se riesci a riempire l’inesorabile minuto
dando valore a ogni istante che passa;
tua è la Terra e tutto ciò che vi è in essa,
e – quel che più conta - tu sarai un Uomo, figlio mio!
[Rudyard Kipling]
Se riesci a mantenere la calma quando tutti
intorno a te la stanno perdendo, e te ne fanno una colpa;
Se sai aver fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te
tenendo però nel giusto conto i loro dubbi;
Se sai aspettare senza stancarti di aspettare,
o essendo calunniato non rispondere con calunnie,
o essendo odiato, non dare spazio all’odio,
senza tuttavia sembrare troppo buono
nè parlare troppo saggio;
Se sai sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine;
Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
e trattare questi due impostori allo stesso modo;
Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto
distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per ingenui;
o vedere le cose, per le quali hai dedicato la vita, distrutte,
e umiliarti a ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori;
Se sai fare un unico mucchio delle tue vittorie,
e rischiarlo in un sol colpo a testa o croce,
e perdere, e ricominciare di nuovo dall’inizio
senza mai lasciarti sfuggire una parola su quello che hai perso;
Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi
a sorreggerti anche dopo molto tempo che non te li senti più,
e così resistere quando in te non c’è più nulla
tranne la Volontà che dice loro: “Resistete!”;
Se sai parlare con i disonesti senza perdere la tua onestà,
o passeggiare con i re senza perdere il comportamento normale;
Se non possono ferirti nè i nemici nè gli amici troppo premurosi;
Se per te contano tutti gli uomini, ma nessuno troppo;
Se riesci a riempire l’inesorabile minuto
dando valore a ogni istante che passa;
tua è la Terra e tutto ciò che vi è in essa,
e – quel che più conta - tu sarai un Uomo, figlio mio!
[Rudyard Kipling]
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pensare
Big Kahuna. Il monologo
Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare.
Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
Ma credimi tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto.
E in un modo che non puoi immaginare adesso.
Quante possibilità avevi di fronte
e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava.
Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica.
I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.
Fa' una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!
Non essere crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.
Lavati i denti.
Non perdere tempo con l'invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro.
La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso.
Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti.
Se ci riesci veramente, dimmi come si fa...
Conserva tutte le vecchie lettere d'amore,
butta i vecchi estratti-conto.
Rilassati!
Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita.
I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.
Prendi molto calcio.
Sii gentile con le tue ginocchia,
quando saranno partite ti mancheranno.
Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant'anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso,
ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse,
come quelle di chiunque altro.
Goditi il tuo corpo,
usalo in tutti i modi che puoi,
senza paura e senza temere quel che pensa la gente.
E' il più grande strumento che potrai mai avere.
Balla!
Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.
Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza:
ti faranno solo sentire orrendo.
Cerca di conoscere i tuoi genitori,
non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli,
sono il miglior legame con il passato
e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro.
Renditi conto che gli amici vanno e vengono,
ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita,
perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.
Vivi a New York per un po', ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un po', ma lasciala prima che ti rammollisca.
Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant'anni, sembreranno di un ottantacinquenne.
Sii cauto nell'accettare consigli,
ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio,
ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte
e riciclarlo per più di quel che valga.
Ma accetta il consiglio... per questa volta.
Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
Ma credimi tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto.
E in un modo che non puoi immaginare adesso.
Quante possibilità avevi di fronte
e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava.
Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica.
I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.
Fa' una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!
Non essere crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.
Lavati i denti.
Non perdere tempo con l'invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro.
La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso.
Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti.
Se ci riesci veramente, dimmi come si fa...
Conserva tutte le vecchie lettere d'amore,
butta i vecchi estratti-conto.
Rilassati!
Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita.
I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.
Prendi molto calcio.
Sii gentile con le tue ginocchia,
quando saranno partite ti mancheranno.
Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant'anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso,
ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse,
come quelle di chiunque altro.
Goditi il tuo corpo,
usalo in tutti i modi che puoi,
senza paura e senza temere quel che pensa la gente.
E' il più grande strumento che potrai mai avere.
Balla!
Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.
Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza:
ti faranno solo sentire orrendo.
Cerca di conoscere i tuoi genitori,
non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli,
sono il miglior legame con il passato
e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro.
Renditi conto che gli amici vanno e vengono,
ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita,
perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.
Vivi a New York per un po', ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un po', ma lasciala prima che ti rammollisca.
Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant'anni, sembreranno di un ottantacinquenne.
Sii cauto nell'accettare consigli,
ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio,
ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte
e riciclarlo per più di quel che valga.
Ma accetta il consiglio... per questa volta.
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mercoledì 29 settembre 2010
Il Giornalismo
"Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia, il resto è
propaganda".
Horacio Verbitsky, giornalista argentino, vincitore del Premio per la Libertà di Stampa.
propaganda".
Horacio Verbitsky, giornalista argentino, vincitore del Premio per la Libertà di Stampa.
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UMBERTO BOSSI: "Tutto ciò che penso di Berlusconi". Un esercizio di memoria di Umberto Bossi
Un esercizio di memoria di Umberto Bossi Silvio Berlusconi era il portaborse di Bettino Craxi. E' una costola del vecchio regime. E' il più efficace riciclatore dei calcinacci del pentapartito. Mentre la Lega faceva cadere il regime, lui stava nel Mulino Bianco, col parrucchino e la plastica facciale. Lui è un tubo vuoto qualunquista. Ma non l'avete visto, oggi, tutto impomatato fra le nuvole azzurre? Berlusconi è bollito. E' un povero pirla, un traditore del Nord, un poveraccio asservito all'Ulivo, segue anche lui l'esercito di Franceschiello dietro il caporale D'Alema con la sua trombetta. Io ho la memoria lunga. Ma chi è Berlusconi? Il suo Polo è morto e sepolto, la Lega non va con i morti. La trattativa Lega-Forza Italia se l'è inventata lui, poveraccio. Il partito di Berlusconi neo-Caf non potrà mai fare accordi con la Lega. Lui è la bistecca e la Lega il pestacarne. Berlusconi mostra le stesse caratteristiche dei dittatori. E' un kaiser in doppiopetto. Un piccolo tiranno, anzi è il capocomico del teatrino della politica. Un Peròn della mutua. E' molto peggio di Pinochet. Ha qualcosa di nazistoide, di mafioso. Il piduista è una volpe infida pronta a fare razzia nel mio pollaio. Berlusconi è l'uomo della mafia. E' un palermitano che parla meneghino, un palermitano nato nella terra sbagliata e mandato su apposta per fregare il Nord.
