Una leggenda ostinatissima, tenace:la love story di Umberto Bossi e Luisa Corna,di come lui venne "Travolto da irrefrenabile passione" finisce al pronto soccorso!
Siamo al Park Motel di Castellone in provincia di Cremona. Un vero e proprio motel (anche se a quattro stelle), tanto che il suo slogan è "lusso e discrezione", e per occupare una delle venti suites elegantemente arredate si paga ad ore.
Qui, la sera di Mercoledì 10 Marzo 2004 alcuni testimoni oculari segnalano la presenza di Luisa Corna e di alcuni politici. La cosa non è affatto strana, da tempo si sostiene infatti che la soubrette sia molto vicina al carroccio.
Luisa Corna è una bellissima donna di 39 anni che dopo la rottura di un lungo fidanzamento con il calciatore Aldo Serena ha intrapreso la carriera di showgirl e ha da poco raggiunto l'apice del successo, presentandosi in coppia con Fausto Leali al Festival di Sanremo del 2002, venendo classificata quarta.
Alcuni sostengono che tra gli esponenti politici presenti quella sera ci fosse anche Umberto Bossi.
Il sessantatreenne deputato e Ministro delle Riforme occuperà le prime pagine dei quotidiani del giorno seguente per il suo ricovero urgente all'ospedale di Varese a causa di un improvviso un attacco cardiaco manifestatosi a Cittiglio (VA).
Ma torniamo al Park Motel di Castellone.
La sera del 10 Marzo dopo la partecipazione ad un convegno tra il bresciano e il cremonese il Ministro cena con alcuni suoi colleghi e poi si sposta nel vicino motel dove viene visto in compagnia di Luisa Corna.
A questo punto le informazioni si confondono e le supposizioni sfumano in quella che viene chiamata leggenda metropolitana. Umberto Bossi si apparta con la showgirl in una delle camere, prendendo Viagra e sniffando cocaina. A causa dei farmaci e della droga, il Ministro delle Riforme si sente male al punto manifestare un principio di emorragia cerebrale. Il leader della Lega è soggetto a tali disturbi tanto che è già stato colto da questo tipo di malore nel Dicembre del 1991 e nell'Ottobre del 1996. Il Ministro deve essere ricoverato immediatamente.
Tuttavia, per paura che l'imbarazzante vicenda finisca sulla stampa, Luisa Corna non chiama subito un'ambulanza, ma avverte alcuni leghisti molto vicini a Bossi che le suggeriscono di attendere il loro arrivo per gestire la situazione. Solo dopo alcune ore, Bossi, ormai grave, è trasportato all'ospedale. Ma invece di portarlo all'ospedale di Crema (a 10 Km), di Brescia (a 60 km), di Cremona (a 40 Km), il Ministro viene portato a Varese (a 120 Km). Il ritardo nei soccorsi provoca il peggioramento dell'emorragia che si evolve in un vero e proprio ictus.
La riabilitazione costringerà l'ex Ministro e deputato (Bossi rinuncerà a queste cariche nel mese di Luglio) ad una lunga degenza ospedaliera in Svizzera e ad una faticosa convalescenza, e conseguentemente ad una lunga interruzione dell'attività politica. Oggi Bossi ha la parte sinistra del corpo semi-paralizzata.
Alcune fonti (e smentite) della leggenda:
http://italy.indymedia.org/news/2004/06/572089.php
http://smammellosky.leonardo.it/blog/celodurofinchdura.html
http://www.claudiocaprara.it/?id_blogdoc=1144210
http://canali.libero.it/affaritaliani/intervistacorna.html
http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/politica/bossiospedale/bossiospedale/bossiospedale.html
(fonte: 100cosesosi)
DEBITO PUBBLICO
RAPPORTO DEBITO/PIL
lunedì 29 novembre 2010
Gossip e potere. La leggenda di Umberto Bossi e Luisa Corna
domenica 28 novembre 2010
XXX Congresso nazionale ANM (Roma - 26-28 novembre 2010)
Associazione Nazionale Magistrati
Mozione conclusiva del XXX Congresso nazionale
Il XXX Congresso nazionale ha voluto voltare pagina, con l’intento di lasciarsi alle spalle ciò che in questi anni non ha funzionato nella macchina giudiziaria, nei rapporti tra politica e magistratura, ma anche al nostro interno, dando centralità ai temi dell’autoriforma, della questione morale e dell’organizzazione.
La priorità oggi è costituita dal malfunzionamento del sistema giudiziario, che sconta ormai da troppo tempo una grave crisi per la mancanza di un’adeguata risposta alla legittima domanda di giustizia dei cittadini, con effetti negativi sulla credibilità dell’Istituzione nel suo complesso e su quella dei singoli magistrati, che vengono spesso individuati quali unici responsabili delle palesi disfunzioni e sui quali finiscono per concentrarsi inevitabilmente le insoddisfazioni della collettività.
I numeri della giustizia sono indici di una situazione drammatica e al collasso.
L’ANM chiede, pertanto, al legislatore e alla politica tutta e, in particolare, al Ministro della Giustizia nell’ambito delle sue competenze ai sensi dell’articolo 110 Cost., di intervenire urgentemente.
A tal fine, l’ANM avanza proposte chiare, precise e immediatamente attuabili:
taglio dei tribunali e delle cause inutili;
razionalizzazione delle spese;
informatizzazione del servizio giustizia su tutto il territorio;
predisposizione di adeguate risorse umane e materiali aggiuntive.
L’ANM si riconosce nei principi di leale collaborazione e di reciproco rispetto tra le Istituzioni e il terreno di scontro nel quale in molti hanno cercato di trascinarla non le appartiene.
Il ruolo dei magistrati non è quello di avversari politici delle contingenti maggioranze.
Vogliamo un’organica e razionale riforma della giustizia che in questi anni è del tutto mancata, mentre sono stati annunciati e adottati interventi episodici e occasionali dettati dall’esigenza di risolvere situazioni legate a singole vicende processuali.
La riforma che vogliamo è quella nell’interesse dei cittadini. I problemi della giustizia non si risolvono con un’ennesima riforma dei giudici limitandone l’autonomia e l’indipendenza, minate ripetute volte dalle annunciate riforme costituzionali in materia di separazione delle carriere, di obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale e di CSM, nonché in occasione dei non meno insidiosi progetti di legge ordinaria in materia di intercettazioni, processo breve e polizia giudiziaria svincolata dal pm.
Difendere l’autonomia e l’indipendenza della magistratura passa, però, anche attraverso il rinnovamento, interrogandoci su quello che non ha funzionato nell’esercizio del potere diffuso, nel sistema dell’autogoverno e dell’associazionismo giudiziario.
Questa riflessione è necessaria per evitare che l’esercizio del potere giudiziario possa rappresentarsi all’esterno come arbitrario, sganciato da regole, incomprensibile ai più.
L’autonomia e l’indipendenza di un corpo di magistrati professionali trova, infatti, la sua sola giustificazione nella riferibilità delle decisioni giudiziarie a una regola interpretata e applicata sulla base di criteri razionali. Criteri che possono essere opinabili, ma che devono sempre apparire comprensibili.
La legittimazione di un potere giudiziario autonomo e indipendente in un moderno Stato democratico di diritto può essere rinvenuta esclusivamente nella professionalità dei magistrati.
I cittadini italiani hanno il diritto di avere magistrati che, oltre a essere indipendenti e imparziali, tecnicamente preparati, consapevoli dei valori in gioco nelle controversie, capaci di rendere comprensibili e credibili le ragioni delle loro decisioni, operino anche secondo moderni modelli di responsabilità.
Fondamentale, al riguardo, è un sistema di valutazione della professionalità serio e rigoroso, fondato su elementi concreti e su fatti oggettivi. Ci impegniamo per un effettivo e costante miglioramento del sistema di controllo della professionalità che coinvolga tutti: i dirigenti degli uffici, i consigli giudiziari e, quindi, l’intero circuito dell’autogoverno.
Vogliamo che al nostro interno sulla questione morale non vi siano ambiguità.
Altro aspetto essenziale è prestare attenzione alle problematiche interne agli uffici giudiziari, avendo riguardo alle attuali condizioni di lavoro e all’organizzazione con riferimento ai c.d. standard di rendimento e auspicando la rapida istituzione dell’ufficio del giudice.
Il ruolo delle correnti deve essere espressione del pluralismo culturale superando gli aspetti degenerativi.
Vogliamo un nuovo associazionismo giudiziario incentrato sulla tutela dell’autonomia e dell’indipendenza, interna ed esterna, della magistratura e che, allo stesso tempo, sappia interpretare in maniera pragmatica le reali problematiche degli uffici giudiziari senza indulgere in tentazioni corporative. Due aspetti che oggi devono essere necessariamente coniugati.
L’ANM riafferma il proprio ruolo e impegno per la rappresentanza di tutti i magistrati italiani.
(fonte: ANM)
Mozione conclusiva del XXX Congresso nazionale
Il XXX Congresso nazionale ha voluto voltare pagina, con l’intento di lasciarsi alle spalle ciò che in questi anni non ha funzionato nella macchina giudiziaria, nei rapporti tra politica e magistratura, ma anche al nostro interno, dando centralità ai temi dell’autoriforma, della questione morale e dell’organizzazione.
La priorità oggi è costituita dal malfunzionamento del sistema giudiziario, che sconta ormai da troppo tempo una grave crisi per la mancanza di un’adeguata risposta alla legittima domanda di giustizia dei cittadini, con effetti negativi sulla credibilità dell’Istituzione nel suo complesso e su quella dei singoli magistrati, che vengono spesso individuati quali unici responsabili delle palesi disfunzioni e sui quali finiscono per concentrarsi inevitabilmente le insoddisfazioni della collettività.
I numeri della giustizia sono indici di una situazione drammatica e al collasso.
L’ANM chiede, pertanto, al legislatore e alla politica tutta e, in particolare, al Ministro della Giustizia nell’ambito delle sue competenze ai sensi dell’articolo 110 Cost., di intervenire urgentemente.
A tal fine, l’ANM avanza proposte chiare, precise e immediatamente attuabili:
taglio dei tribunali e delle cause inutili;
razionalizzazione delle spese;
informatizzazione del servizio giustizia su tutto il territorio;
predisposizione di adeguate risorse umane e materiali aggiuntive.
L’ANM si riconosce nei principi di leale collaborazione e di reciproco rispetto tra le Istituzioni e il terreno di scontro nel quale in molti hanno cercato di trascinarla non le appartiene.
Il ruolo dei magistrati non è quello di avversari politici delle contingenti maggioranze.
Vogliamo un’organica e razionale riforma della giustizia che in questi anni è del tutto mancata, mentre sono stati annunciati e adottati interventi episodici e occasionali dettati dall’esigenza di risolvere situazioni legate a singole vicende processuali.
La riforma che vogliamo è quella nell’interesse dei cittadini. I problemi della giustizia non si risolvono con un’ennesima riforma dei giudici limitandone l’autonomia e l’indipendenza, minate ripetute volte dalle annunciate riforme costituzionali in materia di separazione delle carriere, di obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale e di CSM, nonché in occasione dei non meno insidiosi progetti di legge ordinaria in materia di intercettazioni, processo breve e polizia giudiziaria svincolata dal pm.
Difendere l’autonomia e l’indipendenza della magistratura passa, però, anche attraverso il rinnovamento, interrogandoci su quello che non ha funzionato nell’esercizio del potere diffuso, nel sistema dell’autogoverno e dell’associazionismo giudiziario.
Questa riflessione è necessaria per evitare che l’esercizio del potere giudiziario possa rappresentarsi all’esterno come arbitrario, sganciato da regole, incomprensibile ai più.
L’autonomia e l’indipendenza di un corpo di magistrati professionali trova, infatti, la sua sola giustificazione nella riferibilità delle decisioni giudiziarie a una regola interpretata e applicata sulla base di criteri razionali. Criteri che possono essere opinabili, ma che devono sempre apparire comprensibili.
La legittimazione di un potere giudiziario autonomo e indipendente in un moderno Stato democratico di diritto può essere rinvenuta esclusivamente nella professionalità dei magistrati.
I cittadini italiani hanno il diritto di avere magistrati che, oltre a essere indipendenti e imparziali, tecnicamente preparati, consapevoli dei valori in gioco nelle controversie, capaci di rendere comprensibili e credibili le ragioni delle loro decisioni, operino anche secondo moderni modelli di responsabilità.
Fondamentale, al riguardo, è un sistema di valutazione della professionalità serio e rigoroso, fondato su elementi concreti e su fatti oggettivi. Ci impegniamo per un effettivo e costante miglioramento del sistema di controllo della professionalità che coinvolga tutti: i dirigenti degli uffici, i consigli giudiziari e, quindi, l’intero circuito dell’autogoverno.
Vogliamo che al nostro interno sulla questione morale non vi siano ambiguità.
Altro aspetto essenziale è prestare attenzione alle problematiche interne agli uffici giudiziari, avendo riguardo alle attuali condizioni di lavoro e all’organizzazione con riferimento ai c.d. standard di rendimento e auspicando la rapida istituzione dell’ufficio del giudice.
Il ruolo delle correnti deve essere espressione del pluralismo culturale superando gli aspetti degenerativi.
Vogliamo un nuovo associazionismo giudiziario incentrato sulla tutela dell’autonomia e dell’indipendenza, interna ed esterna, della magistratura e che, allo stesso tempo, sappia interpretare in maniera pragmatica le reali problematiche degli uffici giudiziari senza indulgere in tentazioni corporative. Due aspetti che oggi devono essere necessariamente coniugati.
L’ANM riafferma il proprio ruolo e impegno per la rappresentanza di tutti i magistrati italiani.
(fonte: ANM)
lunedì 22 novembre 2010
Lao Tzu
Se a un uomo dai un pesce, lo nutri per un giorno. Se gli insegni a pescare lo nutri per tutta la vita.
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domenica 21 novembre 2010
La Terra dei Fuochi (Roberto Saviano)
Mentre i clan trovavano spazio ovunque per i rifiuti, l’amministrazione della regione Campania dopo dieci anni di commissariamento per infiltrazioni camorristiche non riusciva più a trovare il modo di smaltire la sua spazzatura. In Campania finivano illegalmente i rifiuti d’ogni parte d’Italia, mentre la monnezza campana nelle situazioni di emergenza veniva spedita in Germania a un prezzo di smaltimento cinquanta volte superiore a quello che la camorra proponeva ai suoi clienti. Le indagini segnalano che solo nel napoletano su diciotto ditte di raccoglimento rifiuti, quindici sono direttamente legate ai clan camorristici.
Il territorio è ingolfato di spazzatura, e sembra impossibile trovare soluzione. Per anni i rifiuti sono stati ammonticchiati in ecoballe, enormi cubi di spazzatura tritata e imballata in fasce bianche. Solo per smaltire quelle accumulate sino ad ora ci vorrebbero cinquantasei anni. L’unica soluzione che sembra essere proposta è quella degli inceneritori. Come ad Acerra, che ha generato rivolte e proteste feroci che hanno censurato persino la semplice idea di un possibile inceneritore in quelle zone. Verso gli inceneritori i clan hanno un atteggiamento ambivalente. Da un lato sono contrari, poichè vorrebbero continuare a vivere di discariche e incendi, e l’emergenza permette in più di speculare sulle terre di smaltimento delle ecoballe, terre che loro stessi affittano. Nel caso però si dovesse realizzare l’inceneritore sono già pronti per entrare in subappalto per la costruzione, e successivamente per la gestione. Laddove le inchieste giudiziarie non sono ancora arrivate, la popolazione è già giunta. Terrorizzata, nervosa, spaventata. Temono che gli inceneritori possano diventare delle fornaci perenni dei rifiuti di mezz’Italia a disposizione dei clan , e quindi tutte le garanzie sulla sicurezza ecologica dell’inceneritore anrebbero a vanificarsi contro i veleni che i clan imporrebbero di bruciare. Migliaia di persone sono in stato di allerta ogni qual volta si dispone la riapertura di una discarica esaurita. Temono che possano arrivare da ogni parte rifiuti tossici spacciati per rifiuti ordinari, così resistono sino allo stremo piuttosto che rischiare di fare del proprio paese un deposito incontrollato di nuova feccia.
(fonte: Gomorra - Roberto Saviano)
Il territorio è ingolfato di spazzatura, e sembra impossibile trovare soluzione. Per anni i rifiuti sono stati ammonticchiati in ecoballe, enormi cubi di spazzatura tritata e imballata in fasce bianche. Solo per smaltire quelle accumulate sino ad ora ci vorrebbero cinquantasei anni. L’unica soluzione che sembra essere proposta è quella degli inceneritori. Come ad Acerra, che ha generato rivolte e proteste feroci che hanno censurato persino la semplice idea di un possibile inceneritore in quelle zone. Verso gli inceneritori i clan hanno un atteggiamento ambivalente. Da un lato sono contrari, poichè vorrebbero continuare a vivere di discariche e incendi, e l’emergenza permette in più di speculare sulle terre di smaltimento delle ecoballe, terre che loro stessi affittano. Nel caso però si dovesse realizzare l’inceneritore sono già pronti per entrare in subappalto per la costruzione, e successivamente per la gestione. Laddove le inchieste giudiziarie non sono ancora arrivate, la popolazione è già giunta. Terrorizzata, nervosa, spaventata. Temono che gli inceneritori possano diventare delle fornaci perenni dei rifiuti di mezz’Italia a disposizione dei clan , e quindi tutte le garanzie sulla sicurezza ecologica dell’inceneritore anrebbero a vanificarsi contro i veleni che i clan imporrebbero di bruciare. Migliaia di persone sono in stato di allerta ogni qual volta si dispone la riapertura di una discarica esaurita. Temono che possano arrivare da ogni parte rifiuti tossici spacciati per rifiuti ordinari, così resistono sino allo stremo piuttosto che rischiare di fare del proprio paese un deposito incontrollato di nuova feccia.