.
La Fininvest è nata da Cosa Nostra. C'è qualche differenza fra noi e Berlusconi: lui purtroppo è un mafioso. Il problema è che al Nord la gente è ancora divisa tra chi sa che Berlusconi è un mafioso e chi non lo sa ancora. Ma il Nord lo caccerà via, di Berlusconi non ce ne fotte niente. Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani del Nord che sono morti a causa della droga. A me personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano venuti dalla Banca Rasini, fondata da un certo Giuseppe Azzaretto, di Palermo, che poi è riuscito a tenersi tutta la baracca. In quella stessa banca lavorava anche il padre di Silvio e c'erano i conti di numerosi esponenti di Cosa Nostra. Bisognerebbe conoscere le sue radici, la sua storia. Gelli fece il progetto Italia e c'era il buon Berlusconi nella P2. Poi nacquero le Holding. Come potrà mai la magistratura fare il suo dovere e andare a vedere da dove vengono quei quattrini, ricordando che la mafia quei quattrini li fa con la droga e che di droga al Nord sono morti decine di migliaia di ragazzi che ora gridano da sottoterra? Se lui vuole sapere la storia della caduta del suo governo, venga da me che gliela spiego io: sono stato io a metter giù il partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l'ho abbattuto. Quel brutto mafioso guadagna soldi con l'eroina e la cocaina. Il mafioso di Arcore vuole portare al Nord il fascismo e il meridionalismo. Discutere di par condicio è troppo poco: propongo una commissione di inchiesta sugli arricchimenti di Berlusconi. In Forza Italia ci sono oblique collusioni fra politica e omertà criminale e fenomeni di riciclaggio. L'uomo di Cosa Nostra, con la Fininvest, ha qualcosa come 38 holding, di cui 16 occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano. Forza Italia è stata creata da Marcello Dell'Utri. Guardate che gli interessi reali spesso non appaiono. In televisione compaiono volti gentili che te la raccontano su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia non ha limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso migliaia e migliaia di giovani, soprattutto al Nord. Palermo ha in mano le televisioni, in grado di entrare nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del Nord. Berlusconi ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge Mammì. Molte ricchezze sono vergognose, perché vengono da decine di migliaia di morti. Non è vero che 'pecunia non olet'. C'è denaro buono che ha odore di sudore, e c'è denaro che ha odore di mafia. Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore. Incontrare di nuovo Berlusconi ad Arcore? Lo escludo, niente più accordi col Polo. Tre anni fa pensarono di farci il maleficio. Il mago Berlusconi ci disse: "Chi esce dal cerchio magico, cioè dal mio governo, muore". Noi uscimmo e mandammo indietro il maleficio al mago. Non c'è marchingegno stregato che oggi ci possa far rientrare nel cerchio del berlusconismo. Con questa gente, niente accordi politici: è un partito in cui milita Dell'Utri, inquisito per mafia. La "Padania" chiede a Berlusconi se è mafioso? Ma è andata fin troppo leggera! Doveva andare più a fondo, con quelle carogne legate a Craxi. Io con Berlusconi sarò il guardiano del baro. Siamo in una situazione pericolosa per la democrazia: se quello va a Palazzo Chigi, vince un partito che non esiste, vince un uomo solo, il Tecnocrate, l'Autocrate. Io dico quel che penso, lui fa quel che incassa. Tratta lo Stato come una società per azioni. Ma chi si crede di essere: Nembo Kid? Ma vi pare possibile che uno che possiede 140 aziende possa fare gli interessi dei cittadini? Quando quello piange, fatevi una risata: vuol dire che va tutto bene, che non è ancora riuscito a mettere le mani sulla cassaforte. Bisogna che Berlusconi-Berluscosa-Berluskaz-Berluskaiser si metta in testa che con i bergamaschi io ho fatto un patto di sangue: gli ho giurato che avrei fatto di tutto per avere il cambiamento. E non c'è villa, non c'è regalo, non c'è ammiccamento che mi possa far cambiare strada... Berluscoso deve sapere che dalle nostre parti la gente è pronta a fargli un culo così: bastano due secondi, e dovrà scappare di notte. Se vedono che li ha imbrogliati, quelli del Nord gli arrotolano su le sue belle ville e i suoi prati all'inglese e scaraventano tutto nel Lambro. Berlusconi, come presidente del Consiglio, è stato un dramma. Quando è in ballo la democrazia, a qualcuno potrebbe anche venire in mente di fargli saltare i tralicci dei ripetitori. Perché lui con le televisioni fa il lavaggio del cervello alla gente, col solito imbroglio del venditore di fustini del detersivo. Le sue televisioni sono contro la Costituzione. Bisogna portargliele via. Ci troviamo in una situazione di incostituzionalità gravissima, da Sudamerica. Un uomo ha ottenuto dallo Stato la concessione delle frequenze tv per condizionare la gente e orientarla al voto. Non accade in nessuna parte del mondo. E' ora di mettere fine a questa vergogna. Se lo votate, quello vi porta via anche i paracarri. Se cade Berlusconi, cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi. Ma il poveretto di Arcore sente che il bidone forzitalista e polista, il partito degli americani, gli va a scatafascio. Un massone, un piduista come l'arcorista è sempre stato un problema di "Cosa sua" o "Cosa nostra". Ma attento, Berlusconi: né mafia, né P2, né America riusciranno a distruggere la nostra società. E lui alla fine avrà un piccolo posto all'Inferno, perché quello lì non se lo pigliano nemmeno in Purgatorio. Perché è Berlusconi che dovrà sparire dalla circolazione, non la Lega. Non siamo noi che litighiamo con Berlusconi, è la Storia che litiga con lui. (Una collezione di frasi pronunciate da Umberto Bossi fra il 1994 e il 1999 - Le date esatte sono: 1,7,9,10,13 marzo 1994; 5 aprile 1994; 4,11,23,31 maggio 1994; 1,12,17 giugno 1994; 29 luglio 1994; 6,8,13 agosto 1994; 1 settembre 1994; 6,20,23 dicembre 1994; 14 gennaio 1995; 22 marzo 1995; 13 aprile 1995; 10 giugno 1995; 29 luglio 1995; 25 gennaio 1996; 14,19,25 agosto 1997; 18 giugno 1998; 22 luglio 1998; 13 settembre 1998; 3, 27 ottobre 1998; 24 febbraio 1999; 13 aprile 1999; 10 settembre 1999; 19 ottobre 1999)
By Franca Rame at 2010-09-27 19:19
(fonte: Blog Franca Rame)
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La Fininvest è nata da Cosa Nostra. C'è qualche differenza fra noi e Berlusconi: lui purtroppo è un mafioso. Il problema è che al Nord la gente è ancora divisa tra chi sa che Berlusconi è un mafioso e chi non lo sa ancora. Ma il Nord lo caccerà via, di Berlusconi non ce ne fotte niente. Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani del Nord che sono morti a causa della droga. A me personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano venuti dalla Banca Rasini, fondata da un certo Giuseppe Azzaretto, di Palermo, che poi è riuscito a tenersi tutta la baracca. In quella stessa banca lavorava anche il padre di Silvio e c'erano i conti di numerosi esponenti di Cosa Nostra. Bisognerebbe conoscere le sue radici, la sua storia. Gelli fece il progetto Italia e c'era il buon Berlusconi nella P2. Poi nacquero le Holding. Come potrà mai la magistratura fare il suo dovere e andare a vedere da dove vengono quei quattrini, ricordando che la mafia quei quattrini li fa con la droga e che di droga al Nord sono morti decine di migliaia di ragazzi che ora gridano da sottoterra? Se lui vuole sapere la storia della caduta del suo governo, venga da me che gliela spiego io: sono stato io a metter giù il partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l'ho abbattuto. Quel brutto mafioso guadagna soldi con l'eroina e la cocaina. Il mafioso di Arcore vuole portare al Nord il fascismo e il meridionalismo. Discutere di par condicio è troppo poco: propongo una commissione di inchiesta sugli arricchimenti di Berlusconi. In Forza Italia ci sono oblique collusioni fra politica e omertà criminale e fenomeni di riciclaggio. L'uomo di Cosa Nostra, con la Fininvest, ha qualcosa come 38 holding, di cui 16 occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano. Forza Italia è stata creata da Marcello Dell'Utri. Guardate che gli interessi reali spesso non appaiono. In televisione compaiono volti gentili che te la raccontano su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia non ha limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso migliaia e migliaia di giovani, soprattutto al Nord. Palermo ha in mano le televisioni, in grado di entrare nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del Nord. Berlusconi ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge Mammì. Molte ricchezze sono vergognose, perché vengono da decine di migliaia di morti. Non è vero che 'pecunia non olet'. C'è denaro buono che ha odore di sudore, e c'è denaro che ha odore di mafia. Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore. Incontrare di nuovo Berlusconi ad Arcore? Lo escludo, niente più accordi col Polo. Tre anni fa pensarono di farci il maleficio. Il mago Berlusconi ci disse: "Chi esce dal cerchio magico, cioè dal mio governo, muore". Noi uscimmo e mandammo indietro il maleficio al mago. Non c'è marchingegno stregato che oggi ci possa far rientrare nel cerchio del berlusconismo. Con questa gente, niente accordi politici: è un partito in cui milita Dell'Utri, inquisito per mafia. La "Padania" chiede a Berlusconi se è mafioso? Ma è andata fin troppo leggera! Doveva andare più a fondo, con quelle carogne legate a Craxi. Io con Berlusconi sarò il guardiano del baro. Siamo in una situazione pericolosa per la democrazia: se quello va a Palazzo Chigi, vince un partito che non esiste, vince un uomo solo, il Tecnocrate, l'Autocrate. Io dico quel che penso, lui fa quel che incassa. Tratta lo Stato come una società per azioni. Ma chi si crede di essere: Nembo Kid? Ma vi pare possibile che uno che possiede 140 aziende possa fare gli interessi dei cittadini? Quando quello piange, fatevi una risata: vuol dire che va tutto bene, che non è ancora riuscito a mettere le mani sulla cassaforte. Bisogna che Berlusconi-Berluscosa-Berluskaz-Berluskaiser si metta in testa che con i bergamaschi io ho fatto un patto di sangue: gli ho giurato che avrei fatto di tutto per avere il cambiamento. E non c'è villa, non c'è regalo, non c'è ammiccamento che mi possa far cambiare strada... Berluscoso deve sapere che dalle nostre parti la gente è pronta a fargli un culo così: bastano due secondi, e dovrà scappare di notte. Se vedono che li ha imbrogliati, quelli del Nord gli arrotolano su le sue belle ville e i suoi prati all'inglese e scaraventano tutto nel Lambro. Berlusconi, come presidente del Consiglio, è stato un dramma. Quando è in ballo la democrazia, a qualcuno potrebbe anche venire in mente di fargli saltare i tralicci dei ripetitori. Perché lui con le televisioni fa il lavaggio del cervello alla gente, col solito imbroglio del venditore di fustini del detersivo. Le sue televisioni sono contro la Costituzione. Bisogna portargliele via. Ci troviamo in una situazione di incostituzionalità gravissima, da Sudamerica. Un uomo ha ottenuto dallo Stato la concessione delle frequenze tv per condizionare la gente e orientarla al voto. Non accade in nessuna parte del mondo. E' ora di mettere fine a questa vergogna. Se lo votate, quello vi porta via anche i paracarri. Se cade Berlusconi, cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi. Ma il poveretto di Arcore sente che il bidone forzitalista e polista, il partito degli americani, gli va a scatafascio. Un massone, un piduista come l'arcorista è sempre stato un problema di "Cosa sua" o "Cosa nostra". Ma attento, Berlusconi: né mafia, né P2, né America riusciranno a distruggere la nostra società. E lui alla fine avrà un piccolo posto all'Inferno, perché quello lì non se lo pigliano nemmeno in Purgatorio. Perché è Berlusconi che dovrà sparire dalla circolazione, non la Lega. Non siamo noi che litighiamo con Berlusconi, è la Storia che litiga con lui. (Una collezione di frasi pronunciate da Umberto Bossi fra il 1994 e il 1999 - Le date esatte sono: 1,7,9,10,13 marzo 1994; 5 aprile 1994; 4,11,23,31 maggio 1994; 1,12,17 giugno 1994; 29 luglio 1994; 6,8,13 agosto 1994; 1 settembre 1994; 6,20,23 dicembre 1994; 14 gennaio 1995; 22 marzo 1995; 13 aprile 1995; 10 giugno 1995; 29 luglio 1995; 25 gennaio 1996; 14,19,25 agosto 1997; 18 giugno 1998; 22 luglio 1998; 13 settembre 1998; 3, 27 ottobre 1998; 24 febbraio 1999; 13 aprile 1999; 10 settembre 1999; 19 ottobre 1999)
By Franca Rame at 2010-09-27 19:19
(fonte: Blog Franca Rame)
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martedì 28 settembre 2010
Daniele Luttazzi: la narrazione emotiva
di Daniele Luttazzi, da "Il Fatto Quotidiano"
La “guerra civile fredda” è l’esito del progetto organico, reazionario, fatto di disuguaglianze e gerarchie, in atto da un ventennio nel Paese. Ne sono conseguiti, fra l’altro, un aumento del 553% della cassa integrazione, una manovra economica che beffa i ceti medi e un piano federalista che porterà alla divisione fra regioni di serie A (magari da annettere alla Carinzia) e di serie B. (…)
Siamo all’egemonia berlusconiana: Berlusconi in questo momento controlla tutto. Come ci è arrivato? Bè, prima ha edificato un impero mediatico come ormai sappiamo (fondi neri AllIberian a Craxi, finanziamenti enormi da banche infiltrate dalla P2, Dell’Utri che fa da cerniera tra mafia e gruppo Berlusconi, Previti che gli porta la Mondadori corrompendo un giudice con i soldi della Fininvest) e poi, attraverso questo impero mediatico, ha fatto propaganda per se stesso con sofisticate tecniche di matketing politico che vengono dall’America.