(fonte: Gomorra - Roberto Saviano)
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politica
...la lunga attesa.
La possibile costituzione di un "terzo polo" di centro, oggi stimabile intorno al 16%, determina, per la prima volta negli ultimi anni, un cambiamento dei rapporti di forza tra centrodestra (37.3%) e centrosinistra (40.2%). Nelle intenzioni di voto, il Pd arretra ulteriormente (24,8%), ma beneficia della crescita dei consensi per i potenziali alleati: l'IdV (6,8%) e, soprattutto, SEL (6,6%). Continua la progressione di Fli (8.1%). Ai minimi storici le preferenze per il PdL (26.3%) e l'apprezzamento per il premier Berlusconi (32%). Vendola guida la classifica dei leader politici (48%). |
(fonte: Demos)
Scegliete...(Trainspotting)
Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del cazzo, scegliete lavatrici, macchine, lettori cd e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita, scegliete un mutuo a interessi fissi, scegliete una prima casa, scegliete gli amici, scegliete una moda casual e le valigie in tinta, scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo, scegliete il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina, scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi, scegliete un futuro, scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita, ho scelto qualcos'altro, le ragioni? Non ci sono ragioni, chi ha bisogno di ragioni quando ha l'eroina? (Mark Renton)
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pensare
mercoledì 17 novembre 2010
martedì 16 novembre 2010
AAA Cercasi (Carmen Consoli)
Cercasi avvenente signorina ben fornita intraprendente,
giovane brillante,
ma più di ogni altra cosa dolce e conseziente
Cercasi apprendista, virtuoso onesto imprenditore garantista
offre a donzelle in carriera un oppurtinità di ascesa inaudita
donna giovane illibata (AAA CERCASI)
donna usata già rodata ( AAA CERCASI)
donna sicula o padana oriunda clandestina
aaa vediamo come balli a suon di samba o cha cha
a colpo d’occhio sei portata e molto telegenica
ma forse ti interessa più la musica
Cercasi badante
un ottantenne miliardario affascinante
offre a cagne di strada un’ opportunità di vita più agiata
donna ipenitente e ladra ( AAA CERCASI )
donna santa e incesurata ( AAA CERCASI )
deceduta il giorno prima basta che sia bona
come baceresti se dovessi fare cinema
scena prima ciak motore azione poi si gira o forse ti interessa la politica
ministro degli affari a luci rosse o di cosmetica al giorno d’oggi tra i due sessi non vi è differenza
il bel paese premia chi più merita
come canteresti “anima mia” o "finchè la barca va"
al primo ascolto sembri assai portata per la lirica o forse ti interessa l’astrofisica
Carmen Consoli
giovane brillante,
ma più di ogni altra cosa dolce e conseziente
Cercasi apprendista, virtuoso onesto imprenditore garantista
offre a donzelle in carriera un oppurtinità di ascesa inaudita
donna giovane illibata (AAA CERCASI)
donna usata già rodata ( AAA CERCASI)
donna sicula o padana oriunda clandestina
aaa vediamo come balli a suon di samba o cha cha
a colpo d’occhio sei portata e molto telegenica
ma forse ti interessa più la musica
Cercasi badante
un ottantenne miliardario affascinante
offre a cagne di strada un’ opportunità di vita più agiata
donna ipenitente e ladra ( AAA CERCASI )
donna santa e incesurata ( AAA CERCASI )
deceduta il giorno prima basta che sia bona
come baceresti se dovessi fare cinema
scena prima ciak motore azione poi si gira o forse ti interessa la politica
ministro degli affari a luci rosse o di cosmetica al giorno d’oggi tra i due sessi non vi è differenza
il bel paese premia chi più merita
come canteresti “anima mia” o "finchè la barca va"
al primo ascolto sembri assai portata per la lirica o forse ti interessa l’astrofisica
Carmen Consoli
lunedì 15 novembre 2010
Gaio Giulio Cesare, citazioni.
* Gli uomini credono volentieri ciò che desiderano sia vero. (Giulio Cesare da De bello gallico, III 18)
* Abbiatela vinta e tenetevolo pure! Ma un giorno vi accorgerete che, colui che desiderate salvare con tanto affanno, sarà fatale al partito degli ottimati, che tutti insieme abbiamo difeso; infatti in Cesare ci sono molti Gaio Mario! (Lucio Cornelio Silla)
* Cesare era di alta statura, aveva una carnagione chiara, florida salute [...] Nella cura del corpo fu alquanto meticoloso al punto che non solo si tagliava i capelli e si radeva con diligenza, ma addirittura si depilava, cosa che alcuni gli rimproveravano. Sopportava malissimo il difetto della calvizie per la quale spesso fu offeso e deriso. Per questo si era abituato a tirare giù dalla cima del capo i pochi capelli [...] Dicono che fosse ricercato anche nel vestire: usava infatti un laticlavio frangiato fino alle mani e si cingeva sempre al di sopra di esso con una cintura assai lenta. (Gaio Svetonio Tranquillo)
* Egli ebbe ingegno, equilibrio, memoria, cultura, attività, prontezza, diligenza. In guerra aveva compiuto gesta grandi, anche se fatali per lo stato. Non aveva avuto per molti anni altra ambizione che il potere, e con grandi fatiche e pericoli l'aveva realizzata. La moltitudine ignorante se l'era conquistata coi doni, le costruzioni, le elargizioni di viveri e banchetti. I suoi li aveva acquistati con premi, gli avversari con manifestazioni di clemenza, insomma aveva dato ad una città, ch'era stata libera, l'abitudine di servire, in parte per timore, in parte per rassegnazione. (Marco Tullio Cicerone)
* La cosa più grande di Cesare erano i suoi debiti (Bertolt Brecht)
* Quanti milioni di uomini sono morti per rendere Cesare grande! (Thomas Campbell)
* Abbiatela vinta e tenetevolo pure! Ma un giorno vi accorgerete che, colui che desiderate salvare con tanto affanno, sarà fatale al partito degli ottimati, che tutti insieme abbiamo difeso; infatti in Cesare ci sono molti Gaio Mario! (Lucio Cornelio Silla)
* Cesare era di alta statura, aveva una carnagione chiara, florida salute [...] Nella cura del corpo fu alquanto meticoloso al punto che non solo si tagliava i capelli e si radeva con diligenza, ma addirittura si depilava, cosa che alcuni gli rimproveravano. Sopportava malissimo il difetto della calvizie per la quale spesso fu offeso e deriso. Per questo si era abituato a tirare giù dalla cima del capo i pochi capelli [...] Dicono che fosse ricercato anche nel vestire: usava infatti un laticlavio frangiato fino alle mani e si cingeva sempre al di sopra di esso con una cintura assai lenta. (Gaio Svetonio Tranquillo)
* Egli ebbe ingegno, equilibrio, memoria, cultura, attività, prontezza, diligenza. In guerra aveva compiuto gesta grandi, anche se fatali per lo stato. Non aveva avuto per molti anni altra ambizione che il potere, e con grandi fatiche e pericoli l'aveva realizzata. La moltitudine ignorante se l'era conquistata coi doni, le costruzioni, le elargizioni di viveri e banchetti. I suoi li aveva acquistati con premi, gli avversari con manifestazioni di clemenza, insomma aveva dato ad una città, ch'era stata libera, l'abitudine di servire, in parte per timore, in parte per rassegnazione. (Marco Tullio Cicerone)
* La cosa più grande di Cesare erano i suoi debiti (Bertolt Brecht)
* Quanti milioni di uomini sono morti per rendere Cesare grande! (Thomas Campbell)
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Quando ci libereremo dal berlusconismo? (ANSA)
(ANSA) - ROMA, 17 settembre. Presentato il libro "Di testa nostra" di Andrea Camilleri e Saverio Lodato
"Quanti anni ci vorranno nel post-berlusconismo per far tornare la normalità del vivere?
Quanto tempo servirà per liberarci non di Berlusconi ma della sua corte, un crocicchio di avvocatucci di mezza tacca e giardinieri ad Arcore divenuti ministri, gente che deve per forza difendere il suo presente per non tornare nella fogna da cui è venuto? Questo mi preoccupa, non come faremo a liberarci di Berlusconi. A quello se non ci penserà qualcuno della Sinistra, prima o poi lo farà Dio".
È un Andrea Camilleri irrefrenabile, ironico, quello salito questa sera sul palco del Circolo degli artisti di Roma per presentare "Di testa nostra" (Chiarelettere edizioni), libro realizzato insieme al giornalista Saverio Lodato che raccoglie gli articoli scritti dai due tra il 2009 e il 2010 per la rubrica Lo chef consiglia de «l'Unità».
Una collana di conversazioni in cui la coppia si domanda "Chi mi paga la casa?" o "Perché chi contesta Berlusconi viene subito identificato dalla polizia?", ripercorrendo le vicende di Noemi Letizia, di Minzolini, del G8, delle amazzoni di Gheddafi e di Berlusconi prigionieri dello stesso berlusconismo. Davanti a una platea, composta soprattutto da giovanissimi, Camilleri pungolato da Marco Travaglio è un fiume in piena.
"Se arriviamo alla scissione anche nel Pd c'è il rischio di divisioni vicino allo zero — dice.
La forza di Berlusconi è, sì, chi lo vota, ma soprattutto la debolezza estrema dell'opposizione che, nel momento in cui più bisognava stare uniti, si è lasciata sfuggire un autobus meraviglioso con Gianfranco Fini. Il movimento ‘dentro e fuori’ come lo chiama Veltroni, a me ricorda un'altra cosa, che nulla ha a che vedere con la politica". Scrivere questo libro è stato catartico.
"La sera un vecchio di 85 anni rischia di morire di infarto davanti alla tv — racconta ancora. Le abbiamo chiamate ‘cronache con rabbia’ perché in fondo sono sempre stato incazzato, solo che lo nascondevo sotto il sorriso. Oggi quella rabbia mi fa sentire vivo e ha due corna: si rivolge a destra e sinistra".
Delle vicende degli ultimi tempi, "Cos'è che provoca l'ironia di Camilleri?", incalza Travaglio. "Dei libici che sparano sui nostri non riesco a ridere, perché sono reduce dallo shock di vedere Berlusconi che bacia la mano di Gheddafi — risponde lo scrittore. In quel momento volente o nolente rappresentava tutti gli italiani. E io non ho mai baciato la mano a un mafioso e neanche a un prete. Quanto a Nucara e questi garibaldini, quella sì è una cosa meravigliosa, perché è durata 24 ore e contava soprattutto l'Udc siciliana, tutti elementi riscontrabili nel casellario giudiziario. Ma che poi l'indomani non c'era più". Facendo un bilancio della situazione attuale, Camilleri torna con la mente ai giorni del fascismo. "Oggi stiamo ancora peggio, perché al tempo imponevano il giuramento, oggi c'è direttamente l'autocensura. Siamo arrivati al punto di identificare chi sventola non autorizzato la bandiera italiana. Da quanto sentiamo dire da Berlusconi che farà il ministro per lo Sviluppo economico?".
Ma tra il berlusconismo e la Sinistra che non riesce a trovare un leader degno di questo nome, è ancora possibile un'Italia normale? "Non mi togliete questa speranza — conclude Camilleri. Lo so che il mio futuro non c'è più, ma c'è quello dei miei figli e dei miei nipoti. Io sto tramontando, ma vedo una luce rosa. Incazzata, ma bella rosa".
(fonte: chiarelettere)
"Quanti anni ci vorranno nel post-berlusconismo per far tornare la normalità del vivere?
Quanto tempo servirà per liberarci non di Berlusconi ma della sua corte, un crocicchio di avvocatucci di mezza tacca e giardinieri ad Arcore divenuti ministri, gente che deve per forza difendere il suo presente per non tornare nella fogna da cui è venuto? Questo mi preoccupa, non come faremo a liberarci di Berlusconi. A quello se non ci penserà qualcuno della Sinistra, prima o poi lo farà Dio".
È un Andrea Camilleri irrefrenabile, ironico, quello salito questa sera sul palco del Circolo degli artisti di Roma per presentare "Di testa nostra" (Chiarelettere edizioni), libro realizzato insieme al giornalista Saverio Lodato che raccoglie gli articoli scritti dai due tra il 2009 e il 2010 per la rubrica Lo chef consiglia de «l'Unità».
Una collana di conversazioni in cui la coppia si domanda "Chi mi paga la casa?" o "Perché chi contesta Berlusconi viene subito identificato dalla polizia?", ripercorrendo le vicende di Noemi Letizia, di Minzolini, del G8, delle amazzoni di Gheddafi e di Berlusconi prigionieri dello stesso berlusconismo. Davanti a una platea, composta soprattutto da giovanissimi, Camilleri pungolato da Marco Travaglio è un fiume in piena.
"Se arriviamo alla scissione anche nel Pd c'è il rischio di divisioni vicino allo zero — dice.
La forza di Berlusconi è, sì, chi lo vota, ma soprattutto la debolezza estrema dell'opposizione che, nel momento in cui più bisognava stare uniti, si è lasciata sfuggire un autobus meraviglioso con Gianfranco Fini. Il movimento ‘dentro e fuori’ come lo chiama Veltroni, a me ricorda un'altra cosa, che nulla ha a che vedere con la politica". Scrivere questo libro è stato catartico.
"La sera un vecchio di 85 anni rischia di morire di infarto davanti alla tv — racconta ancora. Le abbiamo chiamate ‘cronache con rabbia’ perché in fondo sono sempre stato incazzato, solo che lo nascondevo sotto il sorriso. Oggi quella rabbia mi fa sentire vivo e ha due corna: si rivolge a destra e sinistra".
Delle vicende degli ultimi tempi, "Cos'è che provoca l'ironia di Camilleri?", incalza Travaglio. "Dei libici che sparano sui nostri non riesco a ridere, perché sono reduce dallo shock di vedere Berlusconi che bacia la mano di Gheddafi — risponde lo scrittore. In quel momento volente o nolente rappresentava tutti gli italiani. E io non ho mai baciato la mano a un mafioso e neanche a un prete. Quanto a Nucara e questi garibaldini, quella sì è una cosa meravigliosa, perché è durata 24 ore e contava soprattutto l'Udc siciliana, tutti elementi riscontrabili nel casellario giudiziario. Ma che poi l'indomani non c'era più". Facendo un bilancio della situazione attuale, Camilleri torna con la mente ai giorni del fascismo. "Oggi stiamo ancora peggio, perché al tempo imponevano il giuramento, oggi c'è direttamente l'autocensura. Siamo arrivati al punto di identificare chi sventola non autorizzato la bandiera italiana. Da quanto sentiamo dire da Berlusconi che farà il ministro per lo Sviluppo economico?".
Ma tra il berlusconismo e la Sinistra che non riesce a trovare un leader degno di questo nome, è ancora possibile un'Italia normale? "Non mi togliete questa speranza — conclude Camilleri. Lo so che il mio futuro non c'è più, ma c'è quello dei miei figli e dei miei nipoti. Io sto tramontando, ma vedo una luce rosa. Incazzata, ma bella rosa".
(fonte: chiarelettere)
La Vita è troppo bella per essere insignificante! Charlie Chaplin
Ho perdonato errori quasi imperdonabili, ho provato a sostituire persone insostituibili e dimenticato persone indimenticabili. Ho agito per impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare, ma anch'io ho deluso. Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo; mi sono fatto amici per l'eternità. Ho riso quando non era necessario, ho amato e sono stato riamato, ma sono stato anche respinto. Sono stato amato e non ho saputo ricambiare. Ho gridato e saltato per tante gioie, tante. Ho vissuto d'amore e fatto promesse di eternità, ma mi sono bruciato il cuore tante volte! Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto. Ho telefonato solo per ascoltare una voce. Io sono di nuovo innamorato di un sorriso. Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e… ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere)… ma sono sopravvissuto! E vivo ancora! E la vita, non mi stanca… E anche tu non dovrai stancartene. Vivi! È veramente buono battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando, perchè il mondo appartiene a chi osa! La Vita è troppo bella per essere insignificante! [Charlie Chaplin]
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Signora Pm, occhio al colore delle calze.
Niente, volevo solo dire che sono orgoglioso di essere concittadino di una persona come Annamaria Fiorillo, la Pm dei minori che in quella notte di fine maggio si occupò del caso di una ragazza marocchina, Ruby Rubacuori.
Ho appena ascoltato le sue parole in tivù - era ospite del programma "in 1/2 ora" di Lucia Annunziata - e vorrei semplicemente ringraziarla. Ringraziarla. Perché è stata chiara. Perché è stata sincera. Perché ha deciso di esporsi. Perché ha fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi Pm onesto, e cittadino per bene. Perché quella notte ha svolto alla perfezione il proprio mestiere. Perché nessuno ha voluto ascoltarla. Perché il suo unico rammarico è quello di non aver immediatamente compreso le violente pressioni a cui erano sottoposti i propri interlocutori, alla Questura di Milano. Perché ha deciso di raccontare i fatti, solo i fatti che la riguardano, e di non commentare l'aspetto politico della vicenda. Perché con poche parole sta smascherando quell'enorme cappa di omertà e vergogna che oscura i nostri vertici istituzionali. Infine, perché in questa democrazia capovolta c'ha ricordato che sono le brave persone a doversi giustificare, e non chi umilia l'intero Paese agli occhi del mondo, macchiando la propria carica di abuso di potere, e di menzogna.
La Fiorillo lo sa benissimo. Verrà attaccata con violenza. La pagherà cara. Il caso era chiuso. Per Maroni, Ministro dell'Interno. Per Bruti Liberati, capo della Procura di Milano. Per la politica. Per la magistratura. Per tutti. Avrebbe potuto starsene zitta, e la cosa sarebbe finita lì. Magari per lei ci sarebbe stato pure qualche beneficio, chi lo sa, o comunque la certezza di una carriera in tranquillità. Ed invece no. Ha deciso di uscire allo scoperto. "Ho messo in conto tante cose", ma la "necessità irrefrenabile" di raccontare la verità ha spazzato via ogni dubbio, perché suo papà era Pm, perché lei crede nella dignità della magistratura. La sua onestà contro la disonestà del Giornale, di Alessandro Sallusti, di Libero e di tanti altri. A sbraitare in video e su carta falsità certificate, affermando che al Pm dei minori in casi come quello di Ruby non spetta la decisione finale, del tipo "ma che cazzo vuole questa?". Ed invece sì, che gli spetta. Una minore accusata di furto, una vicenda che sguazza nel penale, e che non si sbroglia a chiacchiere e distintivi, ma con una "disposizione" del Pm competente. Ma chissenefrega risponde la servitù papale, l'importante è creare confusione, sporcare l'immagine della Fiorillo, "la Pm sapeva tutto", "la carta che smentisce la Pm", "Maroni querela la Pm", "Il capo tappa la bocca alla Pm", "Ruby fa impazzire i Pm, i Pm litigano", "La Pm d'Egitto che critica ed insulta tutti", a contestare le sue scelte persino Alessandro Meluzzi (...), su Libero.
Ci si può sbagliare, questo è chiaro, ma a volte la senti a pelle l'integrità di una persona, di una donna, di una professionista, bastano poche parole ed uno sguardo. Avete presente quando v'imbattete nella faccia, nelle grida, nell'incoerenza, nelle infamie di Daniela Santanchè? Ecco, la sensazione opposta. Già, anche lei impegnata nella demolizione catodica di Annamaria Fiorillo, troppo pericolosa la rompiscatole, unico ingranaggio funzionante in un meccanismo marcio, da buttare, che coinvolge mignotte, poliziotti, Ministri e Presidenti del Consiglio. Grazie Fiorillo, ma d'ora in poi occhio alle calze.
(fonte: NonLeggerlo)
Ho appena ascoltato le sue parole in tivù - era ospite del programma "in 1/2 ora" di Lucia Annunziata - e vorrei semplicemente ringraziarla. Ringraziarla. Perché è stata chiara. Perché è stata sincera. Perché ha deciso di esporsi. Perché ha fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi Pm onesto, e cittadino per bene. Perché quella notte ha svolto alla perfezione il proprio mestiere. Perché nessuno ha voluto ascoltarla. Perché il suo unico rammarico è quello di non aver immediatamente compreso le violente pressioni a cui erano sottoposti i propri interlocutori, alla Questura di Milano. Perché ha deciso di raccontare i fatti, solo i fatti che la riguardano, e di non commentare l'aspetto politico della vicenda. Perché con poche parole sta smascherando quell'enorme cappa di omertà e vergogna che oscura i nostri vertici istituzionali. Infine, perché in questa democrazia capovolta c'ha ricordato che sono le brave persone a doversi giustificare, e non chi umilia l'intero Paese agli occhi del mondo, macchiando la propria carica di abuso di potere, e di menzogna.
La Fiorillo lo sa benissimo. Verrà attaccata con violenza. La pagherà cara. Il caso era chiuso. Per Maroni, Ministro dell'Interno. Per Bruti Liberati, capo della Procura di Milano. Per la politica. Per la magistratura. Per tutti. Avrebbe potuto starsene zitta, e la cosa sarebbe finita lì. Magari per lei ci sarebbe stato pure qualche beneficio, chi lo sa, o comunque la certezza di una carriera in tranquillità. Ed invece no. Ha deciso di uscire allo scoperto. "Ho messo in conto tante cose", ma la "necessità irrefrenabile" di raccontare la verità ha spazzato via ogni dubbio, perché suo papà era Pm, perché lei crede nella dignità della magistratura. La sua onestà contro la disonestà del Giornale, di Alessandro Sallusti, di Libero e di tanti altri. A sbraitare in video e su carta falsità certificate, affermando che al Pm dei minori in casi come quello di Ruby non spetta la decisione finale, del tipo "ma che cazzo vuole questa?". Ed invece sì, che gli spetta. Una minore accusata di furto, una vicenda che sguazza nel penale, e che non si sbroglia a chiacchiere e distintivi, ma con una "disposizione" del Pm competente. Ma chissenefrega risponde la servitù papale, l'importante è creare confusione, sporcare l'immagine della Fiorillo, "la Pm sapeva tutto", "la carta che smentisce la Pm", "Maroni querela la Pm", "Il capo tappa la bocca alla Pm", "Ruby fa impazzire i Pm, i Pm litigano", "La Pm d'Egitto che critica ed insulta tutti", a contestare le sue scelte persino Alessandro Meluzzi (...), su Libero.
Ci si può sbagliare, questo è chiaro, ma a volte la senti a pelle l'integrità di una persona, di una donna, di una professionista, bastano poche parole ed uno sguardo. Avete presente quando v'imbattete nella faccia, nelle grida, nell'incoerenza, nelle infamie di Daniela Santanchè? Ecco, la sensazione opposta. Già, anche lei impegnata nella demolizione catodica di Annamaria Fiorillo, troppo pericolosa la rompiscatole, unico ingranaggio funzionante in un meccanismo marcio, da buttare, che coinvolge mignotte, poliziotti, Ministri e Presidenti del Consiglio. Grazie Fiorillo, ma d'ora in poi occhio alle calze.
(fonte: NonLeggerlo)
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Gli elicotteri
La Merkel ha dichiarato al G20 che i tedeschi non pagheranno per i debiti pubblici degli altri Paesi europei. A chi si rivolge? Alla Grecia, che in questi giorni ha visto schizzare verso l'alto gli interessi che deve pagare per vendere i suoi titoli di Stato, poi all'Irlanda, sempre più vicina al fallimento e che forse non mangerà il panettone a Natale (anche se la UE sta predisponendo un aiuto per 80 miliardi di euro). Infine la Cancelliera pensa al Portogallo e all'Italia.
L'Italia ha ormai superato i semplici PIGS. E' un super PIG. Il Financial Times la include tra le tre economie più deboli di Europa insieme a Grecia e Portogallo (e quindi peggio dell'Irlanda!). La capacità di crescita del nostro Paese è nulla, 179esimi e penultimi nel mondo prima di Haiti nel decennio trascorso, impossibile fare peggio. Una Nazione pietrificata. L'Italia si è fermata al 1999 per l'innovazione e per lo sviluppo mentre è esploso il suo debito pubblico arrivato a 1.844,817 miliardi a settembre. Le entrate tributarie scendono con la stessa rapidità con cui aumentano la disoccupazione e la cassa integrazione. Le entrate di settembre sono state di 21.814 milioni di euro e ad agosto erano di 33.889 milioni: pari a meno 12.075 milioni, con una diminuzione del 35,6%! La disoccupazione è del 11% (più probabilmente 14-15%) mentre la media nell'area Ocse è dell'8,5%. La cassa integrazione ha superato il tetto del miliardo di ore, per la precisione 1.026.479.655, con un aumento del 44,2% rispetto al 2009. Sembra una Caporetto e lo è.
L'economia del Paese è al collasso e i giornali e la politica si occupano delle ospitate di Fini e Bersani da Fazio e del bunga bunga. Il destino dell'Italia non è più nelle sue mani, ma in quelle dei nostri creditori esteri che detengono 1400 miliardi del nostro debito attraverso i titoli di Stato, Francia e Germania in testa. Merkel e Sarkozy e il Fondo Monetario Internazionale hanno probabilmente già deciso per noi. Draghi presidente del consiglio di fiducia della finanza internazionale e una cura da cavallo, mai vista prima, per le nostra economia. Non hanno scelta per cercare di salvare i loro investimenti e forse la stessa UE. Gli elicotteri si stanno scaldando.
(fonte: Beppegrillo)
L'Italia ha ormai superato i semplici PIGS. E' un super PIG. Il Financial Times la include tra le tre economie più deboli di Europa insieme a Grecia e Portogallo (e quindi peggio dell'Irlanda!). La capacità di crescita del nostro Paese è nulla, 179esimi e penultimi nel mondo prima di Haiti nel decennio trascorso, impossibile fare peggio. Una Nazione pietrificata. L'Italia si è fermata al 1999 per l'innovazione e per lo sviluppo mentre è esploso il suo debito pubblico arrivato a 1.844,817 miliardi a settembre. Le entrate tributarie scendono con la stessa rapidità con cui aumentano la disoccupazione e la cassa integrazione. Le entrate di settembre sono state di 21.814 milioni di euro e ad agosto erano di 33.889 milioni: pari a meno 12.075 milioni, con una diminuzione del 35,6%! La disoccupazione è del 11% (più probabilmente 14-15%) mentre la media nell'area Ocse è dell'8,5%. La cassa integrazione ha superato il tetto del miliardo di ore, per la precisione 1.026.479.655, con un aumento del 44,2% rispetto al 2009. Sembra una Caporetto e lo è.
L'economia del Paese è al collasso e i giornali e la politica si occupano delle ospitate di Fini e Bersani da Fazio e del bunga bunga. Il destino dell'Italia non è più nelle sue mani, ma in quelle dei nostri creditori esteri che detengono 1400 miliardi del nostro debito attraverso i titoli di Stato, Francia e Germania in testa. Merkel e Sarkozy e il Fondo Monetario Internazionale hanno probabilmente già deciso per noi. Draghi presidente del consiglio di fiducia della finanza internazionale e una cura da cavallo, mai vista prima, per le nostra economia. Non hanno scelta per cercare di salvare i loro investimenti e forse la stessa UE. Gli elicotteri si stanno scaldando.
(fonte: Beppegrillo)
sabato 13 novembre 2010
L’Italia è la tomba del diritto
“Di testa nostra. Cronache con rabbia 2009-2010” è un’opera che raccoglie tutta l’avversità di Camilleri nei confronti di Berlusconi (Camilleri e Lodato, www.chiarelettere.it, 2010).
L'Italia è la tomba del diritto
Vi è almeno una soddisfazione nel crimine: puoi parlare al tuo complice come a un tuo pari. (Proverbio latino)
“Le cose rifiutano di essere a lungo mal gestite”. (Proverbio latino)
Il titolo di questa recensione prende spunto da un aforisma di Leonardo Sciascia, un siciliano intelligente e senza padroni come Andrea Camilleri, il quale affermò pure che “l’Italia è un paese senza verità”. Dunque sarebbe ora di trovare il tempo e il coraggio di chiedersi che fine farà un paese che continua a vivere senza giustizia e senza verità.
Comunque, ad essere onesti, Camilleri è molto partigiano ma pure molto chiaro e pragmatico: le bassezze e le debolezze dell’attuale classe dirigente vengono evidenziate dal suo acume intellettuale. E per supportare le critiche di Camilleri a Berlusconi bastano questi numeri: nel periodo caratterizzato dai governi di Berlusconi (6 anni degli 8 presi in considerazione), l’economia italiana è stata l’unica importante economia al mondo a subire un consistente calo (pari a circa il 6%) del reddito reale pro capite. Gli unici altri paesi al mondo a subire un calo del PIL sono stati lo Zimbabwe, Haiti e la Costa d’Avorio. A parte questi tre paesi, a nessun altro paese al mondo è andata peggio che all’Italia. (da Impunity dell’economista Charles Young).
Inoltre bisogna ricordare che “Berlusconi era capolista in tutte le circoscrizioni per le europee e il suo partito è pesantemente arretrato. Non si presentava in prima persona in nessuna provincia e in nessun comune, e il suo partito ha ottenuto un buon risultato. Morale della favola: avrà capito che si tratta di una sconfitta assolutamente personale” (Andrea Camilleri, p. 44). E forse anche altri politici hanno capito che è sempre più inutile muovere la lingua e che è giunto il tempo di smuovere le chiappe…
Purtroppo in Italia è molto difficile fare delle critiche costruttive poiché nessuno vuole privarsi dei vantaggi a breve o medio termine anche col rischio di una valanga di svantaggi a lungo termine. In effetti Mark Twain affermò che la libertà di parola è forse un privilegio di cui nessuna persona vivente può godere. Del resto “Questa riluttanza a esprimere opinioni impopolari è giustificata: il prezzo da pagare è assai alto, può comportare la rovina economica di un uomo, farli perdere gli amici, esporlo al pubblico ludibrio e alla violenza, condannare all’emarginazione la sua famiglia” (1905).
Se Twain riscontrava queste difficoltà in un paese anglosassone è quindi inutile pretendere dei comportamenti civili in un paese governato dall’inciviltà, dall’egoismo familista e dall’economia della liquidità mafiosa che ha infettato aziende private e banche politicizzate. Come affermò Sciascia: “Se lo Stato italiano volesse davvero sconfiggere la mafia, dovrebbe suicidarsi”.
Comunque a mio parere si potrebbero risolvere molti problemi italiani eliminando buona parte dei vecchi figuri e figuranti delle attuali direzioni partitiche e statali. La soluzione più pratica, veloce ed economica nel breve e medio termine può essere questa: “Più prepensionamenti per tutti i dirigenti”. Dopotutto i giovani costano meno e le pensioni dirigenziali si possono ridurre a causa della crisi economica per bilanciare l’iniquo blocco delle nuove assunzioni degli ultimi vent’anni.
E si potrebbe rafforzare il ruolo della educativo delle prime linee dello Stato. Infatti “La mafia ha paura della scuola, non della giustizia” gestita all’italiana (Giovanni Falcone). Quindi ancora oggi “La scuola ci appare come l’unica istituzione in grado di trovare un rimedio agli errori perpetrati in famiglia” e nelle altre istituzioni (Alfred Adler). Non si può negare che in troppe nazioni l’educazione ricevuta all’interno della famiglia stimola “in primo luogo la volontà di potenza e l’incremento della vanità” (Adler). Quindi si potrebbero istituire degli "insegnanti di sostegno" per i figli dei pregiudicati.
In conclusione: “gli italiani poveri sono ladri perché sono poveri e gli italiani ricchi sono ricchi perché sono ladri” (rivisitazione di Pino Caruso). E molti italiani “normali” rubano perché quasi tutti trovano il modo più o meno legale per “rubare”: i dirigenti del settore pubblico, i dirigenti del settore privato e lo stato gestito dai grandi protettori dei ricchi e dai politici egoisti e familisti.
Nota – In questo libro Lodato e Camilleri hanno raccolto gli articoli pubblicati su “l’Unità” nella rubrica “Lo chef consiglia” (periodo 23 maggio 2009 - 6 giugno 2010). Saverio Lodato è un giornalista specializzato nel narrare i fenomeni mafiosi ed è l’autore di ottimi libri intervista (ha intervistato Giovanni Brusca, Tommaso Buscetta, il magistrato Roberto Scarpinato).
(fonte: Agoravox)
L'Italia è la tomba del diritto
Vi è almeno una soddisfazione nel crimine: puoi parlare al tuo complice come a un tuo pari. (Proverbio latino)
“Le cose rifiutano di essere a lungo mal gestite”. (Proverbio latino)
Il titolo di questa recensione prende spunto da un aforisma di Leonardo Sciascia, un siciliano intelligente e senza padroni come Andrea Camilleri, il quale affermò pure che “l’Italia è un paese senza verità”. Dunque sarebbe ora di trovare il tempo e il coraggio di chiedersi che fine farà un paese che continua a vivere senza giustizia e senza verità.
Comunque, ad essere onesti, Camilleri è molto partigiano ma pure molto chiaro e pragmatico: le bassezze e le debolezze dell’attuale classe dirigente vengono evidenziate dal suo acume intellettuale. E per supportare le critiche di Camilleri a Berlusconi bastano questi numeri: nel periodo caratterizzato dai governi di Berlusconi (6 anni degli 8 presi in considerazione), l’economia italiana è stata l’unica importante economia al mondo a subire un consistente calo (pari a circa il 6%) del reddito reale pro capite. Gli unici altri paesi al mondo a subire un calo del PIL sono stati lo Zimbabwe, Haiti e la Costa d’Avorio. A parte questi tre paesi, a nessun altro paese al mondo è andata peggio che all’Italia. (da Impunity dell’economista Charles Young).
Inoltre bisogna ricordare che “Berlusconi era capolista in tutte le circoscrizioni per le europee e il suo partito è pesantemente arretrato. Non si presentava in prima persona in nessuna provincia e in nessun comune, e il suo partito ha ottenuto un buon risultato. Morale della favola: avrà capito che si tratta di una sconfitta assolutamente personale” (Andrea Camilleri, p. 44). E forse anche altri politici hanno capito che è sempre più inutile muovere la lingua e che è giunto il tempo di smuovere le chiappe…
Purtroppo in Italia è molto difficile fare delle critiche costruttive poiché nessuno vuole privarsi dei vantaggi a breve o medio termine anche col rischio di una valanga di svantaggi a lungo termine. In effetti Mark Twain affermò che la libertà di parola è forse un privilegio di cui nessuna persona vivente può godere. Del resto “Questa riluttanza a esprimere opinioni impopolari è giustificata: il prezzo da pagare è assai alto, può comportare la rovina economica di un uomo, farli perdere gli amici, esporlo al pubblico ludibrio e alla violenza, condannare all’emarginazione la sua famiglia” (1905).
Se Twain riscontrava queste difficoltà in un paese anglosassone è quindi inutile pretendere dei comportamenti civili in un paese governato dall’inciviltà, dall’egoismo familista e dall’economia della liquidità mafiosa che ha infettato aziende private e banche politicizzate. Come affermò Sciascia: “Se lo Stato italiano volesse davvero sconfiggere la mafia, dovrebbe suicidarsi”.
Comunque a mio parere si potrebbero risolvere molti problemi italiani eliminando buona parte dei vecchi figuri e figuranti delle attuali direzioni partitiche e statali. La soluzione più pratica, veloce ed economica nel breve e medio termine può essere questa: “Più prepensionamenti per tutti i dirigenti”. Dopotutto i giovani costano meno e le pensioni dirigenziali si possono ridurre a causa della crisi economica per bilanciare l’iniquo blocco delle nuove assunzioni degli ultimi vent’anni.