In America, gli strateghi politici di destra hanno scoperto che l’elettorato non vota in modo razionale, ma in base a suggestioni emotive. Il programma elettorale diventa secondario, se non sai come raccontarlo. Vinci le elezioni ( è questo il trucco prodigioso) se lo sai raccontare come una storia che crei con l’elettore un legame emotivo. Legato emotivamente, l’elettore sospende la sua capacità critica. E magari finisce per votare Berlusconi anche se a conti fatti non gli conviene. E’ il fenomeno dell’operaio che vota Berlusconi.
Come si racconta una storia efficace dal punto di vista emotivo?
Cinque gli elementi importanti:
1) ostacoli da superare;
2) debolezze;
3) volere a tutti i costi;
4) unicità;
5) protagonista e antagonista agli antipodi. (…)
Berlusconi si mostra sempre così preoccupato della sua immagine che tu lo vedi e pensi: – Caspita, questo prima di una colonscopia si fa mettere il fard su per il culo! – (…)
Cinque mesi fa ha superato se stesso. Studenti e professori protestano contro la Gelmini, Berlusconi dice: “Avviso ai naviganti: darò al ministro degli Interni istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell’ordine”. Lo dice in tv. Scoppiano le polemiche. Il giorno dopo Berlusconi dice: – Non ho mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole. – Tutti si incazzano per la presa per il culo. Il giorno dopo ancora , Berlusconi nega la smentita: – Io non ho cambiato giudizio.- Sigmund Freud dall’aldilà, ha commentato:- Anche se fossi vivo non potrei aiutarlo.- (…) Il nostro Lolito va al compleanno di una diciottennne a Napoli. Veronica:- Io e i miei figli siamo vittime di questa situazione. Dobbiamo subirla e ci fa soffrire.- Benvenuta nel club. (…)
Berlusconi ha raggiunto il nadir col terremoto a L’Aquila. L’avete visto, no? Va ai funerali. Però non rimane in mezzo alle autorità. A un certo punto, sicuro di essere inquadrato dalle telecamere, si scapicolla verso i parenti delle vittime. Piangeva più di loro. C’era gente che aveva perso i figli che lo consolava. –Coraggio presidente. – Ruba di continuo la scena: va ai funerali, si mischia ai parenti, si stende nelle bare. –Ci penso io. Ci penso. Ci penso io.- Poi si è messo da una parte ad autografare Bibbie. (…)
Volere a tutti i costi una cosa è fondamentale per un personaggio ben scritto. Cosa vuole Di Pietro a tutti i costi? Vuole bloccare Berlusconi e il suo conflitto di interessi. Nella narrazione di Di Pietro, lui è il protagonista, mentre Berlusconi è l’antagonista. Ne ricava un effetto virtuoso: più Berlusconi accumula potere e sfascia la democrazia, più titanico e quindi interessante diventa lo sforzo di Di Pietro di contrastarlo. Il personaggio di DiPietro, da un anno a questa parte è raccontato benissimo. Ti sembra di sapere tutto di lui, come uno di famiglia. Ti pare quasi di vederlo, ogni mattina, in bagno, mentre si fa la barba con una bottiglia rotta. Soprattutto, sai come si comporterà nelle varie circostanze: sintomo che Di Pietro ha stabilito un contatto emotivo. (…) Fra parentesi: va ricordato che la sinistra che non è più in Parlamento perse le elezioni dell’aprile 2008 perché qualche mese prima aveva votato, con il Pd, con Di Pietro e con tutta la destra, per finanziare i Cpt, le missioni militari e il riarmo del nostro paese. E’ inutile chiedere in piazza la chiusura dei “lager per gli immigrati” , parlare contro le guerre e l’imperialismo e poi votare con la destra per rifinanziarli. La narrazione deve essere congruente, sennò il pubblico ti punisce. Nel frattempo, in Rifondazione continuano le scissioni. Ieri Vendola è andato da un mago e si è fatto segare in due. (…)
Bossi è un maestro del racconto emotivo. Bossi è ai livelli di Tolkien: ha inventato di sana pianta una terra mitologica, la Padania, che non esiste. La Padania e i suoi antichi riti: bere l’acqua del Po. E cagare per tre giorni di seguito. Gli antichi riti padani. (…) La domanda che si impone, a questo punto, è come mai Prodi abbia vinto per due volte le elezioni contro Berlusconi. Il perché è sempre narrativo, ovvero emotivo: Prodi ha saputo opporre alla fabula berlusconiana una storia originale. Nella storia di Prodi, il protagonista non era lui, ma un gruppo: prima l’Ulivo poi l’Unione. Nelle storie che parlano di un gruppo, ad esempio Il grande freddo, oppure Salvate il soldato Ryan, c’è in gioco un grande elemento emotivo: il gruppo sopravviverà agli eventi che lo minacciano, o si sfalderà? Questo genere di storie è molto avvincente, anche se finisce di solito con il gruppo che si sfalda. E infatti Mastella se ne va, fine del gruppo, fine del film. Esaurita la carriera politica, poi Prodi l’hanno messo a fare lo stallone. Ma questa è un’altra storia.