E si potrebbe rafforzare il ruolo della educativo delle prime linee dello Stato. Infatti “La mafia ha paura della scuola, non della giustizia” gestita all’italiana (Giovanni Falcone). Quindi ancora oggi “La scuola ci appare come l’unica istituzione in grado di trovare un rimedio agli errori perpetrati in famiglia” e nelle altre istituzioni (Alfred Adler). Non si può negare che in troppe nazioni l’educazione ricevuta all’interno della famiglia stimola “in primo luogo la volontà di potenza e l’incremento della vanità” (Adler). Quindi si potrebbero istituire degli "insegnanti di sostegno" per i figli dei pregiudicati.
In conclusione: “gli italiani poveri sono ladri perché sono poveri e gli italiani ricchi sono ricchi perché sono ladri” (rivisitazione di Pino Caruso). E molti italiani “normali” rubano perché quasi tutti trovano il modo più o meno legale per “rubare”: i dirigenti del settore pubblico, i dirigenti del settore privato e lo stato gestito dai grandi protettori dei ricchi e dai politici egoisti e familisti.
Nota – In questo libro Lodato e Camilleri hanno raccolto gli articoli pubblicati su “l’Unità” nella rubrica “Lo chef consiglia” (periodo 23 maggio 2009 - 6 giugno 2010). Saverio Lodato è un giornalista specializzato nel narrare i fenomeni mafiosi ed è l’autore di ottimi libri intervista (ha intervistato Giovanni Brusca, Tommaso Buscetta, il magistrato Roberto Scarpinato).
(fonte: Agoravox)
venerdì 12 novembre 2010
Per qualcuno sarà un bellissimo Natale.
Non so se lo sapete già, ma per qualcuno quello di quest'anno sarà un bellissimo Natale. Il 31 dicembre 2010 la legge Gasparri spazzerà via le restrizioni della vecchia Mammì - già particolarmente generosa - e anche per i possessori di più canali televisivi (indovinate di chi stiamo parlando) si aprirà la possibilità di invadere ciò che fin'ora gli era stato vietato: il mercato editoriale.
Silvio Berlusconi potrà così ritornare in possesso dell'amato Giornale - ufficialmente, dico - ma soprattutto avrà la possibilità di allargare a dismisura il proprio impero mediatico. Probabilmente punterà diritto al Corriere della Sera: il più autorevole quotidiano italiano è infatti da sempre in cima ai suoi desideri. Ma potrà penetrare in qualsiasi redazione giornalistica egli desideri, o metterne in piedi delle altre. I suoi infiniti mezzi finanziari - e persuasivi - spalancheranno qualsiasi porta, qualsiasi portone, sarà solo questione di tempo. Conflitto di interessi che invece di placarsi divampa incontrollabile, uno scenario che non saprei nemmeno definire, vista la gravità dell'attuale panorama informativo.
Alla Camera giace dimenticata una proposta di legge di un solo, semplice articolo, i cui primi firmatari furono Gentiloni (Pd), Giulietti (Misto) e Rao (Udc): rimandare al 2015 tale funesta eventualità. Ma ho come l'impressione che i nostri Onorevoli non si danneranno l'anima, per approvarla.
(fonte: Per qualcuno sarà un bellissimo Natale.)
Silvio Berlusconi potrà così ritornare in possesso dell'amato Giornale - ufficialmente, dico - ma soprattutto avrà la possibilità di allargare a dismisura il proprio impero mediatico. Probabilmente punterà diritto al Corriere della Sera: il più autorevole quotidiano italiano è infatti da sempre in cima ai suoi desideri. Ma potrà penetrare in qualsiasi redazione giornalistica egli desideri, o metterne in piedi delle altre. I suoi infiniti mezzi finanziari - e persuasivi - spalancheranno qualsiasi porta, qualsiasi portone, sarà solo questione di tempo. Conflitto di interessi che invece di placarsi divampa incontrollabile, uno scenario che non saprei nemmeno definire, vista la gravità dell'attuale panorama informativo.
Alla Camera giace dimenticata una proposta di legge di un solo, semplice articolo, i cui primi firmatari furono Gentiloni (Pd), Giulietti (Misto) e Rao (Udc): rimandare al 2015 tale funesta eventualità. Ma ho come l'impressione che i nostri Onorevoli non si danneranno l'anima, per approvarla.
(fonte: Per qualcuno sarà un bellissimo Natale.)
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SE IL CAVALIERE COMPRA IL CORRIERE DELLA SERA
Repubblica — 11 settembre 2010
LA FORMAZIONE dell' opinione pubblica (...) è sempre più largamente un prodotto pianificatoe confezionato con le tecniche della pubblicità commerciale e controllato dai tycoons dell' informazione di massa. (da "Democrazia senza democrazia" di Massimo L. Salvadori - Laterza, 2009 - pag. 60) Al di là delle strumentalizzazioni e delle convenienze di parte, di fronte alla spettacolare implosione del centrodestra innescata dall' espulsione di Gianfranco Fini e dei suoi fedelissimi dal PdL, in un Paese normale sarebbe fisiologico andare alle elezioni anticipate per ricostituire una maggioranza parlamentare e di governo. Ma, in una situazione evidentemente anomala come quella italiana, sarebbe ancora più opportuno modificare prima la legge elettorale e stabilire magari nuove norme per assicurare la regolarità della competizione. Altrimenti, l' Italia rischierebbe di ritrovarsi a breve in una condizione analoga o forse anche peggiore. Il fallimento della legge elettorale in vigore è sotto gli occhi di tutti. Definita - come si sa - una "porcata" dal suo stesso artefice, il ministro leghista Roberto Calderoli, ha prodotto la più grande maggioranza parlamentare nella storia della Repubblica. Ma neppure questo è stato sufficiente a tenerla in piedi più di mezza legislatura. La legge in questione ha notoriamente due gravi difetti che la rendono illiberale e antidemocratica. Il primo consiste nel meccanismo per cui la coalizione che consegue la maggioranza relativa, anche inferiore al 30 per cento, conquista una larga maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Un superpremio di maggioranza, insomma, che altera e distorce il responso delle urne, consentendo poi a una minoranza elettorale di governare contro la maggioranza reale del Paese. Il secondo difetto, non meno grave del primo, è che espropria i cittadini del diritto di scegliere i loro rappresentanti consegnando questo potere esclusivo nelle mani dei capi-partito. I parlamentari non sono più eletti dal popolo, ma nominati dall' alto. E perciò stabiliscono con i rispettivi vertici non già un rapporto di lealtà o di fedeltà, bensì di subalternità pressoché assoluta: fino alla sottomissione personale o addirittura alla "prostituzione", come ha denunciato nei giorni scorsi la parlamentare finiana Angela Napoli. Aggiungiamo pure un ulteriore elemento che spesso si tende a ignorare o trascurare. In forza di questa legge, nelle due Camere siedono attualmente un' ottantina di parlamentari inquisiti, imputati o prescritti. E, fatto ancora più scandaloso, una ventina fra deputati e senatori che sono tecnicamente pregiudicati, cioè condannati con sentenza definitiva: l' elenco completo si può consultare nell' ultimo libro di Marco Travaglio, Ad personam (pagg. 465469). Prima di tornare alle urne, le forze politiche - di destra, di centro e di sinistra - non vogliono prendere almeno l' impegno formale di non ricandidare più delinquenti? E veniamo alla regolarità della competizione elettorale, a cominciare dalla questione tuttora aperta del conflitto d' interessi. Già a suo tempo l' ex direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, scrisse che senza aver risolto questo problema "la legislatura non sarebbe neppure cominciata". Ma alla fine del prossimo dicembre, in base alla famigerata legge Gasparri, scadrà la norma della vecchia legge Mammì che vietava a chi possiede tre reti televisive di acquisire il controllo dei giornali. E il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi - se e quando volesse - potrebbe acquistare anche il quotidiano di via Solferino o qualsiasi altro, ammesso che con le sue larghe disponibilità o con altri mezzi riesca a convincere gli attuali proprietari a vendere. Negli archivi di Montecitorio, dal 30 aprile scorso giace in proposito una micro-proposta di legge i cui i primi firmatari sono Paolo Gentiloni (Pd), Giuseppe Giulietti (IdV) e Roberto Rao (Udc). Il testo contiene un solo articolo, di poche righe, che proroga ulteriormente al 31 dicembre 2015 una tale eventualità. Non è arrivato ormai il momento di mettere ai voti questa proposta e magari di approvarla? Poi, c' è il controverso capitolo delle nuove frequenze televisive da assegnare, il cui numero è aumentato in seguito all' introduzione del sistema digitale terrestre. Dagli Usa all' Europa, sono state messe a gara e lo Stato ha realizzato incassi cospicui: una ventina di miliardi di dollari in America, quattro miliardi di euro in Germania. E altrettanto intendono fare nel 2011 anche Francia e Gran Bretagna. In Italia, dove l' asta potrebbe rendere due o tre miliardi di euro, non se ne parla e anzi si pensa di redistribuire queste frequenze all' interno del vecchio club televisivo, dominato da Rai e da Mediaset. Sarebbe un altro scandalo di regime, a vantaggio dei soliti noti e a danno dell' erario: quindi di tutti noi, cittadini e contribuenti. GIOVANNI VALENTINI
(fonte: Repubblica)
LA FORMAZIONE dell' opinione pubblica (...) è sempre più largamente un prodotto pianificatoe confezionato con le tecniche della pubblicità commerciale e controllato dai tycoons dell' informazione di massa. (da "Democrazia senza democrazia" di Massimo L. Salvadori - Laterza, 2009 - pag. 60) Al di là delle strumentalizzazioni e delle convenienze di parte, di fronte alla spettacolare implosione del centrodestra innescata dall' espulsione di Gianfranco Fini e dei suoi fedelissimi dal PdL, in un Paese normale sarebbe fisiologico andare alle elezioni anticipate per ricostituire una maggioranza parlamentare e di governo. Ma, in una situazione evidentemente anomala come quella italiana, sarebbe ancora più opportuno modificare prima la legge elettorale e stabilire magari nuove norme per assicurare la regolarità della competizione. Altrimenti, l' Italia rischierebbe di ritrovarsi a breve in una condizione analoga o forse anche peggiore. Il fallimento della legge elettorale in vigore è sotto gli occhi di tutti. Definita - come si sa - una "porcata" dal suo stesso artefice, il ministro leghista Roberto Calderoli, ha prodotto la più grande maggioranza parlamentare nella storia della Repubblica. Ma neppure questo è stato sufficiente a tenerla in piedi più di mezza legislatura. La legge in questione ha notoriamente due gravi difetti che la rendono illiberale e antidemocratica. Il primo consiste nel meccanismo per cui la coalizione che consegue la maggioranza relativa, anche inferiore al 30 per cento, conquista una larga maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Un superpremio di maggioranza, insomma, che altera e distorce il responso delle urne, consentendo poi a una minoranza elettorale di governare contro la maggioranza reale del Paese. Il secondo difetto, non meno grave del primo, è che espropria i cittadini del diritto di scegliere i loro rappresentanti consegnando questo potere esclusivo nelle mani dei capi-partito. I parlamentari non sono più eletti dal popolo, ma nominati dall' alto. E perciò stabiliscono con i rispettivi vertici non già un rapporto di lealtà o di fedeltà, bensì di subalternità pressoché assoluta: fino alla sottomissione personale o addirittura alla "prostituzione", come ha denunciato nei giorni scorsi la parlamentare finiana Angela Napoli. Aggiungiamo pure un ulteriore elemento che spesso si tende a ignorare o trascurare. In forza di questa legge, nelle due Camere siedono attualmente un' ottantina di parlamentari inquisiti, imputati o prescritti. E, fatto ancora più scandaloso, una ventina fra deputati e senatori che sono tecnicamente pregiudicati, cioè condannati con sentenza definitiva: l' elenco completo si può consultare nell' ultimo libro di Marco Travaglio, Ad personam (pagg. 465469). Prima di tornare alle urne, le forze politiche - di destra, di centro e di sinistra - non vogliono prendere almeno l' impegno formale di non ricandidare più delinquenti? E veniamo alla regolarità della competizione elettorale, a cominciare dalla questione tuttora aperta del conflitto d' interessi. Già a suo tempo l' ex direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, scrisse che senza aver risolto questo problema "la legislatura non sarebbe neppure cominciata". Ma alla fine del prossimo dicembre, in base alla famigerata legge Gasparri, scadrà la norma della vecchia legge Mammì che vietava a chi possiede tre reti televisive di acquisire il controllo dei giornali. E il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi - se e quando volesse - potrebbe acquistare anche il quotidiano di via Solferino o qualsiasi altro, ammesso che con le sue larghe disponibilità o con altri mezzi riesca a convincere gli attuali proprietari a vendere. Negli archivi di Montecitorio, dal 30 aprile scorso giace in proposito una micro-proposta di legge i cui i primi firmatari sono Paolo Gentiloni (Pd), Giuseppe Giulietti (IdV) e Roberto Rao (Udc). Il testo contiene un solo articolo, di poche righe, che proroga ulteriormente al 31 dicembre 2015 una tale eventualità. Non è arrivato ormai il momento di mettere ai voti questa proposta e magari di approvarla? Poi, c' è il controverso capitolo delle nuove frequenze televisive da assegnare, il cui numero è aumentato in seguito all' introduzione del sistema digitale terrestre. Dagli Usa all' Europa, sono state messe a gara e lo Stato ha realizzato incassi cospicui: una ventina di miliardi di dollari in America, quattro miliardi di euro in Germania. E altrettanto intendono fare nel 2011 anche Francia e Gran Bretagna. In Italia, dove l' asta potrebbe rendere due o tre miliardi di euro, non se ne parla e anzi si pensa di redistribuire queste frequenze all' interno del vecchio club televisivo, dominato da Rai e da Mediaset. Sarebbe un altro scandalo di regime, a vantaggio dei soliti noti e a danno dell' erario: quindi di tutti noi, cittadini e contribuenti. GIOVANNI VALENTINI
(fonte: Repubblica)
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Il mito della caverna e la conoscenza
Si immaginino dei prigionieri che siano stati incatenati, fin dall'infanzia, nelle profondità di una caverna. Non solo le membra, ma anche testa e collo sono bloccati, in maniera che gli occhi dei malcapitati possano solo fissare il muro dinanzi a loro.
Si pensi, inoltre, che alle spalle dei prigionieri sia stato acceso un enorme fuoco e che, tra il fuoco ed i prigionieri, corra una strada rialzata. Lungo questa strada sia stato eretto un muricciolo, lungo il quale alcuni uomini portano forme di vari oggetti, animali, piante e persone. Le forme proietterebbero la propria ombra sul muro e questo attrarrebbe l'attenzione dei prigionieri. Se qualcuno degli uomini che trasportano queste forme parlasse, si formerebbe nella caverna un'eco che spingerebbe i prigionieri a pensare che questa voce provenga dalle ombre che vedono passare sul muro.
Mentre un personaggio esterno avrebbe un'idea completa della situazione, i prigionieri, non conoscendo cosa accada realmente alle proprie spalle e non avendo esperienza del mondo esterno (si ricordi che sono incatenati fin dall'infanzia), sarebbero portati ad interpretare le ombre "parlanti" come oggetti, animali, piante e persone reali.
Si supponga che un prigioniero venga liberato dalle catene e sia costretto a rimanere in piedi, con la faccia rivolta verso l'uscita della caverna: in primo luogo, i suoi occhi sarebbero abbagliati dalla luce del fuoco ed egli proverebbe dolore. Inoltre, le forme portate dagli uomini lungo il muretto gli sembrerebbero meno reali delle ombre alle quali è abituato; persino se gli fossero mostrati quegli oggetti e gli fosse indicata la fonte di luce, il prigioniero rimarrebbe comunque dubbioso e, soffrendo nel fissare il fuoco, preferirebbe volgersi verso le ombre.
Allo stesso modo, se il malcapitato fosse costretto ad uscire dalla caverna e venisse esposto alla diretta luce del sole, rimarrebbe accecato e non riuscirebbe a vedere alcunché. Il prigioniero si troverebbe sicuramente a disagio e s'irriterebbe per essere stato trascinato a viva forza in quel luogo.
Volendo abituarsi alla nuova situazione, il prigioniero riuscirebbe inizialmente a distinguere soltanto le ombre delle persone e le loro immagini riflesse nell'acqua; solo con il passare del tempo potrebbe sostenere la luce e guardare gli oggetti stessi. Successivamente, egli potrebbe, di notte, volgere lo sguardo al cielo, ammirando i corpi celesti con maggior facilità che di giorno. Infine, il prigioniero liberato sarebbe capace di vedere il sole stesso, invece che il suo riflesso nell'acqua, e capirebbe che:
"è esso a produrre le stagioni e gli anni e a governare tutte le cose del mondo visibile e ad essere causa, in certo modo, di tutto quello che egli e suoi compagni vedevano. "
Resosi conto della situazione, egli vorrebbe senza dubbio tornare nella caverna e liberare i suoi compagni, essendo felice del cambiamento e provando per loro un senso di pietà: il problema, però, sarebbe proprio quello di convincere gli altri prigionieri ad essere liberati. Infatti, dovendo riabituare gli occhi all'ombra, dovrebbe passare del tempo prima che il prigioniero liberato possa vedere distintamente anche nel fondo della caverna; durante questo periodo, molto probabilmente egli sarebbe oggetto di riso da parte dei prigionieri, in quanto sarebbe tornato dall'ascesa con "gli occhi rovinati". Inoltre, questa sua temporanea inabilità influirebbe negativamente sulla sua opera di convincimento ed, anzi, potrebbe spingere gli altri prigionieri ad ucciderlo, se tentasse di liberarli e portarli verso la luce, in quanto, a loro dire, non varrebbe la pena di subire il dolore dell'accecamento e la fatica della salita per andare ad ammirare le cose da lui descritte.