(4 novembre 2009)
(fonte: Micromega da Il Fatto Quotidiano)
La “guerra civile fredda” è l’esito del progetto organico, reazionario, fatto di disuguaglianze e gerarchie, in atto da un ventennio nel Paese. Ne sono conseguiti, fra l’altro, un aumento del 553% della cassa integrazione, una manovra economica che beffa i ceti medi e un piano federalista che porterà alla divisione fra regioni di serie A (magari da annettere alla Carinzia) e di serie B. (…)
Siamo all’egemonia berlusconiana: Berlusconi in questo momento controlla tutto. Come ci è arrivato? Bè, prima ha edificato un impero mediatico come ormai sappiamo (fondi neri AllIberian a Craxi, finanziamenti enormi da banche infiltrate dalla P2, Dell’Utri che fa da cerniera tra mafia e gruppo Berlusconi, Previti che gli porta la Mondadori corrompendo un giudice con i soldi della Fininvest) e poi, attraverso questo impero mediatico, ha fatto propaganda per se stesso con sofisticate tecniche di matketing politico che vengono dall’America.
In America, gli strateghi politici di destra hanno scoperto che l’elettorato non vota in modo razionale, ma in base a suggestioni emotive. Il programma elettorale diventa secondario, se non sai come raccontarlo. Vinci le elezioni ( è questo il trucco prodigioso) se lo sai raccontare come una storia che crei con l’elettore un legame emotivo. Legato emotivamente, l’elettore sospende la sua capacità critica. E magari finisce per votare Berlusconi anche se a conti fatti non gli conviene. E’ il fenomeno dell’operaio che vota Berlusconi.
Come si racconta una storia efficace dal punto di vista emotivo?
Cinque gli elementi importanti:
1) ostacoli da superare;
2) debolezze;
3) volere a tutti i costi;
4) unicità;
5) protagonista e antagonista agli antipodi. (…)
Berlusconi si mostra sempre così preoccupato della sua immagine che tu lo vedi e pensi: – Caspita, questo prima di una colonscopia si fa mettere il fard su per il culo! – (…)
Cinque mesi fa ha superato se stesso. Studenti e professori protestano contro la Gelmini, Berlusconi dice: “Avviso ai naviganti: darò al ministro degli Interni istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell’ordine”. Lo dice in tv. Scoppiano le polemiche. Il giorno dopo Berlusconi dice: – Non ho mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole. – Tutti si incazzano per la presa per il culo. Il giorno dopo ancora , Berlusconi nega la smentita: – Io non ho cambiato giudizio.- Sigmund Freud dall’aldilà, ha commentato:- Anche se fossi vivo non potrei aiutarlo.- (…) Il nostro Lolito va al compleanno di una diciottennne a Napoli. Veronica:- Io e i miei figli siamo vittime di questa situazione. Dobbiamo subirla e ci fa soffrire.- Benvenuta nel club. (…)
Berlusconi ha raggiunto il nadir col terremoto a L’Aquila. L’avete visto, no? Va ai funerali. Però non rimane in mezzo alle autorità. A un certo punto, sicuro di essere inquadrato dalle telecamere, si scapicolla verso i parenti delle vittime. Piangeva più di loro. C’era gente che aveva perso i figli che lo consolava. –Coraggio presidente. – Ruba di continuo la scena: va ai funerali, si mischia ai parenti, si stende nelle bare. –Ci penso io. Ci penso. Ci penso io.- Poi si è messo da una parte ad autografare Bibbie. (…)
Volere a tutti i costi una cosa è fondamentale per un personaggio ben scritto. Cosa vuole Di Pietro a tutti i costi? Vuole bloccare Berlusconi e il suo conflitto di interessi. Nella narrazione di Di Pietro, lui è il protagonista, mentre Berlusconi è l’antagonista. Ne ricava un effetto virtuoso: più Berlusconi accumula potere e sfascia la democrazia, più titanico e quindi interessante diventa lo sforzo di Di Pietro di contrastarlo. Il personaggio di DiPietro, da un anno a questa parte è raccontato benissimo. Ti sembra di sapere tutto di lui, come uno di famiglia. Ti pare quasi di vederlo, ogni mattina, in bagno, mentre si fa la barba con una bottiglia rotta. Soprattutto, sai come si comporterà nelle varie circostanze: sintomo che Di Pietro ha stabilito un contatto emotivo. (…) Fra parentesi: va ricordato che la sinistra che non è più in Parlamento perse le elezioni dell’aprile 2008 perché qualche mese prima aveva votato, con il Pd, con Di Pietro e con tutta la destra, per finanziare i Cpt, le missioni militari e il riarmo del nostro paese. E’ inutile chiedere in piazza la chiusura dei “lager per gli immigrati” , parlare contro le guerre e l’imperialismo e poi votare con la destra per rifinanziarli. La narrazione deve essere congruente, sennò il pubblico ti punisce. Nel frattempo, in Rifondazione continuano le scissioni. Ieri Vendola è andato da un mago e si è fatto segare in due. (…)
Bossi è un maestro del racconto emotivo. Bossi è ai livelli di Tolkien: ha inventato di sana pianta una terra mitologica, la Padania, che non esiste. La Padania e i suoi antichi riti: bere l’acqua del Po. E cagare per tre giorni di seguito. Gli antichi riti padani. (…) La domanda che si impone, a questo punto, è come mai Prodi abbia vinto per due volte le elezioni contro Berlusconi. Il perché è sempre narrativo, ovvero emotivo: Prodi ha saputo opporre alla fabula berlusconiana una storia originale. Nella storia di Prodi, il protagonista non era lui, ma un gruppo: prima l’Ulivo poi l’Unione. Nelle storie che parlano di un gruppo, ad esempio Il grande freddo, oppure Salvate il soldato Ryan, c’è in gioco un grande elemento emotivo: il gruppo sopravviverà agli eventi che lo minacciano, o si sfalderà? Questo genere di storie è molto avvincente, anche se finisce di solito con il gruppo che si sfalda. E infatti Mastella se ne va, fine del gruppo, fine del film. Esaurita la carriera politica, poi Prodi l’hanno messo a fare lo stallone. Ma questa è un’altra storia.
(4 novembre 2009)
(fonte: Micromega da Il Fatto Quotidiano)
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Cibi industriali? La malattia è servita. Quando il prezzo si paga in salute
Problemi cardiovascolari, infarti, tumori, diabete, ipertensione, obesità. Le cosiddette ‘malattie del benessere’ colpiscono un numero elevatissimo di persone, non soltanto nel mondo occidentale ma oggi anche nei Paesi in via di sviluppo. All’origine di questi mali vi è l’invasione del mercato alimentare da parte di prodotti di scarsa qualità, distribuiti dai colossi dell’industria che, sapientemente, si preoccupano di condirli con confezioni e pubblicità accattivanti ed infine di servirceli a buon prezzo.
di Giovanna Di Stefano - 24 Settembre 2010
supermercato
Spesso al supermercato riempiamo eccessivamente ed inutilmente il carrello
Quando entriamo in un supermercato e con un enorme carrello vuoto ci apprestiamo a cominciare il nostro 'tour' attraverso gli scaffali siamo pervasi da una sensazione di abbondanza e benessere, e abbiamo la netta impressione di avere un’infinita libertà di scelta: ogni genere di prodotto ci aspetta lì, sul suo scaffale, basta prenderlo.
Se da un lato è vero che rispetto ai tempi andati il numero e la varietà dei prodotti sono aumentati in modo vertiginoso e si ha l’imbarazzo della scelta (basti pensare per esempio a cos’è il banco frigo di un ipermercato moderno rispetto a quello dell'alimentari, o anche del supermercato, di 30-40 anni fa), d’altro canto la nostra libertà è prossima allo zero se si pensa non al numero e alla varietà dei prodotti ma alla qualità del cibo di cui sono fatti.
Su quest’ultimo punto abbiamo davvero poche chances quando facciamo la spesa. Non che non vi siano prodotti genuini e nutrienti, ma questi sono drammaticamente pochi e soprattutto dobbiamo saperli individuare, anche selezionando i negozi dove rifornirci, oppure rivolgendoci direttamente ai produttori. Inoltre, per acquistare in modo critico è necessario un presupposto fondamentale: la consapevolezza reale che il sistema alimentare che ci viene proposto quotidianamente dai colossi dell’industria agroalimentare, e quindi dai media, è fallimentare. Più precisamente è squilibrato, e responsabile per questo delle cosiddette 'malattie del benessere': problemi cardiovascolari, infarti, tumori, diabete, ipertensione, obesità.
Molte popolazioni sono sopravvissute per secoli mangiando per tutta la vita solo due/tre pietanze. Pochi piatti ma sani e completi. Per esempio gli asiatici si sono sempre nutriti di riso e soia, i giapponesi di pesce, i popoli dell’America latina di manioca, quelli dell’Africa del Nord di legumi e cereali, i cretesi di frutta, verdura e olio d’oliva. Colesterolo, obesità, diabete, non sanno nemmeno cosa siano.
fast food junk food
Il palato si fa ingannare e resta appagato dal sapore del grasso, non accorgendosi che quello che c’è sotto è cibo scadente
Al contrario, il mondo occidentale è afflitto da queste malattie in maniera preoccupante, tanto che l’obesità negli USA è ormai da tempo considerata un’emergenza nazionale alla quale si sta pensando di far fronte con una 'guerra' vera e propria, paragonabile a quella intrapresa contro il tabagismo.
Con tutta l’abbondanza di mezzi e denaro a disposizione l’Occidente non ha saputo dunque tutelare la propria salute. Da un lato l’invasione del mercato alimentare con prodotti di scarsa qualità, ma comunque invitanti perché confezionati in modo pratico, già pronti, addirittura cotti e conditi (take away); dall’altro l’assenza di un’adeguata informazione finalizzata a mettere in guardia il consumatore sui rischi di un’alimentazione basata sui prodotti confezionati. Questi due fattori hanno portato la gente, ignara ma allettata dalla pubblicità e forte di un crescente potere d’acquisto, a comprare pressoché tutto ciò che le veniva proposto.
Un meccanismo da noi in atto già da decenni e che si sta replicando ora, a velocità spaventosa, nei paesi in via di sviluppo dove l’innalzamento generale del reddito pro-capite e la migrazione massiccia verso le città permettono a persone fino a ieri vissute di agricoltura nel proprio villaggio di acquistare grandi quantità di cibo, scadente e a buon mercato, nei supermercati delle metropoli. Si pensi al Messico, all’Argentina, al Brasile, alla Cina e all’India.
Non bisogna dimenticare infatti che le catene della grande distribuzione (Wal-Mart in particolare, il maggior marchio di supermercati, nonché la più grande impresa al mondo) attuano una politica di prezzi estremamente aggressiva esasperando l’abbattimento dei costi con salari bassissimi ai lavoranti e margini altrettanto miseri per i produttori, ai quali impongono a volte anche i tipi di mangimi per gli animali o i fertilizzanti per le coltivazioni, al fine di controllare meglio tutta la filiera. È con questa politica all’insegna del discount che la Wal-Mart ha invaso dagli anni '60 ad oggi il mercato mondiale con più di 5000 punti vendita
obesita
Nel 2005 l’OMS registrava che più del 75% delle donne era in sovrappeso in 20 Paesi
Ma perché i cibi industriali sono sotto accusa dal punto di vista salutistico? Semplice: sono mediamente troppo ricchi di grassi, soprattutto di origine animale (grassi saturi), e di zuccheri; scarsi invece di fibre, vitamine, minerali e grassi insaturi.
I dolciumi dei supermercati sono ricchi di grassi che servono a renderli gustosi, o meglio a mascherare l’assenza di sapore dell’impasto, fatto con ingredienti scadenti. I grassi e gli zuccheri sono spesso sovrabbondanti in questi prodotti dolciari proprio perché hanno il 'merito' di conferire un gusto gradevole a qualunque 'base'. E soprattutto sono molto economici, in quanto derivati dalla filiera della lavorazione dei prodotti animali e quanto più sono economici quanto più saranno prossimi agli 'scarti' di questa filiera [1]. Ne risultano alimenti ipercalorici ma con poco nutrimento.