(fonte: Platone, La Repubblica, libro VII, 516 c - d, trad.: Franco Sartori)
Si pensi, inoltre, che alle spalle dei prigionieri sia stato acceso un enorme fuoco e che, tra il fuoco ed i prigionieri, corra una strada rialzata. Lungo questa strada sia stato eretto un muricciolo, lungo il quale alcuni uomini portano forme di vari oggetti, animali, piante e persone. Le forme proietterebbero la propria ombra sul muro e questo attrarrebbe l'attenzione dei prigionieri. Se qualcuno degli uomini che trasportano queste forme parlasse, si formerebbe nella caverna un'eco che spingerebbe i prigionieri a pensare che questa voce provenga dalle ombre che vedono passare sul muro.
Mentre un personaggio esterno avrebbe un'idea completa della situazione, i prigionieri, non conoscendo cosa accada realmente alle proprie spalle e non avendo esperienza del mondo esterno (si ricordi che sono incatenati fin dall'infanzia), sarebbero portati ad interpretare le ombre "parlanti" come oggetti, animali, piante e persone reali.
Si supponga che un prigioniero venga liberato dalle catene e sia costretto a rimanere in piedi, con la faccia rivolta verso l'uscita della caverna: in primo luogo, i suoi occhi sarebbero abbagliati dalla luce del fuoco ed egli proverebbe dolore. Inoltre, le forme portate dagli uomini lungo il muretto gli sembrerebbero meno reali delle ombre alle quali è abituato; persino se gli fossero mostrati quegli oggetti e gli fosse indicata la fonte di luce, il prigioniero rimarrebbe comunque dubbioso e, soffrendo nel fissare il fuoco, preferirebbe volgersi verso le ombre.
Allo stesso modo, se il malcapitato fosse costretto ad uscire dalla caverna e venisse esposto alla diretta luce del sole, rimarrebbe accecato e non riuscirebbe a vedere alcunché. Il prigioniero si troverebbe sicuramente a disagio e s'irriterebbe per essere stato trascinato a viva forza in quel luogo.
Volendo abituarsi alla nuova situazione, il prigioniero riuscirebbe inizialmente a distinguere soltanto le ombre delle persone e le loro immagini riflesse nell'acqua; solo con il passare del tempo potrebbe sostenere la luce e guardare gli oggetti stessi. Successivamente, egli potrebbe, di notte, volgere lo sguardo al cielo, ammirando i corpi celesti con maggior facilità che di giorno. Infine, il prigioniero liberato sarebbe capace di vedere il sole stesso, invece che il suo riflesso nell'acqua, e capirebbe che:
"è esso a produrre le stagioni e gli anni e a governare tutte le cose del mondo visibile e ad essere causa, in certo modo, di tutto quello che egli e suoi compagni vedevano. "
Resosi conto della situazione, egli vorrebbe senza dubbio tornare nella caverna e liberare i suoi compagni, essendo felice del cambiamento e provando per loro un senso di pietà: il problema, però, sarebbe proprio quello di convincere gli altri prigionieri ad essere liberati. Infatti, dovendo riabituare gli occhi all'ombra, dovrebbe passare del tempo prima che il prigioniero liberato possa vedere distintamente anche nel fondo della caverna; durante questo periodo, molto probabilmente egli sarebbe oggetto di riso da parte dei prigionieri, in quanto sarebbe tornato dall'ascesa con "gli occhi rovinati". Inoltre, questa sua temporanea inabilità influirebbe negativamente sulla sua opera di convincimento ed, anzi, potrebbe spingere gli altri prigionieri ad ucciderlo, se tentasse di liberarli e portarli verso la luce, in quanto, a loro dire, non varrebbe la pena di subire il dolore dell'accecamento e la fatica della salita per andare ad ammirare le cose da lui descritte.
(fonte: Platone, La Repubblica, libro VII, 516 c - d, trad.: Franco Sartori)
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mercoledì 10 novembre 2010
Il rispetto delle istituzioni e della legalità. Anna Maria Fiorillo
"Penso però che sia importante soprattutto il rispetto delle istituzioni e della legalità, cosa a cui ho dedicato la mia vita e cosa in cui credo profondamente. Proprio per questo rispetto della legalità e della giustizia, quando le vedo calpestate parlo, perché altrimenti non potrei più guardarmi allo specchio come un essere umano." Anna Maria Fiorillo
(fonte: corriere)
(fonte: corriere)
L'economia del male
Quel che fa paura in questa Italia balcanizzata non è il default del Paese, le mafie, la disoccupazione, ma la banalità del male. La sua quotidianità, il senso di leggerezza di fronte all'abisso delle coscienze. Le tragedie sono ridotte a routine, non provocano più sorpresa, né angoscia o repulsione. Sono favole nere, medioevali che ci vengono raccontate a tavola, la sera, mentre ceniamo con i familiari. Echi di orrori trasformati in notizie. Un club di mostri che fanno da sfondo alle nostre giornate e di cui non ci curiamo perché appartengono alla categoria dell'ovvio, come le previsioni del tempo o l'andamento della Borsa. Il male si è involgarito, è scomparso il male di una volta, figlio dell'odio, nutrito dalla vendetta o partorito dalla follia. Anche il diavolo, se esiste, si è svalutato. Lo si compra a prezzo di saldo, malvagità discount.
Il valore di una vita è di 1250 euro, quelli offerti ai due delinquenti coinvolti nell'omicidio di una signora, Marina Patriti, madre di tre figli. Sequestrata dall'ex amante del marito, drogata, costretta a scrivere una lettera d'addio, uccisa con un sacchetto di plastica intorno al collo in cantina e sepolta sotto un piccolo marciapiede di cemento davanti al garage di casa trasformato in lapide. Il delitto è avvenuto a Bruino, nella provincia piemontese, non in Cecenia o in Afghanistan. Per compierlo l'assassina ha chiesto un prestito per piccole spese ai suoceri della vittima. Un particolare importante. L'omicidio è avvenuto grazie a un prestito senza interessi, sulla fiducia come avviene, talvolta, tra persone che si aiutano a vicenda.
La normalità del male lo rende invisibile come l'aria che respiriamo. Praticabile da tutti, anche senza capitali propri. E' un piccolo o grande investimento. L'economia del male è alla portata di ogni tasca, il male è diventato democratico. Chiunque si può permettere un killer incensurato e sognare traguardi sociali altrimenti proibiti.
Marina era una vittima predestinata, minuta, facile da uccidere come un cerbiatto. Ho visto la sua fotografia e mi sono vergognato di vivere in una società dove queste atrocità, sono pensabili, possibili, retribuite con quattro denari.
(fonte: BeppeGrillo)
Il valore di una vita è di 1250 euro, quelli offerti ai due delinquenti coinvolti nell'omicidio di una signora, Marina Patriti, madre di tre figli. Sequestrata dall'ex amante del marito, drogata, costretta a scrivere una lettera d'addio, uccisa con un sacchetto di plastica intorno al collo in cantina e sepolta sotto un piccolo marciapiede di cemento davanti al garage di casa trasformato in lapide. Il delitto è avvenuto a Bruino, nella provincia piemontese, non in Cecenia o in Afghanistan. Per compierlo l'assassina ha chiesto un prestito per piccole spese ai suoceri della vittima. Un particolare importante. L'omicidio è avvenuto grazie a un prestito senza interessi, sulla fiducia come avviene, talvolta, tra persone che si aiutano a vicenda.
La normalità del male lo rende invisibile come l'aria che respiriamo. Praticabile da tutti, anche senza capitali propri. E' un piccolo o grande investimento. L'economia del male è alla portata di ogni tasca, il male è diventato democratico. Chiunque si può permettere un killer incensurato e sognare traguardi sociali altrimenti proibiti.
Marina era una vittima predestinata, minuta, facile da uccidere come un cerbiatto. Ho visto la sua fotografia e mi sono vergognato di vivere in una società dove queste atrocità, sono pensabili, possibili, retribuite con quattro denari.
(fonte: BeppeGrillo)
lunedì 8 novembre 2010
E' un film di Sergio Leone. Meno male, pensavo fosse la realtà
Viva la rissa, ma non sull’età
di Stefano cappellini
Renzi&co. Volete cacciare i vecchi leader, ci sta. Vi siete stufati di chiedere il permesso per accomodarvi al tavolo, va bene. Ma chi siete? Cosa pensate delle questioni fondamentali? Non bastano la data di nascita e la mistica del futuro per definire una identità.
Bersani è vecchio. Veltroni è vecchio e brutto. D’Alema è vecchio, brutto e cattivo. Abbiamo capito bene cosa pensano dei leader storici del centrosinistra i cosiddetti “rottamatori” guidati da Matteo Renzi. Ora c’è da sperare che il loro convegno fiorentino, iniziato ieri sera, serva a capire cosa pensano di tutto il resto e cosa li unisce, a parte la data di nascita sulla carta di identità.
L’iniziativa di Renzi&co. non è effimera. Qui non siamo davanti a un caso Serracchiani di gruppo, cioè a un pugno di giovani destinati a essere cooptati nel gruppo dirigente in cambio di qualche incarico e tante promesse di luminoso avvenire. Spira una certa suggestione dalla battaglia a viso aperto intrapresa contro un gruppo dirigente uguale a se stesso da troppo tempo e che, peraltro, è il primo a essere consapevole che la baracca non tiene più.
Si propaga una scossa di vitalità dalla volontà ostinata di cercare il conflitto - che è parte essenziale del fare politica - anziché affogarlo nelle ipocrite coreografie di gruppo con cui i soliti maggiorenti mascherano periodicamente divisioni ormai quasi integralmente frutto di divisioni e rancori personali. Qualche mese fa Nicola Zingaretti, che pure non è in sintonia con Renzi, notò acutamente che il Pd aveva poco da ringalluzzirsi per la plateale rissa Berlusconi-Fini in piena direzione del Pdl, quella scolpita nell’immaginario dell’opinione pubblica dal dito alzato di Fini e dalla sua risposta a Berlusconi: «Che fai, mi cacci?». Certo, quella litigata era foriera di guai per il governo. Ma era anche una contrapposizione chiara, comprensibile a tutti, così vicina ai format popolari dell’intrattenimento televisivo. Chiedete in giro cosa divide il premier e il presidente della Camera. Anche l’elettore più distratto saprà abbozzare almeno una risposta. Chiedete cosa divide Bersani da Veltroni, o Franceschini da Fioroni. Balbetterebbero risposte imbarazzate i diretti interessati, figuriamoci gli altri.
Forse è salutare che giunga anche per la sinistra il tempo della rissa aperta, dopo troppe primarie addomesticate, dopo troppi accordi dietro le quinte, dopo tre lustri di consociativismi tra cordate di potere. Ma la rissa ha bisogno di un oggetto del contendere serio e ben definito. E non può essere solo la rivendicazione anagrafica.
Qui sembra già essersi cristallizzato il limite principale dell’azione dei “rottamatori”. Renzi si compiace del successo mediatico dell’etichetta. Ma dovrebbe anche riflettere sulla gabbia che rappresenta. Indica un obiettivo tutto interno al campo di centrosinistra. Una battaglia che non ha altro da comunicare al paese se non una resa dei conti interna a una coalizione. Volete cacciare i vecchi leader, va bene. Vi siete stufati di chiedere il permesso per accomodarvi al tavolo, ci sta. Ma chi siete? Cosa pensate delle questioni fondamentali? Non bastano i demagogici richiami al futuro («Prossima fermata Italia», è il nome ufficiale del convegno di Firenze), futuro di cui peraltro si riempiono la bocca tutti, anche il cinquantenne Fini e il sessantenne Montezemolo, né i facili elenchetti di parole d’ordine viete e vuote - merito, ricambio, coraggio, chi non si direbbe d’accordo su queste banalità genericamente declinate? - per darsi una identità. State con Marchionne o con gli operai Fiom? Siete liberisti o dirigisti? Siete per i diritti alle coppie di fatto o no? Volete darvi una collocazione geo-politica o pensate che basti la coperta del nuovismo a cavarvi d’impaccio?
Dire che Bersani è vecchio non basta per candidarsi alla guida del paese e vincere, come ambiziosamente si propone di fare Renzi. Né può illudersi, il capo dei rottamatori, che gli basti governare bene Firenze per guadagnarsi i galloni di nuovo leader del centrosinistra, come suggerisce la sua intervista di ieri al Corriere della sera. È condizione necessaria ma non sufficiente. Di sindaci che ritenevano di aver fatto mirabilie sotto il proprio campanile e che hanno raccolto solo disastri fuori dai confini comunali si è già avuta qualche esperienza di recente.
(fonte: Il Riformista)
di Stefano cappellini
Renzi&co. Volete cacciare i vecchi leader, ci sta. Vi siete stufati di chiedere il permesso per accomodarvi al tavolo, va bene. Ma chi siete? Cosa pensate delle questioni fondamentali? Non bastano la data di nascita e la mistica del futuro per definire una identità.
Bersani è vecchio. Veltroni è vecchio e brutto. D’Alema è vecchio, brutto e cattivo. Abbiamo capito bene cosa pensano dei leader storici del centrosinistra i cosiddetti “rottamatori” guidati da Matteo Renzi. Ora c’è da sperare che il loro convegno fiorentino, iniziato ieri sera, serva a capire cosa pensano di tutto il resto e cosa li unisce, a parte la data di nascita sulla carta di identità.
L’iniziativa di Renzi&co. non è effimera. Qui non siamo davanti a un caso Serracchiani di gruppo, cioè a un pugno di giovani destinati a essere cooptati nel gruppo dirigente in cambio di qualche incarico e tante promesse di luminoso avvenire. Spira una certa suggestione dalla battaglia a viso aperto intrapresa contro un gruppo dirigente uguale a se stesso da troppo tempo e che, peraltro, è il primo a essere consapevole che la baracca non tiene più.
Si propaga una scossa di vitalità dalla volontà ostinata di cercare il conflitto - che è parte essenziale del fare politica - anziché affogarlo nelle ipocrite coreografie di gruppo con cui i soliti maggiorenti mascherano periodicamente divisioni ormai quasi integralmente frutto di divisioni e rancori personali. Qualche mese fa Nicola Zingaretti, che pure non è in sintonia con Renzi, notò acutamente che il Pd aveva poco da ringalluzzirsi per la plateale rissa Berlusconi-Fini in piena direzione del Pdl, quella scolpita nell’immaginario dell’opinione pubblica dal dito alzato di Fini e dalla sua risposta a Berlusconi: «Che fai, mi cacci?». Certo, quella litigata era foriera di guai per il governo. Ma era anche una contrapposizione chiara, comprensibile a tutti, così vicina ai format popolari dell’intrattenimento televisivo. Chiedete in giro cosa divide il premier e il presidente della Camera. Anche l’elettore più distratto saprà abbozzare almeno una risposta. Chiedete cosa divide Bersani da Veltroni, o Franceschini da Fioroni. Balbetterebbero risposte imbarazzate i diretti interessati, figuriamoci gli altri.
Forse è salutare che giunga anche per la sinistra il tempo della rissa aperta, dopo troppe primarie addomesticate, dopo troppi accordi dietro le quinte, dopo tre lustri di consociativismi tra cordate di potere. Ma la rissa ha bisogno di un oggetto del contendere serio e ben definito. E non può essere solo la rivendicazione anagrafica.
Qui sembra già essersi cristallizzato il limite principale dell’azione dei “rottamatori”. Renzi si compiace del successo mediatico dell’etichetta. Ma dovrebbe anche riflettere sulla gabbia che rappresenta. Indica un obiettivo tutto interno al campo di centrosinistra. Una battaglia che non ha altro da comunicare al paese se non una resa dei conti interna a una coalizione. Volete cacciare i vecchi leader, va bene. Vi siete stufati di chiedere il permesso per accomodarvi al tavolo, ci sta. Ma chi siete? Cosa pensate delle questioni fondamentali? Non bastano i demagogici richiami al futuro («Prossima fermata Italia», è il nome ufficiale del convegno di Firenze), futuro di cui peraltro si riempiono la bocca tutti, anche il cinquantenne Fini e il sessantenne Montezemolo, né i facili elenchetti di parole d’ordine viete e vuote - merito, ricambio, coraggio, chi non si direbbe d’accordo su queste banalità genericamente declinate? - per darsi una identità. State con Marchionne o con gli operai Fiom? Siete liberisti o dirigisti? Siete per i diritti alle coppie di fatto o no? Volete darvi una collocazione geo-politica o pensate che basti la coperta del nuovismo a cavarvi d’impaccio?
Dire che Bersani è vecchio non basta per candidarsi alla guida del paese e vincere, come ambiziosamente si propone di fare Renzi. Né può illudersi, il capo dei rottamatori, che gli basti governare bene Firenze per guadagnarsi i galloni di nuovo leader del centrosinistra, come suggerisce la sua intervista di ieri al Corriere della sera. È condizione necessaria ma non sufficiente. Di sindaci che ritenevano di aver fatto mirabilie sotto il proprio campanile e che hanno raccolto solo disastri fuori dai confini comunali si è già avuta qualche esperienza di recente.
(fonte: Il Riformista)
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giovedì 4 novembre 2010
Ricordate sempre questo. Paolo Barnard
"Vi dibattete con fatica immane, vi disperate, vi consumate la vita, per acchiappare ombre. Avete degli 'eroi' che per far soldi ed essere 'divi' vi incoraggiano a continuare. Dovreste odiarli, ma li amate.
Berlusconi? E dov'è il problema?
La Camorra? E dov'è il problema?
Le guerre imperiali? E dov'è il problema?
La fame nel mondo? E dov'è il problema?