Nei paesi in via di sviluppo persone con redditi modesti stanno avendo improvviso accesso a questo cibo ipercalorico a buon prezzo, e non esitano ad abusarne, fintanto che il portafoglio glielo permette, attratti dalla novità dei sapori, dalla praticità dei cibi pronti, e forse da un desiderio di riscatto rispetto alle ristrettezze patite in precedenza. Il risultato? Le persone obese sembrano in questi paesi aver raggiunto percentuali elevatissime, prossime a quelle degli USA! Nel 2005 l’OMS registrava che più del 75% delle donne era in sovrappeso in 20 Paesi; nell’elenco, oltre agli USA, comparivano il Sudafrica, la Giamaica, la Giordania e il Nicaragua.
Il fenomeno che si sta registrando è proprio l’aumento dell’obesità in paesi con un basso livello di istruzione.
"Le vendite annue di prodotti trasformati nei paesi a reddito medio-basso aumentano del 30% ogni anno. Pietanze già pronte, bibite gassate, hamburger, dessert preconfezionati sono protagonisti di un’inarrestabile ascesa di vendite in America Latina, Europa dell’Est e Asia. [...] In mancanza di redditi sufficienti per comprare frutta e verdura, le famiglie più modeste fanno scorta di zuccheri, carboidrati, oli e altri alimenti trasformati molto energetici e a buon mercato. I grassi saziano lo stomaco a basso prezzo" [2].
carrello supermercato
Con la scusa della fretta il primo criterio con cui si scelgono i prodotti è quello della praticità: cibi confezionati e già pronti
Anche le mense – sia quelle scolastiche che quelle aziendali - non sono da meno: le ditte vincono l’appalto per la fornitura dei pasti in base al prezzo più vantaggioso e l’imperativo è abbattere i costi. Dunque sovrabbondanza di oli, burro e altri grassi per mascherare cibi altrimenti troppo insipidi, verdure senza sapore, uova, formaggi e carni provenienti da allevamenti iper-intensivi e disumani, con evidenti ricadute sulla qualità.
Ma come possono produrre carne, uova e latte sani gli animali detenuti in condizioni spaventose, in gabbie dove gli è impedito persino di rigirarsi, dove la crescita forzata a suon di ormoni fa spezzare loro le ossa, dove si ammalano per l’aria insana dei capannoni in cui sono stipati, dove vengono perciò bombardati di farmaci e antibiotici? La loro carne ed i prodotti derivati sono intrisi della sofferenza, dello stress, delle sostanze tossiche e dell’inferno che hanno vissuto durante la loro esistenza, non di animali, bensì di 'macchine da carne'.
Il palato si fa dunque ingannare e resta appagato dal sapore del grasso, non accorgendosi che quello che c’è sotto è cibo scadente. Il portafoglio pure rimane soddisfatto dal risparmio spesso sorprendente: crostate e pacchi di biscotti e merendine a 1 euro, polli a 2 euro, uova e carne sempre più a buon mercato.
Il consumatore, insomma, sembra che abbia venduto la sua salute in cambio di un piccolo risparmio sulla spesa.
NOTE:
1. Oggi è molto meno costoso procurarsi grassi animali e zuccheri:la produttività degli USA e dell’Europa è tale da causare incredibili surplus di zucchero, cereali e grassi animali, che vengono esportati poi a basso prezzo verso economie locali in tutto il mondo
2. Estratto da 'Alimenti Killer' (Francis Delpeuch, Bernard Maire, Emmanuel Monnier, Centro Scientifico Editore)
(fonte web: Il cambiamento)
di Giovanna Di Stefano - 24 Settembre 2010
supermercato
Spesso al supermercato riempiamo eccessivamente ed inutilmente il carrello
Quando entriamo in un supermercato e con un enorme carrello vuoto ci apprestiamo a cominciare il nostro 'tour' attraverso gli scaffali siamo pervasi da una sensazione di abbondanza e benessere, e abbiamo la netta impressione di avere un’infinita libertà di scelta: ogni genere di prodotto ci aspetta lì, sul suo scaffale, basta prenderlo.
Se da un lato è vero che rispetto ai tempi andati il numero e la varietà dei prodotti sono aumentati in modo vertiginoso e si ha l’imbarazzo della scelta (basti pensare per esempio a cos’è il banco frigo di un ipermercato moderno rispetto a quello dell'alimentari, o anche del supermercato, di 30-40 anni fa), d’altro canto la nostra libertà è prossima allo zero se si pensa non al numero e alla varietà dei prodotti ma alla qualità del cibo di cui sono fatti.
Su quest’ultimo punto abbiamo davvero poche chances quando facciamo la spesa. Non che non vi siano prodotti genuini e nutrienti, ma questi sono drammaticamente pochi e soprattutto dobbiamo saperli individuare, anche selezionando i negozi dove rifornirci, oppure rivolgendoci direttamente ai produttori. Inoltre, per acquistare in modo critico è necessario un presupposto fondamentale: la consapevolezza reale che il sistema alimentare che ci viene proposto quotidianamente dai colossi dell’industria agroalimentare, e quindi dai media, è fallimentare. Più precisamente è squilibrato, e responsabile per questo delle cosiddette 'malattie del benessere': problemi cardiovascolari, infarti, tumori, diabete, ipertensione, obesità.
Molte popolazioni sono sopravvissute per secoli mangiando per tutta la vita solo due/tre pietanze. Pochi piatti ma sani e completi. Per esempio gli asiatici si sono sempre nutriti di riso e soia, i giapponesi di pesce, i popoli dell’America latina di manioca, quelli dell’Africa del Nord di legumi e cereali, i cretesi di frutta, verdura e olio d’oliva. Colesterolo, obesità, diabete, non sanno nemmeno cosa siano.
fast food junk food
Il palato si fa ingannare e resta appagato dal sapore del grasso, non accorgendosi che quello che c’è sotto è cibo scadente
Al contrario, il mondo occidentale è afflitto da queste malattie in maniera preoccupante, tanto che l’obesità negli USA è ormai da tempo considerata un’emergenza nazionale alla quale si sta pensando di far fronte con una 'guerra' vera e propria, paragonabile a quella intrapresa contro il tabagismo.
Con tutta l’abbondanza di mezzi e denaro a disposizione l’Occidente non ha saputo dunque tutelare la propria salute. Da un lato l’invasione del mercato alimentare con prodotti di scarsa qualità, ma comunque invitanti perché confezionati in modo pratico, già pronti, addirittura cotti e conditi (take away); dall’altro l’assenza di un’adeguata informazione finalizzata a mettere in guardia il consumatore sui rischi di un’alimentazione basata sui prodotti confezionati. Questi due fattori hanno portato la gente, ignara ma allettata dalla pubblicità e forte di un crescente potere d’acquisto, a comprare pressoché tutto ciò che le veniva proposto.
Un meccanismo da noi in atto già da decenni e che si sta replicando ora, a velocità spaventosa, nei paesi in via di sviluppo dove l’innalzamento generale del reddito pro-capite e la migrazione massiccia verso le città permettono a persone fino a ieri vissute di agricoltura nel proprio villaggio di acquistare grandi quantità di cibo, scadente e a buon mercato, nei supermercati delle metropoli. Si pensi al Messico, all’Argentina, al Brasile, alla Cina e all’India.
Non bisogna dimenticare infatti che le catene della grande distribuzione (Wal-Mart in particolare, il maggior marchio di supermercati, nonché la più grande impresa al mondo) attuano una politica di prezzi estremamente aggressiva esasperando l’abbattimento dei costi con salari bassissimi ai lavoranti e margini altrettanto miseri per i produttori, ai quali impongono a volte anche i tipi di mangimi per gli animali o i fertilizzanti per le coltivazioni, al fine di controllare meglio tutta la filiera. È con questa politica all’insegna del discount che la Wal-Mart ha invaso dagli anni '60 ad oggi il mercato mondiale con più di 5000 punti vendita
obesita
Nel 2005 l’OMS registrava che più del 75% delle donne era in sovrappeso in 20 Paesi
Ma perché i cibi industriali sono sotto accusa dal punto di vista salutistico? Semplice: sono mediamente troppo ricchi di grassi, soprattutto di origine animale (grassi saturi), e di zuccheri; scarsi invece di fibre, vitamine, minerali e grassi insaturi.
I dolciumi dei supermercati sono ricchi di grassi che servono a renderli gustosi, o meglio a mascherare l’assenza di sapore dell’impasto, fatto con ingredienti scadenti. I grassi e gli zuccheri sono spesso sovrabbondanti in questi prodotti dolciari proprio perché hanno il 'merito' di conferire un gusto gradevole a qualunque 'base'. E soprattutto sono molto economici, in quanto derivati dalla filiera della lavorazione dei prodotti animali e quanto più sono economici quanto più saranno prossimi agli 'scarti' di questa filiera [1]. Ne risultano alimenti ipercalorici ma con poco nutrimento.
Nei paesi in via di sviluppo persone con redditi modesti stanno avendo improvviso accesso a questo cibo ipercalorico a buon prezzo, e non esitano ad abusarne, fintanto che il portafoglio glielo permette, attratti dalla novità dei sapori, dalla praticità dei cibi pronti, e forse da un desiderio di riscatto rispetto alle ristrettezze patite in precedenza. Il risultato? Le persone obese sembrano in questi paesi aver raggiunto percentuali elevatissime, prossime a quelle degli USA! Nel 2005 l’OMS registrava che più del 75% delle donne era in sovrappeso in 20 Paesi; nell’elenco, oltre agli USA, comparivano il Sudafrica, la Giamaica, la Giordania e il Nicaragua.
Il fenomeno che si sta registrando è proprio l’aumento dell’obesità in paesi con un basso livello di istruzione.
"Le vendite annue di prodotti trasformati nei paesi a reddito medio-basso aumentano del 30% ogni anno. Pietanze già pronte, bibite gassate, hamburger, dessert preconfezionati sono protagonisti di un’inarrestabile ascesa di vendite in America Latina, Europa dell’Est e Asia. [...] In mancanza di redditi sufficienti per comprare frutta e verdura, le famiglie più modeste fanno scorta di zuccheri, carboidrati, oli e altri alimenti trasformati molto energetici e a buon mercato. I grassi saziano lo stomaco a basso prezzo" [2].
carrello supermercato
Con la scusa della fretta il primo criterio con cui si scelgono i prodotti è quello della praticità: cibi confezionati e già pronti
Anche le mense – sia quelle scolastiche che quelle aziendali - non sono da meno: le ditte vincono l’appalto per la fornitura dei pasti in base al prezzo più vantaggioso e l’imperativo è abbattere i costi. Dunque sovrabbondanza di oli, burro e altri grassi per mascherare cibi altrimenti troppo insipidi, verdure senza sapore, uova, formaggi e carni provenienti da allevamenti iper-intensivi e disumani, con evidenti ricadute sulla qualità.
Ma come possono produrre carne, uova e latte sani gli animali detenuti in condizioni spaventose, in gabbie dove gli è impedito persino di rigirarsi, dove la crescita forzata a suon di ormoni fa spezzare loro le ossa, dove si ammalano per l’aria insana dei capannoni in cui sono stipati, dove vengono perciò bombardati di farmaci e antibiotici? La loro carne ed i prodotti derivati sono intrisi della sofferenza, dello stress, delle sostanze tossiche e dell’inferno che hanno vissuto durante la loro esistenza, non di animali, bensì di 'macchine da carne'.
Il palato si fa dunque ingannare e resta appagato dal sapore del grasso, non accorgendosi che quello che c’è sotto è cibo scadente. Il portafoglio pure rimane soddisfatto dal risparmio spesso sorprendente: crostate e pacchi di biscotti e merendine a 1 euro, polli a 2 euro, uova e carne sempre più a buon mercato.
Il consumatore, insomma, sembra che abbia venduto la sua salute in cambio di un piccolo risparmio sulla spesa.
NOTE:
1. Oggi è molto meno costoso procurarsi grassi animali e zuccheri:la produttività degli USA e dell’Europa è tale da causare incredibili surplus di zucchero, cereali e grassi animali, che vengono esportati poi a basso prezzo verso economie locali in tutto il mondo
2. Estratto da 'Alimenti Killer' (Francis Delpeuch, Bernard Maire, Emmanuel Monnier, Centro Scientifico Editore)
(fonte web: Il cambiamento)
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