Sono tutte espressioni dei Sistemi di Potere, brutali, corrotti, avidi. E dov'è il problema?
I Sistemi di Potere, brutali, corrotti, avidi sono la cosa più comune della Storia dell'umanità, nulla di nuovo, ci sono sempre stati: gli imperi coloniali, la schiavitù, la barbarie, l'Inquisizione, le tirannie, lo sfruttamento delle masse, dei bambini, i fascismi, certi comunismi, tutti fenomeni confronto a cui Berlusconi e la Camorra sono minuzie. Vogliamo forse paragonare i Conquistadores spagnoli alla Lega? I Gulag alla Campania?
Ma i popoli si sono organizzati, e li hanno sempre uno a uno spazzati via. Lo hanno fatto quando non c'era la Tv, non c'era Internet, non c'erano le democrazie. Lo hanno fatto quando rischiavano la tortura, lo sterminio, la sparizione nelle fosse comuni, e quando non esisteva una giustizia di alcun tipo a tutelarli. Ma lo hanno sempre saputo fare.
Il dramma del nostro tempo è che non siamo più capaci di farlo. Tutto qui. Pensateci.
Il dramma non è l'esistenza di Berlusconi o di Putin, del Fondo Monetario o di Wall Street. Il dramma non è che ci manca l'informazione, non è infatti che non sappiamo quanto brutali, corrotti, avidi essi siano.
Il dramma è che non sappiamo più spazzarli via. E siamo i primi nella Storia a essere così pavidi.
Potreste pensionare ogni vostro 'paladino' dall'Antisistema per 200 anni, senza perderci assolutamente nulla. Perché il dramma siete voi, noi, tutti noi e la nostra pavidità.
(fonte: Paolo Barnard)
Berlusconi? E dov'è il problema?
La Camorra? E dov'è il problema?
Le guerre imperiali? E dov'è il problema?
La fame nel mondo? E dov'è il problema?
Sono tutte espressioni dei Sistemi di Potere, brutali, corrotti, avidi. E dov'è il problema?
I Sistemi di Potere, brutali, corrotti, avidi sono la cosa più comune della Storia dell'umanità, nulla di nuovo, ci sono sempre stati: gli imperi coloniali, la schiavitù, la barbarie, l'Inquisizione, le tirannie, lo sfruttamento delle masse, dei bambini, i fascismi, certi comunismi, tutti fenomeni confronto a cui Berlusconi e la Camorra sono minuzie. Vogliamo forse paragonare i Conquistadores spagnoli alla Lega? I Gulag alla Campania?
Ma i popoli si sono organizzati, e li hanno sempre uno a uno spazzati via. Lo hanno fatto quando non c'era la Tv, non c'era Internet, non c'erano le democrazie. Lo hanno fatto quando rischiavano la tortura, lo sterminio, la sparizione nelle fosse comuni, e quando non esisteva una giustizia di alcun tipo a tutelarli. Ma lo hanno sempre saputo fare.
Il dramma del nostro tempo è che non siamo più capaci di farlo. Tutto qui. Pensateci.
Il dramma non è l'esistenza di Berlusconi o di Putin, del Fondo Monetario o di Wall Street. Il dramma non è che ci manca l'informazione, non è infatti che non sappiamo quanto brutali, corrotti, avidi essi siano.
Il dramma è che non sappiamo più spazzarli via. E siamo i primi nella Storia a essere così pavidi.
Potreste pensionare ogni vostro 'paladino' dall'Antisistema per 200 anni, senza perderci assolutamente nulla. Perché il dramma siete voi, noi, tutti noi e la nostra pavidità.
(fonte: Paolo Barnard)
CRISI ECONOMICA E NUOVO MODELLO DI SVILUPPO
CRISI E CAMBIAMENTO DELLO SVILUPPO.
6 marzo 2009
La crisi economica che sta sconvolgendo il sistema bancario, assicurativo e finanziario del mondo, non è avvertita nello stesso modo nei diversi paesi e tra i cittadini. Le interpretazioni della crisi si susseguono, in maniera maniacale, nel tentativo di comprendere il fenomeno in atto e trovare una via di uscita il più presto possibile da questa situazione che sta cambiando in maniera radicale il sistema di crescita economica dei paesi più ricchi ed industrializzati. Nessuno lo dice ancora con chiarezza, ma la paura di un crollo definitivo del sistema economico attuale, non è più dissimulata. Molti cominciano a temere sul serio e sono senza risposte, senza idee e senza nessuna soluzione. Una cosa è certa, non si vede ancora la fine di questa crisi economica e soprattutto non sembrano esserci soluzioni al peggio che avanza. Qualsiasi proposta che viene elaborata, dura lo spazio di un mattino, fino alla apertura delle Borse Mondiali; che continuano a perdere senza possibilità di recupero. Si susseguono i giorni neri delle perdite in Borsa, continuano i fallimenti dei colossi della economia mondiale e si registrano ogni giorno migliaia di licenziamenti in ogni parte del mondo e continue chiusure di stabilimenti e aziende.
In tre periodi nefasti di questi ultimi sei mesi, sono stati persi nelle Borse di tutto il mondo quasi 3000 miliardi di dollari di capitale, una cifra incredibile, inimmaginabile per chiunque. Eppure, sembra che non sia ancora finita. Qualcuno ha quantificato il volume dei fondi spazzatura, depositati in tutte le Banche del mondo:ammonterebbero a circa 5000 miliardi di dollari. Se dovessero rivelarsi all'improvviso, molti Stati sarebbero sull'orlo della bancarotta.
In questo contesto, i politici assumono atteggiamenti diversi: chi si dimostra preoccupato e chi assume comportamenti tranquillizzanti, ma tutti hanno realmente paura del futuro e non osano prendere posizioni che potrebbero risultare inutili, se non addirittura controproducenti.
Tutti vorrebbero che la crisi si fermasse e che i danni fossero facilmente riparabili, per tornare dopo poco a riprodurre lo stesso sistema di crescita economica nel quale abbiamo vissuto fino ad oggi. Da quello che ci è dato capire, questa aspirazione non è già più realizzabile. La crisi sta cambiando il modello di sviluppo, anche se non ce ne accorgiamo ancora con chiarezza.
La crisi è frutto di quella cultura consumistica che continua a coinvolgere i cittadini dei paesi più ricchi del mondo, non poteva essere altrimenti, prima o poi il sistema sarebbe scoppiato, le truffe e gli inganni finanziari in cui siamo vissuti tutti e che hanno alimentato un mercato globale in cui il superfluo era indispensabile, mentre i principi e la morale erano a mala pena sopportati.
Ma quale mondo stiamo lasciando alle nostre spalle? In che mondo siamo vissuti fino ad oggi e che stiamo perdendo senza nemmeno rendercene conto? Dobbiamo avere paura o rimpianto?
Per non esprimere delle semplici opinioni, ci siamo rivolti alle statistiche di importanti centri di ricerca nazionali ed europei per prendere in considerazioni dei dati che rappresentano il modo in cui abbiamo vissuto fino alla fine dell'anno scorso e che forse sarebbe utile cambiare.
In Italia nel corso del 2008, il 10% della spesa di generi alimentari, pari ad un valore di 561 Euro a famiglia è stato buttato nei cassonetti della spazzatura (Ricerca A.D.O.C.). Nel nostro paese si spreca il 35% delle risorse idriche, viene consumato inutilmente il 12% di energia elettrica. In Italia esistono 768 automobili per ogni 1000 abitanti, per una cifra complessiva di oltre 44,5 milioni di vetture circolanti: Questo enorme parco auto, induce un traffico automobilistico che vede ogni cittadino italiano consumare ben 500 ore in più del proprio tempo per circolare mentre l'intera società deve farsi carico dei costi che sono di 40 miliardi di euro l'anno.
Un altro dato interessante che vogliamo riportare riguarda il numero delle utenze di telefonia mobile che si registrano in Italia: per ogni 100 italiani ci sono 108,4 numeri telefonici. Considerato che molte persone hanno più telefonini, o attivano diverse carte SIM per risparmiare, si considera che nel nostro paese sono utilizzati ben 40 milioni di telefonini.
Questa società consumistica ed esasperata, che consuma tutto quello che esiste, compreso il territorio e le persone che lo abitano, non potrà essere più riprodotta uguale a se stessa. La crisi che stiamo vivendo è la crisi di questa cultura, di questo modo di vivere, in cui tutto è consumo: questo non è il migliore dei mondi in cui vivere. Inoltre questa condizione è garantita solo al 25% degli abitanti del mondo, mentre la stragrande maggioranza dei popoli vive ai limiti della sopravvivenza e lotta ogni giorno con la fame, le malattie e la guerra.
Se si comincia a guardare a questa crisi come ad una inevitabile conseguenza di un modo di intendere lo sviluppo capitalistico, la prospettiva cambia ed allora si riesce a comprendere che mondo ci aspetta nel futuro, che mondo potremmo costruire tutti insieme.
Non si tratta di rinnegare il lavoro, le fabbriche, i beni di largo consumo. Non si tratta di immaginare una società più povera dove è più difficile accedere a livelli di benessere che conosciamo e che ci sono ormai indispensabili. L'energia elettrica per esempio,perché immaginare di produrla con il nucleare nel 2020, quando negli USA , Barak Obbama, finanzia centrali solari da ben 500 Megawatt? Centrali che sono progettate su ricerche che sono state fatte in Italia.
Perché insistere sulla produzione a Pomigliano di auto obsolete, quando ce necessità di modelli ecologicamente compatibili, meno costosi , con meno fronzoli e più sicuri?
La proposta della Regione Campania di sostenere il reddito dei lavoratori di Pomigliano, di finanziare la ricerca della Elasys per modellini auto alternativi ed ecologici, mentre si propone di produrre un auto elettrica, è nel segno giusto, è una proposta di cambiamento, un miglioramento del modello di sviluppo economico e sociale della nostra regione.
Quello che cerchiamo di dimostrare in questo modesto articolo, è la differenza che passa tra la
riproposizione di un vecchio modello di sviluppo basato sul consumismo esasperato non è più possibile. Deve essere possibile uno sviluppo concreto, più giusto e solidale, che garantisca diritti e libertà, in una cultura nuova che supporti scelte meditate, di innovazione e di rispetto della natura e delle persone.
Con questa ottica va vista l'attuale fase, con questa logica deve essere seguita la crisi e giudicati i Governi ed i politici. In una crisi di cui non sappiamo ancora nulla, avere una idea di quello che veramente è necessario alla gente è fondamentale. Solo in questo modo si combatte la paura che spinge alla conservazione, alla chiusura ed all'odio, al protezionismo al nazionalismo, alla rottura della solidarietà sociale, alla violenza. La speranza nel genere umano non deve mai venire meno, bisogna avere fiducia, perchè sempre, dopo una crisi, c'è stato un nuovo sviluppo.
Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
(fonte: corrieredelweb)
6 marzo 2009
La crisi economica che sta sconvolgendo il sistema bancario, assicurativo e finanziario del mondo, non è avvertita nello stesso modo nei diversi paesi e tra i cittadini. Le interpretazioni della crisi si susseguono, in maniera maniacale, nel tentativo di comprendere il fenomeno in atto e trovare una via di uscita il più presto possibile da questa situazione che sta cambiando in maniera radicale il sistema di crescita economica dei paesi più ricchi ed industrializzati. Nessuno lo dice ancora con chiarezza, ma la paura di un crollo definitivo del sistema economico attuale, non è più dissimulata. Molti cominciano a temere sul serio e sono senza risposte, senza idee e senza nessuna soluzione. Una cosa è certa, non si vede ancora la fine di questa crisi economica e soprattutto non sembrano esserci soluzioni al peggio che avanza. Qualsiasi proposta che viene elaborata, dura lo spazio di un mattino, fino alla apertura delle Borse Mondiali; che continuano a perdere senza possibilità di recupero. Si susseguono i giorni neri delle perdite in Borsa, continuano i fallimenti dei colossi della economia mondiale e si registrano ogni giorno migliaia di licenziamenti in ogni parte del mondo e continue chiusure di stabilimenti e aziende.
In tre periodi nefasti di questi ultimi sei mesi, sono stati persi nelle Borse di tutto il mondo quasi 3000 miliardi di dollari di capitale, una cifra incredibile, inimmaginabile per chiunque. Eppure, sembra che non sia ancora finita. Qualcuno ha quantificato il volume dei fondi spazzatura, depositati in tutte le Banche del mondo:ammonterebbero a circa 5000 miliardi di dollari. Se dovessero rivelarsi all'improvviso, molti Stati sarebbero sull'orlo della bancarotta.
In questo contesto, i politici assumono atteggiamenti diversi: chi si dimostra preoccupato e chi assume comportamenti tranquillizzanti, ma tutti hanno realmente paura del futuro e non osano prendere posizioni che potrebbero risultare inutili, se non addirittura controproducenti.
Tutti vorrebbero che la crisi si fermasse e che i danni fossero facilmente riparabili, per tornare dopo poco a riprodurre lo stesso sistema di crescita economica nel quale abbiamo vissuto fino ad oggi. Da quello che ci è dato capire, questa aspirazione non è già più realizzabile. La crisi sta cambiando il modello di sviluppo, anche se non ce ne accorgiamo ancora con chiarezza.
La crisi è frutto di quella cultura consumistica che continua a coinvolgere i cittadini dei paesi più ricchi del mondo, non poteva essere altrimenti, prima o poi il sistema sarebbe scoppiato, le truffe e gli inganni finanziari in cui siamo vissuti tutti e che hanno alimentato un mercato globale in cui il superfluo era indispensabile, mentre i principi e la morale erano a mala pena sopportati.
Ma quale mondo stiamo lasciando alle nostre spalle? In che mondo siamo vissuti fino ad oggi e che stiamo perdendo senza nemmeno rendercene conto? Dobbiamo avere paura o rimpianto?
Per non esprimere delle semplici opinioni, ci siamo rivolti alle statistiche di importanti centri di ricerca nazionali ed europei per prendere in considerazioni dei dati che rappresentano il modo in cui abbiamo vissuto fino alla fine dell'anno scorso e che forse sarebbe utile cambiare.
In Italia nel corso del 2008, il 10% della spesa di generi alimentari, pari ad un valore di 561 Euro a famiglia è stato buttato nei cassonetti della spazzatura (Ricerca A.D.O.C.). Nel nostro paese si spreca il 35% delle risorse idriche, viene consumato inutilmente il 12% di energia elettrica. In Italia esistono 768 automobili per ogni 1000 abitanti, per una cifra complessiva di oltre 44,5 milioni di vetture circolanti: Questo enorme parco auto, induce un traffico automobilistico che vede ogni cittadino italiano consumare ben 500 ore in più del proprio tempo per circolare mentre l'intera società deve farsi carico dei costi che sono di 40 miliardi di euro l'anno.
Un altro dato interessante che vogliamo riportare riguarda il numero delle utenze di telefonia mobile che si registrano in Italia: per ogni 100 italiani ci sono 108,4 numeri telefonici. Considerato che molte persone hanno più telefonini, o attivano diverse carte SIM per risparmiare, si considera che nel nostro paese sono utilizzati ben 40 milioni di telefonini.
Questa società consumistica ed esasperata, che consuma tutto quello che esiste, compreso il territorio e le persone che lo abitano, non potrà essere più riprodotta uguale a se stessa. La crisi che stiamo vivendo è la crisi di questa cultura, di questo modo di vivere, in cui tutto è consumo: questo non è il migliore dei mondi in cui vivere. Inoltre questa condizione è garantita solo al 25% degli abitanti del mondo, mentre la stragrande maggioranza dei popoli vive ai limiti della sopravvivenza e lotta ogni giorno con la fame, le malattie e la guerra.
Se si comincia a guardare a questa crisi come ad una inevitabile conseguenza di un modo di intendere lo sviluppo capitalistico, la prospettiva cambia ed allora si riesce a comprendere che mondo ci aspetta nel futuro, che mondo potremmo costruire tutti insieme.
Non si tratta di rinnegare il lavoro, le fabbriche, i beni di largo consumo. Non si tratta di immaginare una società più povera dove è più difficile accedere a livelli di benessere che conosciamo e che ci sono ormai indispensabili. L'energia elettrica per esempio,perché immaginare di produrla con il nucleare nel 2020, quando negli USA , Barak Obbama, finanzia centrali solari da ben 500 Megawatt? Centrali che sono progettate su ricerche che sono state fatte in Italia.
Perché insistere sulla produzione a Pomigliano di auto obsolete, quando ce necessità di modelli ecologicamente compatibili, meno costosi , con meno fronzoli e più sicuri?
La proposta della Regione Campania di sostenere il reddito dei lavoratori di Pomigliano, di finanziare la ricerca della Elasys per modellini auto alternativi ed ecologici, mentre si propone di produrre un auto elettrica, è nel segno giusto, è una proposta di cambiamento, un miglioramento del modello di sviluppo economico e sociale della nostra regione.
Quello che cerchiamo di dimostrare in questo modesto articolo, è la differenza che passa tra la
riproposizione di un vecchio modello di sviluppo basato sul consumismo esasperato non è più possibile. Deve essere possibile uno sviluppo concreto, più giusto e solidale, che garantisca diritti e libertà, in una cultura nuova che supporti scelte meditate, di innovazione e di rispetto della natura e delle persone.
Con questa ottica va vista l'attuale fase, con questa logica deve essere seguita la crisi e giudicati i Governi ed i politici. In una crisi di cui non sappiamo ancora nulla, avere una idea di quello che veramente è necessario alla gente è fondamentale. Solo in questo modo si combatte la paura che spinge alla conservazione, alla chiusura ed all'odio, al protezionismo al nazionalismo, alla rottura della solidarietà sociale, alla violenza. La speranza nel genere umano non deve mai venire meno, bisogna avere fiducia, perchè sempre, dopo una crisi, c'è stato un nuovo sviluppo.
Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
(fonte: corrieredelweb)
martedì 2 novembre 2010
Chianciano, 29 ottobre-1 novembre 2010. Mozione generale dal IX Congresso di Radicali Italiani.
Chianciano Terme. Di seguito il testo della mozione generale approvata a larghissima maggioranza dal IX Congresso di Radicali Italiani.
Il IX Congresso di Radicali Italiani, riunito a Chianciano dal 29 ottobre al 1 novembre 2010, riconosce nel grande Satyagraha per la Pace il Diritto e la Democrazia, rafforzato dall'iniziativa nonviolenta di Marco Pannella ripresa lo scorso 2 ottobre, lo strumento per l'affermazione del diritto individuale alla democrazia come diritto umano universale storicamente acquisito e codificato a livello nazionale e internazionale. Individua nella convocazione e nel successo del 39esimo Congresso del Partito Radicale la tappa fondamentale per il rilancio politico, organizzativo e statutario dell'intera galassia Radicale, a partire dall'attivazione delle giurisdizioni nazionali, regionali e internazionali al fine di promuovere e proteggere i diritti umani in tutto il mondo e a questo fine impegna gli organi dirigenti a mobilitarsi da subito insieme agli altri soggetti costituenti il Partito.
Conferma la piena adesione e partecipazione di Radicali italiani alla lotta di liberazione dal sessantennio partitocratico che la galassia radicale ha incardinato con la documentazione e dalla denuncia contenuta nella "Peste italiana", una lotta alla quale tanti Radicali hanno dato corpo attraverso iniziative nonviolente, occupazioni di sedi istituzionali, forme di non-collaborazione e resistenza agli atti più violenti del regime.
Denuncia come, di fronte al collasso della giustizia italiana, massimo problema istituzionale e sociale che coinvolge milioni di famiglie e soffoca l'economia, né il Governo né il Parlamento hanno provveduto, nonostante il costante e fattivo impegno dei parlamentari radicali, a quella riforma strutturale e organica in assenza della quale viene meno qualsiasi possibilità per il nostro Paese di ripristinare legalità e Costituzione.
Considerata l'urgenza di interrompere le vere e proprie torture che subiscono quotidianamente detenuti e agenti penitenziari, già costretti in condizioni disumane a causa dell'ulteriore aumento della popolazione carceraria (68.527 detenuti su una capienza di 44.612 posti), dà mandato agli organi dirigenti di convocare gli "Stati Generali delle carceri" per mobilitare tutti coloro che non sono disposti a tollerare quello che appare oggi come un consistente e allarmante nucleo di nuova Shoah.
Il Congresso rivendica come alle ultime elezioni regionali solo il movimento Radicale abbia contrastato l'antidemocraticità dell'intera fase elettorale, perseguendo ancora oggi l'accertamento della verità e la difesa dei diritti civili e politici negati ai cittadini.
Denuncia in particolare la massiccia falsificazione elettorale realizzata dalla coalizione a sostegno della candidatura a Presidente della Lombardia di Roberto Formigoni, con la raccolta di oltre 2.000 firme su 3.800 avvenuta in date precedenti all'esistenza delle liste stesse, l'invalidità per vizi di forma di oltre 500 firme, la falsificazione di almeno 473 firme apposte dalle stesse mani, atti di fronte ai quali la Procura della Repubblica di Milano è arrivata incredibilmente a proporne l'archiviazione. Invita Formigoni a compiere finalmente un atto di chiarezza e rispetto delle istituzioni, rassegnando le dimissioni dalla carica che continua a ricoprire abusivamente solo in virtù dell'opera di occultamento assicurata dalla complicità dei mezzi di informazione, in primo luogo dalla puntata di Annozero, andata in onda contestualmente all'emersione di questo scandalo inaudito, dove né Santoro nè Travaglio ne Bersani ne Epifani hanno contestato alcunché a Formigoni che era ospite in studio.
Si conferma, anche in questo caso, il carattere strutturalmente fuorilegge di un sistema radiotelevisivo che costringe il popolo italiano a ignorare le ragioni alla base della compiuta distruzione di Stato di diritto e democrazia, al tempo stesso sottraendogli la possibilità di conoscere e giudicare le diverse proposte politiche e dunque anche di scegliere l'alterità e l'alternativa del movimento Radicale.
Il Congresso, verificata la nuova capacità elaborata dal Centro d'ascolto dell'informazione radiotelevisiva di monitorare non solo i tempi ma anche il numero di ascolti effettivi per ciascun programma televisivo e radiofonico - e che ha permesso, ad esempio, di conoscere che successivamente alle elezioni europee del giugno 2009 le tre principali trasmissioni di approfondimento della Rai (Annozero, Ballarò e Porta a Porta), su un totale di 1 miliardo e 148 milioni di ascolti medi complessivi, hanno garantito 492 milioni di ascolti al PDL, 334 milioni al PD, 121 milioni all'IDV, 102 milioni alla Lega, 40 milioni ciascuno a UDC e Sinistra Ecologia e Libertà, 38 milioni ad Alleanza per l'Italia e 8,5 milioni ai Radicali- impegna gli organi dirigenti ad aggiornare e promuovere iniziative politiche, scientifiche e giudiziarie che consentano il rispetto del diritto a conoscere per deliberare.
Il Congresso esprime la necessità di insistere nel tentativo di passare dalla resistenza alla rivolta popolare gandhiana, per proporre e realizzare un'alternativa in grado di bloccare lo sfascio istituzionale di uno Stato che assume sempre più i connotati di una criminalità organizzata composta di associazioni a delinquere contro i diritti dei cittadini, non solo di quelli italiani.
Dal dissesto idrogeologico ai processi di industrializzazione, dalla gestione emergenziale e criminogena del ciclo dei rifiuti all'emergenza amianto, dall'integrazione delle minoranze alle politiche migratorie, l'Italia è il Paese che paga un prezzo altissimo in termini di vite umane per la non applicazione delle leggi nonché per l'assenza di politiche liberali di prevenzione e accoglienza.
Per questi motivi il Congresso impegna gli organi dirigenti a promuovere una campagna per il rispetto della convenzione di Arhus sull'acceso alle informazioni ambientali e la partecipazione delle comunità ai processi decisionali, nonché di sostenere le proposte legislative per la regolarizzazione dei lavoratori immigrati, sostenendoli nella mobilitazione contro la sanatoria-truffa che interessa almeno 100mila di loro e nella ricerca di interlocuzione con le istituzioni, anche partecipando all'organizzazione di un convegno sui temi legati all'immigrazione entro Natale.
Il Congresso registra il valore dei preziosi aggiornamenti, a partire da quelli di Guido Blumir e degli studiosi coordinati da Carla Rossi, circa i costi civili, economici e sociali del proibizionismo sulle droghe, con un giro d'affari consegnato alla criminalità organizzata stimato per difetto a oltre 11miliardi di Euro, quattro milioni di consumatori abituali, oltre mezzo milione di persone coinvolte in procedimenti amministrativi e penali, almeno 250mila i piccoli spacciatori e 28 mila detenuti per violazione della legge sugli stupefacenti. Sulla base della documentazione presentata e degli ulteriori necessari approfondimenti, dà mandato agli organi dirigenti di organizzare una campagna di informazione per coinvolgere l'opinione pubblica nel sostenere le iniziative dentro e fuori dal Parlamento e operare per trovare - in raccordo con il Partito Radicale - le risorse umane e finanziare per convocare un grande congresso antiproibizionista con la partecipazione di personalità del mondo della scienza e della politica.
Il Congresso saluta i risultati ottenuti da parlamentari e militanti radicali sul fronte della pubblicità sull'attività degli eletti e su contratti e consulenze della Camera dei Deputati, nonchè il successo ormai in via di realizzazione della campagna di raccolta firme sui referendum comunali per l'ambiente e la qualità della vita a Milano.
Ribadisce l'impegno del Movimento ad ogni suo livello per la riforma americana delle istituzioni, che vede al centro la riforma elettorale uninominale e maggioritaria, l'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati e l'attivazione degli strumenti di iniziativa popolare. Auspica inoltre iniziative sul fronte della democrazia digitale attraverso l'affermazione di un vero e proprio diritto di accesso ai dati pubblici in formato aperto (open data) e la possibilità di esercitare attraverso le nuove tecnologie i diritti di cittadinanza con la firma digitale e la posta elettronica certificata.
Il Congresso denuncia il blocco feroce, pluridecennale, di qualsiasi informazione sull'impegno economico-sociale dei Radicali. In particolare con la Cgil, e in particolare a Marco Pannella, è stato impossibile discutere sulle nostre proposte - legislative e referendarie - e sulle loro; sulle nuove dimensioni, transnazionali, dei grandi problemi del lavoro e dell'impresa nel contesto globalizzato dei mercati e dei problemi sociali, anche in quelli non sindacalizzati o non sindacalizzabili di tanti Stati del mondo. Le caratteristiche strutturali del modello capitalistico italiano - fondato sul pervasivo conflitto di interessi tra politica ed economia, banca e industria, banca e finanza e ossessivamente ripiegato sulla difesa di privilegi corporativi, rendite di posizione, mancanza di concorrenza e di legalità - costituiscono oggi il più grave ostacolo alla ripresa economica e alla realizzazione delle condizioni necessarie per la ripresa occupazionale, il rientro progressivo del debito pubblico e la riforma in senso universalistico dell'attuale sistema di tutele sociali. I dati evidenziano la natura strutturale della crisi che affligge l'Italia, per superare la quale si deve affrontare il problema del deficit di bilancio mediante la riqualificazione della spesa, il maggiore investimento in ricerca e innovazione, la riorganizzazione del mercato, tutti elementi necessari alla ripresa economica.
Il Congresso impegna gli organi dirigenti a provvedere alla definizione di un manifesto liberale da proporre a forze politiche, imprenditori e lavoratori, nonché ad incardinare le campagne sulle proposte di legge per evitare i ritardi nei pagamenti alle imprese e perché sia riconosciuto ai cittadini il diritto, su domanda, alla restituzione dei contributi previdenziali versati che non abbiano dato luogo alla maturazione di un corrispondente trattamento pensionistico (contributi "silenti").
Il Congresso, infine, nel valutare che la presenza di Rosy Bindi e Antonio Misiani, presidente e tesoriere del Partito Democratico, con i loro interventi, testimoniano tutt'ora, in continuità con la presenza del segretario Bersani allo scorso Congresso, una diversa considerazione rispetto alla storica negazione al movimento Radicale del ruolo di interlocutore politico, ritiene certo che, se si venisse formando un gruppo parlamentare radicale, apparirebbe allora chiaro al Paese e al Partito Democratico il contributo che sarebbe fornito agli obiettivi e alle ragioni per un'alternativa democratica, fino a poter immaginare come naturale l'adesione di questo gruppo politico parlamentare anche al Partito Democratico e "non solo".
Ringrazia inoltre Riccardo Nencini, segretario del Partito socialista italiano, e Angelo Bonelli, presidente della Federazione dei Verdi, per la loro presenza al Congresso e per la loro iscrizione al Partito radicale oltre che per la loro sollecitazione e disponibilità a mettere in atto intese e azioni comuni.
(fonte: radicali.it)
Il IX Congresso di Radicali Italiani, riunito a Chianciano dal 29 ottobre al 1 novembre 2010, riconosce nel grande Satyagraha per la Pace il Diritto e la Democrazia, rafforzato dall'iniziativa nonviolenta di Marco Pannella ripresa lo scorso 2 ottobre, lo strumento per l'affermazione del diritto individuale alla democrazia come diritto umano universale storicamente acquisito e codificato a livello nazionale e internazionale. Individua nella convocazione e nel successo del 39esimo Congresso del Partito Radicale la tappa fondamentale per il rilancio politico, organizzativo e statutario dell'intera galassia Radicale, a partire dall'attivazione delle giurisdizioni nazionali, regionali e internazionali al fine di promuovere e proteggere i diritti umani in tutto il mondo e a questo fine impegna gli organi dirigenti a mobilitarsi da subito insieme agli altri soggetti costituenti il Partito.
Conferma la piena adesione e partecipazione di Radicali italiani alla lotta di liberazione dal sessantennio partitocratico che la galassia radicale ha incardinato con la documentazione e dalla denuncia contenuta nella "Peste italiana", una lotta alla quale tanti Radicali hanno dato corpo attraverso iniziative nonviolente, occupazioni di sedi istituzionali, forme di non-collaborazione e resistenza agli atti più violenti del regime.
Denuncia come, di fronte al collasso della giustizia italiana, massimo problema istituzionale e sociale che coinvolge milioni di famiglie e soffoca l'economia, né il Governo né il Parlamento hanno provveduto, nonostante il costante e fattivo impegno dei parlamentari radicali, a quella riforma strutturale e organica in assenza della quale viene meno qualsiasi possibilità per il nostro Paese di ripristinare legalità e Costituzione.
Considerata l'urgenza di interrompere le vere e proprie torture che subiscono quotidianamente detenuti e agenti penitenziari, già costretti in condizioni disumane a causa dell'ulteriore aumento della popolazione carceraria (68.527 detenuti su una capienza di 44.612 posti), dà mandato agli organi dirigenti di convocare gli "Stati Generali delle carceri" per mobilitare tutti coloro che non sono disposti a tollerare quello che appare oggi come un consistente e allarmante nucleo di nuova Shoah.
Il Congresso rivendica come alle ultime elezioni regionali solo il movimento Radicale abbia contrastato l'antidemocraticità dell'intera fase elettorale, perseguendo ancora oggi l'accertamento della verità e la difesa dei diritti civili e politici negati ai cittadini.
Denuncia in particolare la massiccia falsificazione elettorale realizzata dalla coalizione a sostegno della candidatura a Presidente della Lombardia di Roberto Formigoni, con la raccolta di oltre 2.000 firme su 3.800 avvenuta in date precedenti all'esistenza delle liste stesse, l'invalidità per vizi di forma di oltre 500 firme, la falsificazione di almeno 473 firme apposte dalle stesse mani, atti di fronte ai quali la Procura della Repubblica di Milano è arrivata incredibilmente a proporne l'archiviazione. Invita Formigoni a compiere finalmente un atto di chiarezza e rispetto delle istituzioni, rassegnando le dimissioni dalla carica che continua a ricoprire abusivamente solo in virtù dell'opera di occultamento assicurata dalla complicità dei mezzi di informazione, in primo luogo dalla puntata di Annozero, andata in onda contestualmente all'emersione di questo scandalo inaudito, dove né Santoro nè Travaglio ne Bersani ne Epifani hanno contestato alcunché a Formigoni che era ospite in studio.
Si conferma, anche in questo caso, il carattere strutturalmente fuorilegge di un sistema radiotelevisivo che costringe il popolo italiano a ignorare le ragioni alla base della compiuta distruzione di Stato di diritto e democrazia, al tempo stesso sottraendogli la possibilità di conoscere e giudicare le diverse proposte politiche e dunque anche di scegliere l'alterità e l'alternativa del movimento Radicale.
Il Congresso, verificata la nuova capacità elaborata dal Centro d'ascolto dell'informazione radiotelevisiva di monitorare non solo i tempi ma anche il numero di ascolti effettivi per ciascun programma televisivo e radiofonico - e che ha permesso, ad esempio, di conoscere che successivamente alle elezioni europee del giugno 2009 le tre principali trasmissioni di approfondimento della Rai (Annozero, Ballarò e Porta a Porta), su un totale di 1 miliardo e 148 milioni di ascolti medi complessivi, hanno garantito 492 milioni di ascolti al PDL, 334 milioni al PD, 121 milioni all'IDV, 102 milioni alla Lega, 40 milioni ciascuno a UDC e Sinistra Ecologia e Libertà, 38 milioni ad Alleanza per l'Italia e 8,5 milioni ai Radicali- impegna gli organi dirigenti ad aggiornare e promuovere iniziative politiche, scientifiche e giudiziarie che consentano il rispetto del diritto a conoscere per deliberare.
Il Congresso esprime la necessità di insistere nel tentativo di passare dalla resistenza alla rivolta popolare gandhiana, per proporre e realizzare un'alternativa in grado di bloccare lo sfascio istituzionale di uno Stato che assume sempre più i connotati di una criminalità organizzata composta di associazioni a delinquere contro i diritti dei cittadini, non solo di quelli italiani.
Dal dissesto idrogeologico ai processi di industrializzazione, dalla gestione emergenziale e criminogena del ciclo dei rifiuti all'emergenza amianto, dall'integrazione delle minoranze alle politiche migratorie, l'Italia è il Paese che paga un prezzo altissimo in termini di vite umane per la non applicazione delle leggi nonché per l'assenza di politiche liberali di prevenzione e accoglienza.
Per questi motivi il Congresso impegna gli organi dirigenti a promuovere una campagna per il rispetto della convenzione di Arhus sull'acceso alle informazioni ambientali e la partecipazione delle comunità ai processi decisionali, nonché di sostenere le proposte legislative per la regolarizzazione dei lavoratori immigrati, sostenendoli nella mobilitazione contro la sanatoria-truffa che interessa almeno 100mila di loro e nella ricerca di interlocuzione con le istituzioni, anche partecipando all'organizzazione di un convegno sui temi legati all'immigrazione entro Natale.
Il Congresso registra il valore dei preziosi aggiornamenti, a partire da quelli di Guido Blumir e degli studiosi coordinati da Carla Rossi, circa i costi civili, economici e sociali del proibizionismo sulle droghe, con un giro d'affari consegnato alla criminalità organizzata stimato per difetto a oltre 11miliardi di Euro, quattro milioni di consumatori abituali, oltre mezzo milione di persone coinvolte in procedimenti amministrativi e penali, almeno 250mila i piccoli spacciatori e 28 mila detenuti per violazione della legge sugli stupefacenti. Sulla base della documentazione presentata e degli ulteriori necessari approfondimenti, dà mandato agli organi dirigenti di organizzare una campagna di informazione per coinvolgere l'opinione pubblica nel sostenere le iniziative dentro e fuori dal Parlamento e operare per trovare - in raccordo con il Partito Radicale - le risorse umane e finanziare per convocare un grande congresso antiproibizionista con la partecipazione di personalità del mondo della scienza e della politica.
Il Congresso saluta i risultati ottenuti da parlamentari e militanti radicali sul fronte della pubblicità sull'attività degli eletti e su contratti e consulenze della Camera dei Deputati, nonchè il successo ormai in via di realizzazione della campagna di raccolta firme sui referendum comunali per l'ambiente e la qualità della vita a Milano.
Ribadisce l'impegno del Movimento ad ogni suo livello per la riforma americana delle istituzioni, che vede al centro la riforma elettorale uninominale e maggioritaria, l'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati e l'attivazione degli strumenti di iniziativa popolare. Auspica inoltre iniziative sul fronte della democrazia digitale attraverso l'affermazione di un vero e proprio diritto di accesso ai dati pubblici in formato aperto (open data) e la possibilità di esercitare attraverso le nuove tecnologie i diritti di cittadinanza con la firma digitale e la posta elettronica certificata.
Il Congresso denuncia il blocco feroce, pluridecennale, di qualsiasi informazione sull'impegno economico-sociale dei Radicali. In particolare con la Cgil, e in particolare a Marco Pannella, è stato impossibile discutere sulle nostre proposte - legislative e referendarie - e sulle loro; sulle nuove dimensioni, transnazionali, dei grandi problemi del lavoro e dell'impresa nel contesto globalizzato dei mercati e dei problemi sociali, anche in quelli non sindacalizzati o non sindacalizzabili di tanti Stati del mondo. Le caratteristiche strutturali del modello capitalistico italiano - fondato sul pervasivo conflitto di interessi tra politica ed economia, banca e industria, banca e finanza e ossessivamente ripiegato sulla difesa di privilegi corporativi, rendite di posizione, mancanza di concorrenza e di legalità - costituiscono oggi il più grave ostacolo alla ripresa economica e alla realizzazione delle condizioni necessarie per la ripresa occupazionale, il rientro progressivo del debito pubblico e la riforma in senso universalistico dell'attuale sistema di tutele sociali. I dati evidenziano la natura strutturale della crisi che affligge l'Italia, per superare la quale si deve affrontare il problema del deficit di bilancio mediante la riqualificazione della spesa, il maggiore investimento in ricerca e innovazione, la riorganizzazione del mercato, tutti elementi necessari alla ripresa economica.
Il Congresso impegna gli organi dirigenti a provvedere alla definizione di un manifesto liberale da proporre a forze politiche, imprenditori e lavoratori, nonché ad incardinare le campagne sulle proposte di legge per evitare i ritardi nei pagamenti alle imprese e perché sia riconosciuto ai cittadini il diritto, su domanda, alla restituzione dei contributi previdenziali versati che non abbiano dato luogo alla maturazione di un corrispondente trattamento pensionistico (contributi "silenti").
Il Congresso, infine, nel valutare che la presenza di Rosy Bindi e Antonio Misiani, presidente e tesoriere del Partito Democratico, con i loro interventi, testimoniano tutt'ora, in continuità con la presenza del segretario Bersani allo scorso Congresso, una diversa considerazione rispetto alla storica negazione al movimento Radicale del ruolo di interlocutore politico, ritiene certo che, se si venisse formando un gruppo parlamentare radicale, apparirebbe allora chiaro al Paese e al Partito Democratico il contributo che sarebbe fornito agli obiettivi e alle ragioni per un'alternativa democratica, fino a poter immaginare come naturale l'adesione di questo gruppo politico parlamentare anche al Partito Democratico e "non solo".
Ringrazia inoltre Riccardo Nencini, segretario del Partito socialista italiano, e Angelo Bonelli, presidente della Federazione dei Verdi, per la loro presenza al Congresso e per la loro iscrizione al Partito radicale oltre che per la loro sollecitazione e disponibilità a mettere in atto intese e azioni comuni.
(fonte: radicali.it)
Nonni meravigliosi
I vecchi, un tempo, vivevano e morivano in famiglia, quando ancora esistevano le famiglie. Erano ascoltati e, quando rimbambivano del tutto, tollerati come dei bambini piccoli un po' noiosi. Il valore di un vecchio oggi è la sua pensione, serve a pagare l'affitto e le bollette dei nipoti disoccupati. E' un vecchio bot a scadenza a tasso fisso. Non è raro alla sua morte surgelarlo nel freezer per non dichiararne il decesso e continuare a riscuotere il vitalizio. Il vecchio inutile finisce al'ospizio o in ospedale in attesa del funerale.
Nick il Nero, un amico del blog, è finito in clinica, in un reparto geriatrico. Ecco la sua testimonianza.
"Caro Beppe, il diabete mi ha beccato, la panza mi ha tradito, sono tornato dall'ospedale dopo una settimana di ricovero, i primi tre giorni sono passati all'insegna del rincoglionimento più profondo, avevo un male al braccio terrificante e la notizia del diabete mi aveva un po' turbato, nel mio testone pensavo che le tonnellate di cibo ingurgitate in questi anni non mi avrebbero dato grossi problemi e invece...TACK, si è rotta la macchinetta mi ritrovo ad avere a che fare con una malattia che molto probabilmente mi accompagnerà per sempre. Pazienza la frittata (buona la frittata ca..o) è fatta, devo fare una dieta che non scompensi i valori glicemici, devo prendere tre pastigliette minuscole al giorno, insomma dimagrirò di 30 kg e tra qualche mese mi chiamerete Nik lo Smilzo.
L'ospedale rimane un luogo triste e cupo dove le persone si lamentano per troppi motivi, le infermiere sono degli angeli che corrono a destra e a manca per soddisfare le esigenze dei malati, sono davvero poche per soddisfare a pieno le esigenze di reparto come la medicina generale. La sanità in questo paese non funziona per colpa dei soliti introiti politici non c'è che dire, troppi soldi spesi troppo male.
Nella mia camera c'erano cinque compagni d'avventura, Mario era il più vecchio, 96 anni e ancora pochi momenti da vivere, chissà chi era, chissà cosa era stato, non parlava, si lamentava, un rantolo terrificante che sembrava il verso di un dinosauro ferito, Mario l'hanno portato via l'atra mattina, uno scheletro che non poteva più essere aiutato perchè senza una vena d'accesso per le cure, poi c'era Adolfo, tumore ai polmoni insufficenza respiratoria grave, 87 anni, autista ATC in pensione da 30 anni, lui era il più disperato chiedeva tutti i giorni di morire, soffriva da morire e non respirava nonostante l'ossigeno, tutte le mattine mi chiedeva di fargli un po' di compagnia e mi raccontava la sua odissea.Un'altro vecchietto di 83 anni era nel letto vicino alla finestra, non so il nome, mascherina dell'ossigeno, pannolone da competizione e una fame che si sarebbe mangiato sua madre, è uscito con me oggi. Appena il dottore gli ha detto che lo dimettevano si è tolto tutto e si è vestito di tutto punto con il tubo della flebo che gli usciva dalla camicia mentre il medico ancora stava finendo le visite in camera. Spettacolare!! Al centro della stanza un pachistano che mi ricordava Budda, lui dormiva seduto, due gambe e due braccia sottili come grissini e una pancia di dimensioni bibliche, diabetico come il sottoscritto, ma con valori da primato mondiale, dialisi un giorno sì e un giorno no. L'ultimo dei miei compagni era un vecchietto di 79 anni, magro come Gandhi e buono come il pane, lui si vergognava perchè le infermiere lo lavavano tutte le mattine, non poteva scendere dal letto perchè troppo esile e debilitato. Ieri sera un ragazzo che faceva la notte da Adolfo gli ha tagliato i capelli e la barba e lui mi ha chiesto come stava, gli ho dato un bacio in fronte e gli ho detto che era fantastico.
Nonni meravigliosi che vivono gli ultimi istanti della propria esistenza con la voglia di andarsene e non di rimanere, uomini che hanno vissuto chissà quali storie, comunque protagonisti di una generazione che si sta esaurendo troppo spesso fra l'indifferenza più totale.
Io ho la fortuna di avere la famiglia più numerosa d'Italia, i miei amici, sono venuti a trovarmi a decine, ho capito di essere molto fortunato a conoscere così tante persone, i messaggi su Facebook di solidarietà, gli sms, le email, mi hanno riempito il cuore di felicità, GRAZIE a tutti di esserci sempre e comunque." Un abbraccio, NIK
(fonte: beppegrillo.it)
Nick il Nero, un amico del blog, è finito in clinica, in un reparto geriatrico. Ecco la sua testimonianza.
"Caro Beppe, il diabete mi ha beccato, la panza mi ha tradito, sono tornato dall'ospedale dopo una settimana di ricovero, i primi tre giorni sono passati all'insegna del rincoglionimento più profondo, avevo un male al braccio terrificante e la notizia del diabete mi aveva un po' turbato, nel mio testone pensavo che le tonnellate di cibo ingurgitate in questi anni non mi avrebbero dato grossi problemi e invece...TACK, si è rotta la macchinetta mi ritrovo ad avere a che fare con una malattia che molto probabilmente mi accompagnerà per sempre. Pazienza la frittata (buona la frittata ca..o) è fatta, devo fare una dieta che non scompensi i valori glicemici, devo prendere tre pastigliette minuscole al giorno, insomma dimagrirò di 30 kg e tra qualche mese mi chiamerete Nik lo Smilzo.
L'ospedale rimane un luogo triste e cupo dove le persone si lamentano per troppi motivi, le infermiere sono degli angeli che corrono a destra e a manca per soddisfare le esigenze dei malati, sono davvero poche per soddisfare a pieno le esigenze di reparto come la medicina generale. La sanità in questo paese non funziona per colpa dei soliti introiti politici non c'è che dire, troppi soldi spesi troppo male.
Nella mia camera c'erano cinque compagni d'avventura, Mario era il più vecchio, 96 anni e ancora pochi momenti da vivere, chissà chi era, chissà cosa era stato, non parlava, si lamentava, un rantolo terrificante che sembrava il verso di un dinosauro ferito, Mario l'hanno portato via l'atra mattina, uno scheletro che non poteva più essere aiutato perchè senza una vena d'accesso per le cure, poi c'era Adolfo, tumore ai polmoni insufficenza respiratoria grave, 87 anni, autista ATC in pensione da 30 anni, lui era il più disperato chiedeva tutti i giorni di morire, soffriva da morire e non respirava nonostante l'ossigeno, tutte le mattine mi chiedeva di fargli un po' di compagnia e mi raccontava la sua odissea.Un'altro vecchietto di 83 anni era nel letto vicino alla finestra, non so il nome, mascherina dell'ossigeno, pannolone da competizione e una fame che si sarebbe mangiato sua madre, è uscito con me oggi. Appena il dottore gli ha detto che lo dimettevano si è tolto tutto e si è vestito di tutto punto con il tubo della flebo che gli usciva dalla camicia mentre il medico ancora stava finendo le visite in camera. Spettacolare!! Al centro della stanza un pachistano che mi ricordava Budda, lui dormiva seduto, due gambe e due braccia sottili come grissini e una pancia di dimensioni bibliche, diabetico come il sottoscritto, ma con valori da primato mondiale, dialisi un giorno sì e un giorno no. L'ultimo dei miei compagni era un vecchietto di 79 anni, magro come Gandhi e buono come il pane, lui si vergognava perchè le infermiere lo lavavano tutte le mattine, non poteva scendere dal letto perchè troppo esile e debilitato. Ieri sera un ragazzo che faceva la notte da Adolfo gli ha tagliato i capelli e la barba e lui mi ha chiesto come stava, gli ho dato un bacio in fronte e gli ho detto che era fantastico.
Nonni meravigliosi che vivono gli ultimi istanti della propria esistenza con la voglia di andarsene e non di rimanere, uomini che hanno vissuto chissà quali storie, comunque protagonisti di una generazione che si sta esaurendo troppo spesso fra l'indifferenza più totale.
Io ho la fortuna di avere la famiglia più numerosa d'Italia, i miei amici, sono venuti a trovarmi a decine, ho capito di essere molto fortunato a conoscere così tante persone, i messaggi su Facebook di solidarietà, gli sms, le email, mi hanno riempito il cuore di felicità, GRAZIE a tutti di esserci sempre e comunque." Un abbraccio, NIK
(fonte: beppegrillo.it)
lunedì 1 novembre 2010
Affermazioni del direttore del TG1 Minzolini riportate su una notizia ANSA del 21 ottobre 2010
Una notizia dell’Ansa di Giovedì 21 Ottobre riporta le dichiarazioni del direttore del
TG1 a commento dei dati rilevati sulle presenze degli esponenti politici e
istituzionali nel TG1 nei mesi di Luglio, Agosto e Settembre da ISIMM Ricerche
per conto dell'Agcom.
Minzolini sottolinea le differenze esistenti tra tali dati e quelli rilevati negli stessi
mesi dall’Osservatorio di Pavia (come è noto per conto della RAI).
Isimm Ricerche rileva i dati secondo una metodologia concordata con Agcom,
peraltro adottata da autorità garanti a livello internazionale. Le differenze rilevate tra
i dati di Isimm Ricerche e quelli dell' Osservatorio di Pavia sono da imputare a
differenti sistemi di rilevazione delle presenze degli organi istituzionali (presidente
del Consiglio, ministri, ecc.). Tali soggetti, quando appaiono in veste differente da
quella istituzionale sono rilevati come soggetti di partito. E’ quanto avviene in
campagna elettorale e in ogni caso quando la presenza del soggetto istituzionale non
è collegabile/attribuibile al ruolo istituzionale ricoperto quanto da considerarsi nella
veste di esponente/leader di partito. Si pensi per esempio agli interventi succedutisi
in conseguenza alla formazione del gruppo parlamentare prima e poi del partito di
Futuro e Libertà. I dati di ISIMM Ricerche e dell’Osservatorio di Pavia (così come
citati da Minzolini) appaiono largamente sovrapponibili.
Si tratta peraltro di una questione già dibattuta lo scorso mese di marzo, sollevata
anche in quella occasione dal direttore del Tg1 in una intervista al Corriere della
Sera del 27 marzo scorso, cui seguì una precisazione di ISIMM Ricerche (uguale
alla presente) apparsa sullo stesso giornale il successivo 31 marzo.
Il direttore Minzolini fa anche riferimento ai tempi di pubblicazione dei dati.
ISIMM Ricerche svolge l’attività di monitoraggio per conto dell’Agcom dal
novembre 2005. I dati del monitoraggio vengono da ISIMM Ricerche rilevati
quotidianamente e trasmessi in una forma disaggregata settimanalmente all’autorità.
ISIMM Ricerche provvede mensilmente alla consegna all’Autorità dei dati elaborati
e aggregati secondo formato e standard richiesti. I tempi e le modalità di
pubblicazione dei dati attengono all’autonomia decisionale di Agcom.
Sul sito dell’Autorità sono pubblicati e consultabili tutti i report prodotti
mensilmente da ISIMM Ricerche dal novembre 2005 a oggi.
Valeria Ferro, Stefano Gorelli e Paolo Mancini
(fonte: www.isimmricerche.it)
TG1 a commento dei dati rilevati sulle presenze degli esponenti politici e
istituzionali nel TG1 nei mesi di Luglio, Agosto e Settembre da ISIMM Ricerche
per conto dell'Agcom.
Minzolini sottolinea le differenze esistenti tra tali dati e quelli rilevati negli stessi
mesi dall’Osservatorio di Pavia (come è noto per conto della RAI).
Isimm Ricerche rileva i dati secondo una metodologia concordata con Agcom,
peraltro adottata da autorità garanti a livello internazionale. Le differenze rilevate tra
i dati di Isimm Ricerche e quelli dell' Osservatorio di Pavia sono da imputare a
differenti sistemi di rilevazione delle presenze degli organi istituzionali (presidente
del Consiglio, ministri, ecc.). Tali soggetti, quando appaiono in veste differente da
quella istituzionale sono rilevati come soggetti di partito. E’ quanto avviene in
campagna elettorale e in ogni caso quando la presenza del soggetto istituzionale non
è collegabile/attribuibile al ruolo istituzionale ricoperto quanto da considerarsi nella
veste di esponente/leader di partito. Si pensi per esempio agli interventi succedutisi
in conseguenza alla formazione del gruppo parlamentare prima e poi del partito di
Futuro e Libertà. I dati di ISIMM Ricerche e dell’Osservatorio di Pavia (così come
citati da Minzolini) appaiono largamente sovrapponibili.
Si tratta peraltro di una questione già dibattuta lo scorso mese di marzo, sollevata
anche in quella occasione dal direttore del Tg1 in una intervista al Corriere della
Sera del 27 marzo scorso, cui seguì una precisazione di ISIMM Ricerche (uguale
alla presente) apparsa sullo stesso giornale il successivo 31 marzo.
Il direttore Minzolini fa anche riferimento ai tempi di pubblicazione dei dati.
ISIMM Ricerche svolge l’attività di monitoraggio per conto dell’Agcom dal
novembre 2005. I dati del monitoraggio vengono da ISIMM Ricerche rilevati
quotidianamente e trasmessi in una forma disaggregata settimanalmente all’autorità.
ISIMM Ricerche provvede mensilmente alla consegna all’Autorità dei dati elaborati
e aggregati secondo formato e standard richiesti. I tempi e le modalità di
pubblicazione dei dati attengono all’autonomia decisionale di Agcom.
Sul sito dell’Autorità sono pubblicati e consultabili tutti i report prodotti
mensilmente da ISIMM Ricerche dal novembre 2005 a oggi.
Valeria Ferro, Stefano Gorelli e Paolo Mancini
(fonte: www.isimmricerche.it)
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